IL BATISCAFO

RESOCONTO DELLA DISCESA DEL "TRIESTE" NELLA FOSSA DELLE MARIANNE

Ecco il resoconto della grandissima impresa del batiscafo "Trieste II" che discese fino a tocare il fondale del punto più profondo della terra.

Il 23 gennaio 1960 la nave appoggio "U.S.S. Lewis" si fermò 200 miglia a sud di Guam, un'isoletta del pacifico.
Il Trieste, messo in mare, le galleggiava accanto, a qualche centinaio di metri. Piccard e Walsh salirono su un gommone e raggiunsero il natante. Il cielo era nuvoloso e il mare appariva fortemente increspato. Qualche commento sulla situazione, poi ci si infilò nella torretta e la botola fu richiusa.

Il "Trieste" rimase in superficie qualche momento, durante la serie dei controlli. Poi Piccard e Walsh allagarono le camere d'acqua e il batiscafo si immerse.
La luce naturale, al di là del piccolo oblò, si spense in pochi minuti.


"Sotto i 150 metri il buio è completo". Avrebbe commentato Walsh.
Man mano che il Trieste scendeva, la temperatura nell'abitacolo diminuiva.
Improvvisamente, da sopra, si sentì una piccola scossa. Un rapido, febbrile controllo. Tutto sembrava funzionare correttamente, e la discesa procedeva bene. Si decise di continuare.


A 4 ore e 48 minuti dall'immersione, i fari del batiscafo illuminarono il fondo.
10'917 metri di profondità; pressione esterna indicata, 1'187 kg/cmq.
Il pavimento del "Challenger Deep", l'abisso più affascinante del pianeta, era una superficie uniforme, piatta. Quasi banale.
Guardando fuori dall'oblò, l'attenzione di Walsh fu improvvisamente attratta da un oggetto. Un pesce. Era là, sul fondo del Pacifico.
I due tecnici rimasero ad osservarlo, controllando periodicamente la strumentazione.

Il batiscafo sopportava bene le condizioni estreme. Due uomini erano scesi nel punto più profondo dell'oceano.
Dopo una mezz'ora di osservazioni, il "Trieste" iniziò la risalita; 3 ore e 17 minuti più tardi riapparve in superficie, sollevando uno sbuffo di schiuma.

Sulla nave appoggio ci fu il solito, piccolo trionfo, mentre in tutto il mondo si spargeva la notizia della missione.
Un controllo tecnico registrò l'incrinatura di un oblò esterno all'abitacolo: ecco spiegata la scossa durante la discesa. Niente di grave, comunque.

Auguste Piccard: ritratto

Il vecchio Piccard, stavolta, non c'era. Gravemente ammalato, aveva preferito restare a casa sua, nei pressi del lago di Ginevra, aspettando vicino al telefono. Jacques lo chiamò dalla "Lewis": il "Trieste" ce l'aveva fatta.

 

(Testo ripreso ed elaborato da"Discesa negli abissi" di Gianluca Casagrande)