Mike Hanrahan
Home Musica Amici nel web Keltika Links Page CD Reviews

 

 

Mike Hanrahan -  What You Know

Oltre l’Irish traditional

Il cantautore che portò al successo gli Stockton’s Wing ritorna dopo sette anni con un album solistico al di là della tradizione e del proprio passato. Un’opera personale e intensa che rifugge qualsiasi classificazione.

Diciamolo sinceramente: l’immagine del cantautore irlandese è, nell’immaginario degli appassionati, abbastanza stereotipata, a maggior ragione se la sua provenienza è dall’Irish traditional. Prendiamo però in considerazione un artista come Mike Hanrahan, e capiremo che spesso viviamo di pre-concetti anche per quanto riguarda il mondo di questa musica.

E dire che stiamo parlando dell’ex-cantante degli Stockton’s Wing, autore di gran parte dei brani di successo di questa band, e che per di più ricopre da alcuni anni la carica di quella I.M.R.O (Irish Musicians Rights Organisation) che tutela i diritti della maggior parte dei musicisti tradizionali irlandesi: con queste credenziali potremmo aspettarci un artista molto legato alla tradizione, e invece la sua ultima opera, What You Know, che vi presentiamo con due brani sul CD-sampler di questo mese, ci offre l’immagine di chi è riuscito ad andare “oltre” le proprie esperienze nel campo del folk.

Non rinnega il suo passato, Hanrahan, ma semplicemente prevale in lui l’istinto del compositore, di chi non si accontenta di riproporre le pur preziose melodie della tradizione. E a ben vedere, queste sue caratteristiche non nascono oggi, ma risalgono ai tempi degli Stockton’s Wing, come lo stesso cantautore ci ricorda nella lunga e interessante intervista rilasciataci.

Mike, oggi la sua musica è molto diversa da quella che faceva con gli Stockton’s Wing…

In realtà la mia musica è molto cambiata “dopo” aver lasciato gli Stockton’s Wing. Il limite di dover comporre in funzione di un gruppo è venuto a mancare, e adesso le mie canzoni hanno la libertà – parlo da compositore – di seguire il percorso che preferiscono. Certo, questo modo di comporre è molto stimolante perché nelle mie creazioni possono confluire tutta una serie di influenze, ma ciò può anche arrivare a compromettere l’interesse da parte delle case discografiche e delle radio in FM: d’altra parte ho sempre rifiutato di incasellare la mia musica in una categoria ben precisa…mi sembrerebbe di incasellare anche la mia vita, le mie esperienze. Capisco che per molti questo non rappresenta un problema, ma per me lo è!

Andiamo a questo suo ultimo album, What You Know

In questo CD le canzoni in diversi casi sono state composte assieme ad altri miei amici cantautori, particolarmente interessanti: è stata una sfida molto stimolante. Certo, in un’operazione di questo genere ci potrebbero essere dei limiti, ma io lo vedo come un gioco di squadra, e in questo modo il risultato finale scaturisce dall’unione di più forze creative.

Torniamo agli anni degli Stockton’s Wing.

Prima di entrare a far parte degli Stockton’s Wing ero quello che si suol definire uno spirito libero. Con l’approvazione del resto della band introdussi il concetto della presenza di materiale originale nel contesto della musica tradizionale, un’esperienza all’epoca abbastanza innovativa. Alcuni arrivarono addirittura a reazioni di disprezzo nei nstri confronti, ma è un dato di fatto che in questo modo molta gente si avvicinò alla musica degli Stockton’s Wing: anche gli altri membri della band iniziarono a comporre, e così il nostro sound iniziò a distinguersi da quello degli altri gruppi. Non avevamo alcun timore di superare certe barriere mentali, e anzi spesso ci divertivamo a pensare all’effetto che certe nostre idee avrebbero avuto nei commenti dei cosiddetti puristi. Badi bene, il purismo non era solo in Irlanda! Anche in Europa la musica irlandese risultava quasi “blindata”, cristallizzata nel suo passato, e si arrivava a rifiutare l’idea di una cultura irlandese in movimento che si riflettesse anche nella musica. Fu per questo motivo che gli Stockton’s Wing suonarono sempre meno in Europa, e sempre per questo motivo iniziammo a rivolgerci al mercato statunitense: lì trovammo un pubblico giovane e mentalmente aperto, stanco di identificare l’Irlanda con l’immagine stereotipata del leprecauno. Per contrasto, coloro che avevano in mano le leve del potere della musica folk in Europa non erano molto interessati alla nostra “nuova musica”. Certo, ogni tanto partecipavamo a qualche festival, e avevamo anche successo, ma per nulla paragonabile all’entusiasmo che trovavamo in America e in Australia: ogni volta che ci veniva data l’opportunità di suonare, il pubblico era assolutamente entusiasta…ho tanti, tanti bei ricordi di quel periodo…

Secondo lei cosa è cambiato in Irlanda, dal punto di vista musicale? Pare ci sia un gran fiorire di nuovi cantautori.

Oggi in Irlanda c’è tanta ottima musica, ma soprattutto spingersi oltre certe barriere non è più considerato un reato! Probabilmente tra i musicisti delle nuove generazioni non c’è più quel certo spirito elitario del passato, ma soprattutto c’è una generale, maggiore consapevolezza di una società irlandese matura e in piena fase di sviluppo. Arrivo a dire che oggi l’Irlanda si sta finalmente liberando anche da un punto di vista creativo: molti aspetti della nostra società erano negativi, e molte sono le zone oscure del nostro recente passato. Oggi però ne abbiamo una maggiore consapevolezza, e riusciamo finalmente a sviluppare il nostro potenziale culturale e filosofico senza imposizioni e divieti da parte dei poteri religioso e politico. Come compositore, sono ovviamente affascinato dalla risposta dell’essere umano alle singole esperienze: amo ascoltare i compositori irlandesi della nuova generazione, Mundy, Nina Hynes, The Frames…ma ce ne sarebbero molti altri da citare. Vedo inoltre con piacere che gli artisti riprendono sempre più il controllo sui propri prodotti a scapito delle case discografiche, e che finalmente riescono a dettare i termini per quanto riguarda la propria arte. Ad esempio, attualmente sto mettendo su un mio studio di registrazione dove registrerò il mio prossimo album, a mio piacimento e con i tempi a me più congeniali; forse addirittura farò tutto da solo. Mi affascina l’idea di cimentarmi professionalmente anche con le tecniche di registrazione…

Ma lei affianca alla sua attività solistica anche una intensa attività concertistica a fianco del grande Ronnie Drew, uno dei fondatori dei mitici Dubliners…

Lavorare con Ronnie Drew è un’esperienza del tutto differente, ma ugualmente importante. Ronnie per molti versi rappresenta il meglio della cultura irlandese: è un ottimo musicista, ha una grande conoscenza della nostra cultura, è un eccellente cantastorie e ha un gran talento per scovare magnifiche canzoni e rielabolarle. Ma soprattutto è un mio carissimo amico. Il mio ruolo con Ronnie è quello del chitarrista: è stato lui a farmi crescere dal punto di vista strumentale, e mi creda, non avrei mai immaginato che avrei tratto tanta soddisfazione nei panni dello strumentista. Già in passato ero circondato da grandi musicisti, all’epoca degli Stockton’s Wing, veramente ottimi musicisti! Ecco, talvolta mi viene da pensare che sarebbe bello tornare indietro nel tempo e contribuire alla vecchia band con il mio stile attuale. Questo perché quando ero con gli Stockton’s Wing non mi sono mai sentito un vero musicista: il mio ruolo era esclusivamente di cantautore, e la mia chitarra aveva semplicemente il ruolo di contribuire all’accompagnamento. Forse era per questo che non mi sentivo adeguato, dal punto di vista dello strumentista, anche se per altri versi il mio ruolo era importante e riconosciuto. Sta di fatto che quando lasciai la band non mi sarei mai sognato di presentarmi come “un chitarrista”, e il mio primo concerto solistico fu per me un vero incubo! Solo dopo molto lavoro e centinaia di concerti sono riuscito a sviluppare una migliore comprensione della chitarra, e così oggi un’esibizione solistica, o in duo con Ronnie Drew, è per me solo una piacevole sfida con me stesso.

Quindi lei da un lato rivendica un certo allontanamento dalla scena della musica tradizionale irlandese. Ma come chitarrista si sente ancora legato a quelle esperienze?

Alla fine degli anni Ottanta la chitarra si avviava a un ruolo sempre più centrale nella musica irlandese. Fino ad allora era concepita solo come uno strumento di accompagnamento, a meno di suonare una chitarra tenore o di riuscire a suonare le tune come i grandi Arty McGlynn o Steve Cooney. Il chitarrista si avviava a diventare la star anche nella musica irlandese, e ciò per certi versi gettò nel panico gli altri strumentisti. Ma non sempre era un fatto positivo: l’uso di un milione di accordi, mutuati dal jazz, per ogni singola battuta, finiva per compromettere la bellezza e l’essenza stessa della nostra musica. Anche come chitarrista, quindi, era arrivato per me il momento di allontanarmi dalla scena della musica tradizionale irlandese, e devo dire che tuttora non rinnego questa scelta, anche se di recente ho acquistato una bella chitarra tenore Gibson. Ma intendiamoci, anche oggi mi piace ascoltare la musica irlandese: è bellissimo sentir suonare Arty McGlynn o Steve Cooney; se parliamo di band, mi piacciono molto i Lúnasa: hanno un ottimo impasto strumentale, suonano in modo dolcemente swingante e riescono a superare le barriere; e anche il loro chitarrista suona molto bene, con rispetto per la musica e per gli altri membri della band. E anche i Dervish sono molto bravi.

Cosa ci dice dei due brani, tratti da What You Know, presenti sul CD-sampler di “Keltika”?

Firefighter” è stata scritta poche settimane dopo la morte di mio padre, a causa di una malattia lunga e dolorosa, ma non può definirsi una canzone triste. Vuol dire semplicemente che può capitare a chiunque di noi di avere bisogno di un sostegno, e che non dobbiamo vergognarci di gridare la nostra richiesta di aiuto. L’ultimo regalo di mio padre è stato il mostrarci il grande onore e il vero orgoglio nel conservare la dignità nel momento in cui ha dovuto fronteggiare l’inevitabile, e nel confrontarsi con il dolore che lo ha accompagnato. Questo brano è la vera pietra miliare dell’album. Di esso mi piace la produzione, e in particolare il basso di Garvan Gallagher; c’è un dialogo continuo tra le chitarre e il fiddle. Penso che a mio padre sarebbe piaciuta.“Garden Of Roses” si ricollega invece a quanto dicevo prima: è un saluto a tutti coloro che intraprendono un viaggio individuale verso il “rimedio”. Sento di essere cresciuto in un’Irlanda più ricca di ombre che di luci, ed è bello vedere che finalmente stiamo scendendo a patti con le nostre colpe e con le nostre paure: ciò ci porterà alla luce. Il nostro tecnico, Rod Callan, ha dovuto lavorare sodo per riuscire a far emergere in modo bilanciato la musica e le parole.

Mike, in concusione?

In conclusione, tutto quello che voglio è continuare a comporre e suonare, cercando di raggiungere un pubblico. Il mio percorso musicale è stato finora per me molto soddisfacente, e spero che continui ancora a svilupparsi in questa maniera.

What You Know è un album molto interessante, e assolutamente diverso dalla gran parte del materiale sonoro che ci arriva quotidianamente dall’isola di Smeraldo. Le qualità di compositore di Mike Hanrahan non si discutono, al punto che la sua canzone “Beautiful Affair” (scritta nel 1982 per gli Stockton’s Wing) è stata recentemente nominata una delle “top 75” di tutti i tempi dalla RTE. Prodotto dalla Dinky Records, è anche un album che è difficile far ricadere in una categoria musicale ben precisa: i suoi testi sono semplici e immediati, e l’abilità del suo autore è evidente nella costruzione di chorus particolarmente azzeccati e accattivanti, che riescono a tener viva l’attenzione di chi ascolta sulle parole.

La voce di Hanrahan, fumosa e ricca di esperienza, è perfetta per un cantautore riflessivo, in cui predominano le tinte melanconiche, talvolta al limite del tenebroso. Ad accompagnare Mike nelle undici track del disco sono Garvan Gallagher (basso), Eddie McGinn (batteria e percussioni), Steve Flaherty (chitarra elettrica), Siard De Jong (fiddle e bouzouki), Sonny Condell (chitarra, tastiere, piano e voce) e Gina Condell (voce)

What You Know, prodotto da Sonny Condell (Scullion), può essere ordinato presso il sito web del suo autore, http://www.mikehanrahan.com/, che presenta anche tutte le novità e le date dei concerti con Ronnie Drew.

Testo di Alfredo De Pietra