The Corrs – Home
Non
c’è niente da fare, per quanto un musicista irlandese – o anche una band, nel
caso in questione – possa essere proiettata verso i fasti di un successo sulle
onde dell’easy listening, è praticamente impossibile che prima o poi non ci
scappi un ritorno alle origini, alla musica che si suonava a casa, da bambini,
magari in compagnia di zii e nonni. È già successo ad altri (Sinead O’Connor il
primo nome che ci viene a mente) e di sicuro accadrà di nuovo. Questa volta i
responsabili del “ritorno a casa”, ovvero Home (e raramente titolo è
stato più didascalico di così) sono i Corrs: questione di rimpianto del passato,
di DNA forse, di coerenza con se stessi senz’altro. Perché, a essere obiettivi,
simili esperienze del passato non inducono all’ottimismo dal punto di vista
commerciale. Le major discografiche guardano in genere con insofferenza a queste
botte di nostalgia: a conti fatti l’immagine artistica di un gruppo è
preferibile non si discosti troppo da ciò che il pubblico sembra apprezzare, e i
dati di vendita di prodotti di questo genere sembra siano la dura conferma delle
idee dei discografici.
Ma tant’è, evidentemente con il cuore
e la testa degli irlandesi si può ragionare fino a un certo punto: con Home
i Corrs fanno un tuffo nell’humus delle loro origini. E a scanso di equivoci va
detto che i risultati sono di pregevolissima fattura. Certo, gli arrangiamenti
spesso sono un po’ troppo “puliti” e leziosi e magari l’album dà la sensazione
di una eccessiva over-produzione, forse con lo scopo di non disorientare i tanti
fan della band irlandese, ma Home mostra, qualora qualcuno ne avesse
dubitato, che air, jig e reel sono nei geni e nelle corde
di questi musicisti. Un disco gradevole, che si manda giù d’un fiato. Le
vendite? Ma chi se ne frega…