La storia di Anna Maria
Ho conosciuto i Testimoni di Geova (TdG) nel 1992, quando da Palermo mi sono trasferita in un piccolo paese di provincia, abbandonando amicizie e compagnie. In questo paese conoscevo alcune persone e avevo anche qualche parente, ma mi sentivo ugualmente sola e insoddisfatta.
Un giorno bussarono alla mia porta i TdG, due donne, e le accolsi con curiosità. Erano molto gentili, sorridenti e mi trattavano come se mi conoscessero da tanti anni. Della Bibbia, come molti cattolici, sapevo ben poco, mentre loro ad ogni mia domanda avevano sempre una risposta pronta e sicura. Questo modo di fare mi colpì subito e così le pregai di ritornare, sia perché mi interessava approfondire largomento religioso sia perché le avevo trovate molto simpatiche e mi sembravano persone straordinarie. Le loro visite dapprima poco frequenti diventarono molto presto quasi giornaliere.
In poco tempo diventammo - almeno così credevo - ottime amiche e cominciammo lo studio biblico; dopo qualche mese, iniziai a disfarmi di tutti gli oggetti e le usanze pagane di "quelli del mondo". Nonostante questo, e malgrado le forti pressioni che ricevevo da loro, mi sono sempre rifiutata frequentare le adunanze, di uscire in predicazione e di battezzarmi. Ma questo non cambiò i miei rapporti con loro, perché pensavano che sarebbe stata solo questione di tempo. Intanto il tempo passava e pur comportandomi esattamente come una TdG, rimanevo ferma nelle mie posizioni, fino a quando una di loro, mi mise di fronte a una specie di ultimatum. Mi disse che era arrivato il momento di prendere una decisione, che il mio comportamento non era quello giusto, non era più approvato dagli anziani, che, anche vivendo da Testimone, non lo ero e quindi dovevo scegliere se volevo battezzarmi o no. Io le risposi che lo avrei fatto sicuramente, ma prima avevo bisogno di chiarire ancora alcuni dubbi, così le comunicai che avrei fatto qualche ricerca sui TdG e sulla loro storia, e, affinché la ricerca fosse la più obiettiva possibile, non avrei usato esclusivamente le loro pubblicazioni. Naturalmente, quella che consideravo una delle mie più care amiche, non mi nascose un certo disappunto e mi mise in guardia nei confronti degli "apostati", che, a suo dire, hanno come unico diletto quello di screditare lorganizzazione, mettendo in giro voci e dicerie prive di ogni fondamento.
Nel mio paese non ci sono molte possibilità di condurre delle ricerche, così ho utilizzato Internet. Quando mi sono imbattuta nel sito di Achille Lorenzi, inizialmente ho iniziato a leggere le sue pagine con molta diffidenza, ma, a poco a poco, capivo che in tutto quello che diceva doveva pur esserci qualcosa di vero. Così decisi che malgrado gli avvertimenti che avevo ricevuto e per quanto fosse un ex Testimone, meritava ugualmente rispetto e fiducia e che dovevo approfondire gli argomenti da lui trattati cercando riscontri anche da altre parti. Per farla breve ho acquistato alcuni libri sui TdG, ho richiesto le vecchie riviste, ho ricevuto centinaia di fotocopie e tutto quello che vi trovavo scritto corrispondeva esattamente a quello che avevo letto sul sito di Achille.
Per qualche giorno sono rimasta incollata davanti al computer fino a quando tutte quelle che credevo essere delle indiscutibili certezze, caddero rovinosamente, rivelandosi dei grossolani errori dottrinali. Il mio primo pensiero fu quello di comunicarlo alle mie quasi "sorelle" in fede e amiche, convinta che le mie parole e le mie ricerche avrebbero aperto gli occhi anche a loro. Ma mi sbagliavo, purtroppo.
Telefonai e dissi che avevo bisogno di parlare con loro. Quando arrivarono e iniziai a raccontare i fatti, mi aggredirono verbalmente, usando parole molto forti e se ne andarono via inorridite, senza darmi il tempo di spiegare. Lultima volta che sono venute a trovarmi è stato solo per annunciarmi che con me avevano solamente perso del tempo, che avrebbero potuto dedicare a qualcuno più degno, che rinnegavano la nostra amicizia e se non avessi scelto di ritornare tra loro, pentita e pronta ad accettare in maniera acritica, tutte le dottrine dello 'schiavo', ogni tentativo, da parte mia, di riprendere i contatti, non sarebbe stato gradito. Alla luce dei fatti, dopo tutto quello che avevo scoperto sulla Watch Tower Society, dopo essermi accertata che quella che mi proponevano non era la verità, per coerenza e per rispetto verso me stessa, ho scelto di non ritornare. Inutile dire che in termini affettivi mi è costato molto, e che le loro parole, il loro profondo disprezzo, che somiglia molto allodio, mi ha lasciato profonde ferite, tuttora aperte. Non ho più rivisto nessuno e quando mi capita di incontrare le mie, ormai ex, care amiche, quello che ricevo è solo qualche sguardo di commiserazione, che differisce parecchio dallamore insegnato da Cristo. Sono rimasta nuovamente sola e per qualche tempo ho perso la fiducia nel mio prossimo, disperando di poter trovare qualcuno disposto ad offrirmi amicizia sincera e disinteressata. Ma nonostante tutto, sono contenta di aver fatto questa scelta e non tornerei indietro per nulla al mondo. Anzi, sento di poter dire che fuori di quel mondo, apparentemente dorato e ovattato, della Torre di Guardia, sto cominciando a ritrovare quei rapporti umani, autentici, fatti di amore, stima, fiducia e rispetto, sinceri e senza ipocrisie che in tutta la mia vita ho sempre cercato.
Quella che segue è parte di una lettera che un TdG ha scritto ad Anna Maria dopo aver letto la sua storia:
Addio
Anna Maria
Perché una persona normale che conduce una
vita del tutto normale decide di farsi TdG?
Cosa convince una persona a diventare TdG?
Una persona normale a volte è in cerca di risposte. Una persona
normale altrettante volte, ha molta fede ma conosce poco la Bibbia.
La conoscenza biblica dei TdG stupisce. Hanno sempre una risposta pronta per
ogni domanda.
C'è un versetto giusto pronto a soddisfare ogni curiosità. Se a questo poi si
aggiunge la solitudine, le eventuali difficoltà che si attraversano nella vita
e che molti non sono in grado di affrontare, la sensibilità, l'affetto che i
TdG sembrano dimostrarti, il calore con il quale ti accolgono, ecco che diventa
facilissimo avvicinarsi a loro con fiducia e credere di aver trovato quello
che si stava cercando.
In realtà, quando si comincia a studiare con loro, la Bibbia si usa pochissimo.
Lo studio viene fatto sui libri pubblicati dalla Società, nei quali si spiega
che le chiese della cristianità hanno travisato, alterato o nascosto i veri
insegnamenti, le reali dottrine impartite da Cristo o dagli autori ispirati
dell'Antico Testamento; a sostegno di queste affermazioni citano dei versetti
che, estrapolati dal contesto, confermano quello che ti stanno spiegando; letti
nel loro contesto invece molto spesso assumono un significato diverso, se non
addirittura contrario.
L'indottrinamento al quale gli aderenti e i simpatizzanti sono sottoposti è
talmente intenso da lasciare poco spazio a una analisi in chiave critica di
quello che si sta apprendendo. Una volta entrati nel gruppo il tempo a disposizione
di un TdG è pochissimo. Quello da dedicare al lavoro e alla famiglia è ridotto
al minimo. La maggior parte del tempo deve essere impiegato nell'opera di predicazione;
poi ci sono le adunanze, lo studio di libro, eccetera.
I TdG insegnano che l'organizzazione è il canale ("lo schiavo fedele e discreto")
che Dio usa per dispensare la verità. Con delle sottili tecniche di condizionamento
mentale, inducono a pensare che mettere in dubbio qualsiasi cosa impartita dal
CD (Corpo Direttivo), significa dubitare di Dio stesso.
Questo produce nel TdG numerosi sensi di colpa; pertanto tende a reprimere la
libertà di pensiero e lo spirito critico. Il dubbio che si insinua malevolo
nella mente è opera di Satana e della poca spiritualità dell'individuo.
Alcune pubblicazioni incoraggiano a "lottare contro il pensiero indipendente".
Vietato dissentire, pena la disassociazione, che è l'altro spauracchio usato
per mantenere il controllo sugli aderenti. La disassociazione viene perpetrata
e sostenuta citando versetti biblici che sembrano sostenerla ma che in realtà
sono una mostruosa distorsione della Parola di Dio. Il dissociato o disassociato
è allontanato da tutti, parenti e amici. Al disassociato o dissociato viene
negato perfino il saluto. Tutti devono considerarlo come morto, a meno che egli
non si penta e non si riavvicini al gruppo dimostrando con le parole e con le
opere la sincerità del pentimento.
Alcuni TdG o ex, pur non condividendo più gli insegnamenti, rimangono o rientrano
nell'organizzazione per ritrovare gli affetti, perché fuori da essa, dovrebbero
ricostruirsi una vita e non tutti hanno il coraggio o la forza necessaria per
farlo.
Considerando tutto questo ecco spiegato perché una persona normale può avvicinarsi
ai TdG, convincersi che sia la strada giusta e percorrerla a volte per tutta
la vita.
Entrare è facile, uscire molto meno.