L’ACCURATA CONOSCENZA


La Torre di Guardia del 1/12/89 afferma che la «differenza fra la conoscenza generica e quella accurata è implicita nelle Scritture Greche», ed inoltre aggiunge:



«Nel greco originale si parla di gnòsis, conoscenza, e di epìgnosis, accurata conoscenza. La prima, secondo il grecista W. E. Vine, significa "principalmente sforzo per sapere, ricerca, investigazione", e nel contesto delle Scritture tale ricerca è finalizzata soprattutto a conoscere la verità spirituale. Epìgnosis, secondo il grecista Thayer, significa "conoscenza precisa e corretta". E la forma verbale significa "informarsi a fondo su, conoscere a fondo; conoscere accuratamente, conoscere bene". W. E. Vine afferma che epìgnosis "denota una conoscenza esatta e piena, discernimento, consapevolezza". E aggiunge che il termine esprime "una conoscenza piena o più piena, un maggior grado di partecipazione tra chi conosce e l’oggetto conosciuto, il quale perciò esercita un’influenza maggiore su di lui". (Il corsivo è nostro). Come vedremo, quest’ultima osservazione è estremamente importante per il cristiano. Solo due scrittori biblici usano la parola greca epìgnosis. Si tratta di Paolo e Pietro, che la usano 20 volte in tutto. A parte Luca, essi sono anche i soli a usare il termine gnòsis, Paolo 23 volte e Pietro 4 volte. I loro scritti sono perciò un aiuto prezioso per capire l’importanza dell’accurata conoscenza in vista della salvezza. Paolo disse a Timoteo: "Questo è eccellente e accettevole dinanzi al nostro Salvatore, Dio, il quale vuole che ogni sorta di uomini siano salvati e vengano all’accurata conoscenza della verità". - 1 Timoteo 2:3, 4» (p. 10).

Secondo questa spiegazione si direbbe che la Traduzione del Nuovo Mondo (TNM) traduca correttamente ad esempio Giov. 17:3. In realtà, come al solito i nostri amici TdG (di Brooklyn) sono molto abili nell'imbrogliare le carte usando la consueta tecnica di mescolare verità e menzogne nelle "giuste" proporzioni, condite con citazioni estrapolate dal contesto, in modo tale che risulta difficile venirne a capo e scoprire il "trucco". In questo modo riescono a far dire alla Bibbia, anche in questo caso, esattamente il CONTRARIO di quello che voleva dire.  Vediamo di "scoprire le carte": 

In Giov. 17:3 vi è la forma verbale ghinoscosi che è la 3a persona plurale del congiuntivo aoristo del verbo greco greco che significa "riconoscere" o semplicemente conoscere. Tale verbo non contiene assolutamente  la "sfumatura" inserita non a caso da Brooklyn e cioè l'idea di "ACQUISTARE" conoscenza! Si può notare il "trucco" controllando nell'interlineare della Società, dove, ancora una volta, a sinistra vi è la traduzione corretta "possano conoscere", mentre a "destra" è stato inserito "taking" cioè "prendere", "acquistare" (forse per far  venire in mente la necessità di "prendere" le riviste che ti dispensa amorevolmente lo Schiavo fedele e discreto? Molto "americano" no?).

In ogni modo, anche per la TNM in questo versetto non si dice che per avere la vita eterna sia necessario avere "accurata conoscenza", ma solo conoscere il Figlio (anche se il messaggio "subliminale" è sempre quello di prendere o acquistare qualcosa di necessario per poter avere questa conoscenza indispensabile per la salvezza. In realtà il senso del versetto è semplice e simile a tanti altri: per essere salvati è necessario e SUFFICIENTE riconoscere Gesù quale Messia figlio di Dio. Vedi ad esempio Atti 16:31: "Ed essi risposero: Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la casa tua", ecc., ecc. ).

Già ai tempi dell'apostolo Paolo si era formato un movimento parallelo al Cristianesimo, denominato "gnosticismo" che affermava, tra le altre cose, che per essere salvati era necessario raggiungere la vera "conoscenza" e ad un livello adeguato (chissà chi ci ricorda!). Sia nel vangelo che nelle lettere di Giovanni, sia negli scritti di Paolo e di Pietro, vi sono diversi riferimenti indiretti agli gnostici. In netta contrapposizione a questa concezione, abbiamo il messaggio di Cristo che è di tipo puramente etico e non dottrinale. Questa netta differenza tra il cristianesimo e le altre religioni/filosofie viene descritta in modo poetico nel capitolo 13 della prima lettera ai Corinti che riporta il famoso "Inno all'Amore". Paolo in sostanza afferma: posso sapere e fare tante cose ma se non ho Amore ai fini della mia salvezza tutto ciò non serve a niente. Poi aggiunge: abbiamo le Profezie e la scienza e nonostante ciò abbiamo una conoscenza parziale di Dio e possiamo sapere solo qualcosa di Lui. Solo quando saremo "faccia a faccia" con Cristo allora avremo una conoscenza piena e completa (epighignosko). Ma ecco la conclusione di Paolo: tutto ciò (la conoscenza completa) comunque a noi ADESSO non importa e non serve, perché per i Cristiani è SUFFICIENTE avere la Fede, la Speranza e l'Amore, ma sopratutto l'Amore.

È l'Amore quindi che deve contraddistinguere i Cristiani, altro che "accurata conoscenza"! L'accurata conoscenza diventa necessaria  solo per "difendersi" proprio da quelli che sostengono che sia necessaria l'"accurata conoscenza", onde evitare di essere imbrogliati!

A questo punto dovrebbe essere chiaro cosa intendevo dire quando ho affermato che la Bibbia non parla di "accurata conoscenza" necessaria per i Cristiani. Dopo aver compreso cosa intende Paolo per "epignosis" possiamo capire in che senso lo usa in altri contesti come in Rom. 10:2 - Efesini 1:17, ecc. Nel primo caso ad esempio Paolo parla degli Ebrei, in altri di Cristiani neoconvertiti che sono ancora "condizionati" dalle dottrine (conoscenze) in cui credevano prima. Paolo vuole evidenziare il messaggio di libertà di Cristo. Quando uno avrà compreso pienamente questo messaggio, avrà raggiunto una conoscenza di ordine superiore (epignosis) che lo libererà da tutti i precedenti condizionamenti dottrinali. Tale "salto di qualità" sarà evidentemente pari a quello che faremo quando saremo "faccia a faccia" con Cristo (I Cor. 13:12). 

Claudio Forte