Settembre 2002
Ciao M.,
Da quando è stata annunciata in data 16 agosto u.s., la disassociazione di
mio marito, avrei gradito, a nome dell'amicizia che ci ha per tanto tempo
unite, un tuo interessamento anche sotto forma di una telefonata. Avresti
almeno potuto informarti di come io stessi vivendo questa vicenda.
Possono essere state tante le motivazioni che ti hanno portato a questo
comportamento ma ritengo che non siano giustificative. Vorrei ricordarti che
la disassociata non sono io!!
Ho usato la parola “amica”, ma è nel momento del bisogno che l'amica
si fa
sentire, ti conforta, ti ascolta e ha parole di comprensione. Tu come ti
giudichi? Non è forse vero che ti sei dimostrata arida e assente?
Il tuo non è un atteggiamento anomalo, anche i pastori amorevoli del gregge
non si sono sentiti in dovere pastorale di parlare con me; sarò anche
antipatica e scomoda, ma l'obbligo di confortarmi spiritualmente l'avrebbero
dovuto sentire.
Le sorelle... ma di quali sorelle stiamo parlando? La realtà è che all'interno
della congregazione siamo tutti figli unici. I rapporti umani sono fragili e
inconsistenti e si basano sul rapportino di servizio, la frequenza alle
adunanze e la distribuzione di materiale informativo. E quando queste “basi”
vengono a mancare, i veri rapporti umani dove vanno a finire? Nel NULLA!!
Amicizia? Parola troppo impegnativa per un Testimone. Tra i TdG non ci
possono essere amici. Io ho la dimostrazione di quello che affermo perché ho
toccato con mano la realtà. Tra i TdG ci sono solo “compagni di opera”. E se
qualcuno l'opera la fa con la convinzione di poter pensare autonomamente (su
questioni non strettamente bibliche) si sbaglia di grosso perché diventa un
individuo scomodo, poco gestibile e pertanto da disassociare (vedi mio
marito che è stato disassociato per “lesa maestà” nei
confronti del corpo direttivo). E con lui tutte le sue “amicizie” finiscono nel NULLA. E
se una
sorella non opera come vorrebbe la congregazione, il gruppo la esclude e il
silenzio regna sovrano. Le amicizie non ci sono più. In realtà non sono mai
esistite perché i TdG non possono essere amici di nessuno, se non di loro
stessi.
Tu M. sei l'unica a cui scrivo, perché eri l'unica a cui tenevo
particolarmente. Mi sbagliavo, anche tu sei come tutti gli altri! Avevi
forse timore che sfogandomi avrei fatto vacillare la tua fede? Avevi paura
di sentirti dire cose che non avresti voluto? Ma l'amore e l'amicizia che ci
univa non avrebbero sopportato tutto questo? NO, non da parte tua, perché il
rapporto di amicizia era unilaterale e partiva da me.
Quando soffrivi per tuo marito, sono forse io rimasta nel silenzio? Ti ho
mai mostrato insofferenza per quello che ti era capitato? Non ti ho forse
sempre ascoltata e confortata? Quante volte il tuo telefono ha squillato
anche solo per farti sentire che ero presente?
Avrei preferito al tuo silenzio un dialogo anche aspro ma sincero. Il tuo
silenzio mi ha mostrato come l'unica persona che si differenziava dal
grigiore totale non ci sia più.
Spero che ciò che ti ho scritto ti faccia riflettere e ti auguro in futuro
che tu possa provare la gioia che deriva dal dimostrare un'amicizia
incondizionata.
Ciao
Daniela