Skolvan
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Skolvan – Live in Italia 

Un prezioso diadema di diciassette gemme. 

Testo di Alfredo De Pietra

Diciassette sono i brani che compongono l’eccellente Live in Italia, recentissimo album doppio degli Skolvan: la conferma del grande quintetto bretone, e un omaggio ai tanti fan italiani.

Ci sono dischi che, fin dal primo momento in cui ti trovi a osservarne la copertina, sai già che non ti deluderanno. Lo “senti”, in qualche modo assolutamente non descrivibile, ma lo senti. E quando poi li ascolti, quasi non ti stupisci nel constatarne la bellezza: in fondo te lo aspettavi, no? Bene, sono proprio queste le sensazioni che abbiamo avuto nel momento in cui ci siamo trovati tra le mani l’entusiasmante doppio album Live in Italia dei bretoni Skolvan.

Un disco di cui essere in un certo senso orgogliosi, sia perché gli Skolvan, di certo tra i più attivi fautori del rinnovamento della scena musicale bretone, hanno scelto il nostro Paese per “l’opera più ambiziosa e meglio riuscita” (parole del leader del gruppo, il chitarrista Gilles Le Bigot) della propria discografia, sia per il diretto coinvolgimento della bergamasca Frame Events del vulcanico Gigi Bresciani nella produzione del doppio CD, in “condominio” con l’etichetta bretone Keltia.

Va sottolineato come, per una fortuita coicidenza, questo numero della nostra testata ospiti veramente “some of the best” della musica bretone contemporanea: da un lato il Martin Hamon Quintet, con un repertorio moderno, ma discretamente centrato sulle composizioni canore, dall’altro l’energia, la verve, lo swing degli Skolvan, con un disco capace di spezzare qualsiasi barriera, grazie a un approccio aperto a qualsiasi tipo di stimolo musicale: non è molto frequente, ammetterete, trovare un brano di Rogers & Hammerstein, come la celeberrima “My Favorite Things”, in un album di musica tradizionale bretone…

E dire che, nell’ormai lontano 1984, anno di nascita degli Skolvan, tutto ciò non era facilmente prevedibile. Erano anni in cui in Bretagna si pensava soprattutto a conservare, a salvaguardare un patrimonio musicale a serio rischio di estinzione. Il nucleo originale degli Skolvan comprendeva all’epoca Youenn Le Bihan, tra l’altro “inventore” dell’ormai celebre “piston”, una sorta di oboe la cui sonorità è ancora oggi al centro della musica del quintetto; il chitarrista Gilles Le Bigot e due professori del conservatorio di musica tradizionale di Ploemeur, rispettivamente al violino e alla fisarmonica.

Bisognerà tuttavia attendere dieci anni, e il terzo disco della band, Swing & Tears, perché l’Europa si renda pienamente conto del valore di questo quintetto: l’album diventa disco dell’anno oltre che in Francia, anche in Portogallo e nella “difficile” Inghilterra. In Swing & Tears partecipa per la prima volta alle registrazioni del gruppo il percussionista Dominique Molard, i cui “colori sonori” (tabla, darbouka, bodhrán…) avranno da quel momento in poi un peso determinante nel sound complessivo degli Skolvan.

Inizia così la sperimentazione più coraggiosa: nel 1996 lo spettacolo “Gouel Ha Daeroù” mette insieme tradizione canora e musicisti jazz. Audace senza dubbio, ma pubblico e critica apprezzano.

La formazione (ad oggi) definitiva si raggiunge nel 1999 con l’ingresso del sax soprano di Bernard Le Dreau e della fisarmonica diatonica di Loig Troel. L’album che precede Live in Italia, pubblicato nel 2000, è Chenchet’n Eus An Amzer. L’ardito incontro tra musica bretone e jazz si conferma sempre più caratteristica peculiare degli Skolvan: un esempio italiano di questa interessante fusione si ha alla fine del 2002 a Milano, con un concerto insieme alla Civica Jazz Band per la direzione di Enrico Intra.

L’Italia è sempre presente nei tour degli Skolvan: il feeling – reciproco – con il nostro pubblico è molto intenso, e forse proprio per questo motivo il gruppo viene alla determinazione di registrare proprio da noi un concerto, con lo scopo di trarne un doppio album live. Arriviamo così al 26 giugno del 2003, al Teatro della Rocca di Ostiano (Cremona): il quintetto bretone arriva a questo spettacolo con la giusta determinazione, visti i risultati. Diciassette sono i brani presenti sui due CD, per la maggior parte di origine tradizionale, ma gusto degli arrangiamenti, attualità del sound e maestria dei musicisti rendono ciascuno di questi pezzi una piccola gemma, al di là di qualsiasi localizzazione spazio-temporale. Quello che colpisce maggiormente in Live in Italia è l’estrema variabilità del repertorio, con tune dalla sonorità sempre accattivante e mai scontata, come testimoniano le due track presenti sul nostro sampler mensile, la melodie et Laridés a 6 temps “Er Meliner/O Vont E Biou Landevant” e l’an dro “Le Retour”. Un disco imperdibile, che farà la gioia degli appassionati di musica bretone, ma non solo…