FIRENZE - Brusco stop per l'Alta Velocità.
La magistratura ipotizza una serie di reati ambientali e non solo.
I lavori nei cantieri che nel Mugello, a nordest di Firenze, stanno costruendo il tunnel più lungo del mondo, un cunicolo di 79 chilometri per far passare i treni sotto l'Appennino (nel febbraio scorso l'abbattimento dell'ultimo diaframma alla presenza del presidente della Repubblica Ciampi), si sono fermati.
I nomi di una trentina fra dirigenti del Cavet, il consorzio di imprese che gestisce i lavori, e titolari di ditte appaltatrici sono stati iscritti nel registro degli indagati: le ipotesi di reato vanno dallo smaltimento non autorizzato di rifiuti all'inquinamento ambientale, dai danni alle falde acquifere alla truffa.
La relazione preparata in due anni di indagini dal sostituto procuratore della Repubblica Giulio Moferini conta 400 pagine.
Così il gip Dania Mori non ha avuto esitazioni nel firmare le ordinanze di sequestro del cantiere indicato come T11, quello che si occupa dello scavo della galleria Marzano, di otto discariche, sette cave e alcuni depositi.
«Il sequestro era urgente visto che c'erano pericoli di inquinamento e contaminazione delle falde acquifere», ha spiegato ieri mattina il pm Moferini.
Negli ultimi due anni esposti e denunce da parte di associazioni ambientaliste, ma anche di singoli cittadini, si sono susseguite a ritmo incalzante.
«Tanto tuonò che piovve», usano dire da queste parti.
E ieri è «piovuto». Eccome se è piovuto. Oltre cento uomini tra carabinieri delle locali stazioni e quelli del Noe, lo speciale nucleo per fronteggiare i reati ambientali, guardie forestali, vigili urbani e tecnici del'Arpat si sono presentati sui cantieri per eseguire i provvedimenti della magistratura.
Nella galleria Marzano il problema è idrogeologico: lo scavo ha «tagliato» la falda: 80 litri di acqua al secondo hanno creato un torrente interno che stava già creando problemi al cantiere e seccato pozzi in superficie, un inconveniente che si è presentato anche in passato.
Per le cave «apri e chiudi», usate per attingere materiale inerte e riempite con lo «smarino» proveniente dagli scavi, il problema è di un possibile inquinamento del terreno.
Sotto accusa alcune tecniche utilizzate durante i lavori e l'uso di olii minerali con cui vengono lavati i macchinari che sparano il cemento sulla volta delle gallerie.
Proprio questa miscela di acqua, olio e cemento viene in parte riutilizzata per completare l'ovale della galleria e in parte trasportata nelle discariche messe sotto sequestro.
Secondo il magistrato si tratta di rifiuti non inerti ad alto tasso di acidità.
Inoltre non averli considerati in questo modo avrebbe permesso al Cavet di non pagare la tassa di 4 lire al chilo imposta dalla Regione Toscana a quel tipo di rifiuti, con un risparmio di svariati miliardi. Da qui l'ipotesi di truffa.
«Il fermo dei cantieri è un danno gravissimo. Da domani abbiamo 1200 operai in cassa integrazione - dice l'ingegner Carlo Silva, direttore generale del Cavet -. Hanno fermato tutti i siti di deposito delle terre di scavo, quindi hanno bloccato in sostanza tutti i cantieri sul versante toscano fino a Castelvecchio».
L'ingegner Silva contesta le modalità con cui la Forestale avrebbe fatto i prelievi di terra per valutare i parametri chimico-fisici dello «smarino» e ritiene ingiustificati anche i sigilli al cantiere della galleria Marzano dove si sono verificati «fenomeni ampiamente previsti».
Francesco Matteini