Condotta nel disdegno di ogni imprecisione e vaghezza, nel sospetto in
cui tenere la molteplicità e la varietà di tutte quelle parole
con cui diciamo mondo, realtà, ecco la ricerca di una bellezza che
non ha eco. Limpida, ma senza alone.
Tra le quinte piatte e le campiture metriche di questi stupendi dipinti
avverti il lascito di un'illustre tradizione novecentesca, una tradizione
difficile, rara, non eloquente. La perpetuazione di quella strada dritta,
sempre pulita, tenuta benissimo, che non è solo italiana perché
raccoglie una formidabile pleiade di nomi vari, da Vallotton a Cagnaccio,
da Casorati a Schad, aggiungendo a questi lo strepitoso Dalì presurrealista,
fino a toccare alcune esperienze degli anni Settanta spagnoli, tedeschi,
americani. Sintetizzando: Fabbri va collocato proprio sulla via di questo
realismo moderno, di una figurazione fredda, fissata per lo stile, attuale
nella rappresentazione imperturbata dell'uomo quale oggi, effettivamente,
è.
Costruttore, 1999
olio su tela, cm 24 x 30