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The Duggans & Friends – Rubicon Testo di Alfredo De Pietra Un felice ritorno a casa La magia del Donegal rivive nello splendido disco dei gemelli Duggan, noti ai più per essere i fondatori dei mitici Clannad C’è tanta aria di Clannad, in questo Rubicon a firma The Duggans & Friends. E non potrebbe essere diversamente, visto che in realtà i protagonisti di questo eccellente album sono due delle colonne degli stessi Clannad, ovvero i gemelli Noel e Pádraig Duggan, circondati dai “friends”, una coorte di parenti e amici con cui hanno deciso di condividere questo loro – tardivo, in realtà – esordio solistico. Nati nella zona di Dobhar (Dore), nella contea del Donegal, i gemelli Noel e Pádraig sono gli ultimo di otto fratelli e sorelle, in una famiglia dove la musica tradizionale è sempre stata di casa. In seguito alle loro prime esperienze artistiche, che i due ricordano nella intervista che potete leggere più sotto, ben presto divennero abbastanza popolari, sia pure a livello locale. La loro band tuttavia non aveva un nome. Si pensò a “Clann As Dobhar” (“la famiglia di Dore”), troppo lungo e per giunta difficile da pronunciare. Si ripiegò così più semplicemente su “Clannad”, nome che di lì a qualche tempo sarebbe diventato famoso in tutto il mondo, e che avrebbe portato alla celebrità a livello planetario la musica tradizionale di questo affascinante angolo d’Irlanda. Il loro padre, Hughie, ebbe un ruolo non indifferente nelle scelte artistiche dei Clannad: fu lui a spingerli a cantare in gaelico e a concentrarsi sul patrimonio tradizionale (del tutto sconosciuto, a quei tempi) della contea del Donegal. I membri del gruppo presero a visitare anziani cantanti e musicisti dilettanti dei paesini della zona, raccogliendo le song e le melodie che avrebbero costituito in seguito il grosso del repertorio dei Clannad, una band che in realtà era un vero e proprio nucleo familiare: ai gemelli Duggan si unirono ben presto la nipote Máire Brennan e i nipoti Ciaran e Paul, e fu sempre papà Hughie a finanziare il loro primo tour con 4000 sterline irlandesi (una cifra veramente notevole, per i tempi!). Il resto, ovvero il successo dei Clannad, è storia nota: essi ricoprirono un ruolo notevole nella rivoluzione nel campo delle arti musicali che scosse l’isola negli anni Settanta. Portarono la lingua e la cultura irlandesi nei quattro angoli del globo, ma soprattutto fecero uscire il gaelico dalle aule scolastiche per offrirlo in modo gradevole a un’intera generazione di giovani irlandesi: un modo intelligente per contribuire alla sopravvivenza di una lingua. Quando avete deciso di imbarcarvi in questo progetto solistico? Noel: “Avevamo iniziato a scrivere alcuni brani per un album dei Clannad, e ci siamo trovati nello stato d’animo più adatto a comporre. Abbiamo capito ben presto che c’era materiale sufficiente per un intero CD. Il nostro manager, ascoltando le canzoni, ci disse che era arrivato il momento per un album solistico. A quel punto abbiamo chiesto a Moya Brennan, nostra nipote, di cantare in uno dei brani: tutto è nato così.” Pádraig: “Moya era impegnata in altri progetti solistici, Noel e io eravamo in tour con i Norland Wind, Ciaran era impegnato su altre cose in studio di registrazione: volevamo cogliere l’opportunità di fare questa esperienza solistica.” L’ispirazione per le canzoni dell’album? Pádraig: “Proviene da molte fonti: alcuni luoghi del Donegal sono una importante sorgente d’ispirazione. E a parte i posti, anche i miei cari, i miei amici, anche i miei gattini…” Noel: “La stessa cosa vale anche per me. Aggiungerei anche alcuni vecchi proverbi irlandesi: nostro padre ne conosceva un’infinità, e nostra sorella Brid li ricorda tutti, custodendoli nella sua memoria…” Quali sono stati i gruppi più importanti, nella vostra evoluzione musicale? Noel: “Inizialmente i Clannad prendevano ispirazione dai Pentangle: in fondo noi ne eravamo la versione irlandese…” Pádraig: “Ma anche una band chiamata Skara Brae, che iniziava a suonare in quegli anni ci influenzò molto…” Noel: “E naturalmente gli Stones e gli Hollies.” Pádraig: “E i Beach Boys, soprattutto per quanto riguarda le armonizzazioni vocali.” Noel: “Va anche detto che i nostri fratelli maggiori ascoltavano altre cose: Eoin andava matto per gli Shadows, e quando iniziai a suonare la chitarra, cercavo di imparare le loro canzoni. La musica tradizionale per me arrivò in seguito.” Pádraig: “Non si possono dimenticare infine i grandi come i Planxty, la Bothy Band e Paul Brady. Oggi ammiro molto i giovani musicisti che cantano nello stile tradizionale, o in lingua irlandese” E come è cambiato il vostro gusto musicale nel corso degli anni? Pádraig: “Non direi che è cambiato: a seconda dello stato d’animo, ascolto qualsiasi genere musicale.” Noel: “Attualmente prediligo la musica folk che abbia dei testi interessanti, e la musica classica. Ma mi piacciono anche Norah Jones, Sarah McLachlan e i Dire Straits. Tra le band irlandesi più interessanti, citerei gli Arcanadh. Alla larga dal rap o dalla disco music!” Pádraig: “Esatto, non mi piacciono queste “boybands” che oggi vanno per la maggiore, tutti elegantini e di bell’aspetto. Se solo fossero in grado di suonare…” Da quando siete nel mondo della musica? Noel: “Quando eravamo ragazzini i nostri genitori ci mandarono a lezione di piano. A un certo punto, però, lasciammo perdere: a quei tempi il piano non era alla moda, era il periodo dei Rolling Stones, delle chitarre. Le nostre prime band si chiamavano The Storm Showband e Slieve Foy. Ben presto decidemmo di occuparci di musica a livello professionale.” Pádraig: “All’inizio ci occupavamo anche di teatro…ricordo che sulla scena tutto doveva essere rigorosamente in gaelico, e che quindi traducevamo le canzoni dei Beatles e dei Beach Boys in lingua irlandese…” Ma essendo gemelli, vi trovate sempre d’accordo sulle scelte musicali? Noel: “In genere Pádraig scrive i testi e io mi occupo della musica; ma componiamo anche interi brani singolarmente.” Pádraig: “E comunque non siamo sempre d’accordo: i nostri stili di composizione sono abbastanza differenti. Tuttavia, quando componiamo insieme, la nostra unione funziona. In questo album sono due le canzoni scritte a quattro mani.” Oltre a far parte dei Clannad, voi partecipate anche al progetto tedesco Norland Wind… Pádraig: “Sì, due volte l’anno facciamo dei tour europei – in genere Germania e Olanda – con i Norland Wind, e ci divertiamo molto. È in realtà una band multinazionale, ci sono due berlinesi, un danese, tre irlandesi e un tedesco dell’est. Veramente particolare.” Noel: “Il leader dei Norland Wind (ospiti di “Keltika” alcuni mesi or sono, n.d.r.) è Thomas Loefke, che ascoltava i Clannad sin da ragazzino. Era particolarmente affascinato dall’arpa di Moya, e così formò questa band, che all’inizio comprendeva anche Ian Melrose e Peter Yak. Quando questi ultimi abbandonarono il progetto, chiese a noi se eravamo disposti a subentrare…e noi accettammo!” Cosa ci dite delle collaborazioni presenti su questo Rubicon? Pádraig: “Nel nostro album ci sono ben diciotto ospiti, tutti per un verso o per l’altro nostri amici. Fanno parte del gruppo anche le nostre nipoti Brídín e Deirdre Brennan.” Noel: “Abbiamo invitato i vari musicisti strada facendo: ad esempio, sentivamo che in un particolare brano, “The Bird”, Finbar Furey ci sarebbe stato benissimo. Moya sarebbe stata perfetta in un’altra delle track del disco, e per una delle canzoni in gaelico abbiamo chiamato Patsy Dan Rogers, un grande interprete del canto in sean-nós. Tenevamo in modo particolare ad avere il meglio, in questo senso.” Tornando ai Clannad, quali secondo voi i vertici della loro carriera? Noel: “La vittoria dell’Ivor Novello Award con il brano “Harry’s Game”, e anche il Grammy vinto con l’album Landmarks. Ma ognuno dei premi vinti ha avuto la sua importanza. E aggiungerei i primi concerti in Germania, cui assistettero migliaia di persone, nonostante fossimo all’inizio della carriera.” Pádraig: “Sì, anch’io metto al primo posto il Grammy: nel backstage avemmo modo di incontrare tanti musicisti importanti. Ricordo che Emylou Harris, un vero idolo per me, ci fece i complimenti, e ci disse che sua figlia era una nostra affezionata fan!” L’album dei Clannad migliore, secondo voi? Pádraig: “Più che un album in particolare, direi tutti quelli realizzati negli anni Settanta.” Noel: “Difficile scegliere. Forse Magical Ring, nel senso che è il punto di svolta tra il vecchio e il nuovo Clannad sound.” E il lato più positivo in assoluto dell’esperienza con i Clannad? Noel: “Forse l’importanza di fare qualcosa di originale, di autentico: il nostro scopo con i Clannad non è fare musica che “venda”, ma piuttosto fare la musica che ci piace suonare.” Pádraig: “La possibilità di girare il mondo! Era la mia massima aspirazione, e grazie ai Clannad l’ho potuta realizzare.” Prossimi impegni? Noel: “Continuare a comporre! Per ora siamo nel mood giusto, e speriamo di iniziare a lavorare presto a un nuovo album dei Clannad.” Padraig: “Lo so, abbiamo inziato a lavorare a un album solista un po’ tardi, ma è qualcosa che ci sta dando grandi soddisfazioni. Speriamo di tornare presto a registrare in compagnia dei nostri amati nipotini…” Molto Clannad sound, si diceva all’inizio. Ma se possibile, in Rubicon c’è anche di più. Nel senso che questo prezioso disco si spinge ancora una volta al cuore, all’essenza stessa del Donegal: abbiamo cioè la sensazione che i Duggan abbiano colto l’occasione del loro esordio solistico per ritornare alle origini, a raccontare le semplici, vecchie storie di casa, qualcosa che forse era andato perso nell’ultima produzione a firma Clannad. Il suono è caldo e ricco, la scelta dei brani felice e avvincente, come testimoniano i due brani presenti sul nostro sampler di questo mese (“Baidín Fheidhlimidh” e “Noinín/The Mucky Duck”), i compagni di viaggio contribuiscono in modo deciso alla riuscita di uno dei dischi migliori che ci sia capitato di ascoltare, da molto tempo a questa parte. |