La Storia di Dario
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Dopo tutta una vita passata tra i Testimoni di Geova non avrei mai pensato ad un mio possibile allontanamento; credevo nella dottrina e negli insegnamenti della Società Torre di Guardia e la ritenevo l'unica organizzazione approvata da Dio, o almeno questo era quello che mi era stato insegnato fin dalla nascita. L'unico modo per sopravvivere all'imminente fine del "sistema di cose" era quello di rimanere un attivo componente dei TdG. Tutta la mia vita era stata programmata fin nei minimi particolari: adunanze, predicazione, lavoro secolare, svago, amicizie, tutto nella misura che il Corpo Direttivo riteneva opportuno per un cristiano. Guai a dedicare più tempo ai divertimenti che alla distribuzione di letteratura! Nel Testimone viene indotto un forte senso di colpa per non aver messo al primo posto le attività teocratiche. È questa la sensazione che provai più di una volta, quando, la domenica mattina, unico giorno in cui non lavoravo, preferivo restare qualche ora in più a dormire nel mio letto, piuttosto che andare a predicare di casa in casa. Lo stesso senso di colpa lo provavo tutte le volte che, per cause di forza maggiore, ero a lavorare, invece di essere presente all'adunanza.
Ma più passava il tempo e più non sopportavo le contraddizioni che vedevo: invece della felicità e dell'amore dipinto nelle pubblicazioni Watch Tower, la realtà era ben diversa. Malgrado l'apparente paradiso che sembrava regnare tra il "popolo di Geova", molte esperienze dirette mi portarono a comprendere che il gruppo a cui appartenevo non era poi tanto diverso dalle tanto disprezzate 'persone del mondo'. L'insofferenza che vivevo divenne insopportabile, malgrado venisse ignorata da tutti quelli che mi stavano intorno, compresi i miei familiari. Cosa potevo fare? Abbandonare l'organizzazione equivaleva ad auto condannarsi alla distruzione eterna! E devo dire che questo pensiero mi terrorizzava: l'idea di un Dio che a breve avrebbe ucciso con metodi violenti e catastrofici circa il 99% degli esseri umani.
Decisi quindi a prendermi un periodo di tempo per riflettere sulla mia posizione. Iniziai a fare ricerche su libri e altre fonti che non fossero unicamente quelle della Società Torre di Guardia, e tra queste anche scritti di ex Testimoni. Mentre procedevo nelle mie ricerche compresi quale fossero i reali motivi del divieto assoluto imposto a tutti i fratelli di leggere scritti "apostati": in questo modo la Società tiene all'oscuro gli ignari Testimoni di fatti scomodi e compromettenti per la propria immagine! Rimasi sconvolto nel conoscere la storia dei TdG dai tempi di Russell, le varie lotte per il controllo del potere, e quello che questa organizzazione ha fatto negli anni passati, tutte le mistificazioni operate, cose che non avrei mai immaginato. Fu un effetto a catena, devastante!
Quando parlai ai miei genitori
delle argomentazioni di cui ero venuto a conoscenza, le reazioni che ne
seguirono
furono per me del tutto inaspettate e sbalorditive: pensavo di conoscerli a
fondo, ma forse mi sbagliavo. Dalla disapprovazione mostrata inizialmente verso le mie critiche,
passammo poi a divergenze d'opinione molto animate, che culminarono con l'invito
di mio padre di andare fuori da casa sua.
Per un mese sono stato ospitato gentilmente da un mio cugino cattolico, e sono
grato anche ad altri parenti (non Testimoni) per la solidarietà mostratami.
Dopo qualche settimana, credo dietro a rimorsi di coscienza, ho ricevuto la
telefonata di mia madre che mi invitava a ritornare.
Ora per fortuna la situazione è notevolmente cambiata, ma la cosa che più mi
fa rabbia è il modo in cui i miei genitori si pongono quando presento loro
alcune contraddizioni presenti nei Testimoni. Mio padre ha assunto una
posizione apatica, non spreca neanche una parola per conversare in merito e non
vuole parare più con me di questi argomenti. Mia madre invece è quella che dei due mi ha stupito maggiormente: dico questo
perché dopo molti anni dal suo battesimo e circa una decina di persone condotte
alla "verità", si è guadagnata una buona reputazione e spesso altre
sorelle si rivolgono a lei per confidarsi o chiederle dei consigli. Ritenevo fosse
una persona equilibrata e giudiziosa ma gli ultimi fatti mi hanno dimostrato che
questa convinzione non era del tutto esatta. Tanto per citare un esempio,
parlando dei frequenti nuovi intendimenti, le feci notare che da qualche tempo
alcuni derivati del sangue sono stati ammessi e forse questo è un primo passo verso
la libertà di coscienza senza minacce di espulsione. Ipotizzando un possibile giorno in cui la Società decidesse di far diventare le
emotrasfusioni una decisione di coscienza, (in altri termini, le consentisse)
mia madre - che oggi morirebbe pur di non accettare sangue - ha detto che lei si
conformerebbe senza problemi al 'nuovo intendimento', come del resto penso
farebbe la totalità dei TdG convinti.
Da quel momento in poi ho compreso che alla mia famiglia è stata veramente
rubata l'autonomia decisionale che appartiene a qualsiasi individuo libero:
non possono vivere in nessuna maniera diversa da quella stabilita per loro, sono pronti anche alla morte per esaudire la volontà del Corpo Direttivo. La cosa che ritengo drammatica è che sono convinti di fare la volontà di
Dio e non hanno capito di aver affidato le loro esistenze alla presunzione
di alcuni uomini che si ritengono mediatori tra Cristo e gli uomini. Trovo tutto questo sconcertante e spero solo di averli fatti riflettere
almeno un po' su come stanno impiegando le loro vite.
Intanto gli anziani continuavano a fare pressioni per venirmi a
visitare, la loro intenzione era quella di ristabilire un malato spirituale,
e la cosa più sbagliata che potessi fare è stata quella di parlare con loro
delle cose che mi avevano portato a non assistere più alle adunanze.
Purtroppo non immaginavo fino a che punto potessero essere subdoli e
invadenti...
Incontrando (in modo del tutto casuale) un anziano di nome Giulio G. [i nomi
sono stati cambiati. n.d.r],
feci un vago accenno del mio disaccordo su alcune imposizioni della Società. Gli
avevo comunque detto chiaramente che non avevo alcuna intenzione di incontrare gli anziani in
modo formale, dato che desideravo riflettere su quello che stavo ricercando;
ma, nonostante ciò, la mia volontà non è stata rispettata, e credo nel peggiore
dei modi.
Ricevo, qualche giorno dopo il nostro incontro, una telefonata di Giulio, il quale mi vuole incontrare "tanto per bere una cosa insieme" e, visto che ci conosciamo da vent'anni, ad un vecchio amico come si può negare un incontro?... Visto che il tutto aveva un tono molto informale acconsento e gli do appuntamento a casa mia. Una volta entrato cominciamo a parlare del più e del meno, ma, dopo qualche minuto, suona di nuovo il campanello. Mio padre va ad aprire e chi mi ritrovo in camera? Bruno F., il Sorvegliante che presiede!, il quale esordisce con "scusate il ritardo, ma c'era traffico". Dentro di me mi domando: "Ma chi l'ha invitato questo? Io a casa mia non ce lo voglio (e lui era stato avvisato)".
Dopo di che comincia l'interrogatorio...
"Allora caro Dario quali sono questi dubbi facci capire...".
Io restavo sempre sul generico, mentre loro insistevano nel conoscere i particolari. Credevo di trovarmi di fronte a degli amici fidati, persone con cui si potesse dialogare, ed ero pronto a dar loro ragione se mi avessero dimostrato dove stavo sbagliando. Menzionai loro alcuni fatti che la Società non rendeva noti ai fratelli, ma, mentre parlavo, vedevo le loro espressioni cambiare, dagli amici sorridenti si trasformavano, tipo "COME OSA!!!".
"Dove hai preso queste informazioni?!".
Ed io "In giro,nei libri, nelle enciclopedie, su Internet a questo mondo non ci sono solo i libri dei Testimoni... se volete vado di là e vi prendo alcune fotocopie così ne discutiamo e possiamo chiarire".
Giulio G.: "Eh no! io quella roba apostata non la tocco. Per me è veleno".
Io dico: "Come fai a dire questo se non sai neanche di che parla e chi l'ha scritta?".
Allora prende come esempio il bicchiere che avevamo davanti e dice: "Se qualcuno mi dicesse che questo bicchiere è avvelenato io non berrei...".
Io gli rispondo: "Beh, io, prima di credere a quello che ti hanno detto, lo analizzerei per poter stabilire se è avvelenato, non trovi?".
E lui: "Non ne ho bisogno. Io ho l'acqua pura" (credo si riferisse al cibo spirituale).
L'altro
anziano, Bruno F., mi dice: "Ti sei fatto imbambolare da questi
apostati che stanno su internet, che vanno proprio a caccia di deboli come te...
chi è? Uno di questi grandi scommetto".
Squillo del telefono; vado a rispondere. Era un altro anziano, Antonio T. che, guarda caso,
voleva venire a casa mia per "salutarmi"! (magari lo stesso tipo di
"saluti"
che mi stavano facendo i suoi colleghi). Che combinazione! Da un appuntamento tra amici si stava creando un
comitato proprio a casa mia! Gli faccio: "scusa Antonio ma qui già siamo
troppi...". Chiudo la telefonata e ritorno dagli 'amici'.
Bruno F.: "Ora ci devi dire se quelli che hai sono solo dubbi o per te sono certezze, e se ne hai parlato con qualcuno!".
Io: "Scusa, ma se qualcuno viene a casa mia e chiede la mia opinione, vuoi dire che io non gliela posso esprimere? Guarda che ho criticato solo alcune regole umane, non la Bibbia".
Bruno F.: "Tu hai messo in dubbio lo schiavo fedele e discreto, che è contenuto nella Bibbia, quindi vai contro la Bibbia stessa. Se ne parli con qualcuno noi ti disassociamo. Se parli con qualcuno significa che tu vuoi creare una setta! [io una setta? ma questi mi sa che fanno uso di stupefacenti] Se leggi ancora materiale apostata noi ti disassociamo! Lo facciamo per la purezza della congregazione" (tenendo nascosti i fatti la manterrebbero pura).
"La purezza?" dico io, "ma quale purezza? Io le peggiori esperienze le ho vissute proprio tra i fratelli: truffe, bugie, cattiverie, antipatie, tradimenti, ingiustizie, per menzionarne solo qualcuna...".
"Se non ti va più bene questa organizzazione fa una bella lettera e te ne esci, e poi quando ti sei battezzato l'hai accettata!".
Certo, sarebbe facile fare una lettera e dissociarsi se non ci fosse la
condanna a perdere tutti gli amici e parenti TdG in un colpo solo.
Giulio G. mi fa questo esempio: "Prova ad andare contro i tuoi datori di lavoro e
poi
vedi che ti succede...".
Sicuramente se io non condividessi alcune scelte
dell'azienda per cui lavoro, non sarei certo licenziato, oppure i colleghi
non mi rivolgerebbero più il saluto!
Dato che controbattevo alle loro affermazioni (peraltro assurde) Giulio G. mi
dice: "Eh, tu hai studiato troppo quella roba... A questo punto,
dubito pure che credi a Geova come persona fisica [fisica?
ma non era spirituale? boh, mi sa che c'hanno una confusione in testa, e poi vogliono insegnare agli
altri...] Ci credi che siamo negli ultimi giorni? Ci credi ad Armaghedon?" e
Bruno F. prosegue: "Cosa ti offrono questi apostati,
qualche
speranza migliore della nostra?".
Rispondo che "mi voglio accertare della verità, se quello che ci hanno insegnato è vero. Voi vi siete mai accertati?".
"Non ne ho bisogno. Io ho la fede!" dice Giulio G. (contento lui...)
Comunque più si andava avanti e più avevo la certezza di trovarmi davanti a dei rappresentati di un'organizzazione dittatoriale, totalitaria. O la pensi come noi su tutto o verrai punito, non c'era alternativa. Lo schiavo non si può criticare, anche se sbaglia non importa, anche Pietro si è sbagliato quando ha rinnegato Cristo, hanno detto.
"Se non si possono neanche esprimere opinioni questa è dittatura" ho detto io.
Bruno F: "Questa è TEOCRAZIA".
Io: "Teocrazia? Roba che manco c'è 'sta parola sulla Bibbia, se l'è inventata Rutherford".
Apriti cielo, non ti dico le facce!
Quando cominci a non essere d'accordo con tutto quello che è
"ufficiale"
vieni subito definito ribelle.
Visto che dopo due ore non si veniva a capo di niente, li invitai ad uscire.
Forse a caldo non me ne resi conto, ma riflettendo su quello che mi era
accaduto capii che quello di Giulio G. non fu un semplice incontro tra
amici, come mi aveva fatto credere, ma era già stato tutto studiato prima a
tavolino con gli altri anziani. Bruno F. si presenta senza invito, senza nemmeno
telefonare, mi interroga in
modo insistente sulle mie opinioni e poi mi minaccia... E il tutto avviene a
casa mia. Almeno Antonio T. ha avuto la decenza e l'educazione di fare
prima una telefonata, anche se si sarebbe unito anche lui agli altri due se
non gliel'avessi impedito.
Qualche giorno più tardi compresi anche il senso di una frase che mi venne
detta dall'anziano che presiede: "Con questo che ti ho detto sei stato
ammonito"...
Al momento non gli diedi grande peso, mi sembrava una frase buttata là senza
grosse implicazioni;
e invece lo stesso tipo di avvertimento era riportato da Paolo nella sua
lettera a Tito: "In quanto all'uomo che promuove una setta, rigettalo
dopo
una prima e una seconda ammonizione sapendo che tale uomo è stato pervertito
e pecca essendo condannato da se stesso" (Tito 3:10,11).
Sono quindi stato messo alla stregua di individui come Imeneo ed Alessandro,
definiti dallo stesso apostolo persone che bestemmiavano e che, in
opposizione al Cristo, cercavano di creare una setta. Questo mi sembra profondamente ingiusto, io
non mi sogno neanche
lontanamente
di formare una setta, né tanto meno di rinnegare il Cristo!
Dopo due giorni telefonai a Giulio G., l'organizzatore dell'imboscata. Gli
dissi quanto fossi stato deluso dal suo comportamento, a mio giudizio molto
poco leale.
L'unica reazione che ho potuto avvertire nella sua voce è stata solo di
un grande imbarazzo, non sapeva cosa dire...
Cosa successe nell'immediato? Il Corpo degli Anziani si riunì d'urgenza. Erano già stati
scelti gli anziani che avrebbero formato il mio comitato giudiziario.
Comunque servivano altre prove della mia presunta "campagna apostata".
Il sorvegliante che presiede cominciò una serie di interrogatori tra i miei
amici per vedere se avevo parlato a qualcuno di questi argomenti 'proibiti'.
Visto che da tutto questo lavoro d'indagine, l'investigatore tornò dagli
altri anziani senza niente di concreto, decisero che per
formare un comitato sarebbero bastate le testimonianze di Bruno F. e Giulio G. Mio padre fu accusato di coprirmi. Serviva solo un altro incontro in cui
fosse presente un terzo anziano per far partire l'azione disciplinare.
A questo punto forse mio padre si ricordò di avere un figlio e mi disse: "Guarda
che
devono venire a parlarti. Se non ritratti ti disassociano, lo scopo della
loro visita sarà quello". A quel punto mi trovai di fronte ad un bivio:
dato
che di quel tipo di organizzazione e dei suoi metodi ne avevo fin sopra ai
capelli, potevo dissociarmi con una lettera, o, non accettando l'incontro,
essere disassociato da loro. Oppure avrei potuto non mostrarmi
"ostile" per
non essere sanzionato.
Quali sarebbero state alcune conseguenze della mia espulsione? Un fattore
non trascurabile è il fatto che non mi era stato permesso di avere amicizie
al di fuori dei TdG, quindi la mia vita sociale era stata unicamente vissuta
nel contesto della congregazione. Mi sarei trovato all'improvviso senza un
solo amico, avrei dovuto mangiare da solo in camera mia mentre i miei
cenavano in soggiorno con i loro amici; una volta andato via da casa non
avrei più goduto della normale associazione con la mia famiglia;
avrei dovuto lavorare insieme a dei fratelli che mi avrebbero trattato da 'appestato'. Tutte queste umiliazioni e mortificazioni devono accadere a
chi non condivide più una sola interpretazione della Società Torre di
Guardia.
No, non mi andava di farmi rovinare la mia esistenza e dargliela vinta in
questo modo.
Vengono quindi di nuovo a casa e cominciano a tirare fuori gli argomenti
della volta precedente. Sarebbe bastata una sola idea contraria a quella
dello schiavo per essere imputato. Io divagavo, non parlavo
dell'organizzazione, gli dissi di aver perso gli stimoli per andare in sala
o in servizio.
"Queste sono tutte scuse, parlaci dello schiavo fedele e discreto". E io: "Ma
parlaci di che? Che cosa vorresti che io ti dica?". Rispondevo alle
loro
domande con altre contro-domande, era l'unico modo per non cadere nei loro
tranelli. Alla fine li ho mandati via perché mi dovevo incontrare con una persona.
Erano piuttosto perplessi.
Finita qui la storia? Non ancora. Mi affaccio alla finestra e li trovo
appostati all'angolo della strada. Dopo 10 minuti stavano ancora li. Quindi
decido di uscire e di andare dalla parte opposta. Appena sono dietro
l'angolo Giulio G. sale in macchina e comincia a seguirmi! Ogni tanto si
accostava, mi faceva allontanare un po', e poi ripartiva. Appena si è sentito
scoperto se n'è andato. E per non parlare delle telefonate insistenti che mi
fanno a casa o sul cellulare. Altro che amorevoli pastori, questi si credono agenti del
KGB!
Stanno aspettando un mio passo falso per poter agire nei miei confronti.
Tutta questa situazione mi crea una grande ansietà.
Dopo questa esperienza come posso definire "cristiani" i metodi e le procedure adottate dai Testimoni di Geova? Cosa hanno loro dell'amore e della misericordia di Cristo Gesù, quando nelle loro pubblicazioni e con alcuni versetti estrapolati dal contesto si 'legittima', per esempio, il lasciar morire qualcuno piuttosto che acconsentire ad una trasfusione, si suscita il terrore nella sempre imminente fine del mondo e si creano divisioni familiari? La libertà di cui parlava Gesù stesso non sta per nulla in questo. Gesù ha sempre aborrito la schiavitù dagli uomini. Ora non voglio avere più niente a che fare con questa organizzazione religiosa integralista e dittatoriale, visto che nessuno può permettersi di criticarla senza perdere tutte le amicizie e i gli affetti. Nelle loro pubblicazioni si parla di onestà, si spara a zero sulle altre religioni, ma non si ha l'umiltà di ammettere che gli errori commessi da preti, vescovi e papi sono gli stessi commessi da anziani, sorveglianti e Corpo Direttivo. Se il prete è ipocrita o pedofilo è una prova che la chiesa è Babilonia la Grande, se l'anziano agisce in maniera gravemente antiscritturale bisogna passarci sopra, tanto Geova metterà le cose a posto. Ogni copia della Torre di Guardia è una continua autocelebrazione del popolo più felice, onesto, puro, etc., etc.
Sono rammaricato per tutto questo e sono deluso da anziani che consideravo amici, persone con cui credevo di potermi confidare, e che si sono dimostrati di fatto i miei inquisitori; ogni mia parola è stata pesata e usata come prova d'accusa. Non può esistere il dialogo dove non c'è comprensione. Dopo questa esperienza ho imparato che non si può 'organizzare' il cristianesimo sulla struttura di una grande azienda; il messaggio di Cristo è chiaro e chiunque lo accetta può metterlo in pratica e riceverne grandi benefici, ed è quello che cercherò di fare giorno per giorno.
Dario