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Giuliano Missirini,curatore della parte storica del catalogo,commenta la mostra sulla rivista   romagnola "La Piè" in un articolo dal titolo ""Irene Ugolini Zoli ha ricondotto Caterina Sforza alla Rocca di Forlì" <<La mostra è stata un successo...Sono stati venti giorni di primavera perfetta e la curiosità di vedere dentro la rocca,di lasciarsi narrare per immagini,la vita di Caterina Sforza,che proprio in quella rocca aveva vissuto i momenti più felici ed anche i più drammatici della sua vita,tutto ha contribuito al successo,ma più di ogni altra cosa,è ovvio,la riuscita della mostra è dipesa  dal modo con cui la Ugolini ha riproposto la figura della "contessa de furlì".

Quattro anni di studio e di graffiti,quattro anni di letture (dal Corbelli al Braschi) e di ricerche iconografiche,e Caterina è venuta fuori dalle mani di Irene in un impasto che tiene conto della realtà storica come delle leggende nate quand'essa era ancora in vita. 

Ed è proprio questa ambiguità delle fonti che dà il ritratto psicologicamente attendibile di un personaggio che fu,tutto sommato,abbastanza ambiguo ed incoerente.

Un ritratto,la cui caratteristica saliente mi sembra di poterla individuare nella "fatica del campare".

Ecco perché hanno potuto trovare collocazioni nel commento del catalogo i nomi della nonna di Irene,una povera fruttivendola,e della mamma ,che vendeva libri in piazza XX Settembre . 

Così l'ingannevole impassibilità dell'uomo di legge,l'avvenenza di un'amante,i denti guasti di un carnefice,il candore della prima maternità,i drammatici tramonti sul castello assediato,tutto si trasforma da episodio occasionale,che riguarderebbe solo Caterina,ad un emblematismo che coinvolge le donne di ogni tempo nella loro fatica di tirare avanti la vita,comunque >>.

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La Ugolini davanti alla Rocca di Caterina Sforza

Nel dicembre dello stesso anno,presentata da Franco Solmi è organizzata dal quindicinale "Il Forlivese" una personale presso il Circolo MARX con tema "La Maternità".Rosanna Ricci scrive << Il tema dei 33 quadri è la" Maternità",tema caro alla pittrice,perché rappresenta una pagina di "diario" in cui la pittrice si confessa pur cercando si sublimare i propri stati d'animo in un discorso meno personale e più lirico.Il ciclo della maternità sottolinea i dolci momenti dell'attesa,del raccoglimento,della maternità precoce e di quella senile.>> Successivamente Irene esegue un affresco dal titolo "Paradiso Terrestre" a Francoforte in Villa Rubistein. 

Nel 1976 intraprende un altro viaggio intorno al mondo,fino alla lontana Isola di Pasqua,famosa per i misteriosi moais,le ciclopiche statue alte decine di metri . 

Qui,in un aula di una scuola media ,Irene realizza un enorme graffito della lunghezza di 80 m;un volo di colombe che attraversa i muri entrando da una finestra ed uscendo da un'altra posta di fronte . 

L'opera è il risultato dell'influenza che questa terra ha avuto su Irene fino a stregarla,la carica di energia che pervade la pittrice la porta a realizzare il graffito in pochi giorni con una freschezza di segno eccezionale e duna vivacità,nel timbro dei colori,mai più raggiunta . 

L'opera  è accolta  con una grande festa ed all'ingresso della scuola   viene incisa la scritta "Museo Irene Ugolini Zoli Isola di Pasqua-1976".Irene poi dirà <<Ora in quel'isola sperduta nell'immensità del Pacifico,oltre ai "moais" ci sono anche i miei graffiti >> La pittrice dona quindi alla Pinacoteca di Forlì 27 opere,tra oli e disegni,che costituiscono il nucleo  principale della mostra allestita alla Rocca di Ravaldino.

La Galleria Mantellini di Forlì espone la sua ultima produzione:quadri,disegni,bozzetti,note del viaggio,durato alcuni mesi,nei paesi dell'America centrale,Perù,Cile,Argentina,Australia e l'Isola di Pasqua,cui la mostra è in particolare dedicata. Rosanna Ricci,commentando la mostra,scrive << La pittrice ha fissato volti di indigeni,ambienti dell'isola,appunti su situazioni,tradizioni,credenze:questi flash hanno il sapore dell'immediatezza,del documento e nello stesso tempo del felice connubio fra una realtà favolosa (quella appunto dell'isola di Pasqua) con la sensibilità sognante e stupefatta  del "personaggio" Irene Ugolini Zoli.

Appunti questi assai più eloquenti  di tanti discorsi e proposti dalla pittrice col suo stile costruito su segni forti ed incisivi e sui toni accesi delle cere.>> La stessa Irene,intervistata,ricordava << Non ho alcun contatto col mondo ufficiale della cultura e con tutto quello che è l'ufficialità e la mondanità dell'arte perché questo mi porterebbe via del tempo per il mio lavoro ed ho ancora tanto lavoro da fare >> E tutto questo per rimanere fedele al  proprio <<desiderio di non violentare il mio io >>. Tra il '76 ed il '77 Irene esegue per la Piscina Comunale di Ravenna  un affresco del ciclo dedicato all'"Ecologia"

Nel 1977 proseguono le mostre dedicate a "I viaggi di Irene" alla Galleria <<Il Mercante >> di Milano ed alla Galleria forlivese <<l'Acquario >>.

Nel 1978 con l'opera "Paesaggio di Thaiti" vince il primo premio al Concorso Nazionale di Pittura <<Avanguardia 2>> a Milano.In questo periodo Irene tiene un corso di pittura  presso l'Istituto Tecnico Industriale di Forlì con un notevole affluenza di appassionati,poi questa esperienza la continuerà presso un Circoscrizione cittadina,che offre allo scopo i locali,nell'ambito del   "Progetto Giovani" ma il successo di tale operazione sarà siglato dalla partecipazione di un vastissimo stuolo di allievi composto di adolescenti,ma anche di anziani uniti da un unica  passione.

Nel 1979,durante un soggiorno a Sidney,Australia,esegue un graffito per la Scuola d' Infanzia "S. Francesco" di Leichhardt,frequentata da bambini italo-australiani . Il tema illustrato nell'affresco è la Maternità,vista dalla parte del bambino:la tartaruga ed il suo piccolo,il canguro ed il suo cucciolo...Sui giornali locali di Lei si legge <<seduta in terra,un bicchiere di brandy in mano,nell'altra un mucchi di fotografie,capelli cortissimi che neanche Jovanka....,parla,racconta,descrive,finisce addirittura per dipingere un'astratta figura cromatica,accompagnandosi con il gesticolare:irrefrenabile,è la prima definizione che ci viene alla mente per definire Irene Ugolini Zoli,pittrice italiana,da Forlì e,in questi giorni in Australia...Figlia di un anarchico,le era stato imposto l'analfabetismo come un rifiuto ai modelli sociali correnti .

Nel 1962 pre de a viaggiare per quello che lei stessa definisce "il primo giro del mondo".

Viaggia a lungo,nel mondo più primitivo .

Deve vedere,conoscere,raccontare,illustrare.

Deve assorbire colori,sensazioni,spiritualità,antichi riti,deve vivere in quella natura che l'appassiona al punto da vederla come una nuova religione,in cui il bene-appunto la natura-trionfa sul male identificato nell'inquinamento;una suggestione in più per questa accanita ricercatrice di sensazioni....Disegnare per ricordare,dipingere per capire...Un altro articolo riporta un'intervista concessa dalla pittrice in cui ,tra le altre cose,parla della tecnica da lei preferita .,il graffito,e di quella particolare versione da lei elaborata e definita"graffito".<< il graffito comune è quello che viene fatto con uno strato di colore su cemento ricoperto da uno strato di bianco;con un chiodo si toglie il bianco e viene fuori il rosso od il nero.

Questo è il graffito che Picasso stesso ha fatto in tutte le stanze di un castello in Francia.

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