22 aprile Olimpia
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Philippeion Tempio di Hera Tempio di Zeus |
Olìmpia Le rovine di O., abbandonata nel sec. VI d. C. in seguito a crolli, incendi e terremoti (determinante fu però anche l'Editto di Teodosio I che nel 393 proibiva la continuazione dei giochi), sono state rimesse in luce da studiosi tedeschi (dal 1875 in poi). Al centro dell'Altis (nome con cui i Greci chiamavano il santuario e che significa “bosco sacro”) era il Pelopion, tomba e luogo di culto dell'eroe Pelope, con un recinto sacro preceduto da un propileo. I templi più importanti erano quelli di Hera e di Zeus. Nell'Heraion, molto arcaico (sec. VII-VI a. C.), periptero, con tozze colonne doriche, fu rinvenuta la statua di Ermete con il piccolo Dioniso, che Pausania dice opera di Prassitele. Il tempio di Zeus, costruito tra il 470 e il 456 dall'architetto Libone, è un perfetto periptero dorico; nel suo interno era la grande statua crisoelefantina di Zeus in trono, opera di Fidia. Si è conservata gran parte della decorazione scultorea del tempio, capolavoro di un ignoto grande artista di stile severo detto Maestro di Olimpia (l'attribuzione di Pausania a Peonio e ad Alcamene non è accettata dagli studiosi moderni). Sulle dodici metope del tempio erano raffigurate le fatiche di Eracle. Le possenti sculture frontonali rappresentano il momento che precede la tragica gara tra Enomao e Pelope, alla presenza di Zeus (frontone orientale) e la lotta tra Lapiti e Centauri, dominata dalla gigantesca figura di Apollo (frontone occidentale). Altro piccolo tempio dell'Altis era il Metroon, periptero, del sec. IV a. C. Sulla terrazza a nord del recinto si allineavano dodici thesaurói, tempietti prostili dedicati da varie città (Sicione, Sibari, Gela, Cirene, ecc.). Un edificio votivo era anche il Philippeion, tempietto rotondo monoptero di stile ionico dedicato da Filippo di Macedonia nel 338 a. C. Altri importanti edifici sul lato nord del santuario erano il Pritaneion, a pianta quadrata, sede dell'amministrazione pubblica del santuario, e un ninfeo semicircolare fatto costruire da Erode Attico verso il 160 d. C. Un lungo portico con quarantaquattro colonne doriche, il cosiddetto “portico di Eco”, chiudeva il lato est dell'Altis, oltre il quale si estendeva lo stadio per i giochi. A sud erano il Bouleuterion, singolare edificio con due aule absidate, le cosiddette terme meridionali, e il Leonidaion, grande edificio quadrato con peristilio interno e colonnato ionico all'esterno, destinato a ospitare ambascerie e personaggi importanti, donato da un certo Leonida di Nasso nel 330-320 a. C. Tra gli edifici a ovest dell'Altis, oltre alla residenza sacerdotale detta Theokoleon e al complesso dei bagni, è di particolare interesse l'officina di Fidia, lungo ambiente rettangolare, dove fu costruita la statua di Zeus e sul quale, in seguito, sorse una chiesa bizantina. L'identificazione è assicurata dalla scoperta di matrici, di frammenti di avorio e di un fondo di vaso con inciso il nome di Fidia. A NW del santuario erano infine la palestra a pianta quadrata e il ginnasio fiancheggiato da portici. Le sculture e gli altri oggetti rinvenuti nel santuario, di importanza particolarissima per la conoscenza dell'arte greca, soprattutto peloponnesiaca, sono raccolti nel museo locale. |
La sacralità di Olìmpia La sacralità di O. deriva dall'essere originariamente come una zona sottratta alla storia; era in effetti una specie di “terra di nessuno” in cui le comunità della regione (l'Elide) s'incontravano periodicamente, cessando le eventuali ostilità, cessando globalmente le rispettive funzioni storiche. In O. si apriva una parentesi sacra nel divenire profano, così come O. stessa era una “parentesi” nella suddivisione politica (e profana) della regione. O., in tempi storici, fu politicamente estranea alle due città rivali della regione, Elide e Pisa, che tuttavia si contendevano entrambe la sua organizzazione religiosa. La periodica (quadriennale) esperienza sacrale in O. serviva quasi a rinvigorire, con un'immersione nella metastoria (o nel sacro), le comunità fiaccate dal divenire storico (o profano). Questo rinnovamento delle comunità si esprimeva anche mediante le iniziazioni che segnavano il passaggio dei giovani all'età adulta, e quindi il rinnovamento delle rispettive società che acquisivano nuovi membri e nuove forze. Da questo stato di cose originario procede il carattere dei culti e delle divinità destinatarie. I culti sono essenzialmente agonistici e presentano l'aspetto di prove iniziatiche. Gli dei sono Zeus ed Hera sovrani del pantheon e quindi al di sopra delle divinità legate a una singola città. In tal senso O. fonda un modello cultuale greco nuovo, e a questo riguardo è significativo il fatto che unica, a quanto pare, tra tutti i massimi luoghi di culto della Grecia, non riveli origini micenee. Il culto di Zeus e di Hera aveva il suo centro, nel sec. VIII a. C., in un famoso tempio chiamato poi Heraion come se fosse della sola Hera; ma vi si veneravano entrambi gli dei. Forse tale denominazione ha avuto un senso a partire dal sec. V, quando Zeus ebbe un suo tempio distinto. La festa quadriennale di O. divenne panellenica nello stesso sec. VIII, forse nel 776 a. C. Quando speciali araldi (spondophoroi) annunciavano alle varie città l'inizio della festa, tutta la Grecia cessava ogni ostilità, iniziava una parentesi festiva e inviava i propri giovani a cimentarsi in O. per caricarsi della sacralità del luogo . Questa festa panellenica fu presa come base per il computo del tempo. I giochi olimpici erano presieduti dai cosiddetti hellanodikai, i “giudici della Grecia”. Essi si vennero arricchendo col tempo di nuove gare che infine compresero tutte le prove di prestanza fisica. Toro con mandriano |
Thesaurós |
Stadio |
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Entrata dello Stadio |
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