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Quanto a me, soprattutto nella prima fase della conoscenza, i miei pregiudizi sui Testimoni di Geova derivavano da loro stessi e dai comportamenti che si sono manifestati in dodici anni di dialogo e conoscenza con tanti di loro. Mi ha sempre infastidito, per esempio, la loro affermazione d'essere portatori della verità assoluta; il giudizio negativo su tutti i cristiani (mi hanno sempre accusato di far parte di Babilonia la grande, che sta in groppa alla bestia selvaggia), dalla quale dovevo uscire prima possibile; mi trovavo a disagio di fronte alla loro certezza di saper tutto sulla Bibbia; mi lasciava sbalordito la loro ostentazione di sicurezza, quando io mi sentivo e mi sento ancora un pellegrino sempre in cammino e in ricerca, proprio questa ricerca mai finita mi fa sentire vivo e alimenta la mia fede di giorno in giorno. La verità è troppo più grande di noi e non basta una vita intera, la verità si capisce con la morte, allora capiremo che tutto è vanità e un inseguire il vento (Qo 1,14), la si comprende quando vedremo Dio: Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia (1 Cor 13,12). Non so se si afferra nella sua interezza quel a faccia a faccia: cioè avremo Dio davanti a noi, la verità che si svela in tutta la sua pienezza! La terra paradisiaca materialistica del geovismo creata a bella posta dal presidente Rutheford per i pazienti Gionadab, è ben poca cosa di fronte a questa realtà della visione di Dio. Nonostante questi preconcetti iniziali non mi sono mai permesso di fare della facile ironia su di loro (del tipo: testimoni di Genova) né mi sono lasciato andare ad atteggiamenti incivili (come sbattergli la porta in faccia) o scortesi (come l'adesivo sulla porta: Testimoni di Geova non bussate, siamo cattolici). Piano piano sono passato da un atteggiamento di polemica e disputa accesa (i Testimoni di Geova sono tutti dei falsi profeti, sono tutti in cattiva fede, sono dei venditori ambulanti di riviste, ecc.) a un atteggiamento che teneva conto della distinzione fra la buona fede - che esisteva in tutti quelli con cui ho parlato e dialogato - e l'errore. Ho sempre detto a loro che se erano in buona fede non c'era nessuna ragione perché Dio non li salvasse e li accogliesse. Dio non nega la sua misericordia a chi è mosso da una coscienza retta, e quindi nemmeno ai proclamatori geovisti se sono veramente convinti di compiere con il "servizio di campo" un'opera gradita a Dio. Nel grande affresco del giudizio finale nel capitolo 25 del vangelo di san Matteo - quello che comincia colle parole: Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti (un ritorno glorioso e visibile insieme agli angeli, e non invisibile!) - Gesù non ci chiederà se eravamo cattolici o Testimoni di Geova o protestanti o ortodossi . non ci chiederà se eravamo bianchi o neri o gialli ... non ci chiederà se eravamo arabi o americani o iracheni o europei o cinesi ... non ci chiederà quanto abbiamo prodotto nel nostro lavoro o quanto abbiamo guadagnato ... non ci chiederà a quale partito politico abbiamo aderito ... non ci chiederà se abbiamo creduto nella Trinità ... Il giudizio si svolgerà esclusivamente su quanto abbiamo amato il nostro prossimo, e il prossimo è formato da tutte quelle persone alle quali ci avviciniamo, alle quali facciamo spazio nel nostro cuore, verso le quali non passiamo oltre dall'altra parte (cfr. Lc 10,29-37). Ebbene per me anche i Testimoni di Geova sono mio prossimo, persone verso le quali non sono "passato oltre". Ho cercato di essere e di agire con loro come uomo di vicinanza: una vicinanza che valorizza le diversità, che scopre in ogni persona una ricchezza e in ogni religione un seme del Verbo (cfr. San Giustino, II Apologia 10 e 13), una vicinanza che sempre mi fa dire che vale la pena d'incontrare l'altro e ascoltarlo. Gesù non ci chiederà nemmeno se lo abbiamo conosciuto! Questo vale per noi cattolici che siamo convinti che la chiesa sia necessaria alla salvezza; vale per i Testimoni di Geova ai quali è stata inculcata l'idea che lo "schiavo fedele e discreto" - o Corpo Direttivo che dir si voglia - è uno strumento divino, un canale fra Geova e la sua "grande folla"; vale per i musulmani, per gli ebrei, per i buddisti, per gli induisti ... per gli africani, per gli americani ... per i ricchi, per i poveri ... per gli atei, gli agnostici ... vale per tutti quelli che sono persuasi di possedere la verità assoluta, mentre tutti gli altri sarebbero nell'errore e nella superstizione. Basta infatti notare l'espressione di meraviglia dei giusti nel momento che rispondono a Gesù: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? (Mt 25,37ss) Come se dicessero: "Non è vero che ti abbiamo visto né conosciuto in quell'uomo affamato e assetato, in quel forestiero che abbiamo ospitato, in quell'uomo nudo che abbiamo vestito, in quell'ammalato e carcerato che abbiamo visitato. Ma Gesù taglia corto e risponde a loro con queste parole: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. (Mt 25,34) Quasi a dire: "Avete concretamente amato il vostro prossimo sofferente e bisognoso, questo mi basta". Ho iniziato a frequentare una congregazione locale della mia città come "osservatore", sono stato accolto in maniera splendida: tante attenzioni verso di me, molti che si presentavano e volevano conoscermi. Sono stato invitato anche alla commemorazione della Cena pasquale, quel passaggio di mano in mano del pane azzimo e del calice di vino: un rito spento, secondo me, inefficace a rievocare quello che il Signore Gesù ci ha comandato di fare, che mi ha lasciato un senso di vuoto, ma al quale però ho assistito con rispetto in quanto capivo che i partecipanti erano mossi da una sincera fede e convinti di trovarsi in un momento speciale nell'anniversario della morte di Gesù. Poi ho cominciato a frequentare la casa di Giuseppe e la sua famiglia, tutti testimoni di Geova. Ricordo che studiavamo non sulla Bibbia, ma su un "catechismo" che aveva un nome che era tutto un programma: "Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca". Per la prima volta capii che cosa volesse dire "studio biblico" nel linguaggio della Watchtower: indottrinamento sul testo teocratico di turno e di tanto in tanto spalancare la Bibbia per controllarvi i versetti citati. Dopo quasi due mesi d'incontri settimanali Giuseppe decise di interromperli perché io mettevo tutto in discussione e non avevo accettato quasi nulla dei suoi principi religiosi. Inoltre non potevo ammettere un discorso che non partisse dalla Bibbia ma da un testo d'insegnamento preconcetto e soggettivo che poi cerca di trovare la conferma di quanto asserito nei versetti del testo biblico. Del resto, più che contestare, io volevo fargli capire il mio punto di vista - quello di un cristiano cattolico nel mio caso - ma le differenze di interpretazione bibliche sono in ogni caso minime rispetto ai protestanti e agli ortodossi. Riporto solo due episodi che ho ancora ben fissi nella memoria. Nel secondo capitolo del "catechismo" si parlava del diavolo, esso veniva rappresentato come una forza malefica che pervadeva tutto il mondo e che si insinuava in tutte le istituzioni civili e religiose, in concreto in tutta la società organizzata, eccetto quella geovista ovviamente. Giuseppe mi elencava con un senso di soddisfazione e in modo quasi ossessivo tutti gli orrori del mondo: guerre, droga, violenza, illegalità morale, disordine sessuale. Tutto era opera del diavolo, egli era "l'invisibile governante di questo mondo" (quante volte me lo ha ripetuto!). Gli dissi che su questo punto potevo anche concordare, la stessa Bibbia lo chiama principe di questo mondo (cfr. fra gli altri: Gv 12,31; 14,30 ), però mi sentivo tranquillo perché Gesù aveva vinto il diavolo né s'era lasciato tentare da lui (cfr. Mt 4,1-11). Lo stesso Gesù aveva detto che la zizzania (i figli del maligno) doveva convivere assieme al grano buono e solo alla fine del mondo ci sarebbe stata la mietitura (cfr. parabola della zizzania: Mt 13,36-43). Inoltre Gesù ha reso impotente il diavolo (cfr. Eb 2,14) e ne ha distrutto le opere (1 Gv 3,18), per questo credendo in lui, oltre alla pace interiore, avevo anche la certezza della sua vittoria finale. Ricordo anche la discussione che si generò quando trovai inaccettabile l'identificazione di Gesù con Michele arcangelo, che sottendeva la tesi che Gesù era una delle tante creature, una delle tante cose create da Dio. Cercavo di fargli capire che se era Figlio di Dio non poteva che essere stato generato e non creato da Dio, in altre parole provavo con argomenti logici di fargli comprendere che quando un padre e una madre generano un figlio o una figlia trasmettono ad essi la stessa natura umana, mentre "creare" significa far esistere qualcosa dal nulla. Pertanto se la Bibbia dice che Gesù è stato generato da Dio - certe volte lo chiama Primogenito e altre volte Unigenito - è segno che è una persona-Dio. Mentre l'asserzione che Gesù è una creatura umana - seppure angelica - creata da Dio, significa che Dio non è il padre di Gesù, e questo cozza contro le tante affermazioni di Gesù d'essere invece suo Figlio. Ho avuto in seguito tante occasioni d'incontri e studi occasionali in casa mia con altri Testimoni. In particolare con Filippo - un servitore di ministero - lo studio durò quattro mesi e fu piuttosto articolato: fissavamo un argomento da confrontare insieme di volta in volta, per esempio l'immortalità dell'anima, la redenzione (o riscatto, secondo il linguaggio geovista), il regno di Dio ecc. Io gli esponevo il punto di vista cattolico e lui quello della Società Torre di Guardia. Nel frattempo era diventato un amico mio e della mia famiglia: durante le conversazioni prendevamo il caffè o il tè insieme, mi parlava del suo lavoro e dei suoi bambini. Ovviamente non c'era accordo su nulla dei temi che trattavamo: per esempio, lui negava la sopravvivenza dopo la morte, io sostenevo che la morte cambia ma non annulla la vita dell'uomo; lui sosteneva che l'ubbidienza di Gesù fino alla morte controbilanciava gli effetti della caduta di Adamo, io a dire che il parallelismo fra Cristo e Adamo non era su un piano di parità, il tutto sempre con citazioni bibliche per mostrare l'asserto sia da parte di Filippo sia da parte mia. E così via per tanti altri argomenti. Abbiamo anche esaminato vari versetti biblici alterati dalla Società Torre di Guardia, come in molti casi essa abbia aggiunto o tolto delle parole per accreditare un'interpretazione preconcetta. Nei momenti di difficoltà Filippo cercava di rispondermi consultando il manuale "Ragioniamo facendo uso delle Sacre Scritture" per evitare il disagio di non avere una risposta immediata, oppure mi rispondeva nell'incontro successivo dopo essersi documentato, perché - mi diceva - l'Organizzazione di Geova ha sempre una risposta a qualsiasi tipo di dubbio. In realtà tutti i miei dubbi restavano tali. Per esempio, né Filippo né altri suoi conservi - coi quali ho in seguito dialogato - hanno mai saputo dirmi perché nel versetto del vangelo di Giovanni Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò (Gv 14,15), la particella pronominale "mi" nella Traduzione del Nuovo Mondo ha preso il volo, quando invece appare sia nell'edizione critica testuale di Aland, Black, Martini, Metzger - un testo usato in tutto il mondo per lo studio e le traduzioni - sia in quella di Westcott e Hort del 1881, poi pubblicata dalla Società Torre di Guardia e nota col nome di Interlineare, che gode quindi d'una certa considerazione da parte della stessa. Non è una mancanza di poco conto perché stravolge tutto il cristianesimo: non possiamo più pregare Gesù! Dopo circa quattro mesi di dialogo, poco prima di congedarsi, mi disse bruscamente che non sarebbe più tornato e che non aveva più intenzione di parlare con me, che io non meritavo tutte le sue attenzioni e siccome mi intestardivo nelle mie convinzioni errate sarei stato spazzato via assieme alla mia famiglia nell'imminente battaglia di Armaghedon. Da allora non ho più avuto l'opportunità da ascoltare nessun Testimone, pur conoscendone molti. Probabilmente si sono convinti che io sia una persona che vuole provocare l'Organizzazione criticandola continuamente, tutt'altro che interessata alla verità, anzi un oppositore della verità. Sono rimasto amico solo con Giuseppe, ora anziano della congregazione locale, perché ogni mese suona alla mia porta per consegnarmi le riviste. Ho il sospetto però che quest'amicizia sia interessata: io le riviste le pago regolarmente, così come quant'altra "letteratura teocratica" egli voglia offrirmi. Insomma, sono un buon cliente! Accetta con entusiasmo la mia "contribuzione", così in un certo senso anch'io sostengo col mio denaro la "causa di Geova" e certe volte dubito sulla fondatezza di questo mio modo di agire, quando per converso a loro viene insegnato di non collaborare con la grande meretrice comprandone e leggendone la sua stampa, specialmente quella che mette in cattiva luce l'Organizzazione teocratica di Geova. Con Giuseppe ora parliamo del nostro lavoro, della famiglia ecc. Ormai ho sperimentato che tutte quelle volte che cerco di tirare in ballo gli errori e la disonestà del Corpo Direttivo si alza un muro nella sua mente e non sono più in grado di comunicare Per esempio, il caso ONU [link]: non lo vuole discutere, lo nega continuamente, dice che la Watchtower non è mai stata affiliata all' ONU, che sono menzogne d'apostati. È talmente condizionato che non dubita minimamente dell'Organizzazione, impedito dalla sua propaganda di vedere le cose con obiettività. Sa tenere le sue emozioni e il suo atteggiamento perfettamente controllati, però ha capito che anche sotto questa sua maschera io ho intuito che lui mente: sa benissimo che la Watctower è stata affiliata all'ONU per quasi dieci anni, sa benissimo che così non è più in buona fede. Ma da parte sua non un'emozione, nessuna confidenza, nessuna ammissione: eppure ci conosciamo da dodici anni. Ho scritto questa specie di cronistoria del mio rapporto con i proclamatori della Società Torre di Guardia affinché si comprendesse che ho sempre cercato di amarli come fratelli e, al contrario di quanto di solito avviene, sono stati invece loro a rigettarmi e non io a rigettare loro: la porta della mia casa è sempre aperta, ma ormai sono conosciuto come un "incredulo", uno che fa parte di questo mondo satanico, e sono diventato quindi molto pericoloso, uno da evitare. Ho trovato molto interessante il sito web di Achille Lorenzi e mi sono iscritto nella sua mailing list. Essa è formata in prevalenza da ex Testimoni con l'apporto nella discussione di qualche cattolico, per la prima volta posso parlare - anche se non di persona - con degli ex e posso leggere nelle loro e-mail la storia e i tormenti conseguenti all'abbandono dell'Organizzazione. Ho sempre avuto contatti con Testimoni fortemente condizionati, impenetrabili a qualsiasi critica e mossi da uno zelo di ferro. Mi sembra un sogno ascoltarne ora tanti che sono riusciti a ritornare delle persone libere, che sono riusciti in diversa misura ad aprire gli occhi sul condizionamento mentale al quale erano sottoposti. I casi sono tanti e gli stati d'animo molto diversi fra loro, molto dipende dal numero d'anni passato "nella verità", dal livello di partecipazione e dal fatto di avere qualche famigliare ancora attivo. Da quello che ho potuto capire leggendo fra le righe degli interventi di alcuni iscritti o da quello che scrivono della loro esperienza geovista noto che si va dalla libertà di Angela che, pur dichiarandosi atea, conosce la storia della chiesa e spazia nei campi delle religioni orientali; al cammino di Silvano che, nonostante abbia trascorso ben ventisette anni nel geovismo, sembra avere trovato la verità e la serenità nella chiesa cattolica; all'equilibrio di Francesca che pur non vivendo in sintonia con la morale della chiesa sa dare consigli riguardanti la morale cattolica anche meglio di me che sono cattolico da sempre, e dagli ultimi messaggi pare che si stia avvicinando alla chiesa; allo scetticismo di Eugenio verso tutte le religioni; allo stato d'animo incerto e confuso di Roberto che mette sullo stesso piano, quanto a divieti e norme repressive, la chiesa cattolica e la Watchtower; all'attivismo di Stefano che ha creato perfino un sito web per far conoscere gli inganni ai quali aveva creduto; alla difficoltà di Marina che - m'è parso di capire - sta per essere dissociata e quindi con la personalità "in ristrutturazione"; al rispetto per Marco che ha affrontato il carcere per obiezione al servizio militare; ai sentimenti contrastanti di Marisse, il senso di liberazione da un lato unito alla consapevolezza che non tutto quello che gli era stato insegnato era negativo. Su quest'ultimo punto concordo anch'io: su "Svegliatevi" e a volte anche sulla "Torre di Guardia" vi sono articoli sull''amicizia, sull'educazione dei figli, sul rispetto degli anziani ecc. che sono condivisibili anche da un cattolico e da qualsiasi uomo o donna di buona volontà. Non tutto ciò che insegna il geovismo nel campo della morale è spazzatura! Peccato che spesso i suggerimenti che vengono dati obbediscano al concetto della doppia morale che stimola nei Testimoni degli atteggiamenti ambigui del tipo per esempio: bisogna avere una mentalità aperta per essere in grado di giudicare quanto viene insegnato o affermato da chi non è dei loro, ma quest'apertura non vale più quando essi vorrebbero invece riflettere sugli insegnamenti della Società che secondo il loro giudizio considerano sbagliati. Per ultimo una menzione speciale ad Achille, il "grande capo", dal quale tutto si origina e al quale nel momento dell'iscrizione in questa mailing list mi ero già complimentato per il suo eccellente sito web, che ho consultato e consulto spesso per attingere notizie sui Testimoni di Geova o per tenermi aggiornato su di essi. Se il paragone non è offensivo penso a questi ex Testimoni come a dei malati in via di guarigione: alcuni sono quasi guariti, altri in via di guarigione, altri ancora con forti postumi di "geovite". Certe volte noto la rabbia verso la Società, leggo fra le righe la sofferenza causata per gli anni persi e per un mondo andato in frantumi, ma ciò che ha più rilevanza è che tutti hanno capito che fuori dall'Organizzazione di Geova non tutto è oscurità e malvagità. È poco importante lo sbocco che avrà il loro cammino di ricerca della verità (chiesa cattolica, altre confessioni cristiane, esotiche religioni orientali, buddismo, ateismo, agnosticismo ecc.), qualunque esso sia merita riguardo e comprensione, però è essenziale che sia compiuto nella libertà, perché nessuno può essere coartato in materia di fede. Dio stesso lascia l'uomo libero di scegliere la sua strada: Egli ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua; là dove vuoi stenderai la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà (Sir 15,16-17; cfr. anche Dt 30,15-20). Ho sempre espresso la mia gratitudine ai tanti Testimoni di Geova che ho incontrato nel mio cammino perché mi hanno aiutato a togliere tante travi dai miei occhi. Specchiandomi in loro ho potuto esaminare la mia coscienza di cattolico e scoprirvi tante mancanze e infedeltà al vangelo. Le critiche che manifestavo a loro mi hanno aiutato a scoprire i difetti della chiesa cattolica alla quale appartengo, che magari non sapevo riconoscere finché non li ho visti nello specchio della Società Torre di Guardia. Perché la chiesa, almeno in passato, aveva tenuto comportamenti molto simili a quelli che io condannavo nella loro Organizzazione: il plagio e l'intolleranza religiosa (crociate, inquisizione, roghi), aspetti finanziari (Ior, Marcinkus), l'autoritarismo e il dogmatismo. In merito all'autoritarismo nella mailing list è stato postato un messaggio che riportava degli stralci d'encicliche papali del passato inerenti alla necessità assoluta di far parte della chiesa cattolica per salvarsi, inoltre che era peccato credere di trovare la salvezza al di fuori di essa, che le altre confessioni erano tutte eretiche, che per salvarsi ognuno doveva essere soggetto al romano pontefice ecc. A parziale giustificazione bisogna comprendere che questi testi valevano per il tempo in cui furono scritti. Infatti si cita papa Innocenzo III che salì al soglio pontificio nel 1198 e un arco di papi che arriva fino a Paolo VI che fu papa a partire dal 1963: si mettono sullo stesso piano quasi ottocento anni di storia! C'è stato il Concilio ecumenico vaticano II, una ventata di Spirito santo ha investito la chiesa, e se anche non tutto il concilio è stato messo in pratica, gli scritti rimangono a testimoniare un cambiamento di rotta che è in corso. Del resto il fanatismo e l'intolleranza religiosa erano una caratteristica di tutta la società di quei tempi. Non solo i cristiani cattolici, ma anche i mussulmani, gli ebrei, i calvinisti - comprese le varie chiese della Riforma - tutti erano convinti di possedere la verità e di parlare in nome di Dio, e così anche di uccidere, torturare, costringere a rinnegare la propria fede con la forza in nome di Dio. Tutti erano sicuri di essere nel giusto e convinti che dare alla gente la loro verità anche con la coercizione equivaleva farle del bene. Oggi ci chiediamo com'è stato possibile tutto questo. Com'è stato possibile che Dio si sia schierato dalla parte di chi pensava che minacce e uccisioni significavano far trionfare la verità. Una risposta forse c'è a tutto questo: la Bibbia cristiana, il Corano mussulmano e il Talmud ebraico, assieme a inviti alla comprensione e al perdono, contengono anche messaggi aggressivi e crudeli che gli uomini hanno interpretato come volontà di Dio, questi hanno avuto la prevalenza rispetto ai messaggi di perdono e di misericordia, così gli uomini di Dio, a qualunque religione appartenessero, mettendosi al suo posto si sono ritenuti legittimati a giudicare il bene e il male. Oggi l'autocomprensione della chiesa cattolica non è più quella dei testi citati. Tante cose sono cambiate, le parole di Giovanni Paolo II sono sempre di concordia e di pace: "Mai più la guerra in nome di Dio", disse una volta. Nessuno oggi nella chiesa brandisce un versetto della Bibbia come una spada per giudicare il diverso o per condannarlo. Mi auguro che un simile cammino e cambiamento possa essere compiuto anche all'interno della Watchtower. Alla fine di questa mia lunga esperienza con tanti fratelli Testimoni di Geova m'è rimasto un cruccio perché non riesco trovare una risposta a questa domanda: quali responsabilità e quali colpe abbiamo noi cattolici quando assistiamo al cammino di tanti fratelli che consumano la loro viva speranza ingannati con parole vuote? (Ef 5,6,TNM). |