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Nel volume “Notes From The Heart” Seán Tyrrell viene descritto come “il più intenso, il migliore interprete di ballad e canzoni tradizionali dell’Irlanda di oggi”. Ma Seán Tyrrell è anche, per molti versi, un’evidente anomalia artistica: a fronte di una carriera musicale che dura ormai da circa quaranta anni, tra il sincero apprezzamento di colleghi, stampa e pubblco, Belladonna, il suo più recente CD, è a conti fatti solo il suo terzo album. E la storia stessa di Belladonna, come vedremo, è del tutto particolare. Seán nasce nel 1943 a Galway. Il suo primo strumento, all’età di ventidue anni, è il banjo a 4 corde, con cui il giovane cantante inizia ad esibirsi al Folk Castle Club, spesso nell’àmbito del gruppo tradizionale Freedom Folk. A spingerlo verso questo strumento sono le personalità artistiche di Jack Geary, Donal Standún e Barney McKenna. Di professione insegnante, Tyrrell si sposta inizialmente a Belfast per poi trasferirsi, nel 1968, negli Stati Uniti. Lì il cantante di Galway diventa una presenza costante nei folk club di musica irlandese, e fonda il gruppo Apples In Winter, con cui verrà pure inciso un disco. È anche negli Stati Uniti che Seán si imbatte nello strumento che diventerà in seguito la sua nota caratteristica, la chitarra tenore. Tyrrell ritornerà in Irlanda nel 1977, ad insegnare all’University College di Galway, a vivere nell’aspra regione rocciosa del Burren ed a suonare in mille session, spesso in compagnia di “grandi” come Tommy Peoples e Davy Spillane. Nel 1988 il “professore” Tyrrell decide di andare in pensione, per intraprendere in modo deciso e definitivo la carriera musicale. Trascorrono quattro anni e il successo inizia a confortare le sue scelte: nel 1992 Seán mette in musica con il Druid Theatre “The Midnight Court”, poema epico di oltre 1200 versi composto nel XVIII secolo dal poeta Brian Merriman. L’opera teatrale-musicale viene presentata al Galway Arts Festival con un consenso di pubblico superiore a ogni aspettativa, e da Galway lo spettacolo viene “esportato” in tutti i principali teatri irlandesi, sempre con grande successo. È il 1994 l’anno in cui il Tyrrell si sente finalmente pronto a registrare il suo primo album solistico: il suo disco di esordio Cry Of A Dreamer è votato miglior album dell’anno dai prestigiosi periodici Hot Press e Folk Roots. In precedenza il cantante era stato ospite dell’album Shadow Hunter di Davy Spillane (1989). Il successo del primo album è superato dal successivo (1998) The Orchard, in cui Seán mette in mostra la sua arte sopraffina in una serie di canzoni, accompagnato, tra gli altri, da Josephine Marsch, John Kelly e Davy Spillane. The Orchard vince inoltre l’annuale referendum indetto tra i lettori dell’Irish Music Magazine quale miglior album folk per il 1999, Giungiamo così ai primi mesi del 2002, ed ecco la pubblicazione di Belladonna, da cui sono tratti due brani presentati sulla compilation di Keltika di questo mese. L’album prende il nome da “Belladonna In The Bar”, titolo di una poesia di Michael Hartnett musicata da Tyrrell alcuni anni fa. A seguito di ciò, al cantante di Galway venne richiesto di comporre la colonna sonora di un documentario televisivo sulla vita e le opere di Hartnett, divenuto purtroppo anche il suo epitaffio, poiché il poeta irlandese venne a mancare subito dopo la realizzazione del documentario stesso. Seán si imbattè nella poesia di Hartnett che dà il titolo all’album alcuni anni addietro. Fu un suo amico a mandargli quel testo, pensando che sarebbe stato adatto ad essere musicato. Tyrrell, leggendolo, si rese conto che si trattava di una poesia scritta con le cadenze tipiche delle opere di Swift, e rimase colpito dal “ritmo” di quei versi, al punto da consacrare l’intero suo nuovo CD all’opera di Hartnett. La stessa copertina di Belladonna è indicativa: un’affascinate donna di spalle, seduta di fronte al bancone di un bar, con il fiore velenoso disegnato su una spalla. E da buon cantastorie Seán Tyrrell le è seduto appena di fianco, con l’atteggiamento tipico dell’attento osservatore. La stessa storia di questo album è del tutto particolare. Innanzitutto si rimane colpiti dalla sua “abbondanza”. Belladonna è composto da ben 18 brani, per una durata complessiva di oltre 67 minuti, e tutto ciò ha un motivo ben preciso: lo scorso anno, mentre si preparava a partire per un lungo tour americano in compagnia del fiddler Tommy Peoples, Seán Tyrrell ebbe a soffrire di una grave e dolorosa forma di nevrite causata da problemi al rachide cervicale, al punto da far temere addirittura per il proseguimento della sua carriera. Tyrrell decise di conseguenza che avrebbe registrato la maggior quantità possibile di canzoni e tune, perché forse non ci sarebbe stata un’altra possibilità, in seguito, di fare altrettanto. Fortunatamente col tempo i problemi al collo sono stati superati, e Seán oggi è di nuovo in buona salute, e come risultato – positivo – di questo periodo di dolore e preoccupazione sono rimaste le track di Belladonna, altre quindici song e addirittura anche il materiale per un intero album di brani strumentali. Nel variegato panorama dei cantautori irlandesi la figura artistica di Seán Tyrrell è del tutto particolare, vuoi per una evidente, profonda conoscenza dei grandi della poesia e della letteratura irlandesi, cui Tyrrell attinge con innegabile buon gusto con lo scopo di render loro omaggio musicandone le opere, vuoi per la sua tipica voce, vuoi per la sonorità degli strumenti da lui usati per l’accompagnamento. Si potrebbe addirittura affermare che ogni singola canzone da lui interpretata sembra quasi cucita addosso a lui, e come lo stesso cantautore afferma, per scegliere una canzone da cantare la deve sentire totalmente adatta alla propria personalità, alle proprie “corde”. Seán deve insomma credere in una canzone fino in fondo, per riuscire a interpretarla al meglio, e Belladonna non sfugge a questa logica. I brani originali non sono molti: il cantante di Galway preferisce questa volta interpretare (o meglio reinterpretare) canzoni e poesie di altri autori, da Ralph Hodgson a Judi Mc Keown, da Paddy Houlahan a Bill Caddick, da Cormac McConnell al già citato Michael Hartnett, fino alla “Stolen Child” composta dal grande W.B. Yeats. Insieme a Seán Tyrrell abbiamo scelto, per presentare Belladonna ai lettori di Keltika, il brano tradizionale “An Spailpín Fánach”, cantato in gaelico, e un set strumentale, “Mulvihill’s, Irish Washerwoman, Whelan’s”. Un disco affascinante, opera di un artista genuino quanto schivo. Tra le note di copertina, opera dello stesso Tyrrell, leggiamo infatti: “Sono stato accusato di essere romantico, melancolico e talvolta cinico. Questo CD può ricollegarsi a ragion veduta ai primi due aggettivi, e in modo più sfumato all’ultimo…Chiedo scusa a tutti i poeti e compositori per le variazioni fatte alle loro poesie ed alle loro melodie: alcuni cambiamenti sono intenzionali. Chiamiamole “licenze canore.” Il sito web di Seán Tyrrell è rintracciabile all’URL: www.seantyrrell.com , e il suo indirizzo di posta elettronica è styrrell@iol.ie . Belladonna, CD autoprodotto, può essere ordinato direttamente presso il sito web sopra citato.
Testo di Alfredo De Pietra Seán Tyrrell – The Best Of Seán Tyrrell – Man For Galway Testo di Alfredo De Pietra Una grande antologia per un grande interprete Quasi quarant’anni di carriera, l’affetto del pubblico, la stima di colleghi e critica specializzata, ma solo tre album al proprio attivo: il Best di Seán Tyrrell ci presenta l’ “uomo di Galway” al meglio della sua arte. Nel volume “Notes From The Heart” Seán Tyrrell viene descritto come “il più intenso, il migliore interprete di ballad e canzoni tradizionali dell’Irlanda di oggi”. Alla luce di tale definizione Seán Tyrrell è però, per molti versi, un’evidente anomalia artistica: a fronte di una carriera musicale che dura ormai da oltre trenta anni, tra il sincero apprezzamento di colleghi, stampa e pubblico, sono solo tre gli album incisi a suo nome, nell’arco di tempo che va dal 1994 al 2002, con l’ultimo Belladonna, recensito anche sulle pagine della nostra testata. Tyrrell nasce nel 1943 a Galway, e di ciò deve evidentemente andare particolarmente fiero, se è vero che il sottotitolo del suo recentissimo disco antologico (The Best Of Seán Tyrrell) è Man for Galway . Il suo primo strumento, all’età di ventidue anni, è il banjo a quattro corde, con cui il giovane cantante inizia ad esibirsi al Folk Castle Club, spesso nell’àmbito del gruppo tradizionale Freedom Folk. A spingerlo verso questo strumento sono le personalità artistiche di Jack Geary, Donal Standún e Barney McKenna. Di professione insegnante, Tyrrell si sposta inizialmente a Belfast per poi trasferirsi, nel 1968, negli Stati Uniti. Lì il cantante del Connemara diventa una presenza costante nei folk club di musica irlandese, e fonda il gruppo Apples In Winter, con cui verrà pure inciso un disco. È anche negli Stati Uniti che Tyrrell si imbatte nello strumento che diventerà in seguito la sua nota caratteristica, la chitarra tenore. Il ritorno in Irlanda avviene nel 1977, a insegnare all’University College di Galway, a vivere nell’aspra regione rocciosa del Burren e a suonare in mille session, spesso in compagnia di grandi come Tommy Peoples e Davy Spillane. Nel 1988 il professor Tyrrell decide di andare in pensione, per intraprendere in modo deciso e definitivo la carriera musicale. Trascorrono quattro anni e il successo inizia a confortare le sue scelte: nel 1992 mette in musica con il Druid Theatre “The Midnight Court”, poema epico di oltre 1200 versi composto nel XVIII secolo dal poeta Brian Merriman. L’opera teatrale-musicale viene presentata al Galway Arts Festival con un consenso di pubblico superiore a ogni aspettativa, e da Galway lo spettacolo viene “esportato” in tutti i principali teatri irlandesi, sempre con grande successo. È il 1994 l’anno in cui il Tyrrell si sente finalmente pronto a registrare il suo primo album solistico: il suo disco di esordio Cry Of A Dreamer è votato miglior album dell’anno dai prestigiosi periodici Hot Press e Folk Roots. In precedenza il cantante era stato ospite di Shadow Hunter di Davy Spillane (1989). Il successo del primo album è superato dal successivo (1998) The Orchard, in cui Tyrrell mette in mostra la sua arte sopraffina in una serie di canzoni, accompagnato, tra gli altri, da Josephine Marsch, John Kelly e Davy Spillane. The Orchard vince inoltre l’annuale referendum indetto tra i lettori dell’Irish Music Magazine quale miglior album folk per il 1999. Giungiamo così ai primi mesi del 2002, ed ecco la pubblicazione di Belladonna, album che prende il nome da “Belladonna In The Bar”, titolo di una poesia di Michael Hartnett musicata da Tyrrell alcuni anni fa. Nel variegato panorama dei cantautori irlandesi la figura artistica di Seán Tyrrell è del tutto particolare, vuoi per una evidente, profonda conoscenza dei grandi della poesia e della letteratura irlandesi, cui Tyrrell attinge con innegabile buon gusto con lo scopo di render loro omaggio musicandone le opere, vuoi per la sua tipica voce, vuoi per la sonorità degli strumenti da lui usati per l’accompagnamento. Si potrebbe addirittura affermare che ogni singola canzone da lui interpretata sembra quasi cucita addosso a lui, e come lo stesso cantautore afferma, per scegliere una canzone da cantare la deve sentire totalmente adatta alla propria personalità, alle proprie “corde”. Il cantante di Galway deve insomma credere in una canzone fino in fondo, per riuscire a interpretarla al meglio: anche per questo motivo di lui è stato detto che non “canta” canzoni, ma che piuttosto le vive in prima persona. E chi ha la fortuna di assistere a un suo concerto lo descrive immancabilmente come un’esperienza indimenticabile. Non solo Irish traditional, nella sua musica, ma piuttosto tracce del suo lungo percorso artistico: dal blues alla musica cajun, dal folk al rock, il tutto filtrato da una grande sensibilità artistica. È di questi giorni la pubblicazione di questo grande disco antologico, The Best Of Seán Tyrrell – Man For Galway, perfetta introduzione per chi volesse cominciare a conoscere questo grande interprete: d’altronde i suoi dischi non sono di facile reperibilità da noi, mentre questa volta è scesa in campo una etichetta gloriosa nel campo della musica folk come la ARC Music (http://www.arcmusic.co.uk), che ultimamente pare stia spendendo parecchie energie nella promozione della musica celtica. La scelta dei brani (di cui alcuni inediti) è stata opera dello stesso Tyrrell (www.seantyrrell.com) e un particolare apprezzamento va fatto alla qualità del booklet, contenente tutti i testi delle canzoni presenti e una interessante introduzione a opera di John O’Regan, uno dei più importanti giornalisti specializzati in musica irlandese. Due i brani tratti da The Best Of Seán Tyrrell – Man For Galway sulla nostra compilation di questo mese: la sognante “The Rising Of The Moon” e la divertente, mossa “Skin The Goat”. |