Continua il viaggio attraverso le pagine del libro di Imposimato sulla più grande truffa italiana
Alta Velocità: chi controlla è anche il "controllato"
di Giampiero Carbone
(QUARTA PUNTATA)
L'audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia dell'amministratore delegato del Tav, Ercole Incalza, fornisce i nomi di alcuni personaggi eccellenti della vita politica ed economica italiana degli anni '90.
Alla precisa domanda "Perché è stata scelta una società come l'Icla, già fallita ed in odore di camorra, per l'assegnazione dell'esecuzione dei lavori sulla tratta ferroviaria dell'Alta Velocità Roma-Napoli?", il manager afferma di aver firmato la convenzione col l'allora presidente dell'Iri, il professor Romano Prodi.
"L'Iri ha fornito le necessarie garanzie per l'Icla", continua Incalza, "e la scelta di quest'impresa dipende direttamente dal presidente Prodi, il quale ha stabilito quali dovevano essere la ditte facenti parte del consorzio Iricav Uno".
Per cautelarsi, Incalza dice di aver domandato all'Iri le suddette garanzie di esecuzione e la risposta ottenuta è stata positiva, per cui l'Icla ha dovuto versare svariati miliardi all'Iri.
Oltre a chiedersi come sia stato possibile che Prodi non si sia accorto con che tipo di società l'Iri si stava mettendo in affari, Imposimato ipotizza che le somme necessarie per i lavori anticipate da società come l'Icla siano state pagate dalla camorra, per fare in modo di riciclare il denaro sporco e accaparrarsi i soldi pubblici.
Su un altro referente dell'Iri, compartecipe dell'Iricav Uno per il 3%, il Consorzio cooperative costruzioni (Ccc), una delle cooperative rosse, emergono sospetti sui legami con la criminalità organizzata.
Imposimato chiede all'amministratore delegato del Tav se sia a conoscenza del fatto che alcune piccole imprese, escluse dall'accordo fra Iri, Eni e Fiat, sono state vittime di attentati dinamitardi camorristici, e Incalza risponde che "tutte le carte sono a posto".
E in effetti tutto era a posto: era stata promulgata una legge per disattendere le direttive comunitarie in materia di appalti; sono stati rilasciati certificati antimafia dalle prefetture ad imprese con prestanome puliti e pareri favorevoli delle commissioni, tra le quali quella del ministero dei Lavori Pubblici; sono state fornite garanzie dei general contractor (Iri, Eni, Fiat) e l'ok dell'antitrust presieduta da Giuliano Amato, oltre al parere favorevole del Consiglio di Stato.
Ma Imposimato fa notare alcuni particolari non proprio trascurabili: presidente e consiglieri del Consiglio di Stato erano anche collaboratori pagati dalle Fs (ma un'inchiesta giudiziaria ha stabilito che non si tratta di un reato ...).
Il parere favorevole della Corte dei Conti è anch'esso sospetto, poiché Natale Aricò, membro di quest'organo, veniva assunto da Lorenzo Necci (presidente delle Fs) alla guida di Metropolis, società immobiliare delle ferrovie.
Infine, scrive l'autore, c'era il silenzio dell'opposizione, sia di destra che di sinistra.
Compaiono davanti alla Commissione parlamentare antimafia alcuni manager delle società sospette, come Icla e Condotte ma, soprattutto, nelle settimane successive (siamo nel settembre 1995) le prime indagini dello Sco (il nucleo della polizia specializzato in indagini societarie e patrimoniali) cominciano a dimostrare quanto Imposimato scriverà nella relazione finale all'antimafia (la quale non verrà mai approvata), cioè che quasi tutti i lavori dell'Alta Velocità erano finiti in mano alla Camorra e a Cosa Nostra.
Tutte le imprese pulite che avrebbero voluto e potuto partecipare all'assegnazione dei lavori sono state allontanate attraverso minacce.
Inoltre, non pochi agricoltori della zona della Campania interessata dal passaggio della tratta ferroviaria sono stati costretti a cedere i loro terreni agricoli e, senza alcuna autorizzazione, sono state aperte le cave per la produzione di calcestruzzo.
Nella prossima puntata parleremo più approfonditamente delle indagini dello Sco, dalle quali sono emersi altri particolari piuttosto rilevanti.
( 4 - CONTINUA )
Giampiero Carbone
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23 FEBBRAIO 2002 ANNO IX - N. 7 - L. 1.700 (Euro 0,88)
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