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Sinceramente non ci avevamo fatto caso. E d’altra parte sembrava quasi incredibile: quello che è universalmente riconosciuto come uno dei principali chitarristi acustici degli ultimi decenni non aveva finora registrato un album composto esclusivamente da pezzi per sola chitarra! Parliamo naturalmente del grande Pierre Bensusan e del suo ultimo, splendido CD, Intuite, da cui è tratto il brano “The Welsh Arrow”, presente sul CD di questo numero di Keltika. Un disco veramente di altissimo livello, che ha spinto la critica specializzata inglese e americana (notoriamente non molto aperta nei confronti degli artisti non anglofoni…) a entusiastici commenti: Folk Roots ne ha parlato come dell’album di chitarra dell’anno; James Jensen (Acoustic Music Resources) sostiene addirittura che si tratti di “uno degli album di chitarra del millennio”; in America c’è chi, alla luce di Intuite, ha definito Bensusan “il Jimi Hendrix della chitarra acustica” o anche “il padrino delle sei corde”: in sostanza la definitiva consacrazione del chitarrista franco-algerino, che del resto gode di una solida reputazione ormai da decenni. Pierre Bensusan è nato a Oran, nell’Algeria ex-francese, il 30 ottobre 1957, da una famiglia di origini sefardo-ispano-algerino-marocchino-anglo-alsaziane (sembra uno scherzo, e invece sono proprio queste le origini dichiarate da Pierre nel suo sito web…). Anagraficamente Pierre è il suo secondo nome, chiamandosi in realtà Marcel Pierre Bensusan. Il suo trasferimento con la famiglia a Parigi avviene nel 1963. Qui l’adolescente Pierre prende lezioni di piano da M.me Rosso, che rimarrà anche per il futuro l’unica sua insegnante “ufficiale” di musica. Bensusan abbandona la scuola all’età di 16 anni per dedicarsi completamente alla musica. Un anno dopo firma il suo primo contratto discografico per la Cezame, etichetta per cui inciderà il suo primo album, quel Près de Paris che vincerà il Grand Prix Du Disque al festival di Montreux. A questo disco seguono 2 e Musiques. Nel 1982 è invece pubblicato Solilaї. La fama di Pierre Bensusan è a questo punto ormai consolidata, anche per le sempre più numerose collaborazioni con altri grandi della chitarra (John Renbourn, Doc Watson, Larry Coryell tra gli altri), e nel 1987 esce per la CBS il CD Spices. Nel 1994 Pierre fonda la propria casa discografica, la “DADGAD Music”, per cui incide lo stesso anno l’album Wu Wei, dedicato al proprio figlio Theophile, nel frattempo venuto alla luce. All’attività discografica si affiancano ovviamente anche una intensa attività concertistica e la pubblicazione di video e testi di didattica chitarristica. Nel 1996 inizia la collaborazione artistica con Didier Malherbe (fondatore dei Gong), che porterà in seguito alla pubblicazione del disco dal vivo Live In Paris. Nello stesso periodo è stata pubblicata la compilation antologica Nice Feeling. Tra colleghi – è risaputo – spesso non c’è molta simpatia, eppure l’apprezzamento da parte dei chitarristi “che contano” nei confronti di Bensusan è unanime e incondizionato. Steve Vai ha detto di lui: “Ascoltare la musica di Pierre fa ringiovanire. Al di là della tecnica straordinaria, la sua musica, le sue melodie arrivano direttamente alla parte migliore dell’essere umano”; Leo Kottke: “La musica di Pierre mi mette i brividi. Nessuno come lui riesce a mescolare tecnica sofisticata, gioia e capacità di comunicare con gli altri”. David Crosby: “Questo musicista è fantastico. Mi ha del tutto conquistato”. Tommy Emmanuel: “Posso contare sulle dita di una mano i chitarristi che mi hanno veramente affascinato, e Pierre Bensusan è uno di questi”. E per finire John Renbourn: “La sua musica è allo stesso tempo delicata e complessa; in qualche modo ti risulta familiare, ma allo stesso tempo sfuggente nella sua autentica identità. Una voce veramente unica, capace di portarci in universi musicali del tutto nuovi”. La stima generale non potrà che crescere alla luce di questo splendido Intuite, ultimo gioiello della DADGAD Music. Colpiscono già al primo ascolto la sicurezza - quasi sfrontata - del tocco, l’incredibile padronanza sulla tastiera e una maestria tecnica che indica la raggiunta maturità strumentale da parte del chitarrista franco-algerino. Ma naturalmente c’è dell’altro, molto più che semplice tecnica chitarristica, in Intuite: se Pierre è ormai indiscutibilmente un asso delle sei corde, altrettanto interessanti e pregevoli risultano il suo stile e il suo approccio, realmente consapevole, alle molteplici fonti di ispirazione di queste undici composizioni che compongono il CD: in quest’album troviamo veramente di tutto, dalla struggente “So Long Michael” dedicata al grande amico e collega – prematuramente scomparso – Michael Hedges, al sapore flamenco di “La Hora Española”; dalle sonorità arabe del brano che dà il titolo all’intero CD (“Intuite”) al latino-americano di “Agadiramadan”, fino all’antico amore per la musica celtica, come in “The Welsh Arrow”, presente sulla compilation di Keltika di questo mese, e ancor di più in una splendida, freschissima versione di “Scarborough Fair”, ovviamente con tanto di dedica a John Renbourn, e ribattezzata per l’occasione “En Route From Scarborough”. La cosa però più importante da sottolineare è che, a dispetto dell’alto numero di “sorgenti di ispirazione”, si tratta di un opera dotata di una sorprendente logica unitaria. In altri termini in Intuite Bensusan non ci vuole dimostrare quanto sia versatile la propria arte: è invece evidente la sua capacità di rielaborare sonorità tipiche della musica tradizionale di mezzo mondo, impossessandosene fino a diventarne compartecipe, se non addirittura protagonista (più che interprete) di livello assoluto. E anche i riconoscimenti non sono tardati ad arrivare: l’americano Guitar Magazine, uno dei periodici per chitarristi più seguiti al mondo, nel numero di dicembre ha nominato quest’ultimo album di Pierre Bensusan “miglior album del 2001”. L’ultimo tributo ad Intuite, in ordine di tempo, proviene dall’Association For Independent Music (AFIM) che ha nominato il CD di Bensusan miglior album di musica strumentale dell’anno. Pierre ci ha parlato lungamente di questo suo ultimo album, dei suoi inizi e della sua filosofia musicale: Pierre, può sembrare paradossale, ma anche se lei è universalmente conosciuto come uno dei principali virtuosi della chitarra acustica, questo Intuite è in realtà anche il primo suo disco di “solo guitar”. E per giunta arriva in seguito ad un periodo in cui lei ha fatto largo uso di elettronica… “Sì, in effetti in quasi tutti i miei dischi ho sempre dato una certa presenza anche all’elemento vocale, cosa che faccio del resto anche nei miei concerti. Dal vivo mi piace lasciare la porta aperta all’eventualità di eseguire brani in cui siano presenti diverse tracce di sovrincisioni. E naturalmente mi piace molto suonare in compagnia di altri musicisti. Diciamo che ho avuto la sensazione che fosse giunto il momento di incidere un disco solistico, che contenesse esclusivamente pezzi strumentali: tutti i brani di Intuite sono stati pensati e sviluppati sulla base di questo concetto di base”. Qual’è il senso del titolo Intuite? “Intuite deriva dalla parola “intuition”, nell’accezione particolare che questo termine ha nelle regioni meridionali della Francia. Descrive quel particolare “dono” che consente ad un musicista di agire e comporre in modo istintivo sulla base del proprio impulso creativo. A parte questo, in generale mi piace dare alle mie opere titoli molto brevi, che possano avere – ma anche non avere – particolari significati nelle varie lingue: ad esempio nessuno sapeva cosa significasse Solilaї (il titolo di uno dei primi album di Pierre Bensusan – n.d.r.), ma risultò comunque un titolo azzeccato”. La sua popolarità, almeno qui in Italia, si ricollega in un certo senso al mondo della cosiddetta “Celtic guitar”, ma ascoltando questo suo ultimo disco avvertiamo nettamente moltissime influenze: certamente la musica celtica, ma anche la Spagna, la musica araba, il latino-americano… “In qualsiasi parte del mondo io vada, sono sempre alla ricerca di un comune denominatore tra me, i posti che visito e le persone che incontro. Ogni cosa che ascolto e che mi piace è in qualche modo filtrata in questo modo, e contribuisce ad arricchire il mio vocabolario musicale e la mia comprensione della musica in generale, di come la musica debba essere presentata e offerta al pubblico. Il feedback che ricevo dai musicisti, ma anche dalla gente comune, è per me un’importante sorgente di ispirazione: cerco di tradurre le mie emozioni e la mia percezione della vita in musica, una musica che è comunque mia; forse non prevedibile, ma tuttavia in qualche modo “familiare”, differente per forma ed intensità dalla musica di chiunque altro…Io penso che qualsiasi essere umano sia dotato di una propria particolare bellezza, e di significati che la musica dovrebbe riuscire a veicolare in modo compiuto: se guardo a me stesso, vedo un chitarrista, un compositore e un cantante, ma anche un artista che ama interagire con altri musicisti. Certo, sono perfettamente conscio delle tendenze musicali dei nostri giorni, ma cerco di mantenere, e far crescere, la mia ispirazione, al di là dei generi musicali. E ovviamente c’è una miriade di modi per esprimere tutte queste sensazioni in un acquerello pieno di colori…” Ci racconti dei suoi inizi, delle sue influenze… “La prima volta che ho suonato in pubblico – il pianoforte – era il maggio del ’68: le mie due sorelle maggiori partecipavano alle dimostrazioni a Parigi, e scagliavano sassi contro la polizia! All’epoca avevo undici anni, e suonai di fronte alla giuria del premio Leopold Bellan: un’esperienza terrificante, molto peggio che dimostrare nelle strade! La prima volta invece che mi sono esibito in pubblico alla chitarra è stato a Nantes, al “Bateau Lavoir”, all’età di quattordici anni: ricordo che in quell’occasione suonai una canzone di David Crosby intitolata “Triad”, una canzone che trattava delle difficoltà insite in qualsiasi “menage a trois”…Sì, è buffo, ma in effetti all’epoca non riuscivo neanche a capire bene il significato del testo inglese di quel brano! Comunque la pratica musicale è stata tra l’altro un eccellente modo per “impadronirmi” progressivamente della lingua inglese, in modo senz’altro più divertente che non a scuola, che in effetti abbandonai all’età di sedici anni. Un anno dopo feci il mio primo disco, Prés de Paris, e con esso vinsi il “Grand Prix du Disque” al festival di Montreux, in Svizzera. Da quel punto in poi molte cose sono successe, e credo di aver ormai superato la quota di duemila concerti!”. Il suo nome è ormai indissolubilmente connesso ad una particolare accordatura delle corde della chitarra, la cosiddetta “DADGAD tuning” (re-la-re-sol-la-re dalla corda più spessa alla più sottile – n.d.r.). Cosa significa per lei suonare in un’accordatura diversa dalla “standard”? Sono realmente importanti queste accordature alternative? “Suono in DADGAD tuning già dal 1975, e ritengo di essere in buona parte responsabile della diffusione di questa accordatura nell’universo dei chitarristi inglesi, irlandesi e americani che suonano musica irlandese e più in generale celtica. Ciò detto, nel tempo sono giunto alla conclusione che in fondo l’accordatura non è poi un elemento così importante. Le vere cose che contano sono l’ispirazione, le idee, il feeling, il “groove”, l’organizzazione e “l’architettura” della musica: quell’accordatura mi ha aiutato ad articolare meglio il mio discorso musicale, mi ha fatto divertire e forse mi ha fatto comprendere meglio quello che avevo dentro e che spingeva per venire alla luce, ma sinceramente credo che alla fin fine avrei raggiunto obiettivi altrettanto significativi anche facendo uso dell’accordatura standard. Forse dico questo perché ormai non mi rendo neanche più conto di suonare in un’accordatura alternativa, ma quello che voglio dire è che ciò che è veramente importante è l’uso che se ne fa. Se non la si studia in modo approfondito si finirà per suonare cose superficiali, prive di un qualsiasi serio sviluppo musicale. Tutto è studio nella musica, ma il segreto è trarre divertimento da questo studio, e anche non fermarsi per troppo tempo quando si arriva ad un livello troppo “comodo”. Bisogna andare sempre avanti…” Al di là di questo disco, in quali altri direzioni musicali si sta muovendo attualmente? “Di recente ho fatto dodici concerti negli Stati Uniti assieme ad altri tre chitarristi e compositori: il brasiliano Paulo Bellinati e gli americani Brian Gore e Andrew York. Quest’ultimo suona nel Los Angeles Guitar Quartet. Si trattava dei concerti per la International Guitar Night: tutti gli spettacoli hanno registrato il “tutto esaurito”, e ci siamo divertiti molto a suonare insieme. Lo rifaremo, e forse registreremo anche qualcosa insieme. Inoltre ho collaborato con il percussionista Bobby Thomas dei Weather Report, il tastierista Jordan Ruddess dei Dream Theatre e con Didier Malherbe, il fondatore dei Gong. Infine vari concerti in duo, trio e quartetto: questa è una dimensione musicale che mi piace molto.” …e questa strana collaborazione con Steve Vai, per quanto riguarda Intuite? “Come la maggior parte dei chitarristi “elettrici”, Steve adora la chitarra acustica. Il mio agente americano conosceva qualcuno della distribuzione dell’etichetta discografica di Steve Vai, la Favored Nations: un mio CD fu mandato a Steve, che mi ha immediatamente scritturato ed è diventato uno dei miei più importanti fan. Tutto ciò è per me molto interessante, perché mi apre la strada a tutta una serie di collaborazioni artistiche con i grandi musicisti che incidono per l’etichetta di Steve: lo stesso Steve Vai, Eric Johnson, Frank Gambale, Larry Carlton, Steve Lukather, Dweezil Zappa, Stuart Hamm, Allan Holdsworth, Gregg Bissonette, Robin DiMaggio, Chad Wackerman, Andy Timmons, Bill Sheehan…” Speranze di averla in concerto in Italia? “Che dire…sinceramente non ne ho idea, spero quest’anno, o forse l’anno prossimo. L’Italia è uno dei Paesi in cui amo maggiormente suonare, ma anche uno dei posti dove è oggettivamente più difficile organizzare un buon tour e trovare agenti realmente seri e motivati…”. L’ultimo album di Pierre Bensusan può essere acquistato direttamente presso il sito web www.pierrebensusan.com , particolarmente curato e ricco di informazioni sull’attività musicale e concertistica del chitarrista franco-algerino.
Intervista di Alfredo De Pietra Discografia – Video – Pubblicazioni
Dischi: Près De Paris (1975) (Rounder Records) 2 (1977) (Rounder Records) Musiques (1977) (Rounder Records) Solilaї (1982) (Rounder Records) Spices (1987) (DADGAD Music) Wu Wei (1994) (DADGAD Music) Live in Paris (1997) (Zebra Records/Warner) Nice Feeling (1998) (Zebra Records/Warner) Intuite (2001) (DADGAD Music)
Video: Pierre Bensusan in Concert The Guitar of Pierre Bensusan Vol. 1 & 2 Ramble To Cashel - Celtic Fingerstyle Guitar Vol. 1 The Blarney Pilgrim – Celtic Fingerstyle Guitar Vol. 2
Pubblicazioni: The Guitar Book DADGAD Music Pierre Bensusan Presents DADGAD Guitar
Pierre Bensusan Intuite FN2130-2 RTD 353.2130.2
Per la maggior parte degli appassionati di chitarra acustica il nome di Pierre Bensusan si identifica con la musica celtica, anche in virtù della scelta, da parte del chitarrista in questione, di adottare in modo pressochè esclusivo una speciale accordatura dello strumento (re la re sol la re, o secondo la notazione anglosassone DADGAD) che si presta in modo particolare all’esecuzione alla chitarra di brani provenienti dalla tradizione musicale irlandese, scozzese e bretone. Questo in realtà è stato solo il punto di partenza per il chitarrista francese: certo, ancor giovanissimo egli venne influenzato da quel folk revival che all’epoca vedeva il suo culmine in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e anche in Francia, e le sue prime incisioni su vinile tendevano decisamente verso la musica dell’isola di Smeraldo, ma oggi appare riduttivo parlare di Bensusan esclusivamente come di un Celtic guitarist. Si tratta invece di un musicista completo che negli anni è riuscito a sviluppare compiutamente un proprio stile artistico che comprende e abbraccia una miriade di generi e di tradizioni musicali, dalla musica brasiliana alla celtica, dal jazz ai ritmi nord-africani sino alla musica contemporanea. Il tutto rielaborato in modo assolutamente personale. Pierre Bensusan è nato a Oran, nell’Algeria ex-francese, il 30 ottobre 1957, da una famiglia di origini franco-algerine. Anagraficamente Pierre è il suo secondo nome, chiamandosi in realtà Marcel Pierre Bensusan. Il suo trasferimento con la famiglia a Parigi avviene nel 1963. Qui l’adolescente Pierre prende lezioni di piano da M.me Rosso, che rimarrà anche per il futuro l’unica sua insegnante “ufficiale” di musica. Bensusan abbandona la scuola all’età di 16 anni per dedicarsi completamente alla musica. Un anno dopo firma il suo primo contratto discografico per la Cezame, etichetta per cui inciderà il suo primo album, Près de Paris, che vincerà il Grand Prix Du Disque al festival di Montreux. A questo disco seguono 2 e Musiques. Nel 1982 è invece pubblicato Solilaї. La fama di Pierre Bensusan è a questo punto ormai consolidata, anche per le sempre più numerose collaborazioni con altri grandi della chitarra (John Renbourn, Doc Watson, Larry Coryell tra gli altri), e nel 1987 esce per la CBS il CD Spices. Nel 1994 Pierre fonda la propria casa discografica, la “DADGAD Music”, per cui incide lo stesso anno l’album Wu Wei, dedicato al proprio figlio Theophile, nel frattempo venuto alla luce. All’attività discografica si affiancano ovviamente anche una intensa attività concertistica e la pubblicazione di video e testi di didattica chitarristica. Nel 1996 inizia la collaborazione artistica con Didier Malherbe (fondatore dei Gong), che porterà in seguito alla pubblicazione del disco dal vivo Live In Paris. Nello stesso periodo è stata pubblicata la compilation antologica Nice Feeling. La stima generale nei confronti di Bensusan è ulteriormente aumentata nel corso degli ultimi anni alla luce del successo di pubblico e di critica dello splendido Intuite, ultimo gioiello della DADGAD Music, album tra l’altro già ospite dello scorso numero di giugno della nostra testata. Come per gli altri dischi del chitarrista francese, anche per Intuite i riconoscimenti non sono infatti tardati ad arrivare: se l’americano Guitar Magazine, uno dei periodici per chitarristi più seguiti al mondo, nel numero di dicembre ha nominato quest’ultimo album di Pierre Bensusan “miglior album del 2001”, l’inglese Folk Roots lo ha decretato con largo margine “album per chitarra dell’anno”. L’ultimo tributo ad Intuite, in ordine di tempo, proviene dall’Association For Independent Music (AFIM) che ha nominato il CD di Bensusan miglior album di musica strumentale dell’anno. A distanza di due anni da Intuite ecco il nuovo album di Pierre Bensusan, Anthology, un’ottima retrospettiva pubblicata nel novembre del 2002, che copre i venti anni di carriera artistica e i sette album del chitarrista francese; non solo, perché l’album comprende anche due track sinora inedite, “Albaricoque” e “Lunar Tide”. Lo scopo di una qualsiasi antologia, in campo artistico, è ovviamente quello di presentare i brani migliori di un autore, i più rappresentativi o quanto meno quelli che ne indichino al meglio il percorso artistico. Bene, possiamo assicurare che da questo punto di vista Anthology è un’opera retrospettiva perfettamente riuscita: chi conosce e apprezza Bensusan sin dai dischi del suo esordio sarà contento di ritrovare in questa Anthology tutti gli highlight della sua carriera, brani splendidi e celebri come “Voyage Pour L’Irlande”, “Le Roi Renaud” o “Heman Dubh”; viceversa chi si avvicina per la prima volta alla maestria musicale di questo grande della chitarra troverà in Anthology un eccellente punto di partenza per approfondirne la conoscenza. A scegliere il brano da Anthology per la compilation di Keltika di questo mese è stato Bensusan in prima persona, in occasione del tradizionale scambio di auguri per le festività di fine anno: si tratta di “Heman Dubh”, tratto dall’album del 1979 Musiques, una splendida composizione ispirata da una melodia tradizionale scozzese dal chiaro sapore “celtic”. Nella stessa occasione Pierre ci ha prennunziato un probabile suo concerto romano, in programma per i mesi estivi del 2003: un appuntamento da non mancare, ovviamente. Anthology può essere ordinato direttamente presso la casa discografica di Pierre Bensusan, rintracciabile in Internet mediante il sito web www.pierrebensusan.com
Testo di Alfredo De Pietra
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