Old Blind Dogs
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Old Blind Dogs – The Gab O Mey 

Testo di Alfredo De Pietra 

Musica scozzese per il ventunesimo secolo

Quattordici anni di attività e otto album al loro attivo, gli scozzesi Old Blind Dogs continuano a proporsi come una delle band più interessanti oggi in circolazione, grazie ad un approccio al patrimonio musicale della propria terra fresco e moderno. Un brano dal loro ultimo CD sulla nostra compilation di questo mese. 

Sin dal periodo del loro esordio, risalente al 1990, gli Old Blind Dogs hanno scelto di restare in bilico – artisticamente parlando – tra musica tradizionale scozzese e…”qualcos’altro”: è tempo di fusioni, lo sappiamo bene, e questo gruppo, originario dell’Aberdeenshire, sulla costa nord-orientale della Scozia, si è andato distinguendo dagli altri per una certa presenza di elementi sonori estranei come l’uso di percussioni africane, o anche dell’armonica, e per giunta con cadenze decisamente bluesy. In altri termini le song e tune del loro repertorio sono spesso punteggiate del suono di congas e djembe, pur sulla base di una struttura acustica che prevede l’uso del canonico fiddle e della border pipe: “una band neo-traditional”, per usare le parole del critico del canadese “Montreal Gazette”.

Gli Old Blind Dogs prendono il loro nome dal testo di una vecchia canzone (paradossalmente) americana, e con quest’ultimo The Gab O Mey, che presentiamo questo mese ai lettori di “Keltika”, sono arrivati ad incidere già otto album. Nel corso degli anni la loro popolarità è andata crescendo un po’ ovunque, e pare che anche l’erede al trono d’Inghilterra (sì, proprio lui, il principe Carlo…) sia tra i loro fan.

The Gab O Mey è il loro terzo album per l’etichetta american Green Linnet (http://www.greenlinnet.com), distribuita in Italia da I.R.D. di Milano (http://www.ird.it/): i loro cinque dischi precedenti erano stati pubblicati dalla scozzese Lochshore, ma è proprio in concomitanza al passaggio alla casa discografica americana (1999) che il nome degli Old Blind Dogs si afferma in modo deciso: The Word’s Room viene definito da “Time Out” di Londra “splendido”, mentre la seconda  uscita per Green Linnet, Fit? (che in dialetto scozzese significa “Cosa?”) è finalista per la categoria “Celtic album of the year” dell’Association For Independent Music, e grazie ad esso, gli scozzesi sono anche in nomination come “Best folk band” per i BBC-2 Awards.

La formazione degli Old Blind Dogs è oggi abbstanza rimaneggiata rispetto a quella degli esordi, che vedeva all’opera Buzzby MacMillan, Ian Benzies e Davy Cattanach, oltre a Johnnie Hardie, ancora oggi “anima” del gruppo: Hardie è il fiddler della band, ma suona anche chitarra, mandolino e bouzouki. Di impostazione classica (ha studiato viola all’Aberdeen School of Music), è oggi una figura attiva a 360° sulla scena artistica scozzese, essendo anche il direttore dell’Aberdeen City Council per il settore musica, partecipando ai Kinkardine e Deeside Council, e componendo per spettacoli teatrali e televisivi e per il festival delle Highlands.

Jim Malcolm (chitarra, armonica e voce) è per molti versi l’elemento distintivo del gruppo: originario del Pertshire, è l’anima blues della band, sia per quanto riguarda l’uso dell’armonica che per lo stile vocale. Le sue composizioni sono in diversi casi diventate dei classici del circuito folk scozzese.

Al bouzouki, chitarra, basso elettrico e voce troviamo Aaron Jones, nato in Inghilterra da una famiglia di origini nord-irlandesi. Ha iniziato a suonare all’età di sedici anni, e tra parentesi Sean Laffey, direttore dell’Irish Music Magazine, lo definisce “uno dei migliori suonatori di cittern” in assoluto. Ciò ne fa uno degli accompagnatori più richiesti sulla scena musicale scozzese e irlandese: oltre che far parte degli Old Blind Dogs, Jones suona anche con Craobh Rua, Tabache, Seelyhoo, Burach e Iron Horse.

Rory Campbell è il piper e whistler della band, e tra l’altro è oggi uno dei suonatori di cornamusa più apprezzati in Scozia. Figlio d’arte, Campbell è stato anche membro degli ormai sciolti Deaf Shepherd. Per finire, alle percussioni troviamo il giovanissimo Fraser Stone, che ha passato gli anni della adolescenza ad approfondire le tecniche della percussione africana (oltre che nel folk, ha anche esperienze nella musica rock, jazz e latino-americana) Nonostante la giovane età, Stone ha al suo attivo anche alcune direzioni artistiche nel campo teatrale e in alcuni festival.

L’album degli Old Blind Dogs che presentiamo questo mese è il recente The Gab O Mey, espressione che in dialetto scozzese indica la fine dell’inverno, l’inizio di maggio: in esso la band di Aberdeen continua a condurre la musica tradizionale scozzese verso nuove interessanti direzioni, grazie a dieci track equamente divise tra song e brani strumentali. Intendiamoci però, a differenza di altre band scozzesi che hanno deciso di spingere al limite l’approccio percussivo, il pregio della musica degli Old Blind Dogs è proprio nella misura con cui vecchio e nuovo, tradizione e “afro-celtismo” (ci si passi il termine) sono dosati: la proposta musicale dei “vecchi cani ciechi” è sempre misurata, mai esasperatamente alla ricerca di quel nuovo-a-tutti-i-costi che sembra l’ossessione di un numero sempre crescente di musicisti Celtic-oriented.

“The Breton & Galician Set”, che potete ascoltare sulla nostra compilation di questo mese, è probabilmente il più interessante dei brani strumentali di The Gab O Mey: violino e whistle suonano una melodia bretone con l’accompagnamento della chitarra, per poi essere raggiunti da una gaita, che trasporta l’atmosfera dalle coste della Bretagna a quelle galiziane: questi musicisti sono la migliore dimostrazione di come dovrebbe essere affrontata la problematica della fusione di diversi generi musicali, a partire da materiale tradizionale di matrice celtica.