La Storia di Marina



Conobbi i Testimoni di Geova mentre mi stavo separando legalmente dal mio ex marito, dopo anni di maltrattamenti fisici e morali. Mostrarono per me e le mie bimbe un interesse fraterno ed amorevole. Trovammo in loro una nuova famiglia, un nucleo d'amore che ci leniva le ferite di anni di sofferenze: ci aiutarono a trovare una nuova casa, si occuparono di imbiancarla, ci fecero il trasloco e risistemarono le nostre cose e la nostra vita.

Sono sempre stata innamorata di Dio ed in loro vedevo il Suo volto paterno ed anche materno, amorevole, comprensivo e misericordioso. Eravamo in continuazione lodate ed elogiate per i nostri progressi spirituali. A sei anni mia figlia più giovane divenne proclamatrice, seguita, subito dopo, dalla mia figlia maggiore. Ebbi la gioia di vedere la piccola sul podio di un assemblea tenuta alla Sala delle Assemblee di Cairo Montenotte. 

Mi battezzai nel 1997 in un'estasi di amore per Dio e la mia nuova famiglia. Nei primi anni il mio rapporto di servizio era esemplare, poi mi ammalai: epilessia da shock emotivo, dissero i medici. Sono sempre stata una donna molto forte, ma le troppe sofferenze mi avevano eccessivamente provato. Tutto filò liscio per un po'. Ma le ore di servizio cominciavano a scemare e i rimproveri e le richieste di spiegazioni per la diminuzione del mio stato di servizio, a crescere. 

Nel frattempo, dopo quattro anni di solitudine forzata, in quanto non era stato possibile provare l'adulterio del mio ex marito, sentivo sempre più prepotentemente il bisogno di rifarmi una famiglia, di trovare un compagno per me, un amico per le mie figlie, qualcuno da amare. Qui iniziarono i guai. Mi fu detto che, nonostante fossero passati quattro anni dalla separazione, non vi era nessuna certezza del fatto che il mio ex marito avesse avuto rapporti sessuali extraconiugali [solo in questo caso i TdG possono divorziare e convolare a nuove nozze]. Questa era una prova che doveva essere assolutamente certa e, quindi, anche se lui aveva vissuto un periodo con una donna, non si poteva essere sicuri che ci fosse andato a letto. Quindi io non avevo alcun diritto di fronte a Geova di ricostruirmi una vita. Fu allora che un sorvegliante mostrò verso di me una particolare comprensione. Lui e sua moglie mi furono molto vicini e mi sostennero in quello che stava diventando un travagliato rapporto con la mia famiglia spirituale. Nel frattempo le mie figlie ed io eravamo continuamente riprese: per il modo di vestire, per i film che guardavamo, per gli orecchini che ci mettevamo, perché davamo troppa confidenza alla gente 'del mondo' e persino perché vivevamo in campagna ed avevamo troppi animali che ci distraevano da ciò che era dovuto al nostro Creatore. 

Mi appoggiai completamente all' unico amico che mi era rimasto. E lui si invaghì di me. Ora so che era solo sesso per lui ma allora io credevo che fosse amore. Resistetti alla tentazione per un anno poi cedetti: mi innamorai di lui. Confessai il mio peccato la mattina dopo averlo commesso ma ebbi una sorpresa... lui negò. Poi, come un ingenua, ricaddi nella sua trappola fatta di tenerezza e comprensione e lui, nuovamente, negò. Sostenne che ero impazzita e volevo vendicarmi di lui perché mi ero innamorata e lui non mi voleva, che lui era profondamente innamorato di sua moglie ed io ero solo una pazza squilibrata. 

Cominciò il calvario dei comitati giudiziari che, naturalmente, subii soltanto io, visto che ero l'unica che aveva confessato. Il caso era grave: sorvegliante, ex betelita, consulente tecnico della sede di Roma, conosciuto in tutto l'universo TdG. La notizia aveva fatto il giro del globo. Il diavolo tentatore doveva subire la giusta condanna! Nel frattempo io non mi ero data per vinta: dovevo smascherarlo a tutti i costi o lui l'avrebbe fatta franca! Passarono così mesi di appostamenti, registrazioni di telefonate e relativi tabulati, denuncie per molestie, testimonianze, incontri a porte chiuse con anziani, sorveglianti. Furono coinvolte le mie figlie, le quali subirono innumerevoli interrogatori dai quali uscirono distrutte ed esasperate. Dovetti coinvolgere anche i miei vicini per provare che ''ci ero andata a letto"! Ma ero pronta ad affrontare qualunque umiliazione pur di dimostrare la verità! Io non mi arrendo mai. 

Da maggio arrivammo a settembre: subii l'ultimo dei comitati giudiziari. Cinque anziani, vestiti di tutto punto, per lapidare la fornicatrice. E arrivarono le domande: ...come eri vestita, quante volte l'hai fatto, che cosa hai fatto, hai avuto rapporti orali, cosa hai provato, dove eravate, che ora era, quanto è durato, come ti ha toccato... Se posso permettermi una battuta, nonostante il dolore che ancora provo, direi che, dopo il racconto che hanno sentito, quest'uomo lo hanno invidiato tutti e cinque... poveri frustrati! Fui disassociata perché recidiva, ma, almeno, fu disassociato anche lui. 

Non importava a nessuno il fatto che avessi chiesto mille volte aiuto perché sentivo che stavo cedendo, che tutti ci avessero abbandonato perché la mia malattia non mi permetteva più di uscire in servizio come prima, che le mie figlie si sentissero disperse e tradite da quella che pensavano essere la propria famiglia. Non importava il mio grande amore per Geova, le fatiche che avevo compiuto, la mia dedizione per i fratelli. Non ero più degna, ero una vergogna, una persona da evitare come una peccatrice impenitente. Mi crollò il mondo addosso. Nel 'mondo' avevo perso tutti, i miei fratelli mi avevano cacciato: ero sola, con le mie figlie che venivano evitate come la peste, povere innocenti! Venni perseguitata anche sul lavoro: la mia caposala era una TdG e fece in modo di  farmi inquisire dall' Azienda per comportamento poco professionale nei confronti dell'utenza. Anche in Azienda dovetti subire due processi. E riuscì a farmi cacciare fuori  anche da lì, scrivendo, come se non bastasse, anche una lettera diffamante nei confronti delle mie figlie. Non avevamo più nulla, neppure la dignità. Abbiamo passato quasi un anno completamente distrutte e sole, psicologicamente, moralmente ed economicamente.

Poi ho trovato un nuovo mondo. Sembra strano ma ho trovato la forza di rialzarmi grazie ad Internet. Ho scoperto di non essere sola ma di avere intorno una marea di persone pronte a capirmi e ad aiutarmi, molte che come me avevano subito queste terribili prove ed ingiustizie. Molte che erano state devastate dai Testimoni di Geova. E, con rinnovata energia, ho ripreso a lavorare, a dare forza e speranza alle mia figlie, mi sono ricostruita una vita con un uomo splendido, anche lui ex TdG, che ci ha curato le ferite con tutto il suo amore; e continuo a combattere contro le ingiustizie dando tutta me stessa a chi come me ha amato tanto Dio da essere quasi uccisa in Suo nome. A tutte queste persone va oggi la mia profonda gratitudine ed il mio sincero amore. 

Con affetto
Marina