Meet On The Ledge
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Meet On The Ledge: Decoration Day  

La vita è fatta di incontri, si sa, e nella computer era può accadere sempre più spesso che la conoscenza avvenga innanzitutto per via mediatica: alcuni mesi or sono un amico inglese, musicista e appassionato di musica folk, ci aveva interpellato per farci esprimere la nostra preferenza per un referendum sui migliori dischi di folk rock, a giudizio dei navigatori in internet. A distanza di qualche tempo siamo andati a controllare i risultati di questo sondaggio nel sito in questione, Mandolinking (http://www.mandolinking.org.uk/), e con grande sorpresa abbiamo visto che ad aggiudicarsi il titolo di miglior album folk rock era stata una band inglese qui in Italia pressochè sconosciuta, i Meet On The Ledge, con il CD The Portuguese Handshake, da essi registrato nel mese di aprile del 1998.

Ci è parso così naturale contattare la simpatica violinista della band, Mabel (Marion) Morgan, e grande è stato l’entusiasmo con cui gli elementi dei Meet On The Ledge hanno accettato l’idea di presentarsi ai lettori di Keltika con un brano tratto dal loro ultimo CD, intitolato Decoration Day.

I Meet On The Ledge nascono ufficialmente nel 1992, inizialmente come un duo acustico, composto da Ron Holmes e Allen Maslen, entrambi cantanti e chitarristi. Il nome del duo, Meet On The Ledge, è esattamente quello del celebre brano dei Fairport Convention, ma senza un particolare motivo: occorreva urgentemente un nome, e fu scelto quello dell’ultimo brano eseguito da Ron e Allen. Nel corso degli anni al duo Holmes/Maslen si sono via via uniti il bassista Phil Dipple, il batterista Paul Johnston e la già citata violinista Mabel Morgan.

Voi vi definite una band di folk-rock. Iniziamo dalla situazione di questo genere musicale in Gran Bretagna, sia per quel che riguarda il pubblico che i gruppi di folk-rock. È un movimento ancora in piena salute, o i giorni gloriosi di band come gli Steeleye Span e i Fairport Convention sono ormai definitivamente passati?

Allen: “L’epoca d’oro di Steeleye Span e Fairport Convention in realtà vedeva la partecipazione di un pubblico di dimensioni abbastanza ridotte, anche se molto appassionato ed entusiasta nei confronti di quella musica. Quei musicisti non ebbero mai un vero successo in termini commerciali, con l’eccezione dell’album All Around My Hat, e secondo me il motivo per cui queste due band hanno monopolizzato la scena del folk-rock per oltre trenta anni dipende sia dalla carenza di altre band altrettanto valide, sia dagli scarsi margini di mercato esistenti per questo particolare genere. Attualmente la situazione è, a mio parere, molto migliore, sia perché i Fairport Convention continuano in qualche modo ad essere sempre attivi, sia perché ad essi con il tempo si sono aggiunti gruppi altrettanto validi, come i Loscoe State Opera, la Oysterband e naturalmente, se permette, anche noi! Inoltre si assiste anche ad una certa “contaminazione incrociata”: se lei pensa ad alcuni brani di gruppi celebri come gli Oasis, Travis e Stereophonics, è possibile avvertirvi abbastanza chiaramente una certa influenza del folk rock, soprattutto per quel che riguarda la scelta degli strumenti adoperati. E in senso inverso alcune folk rock band si avvicinano sempre più spesso alla musica “mainstream”: basti pensare ad alcuni lavori dei Levellers, o di Eliza Carthy. La cosa importante è che in questo modo questa musica non risulta più isolata, cosa che accadeva prima.”

Mabel: “Io penso che la gente cominci a essere stufa di tanta musica pop del tutto priva di anima. Per questo viene richiesto sempre di più ai musicisti, particolarmente nelle esibizioni dal vivo. La reazione positiva che otteniamo ai nostri concerti dimostra che alla gente – di qualsiasi età – piace comunque una musica sincera, eseguita bene e con passione.”

Il nostro incontro è avvenuto tramite Steve Gray, il webmaster del sito specializzato Mandolinking, che aveva indetto un referendum per il miglior album di folk rock, referendum vinto proprio da un vostro disco: cosa pensate di questi rapporti tra musica e internet, che stanno cambiando radicalmente l’intera scena musicale?

Allen: “Qualsiasi cosa contribuisca alla diffusione della musica è a mio avviso positiva. I musicisti con pochi soldi – e in questa categoria metto anche la nostra band – penso che sarebbero comunque entusiasti del fatto che la propria musica possa avere comunque una maggiore diffusione, e le band più ricche, beh, non dovrebbero far caso a qualche sterlina di royalty in meno!”

Mabel: “Secondo me dobbiamo fare molta attenzione ad evitare che qualcuno si impadronisca abusivamente di uno dei nostri brani, lo registri a proprio nome e diventi così miliardario! No, scherzi a parte, qualsiasi mezzo avvicini la gente alla musica è da incoraggiare.”

A cosa si deve il titolo di questo ultimo vostro CD, Decoration Day, il quinto dei Meet On The Ledge?

Allen: “Il titolo deriva dal fatto che la maggior parte dei suoi brani ha in qualche modo a che vedere con una celebrazione: “Mercia” parla dell’importanza delle proprie radici, del senso di appartenenza ad una determinata regione geografica; “Decoration Day” ha a che fare con la caratteristica di misurare la nostra esistenza con determinati punti di riferimento, come ad esempio il battesimo. “Traitor’s Tale” affronta il tema dell’integrità morale e del sacrificio che va affrontato da chi decide di credere fino in fondo nei propri ideali.”

E cosa c’è di nuovo, a parte queste tematiche, rispetto alle vostre precedenti incisioni?

Allen: “Quest’album segna un approccio abbastanza differente rispetto ai precedenti. Il materiale composto da noi è questa volta nettamente predominante. Nei primi dischi siamo andati in un certo senso sul sicuro incidendo un buon numero di vecchi standard, quelli che sappiamo sono amati dalla maggior parte del pubblico. Finalmente siamo pronti a prenderci i nostri rischi, incidendo il nostro materiale originale, e in questo senso registrare Decoration Day è stato per noi sia un momento di crescita che la possibilità di esplorare nuove sonorità, di andare a cercare nuovi limiti musicali”.

Mabel: “C’è anche da dire che la nostra formazione è stabile ormai da due anni: questo vuol dire che dal punto di vista musicale ci conosciamo reciprocamente in modo perfetto, e ciò costituisce per noi motivo di sicurezza, oltre che una splendida esperienza artistica”.

Principali influenze musicali?

Allen: “Possiamo parlare esclusivamente a titolo personale. Devo distinguere: come compositore metto al primo posto Steve Knightly, che scrive brani di un’onestà esemplare; per quanto riguarda il rock, mi piacciono molto i Rush; dal punto di vista strumentale infine faccio i nomi di Joe Pass e Eddie Van Halen”.

Mabel: “Mi spiace, ascolto moltissima musica, ma non riesco a ricordare i nomi dei musicisti! Vediamo un po’…Ric Saunders, Peter Knight e pochi altri. Inoltre istintivamente tendo purtroppo ad imitare troppo il modo di suonare degli altri, per cui devo stare attenta a non ascoltare molti violinisti! Andando ad altri generi musicali, ho sempre amato Billie Holiday e la precisione di Eddie Reader”.

C’è in Decoration Day un brano dal sapore molto “Celtic”, “Bohemian Sea Shanty”, con un curioso intermezzo di musica indiana…

Allen: “Non solo musica indiana! Se fa attenzione, in quel brano sentirà frammenti di musica greca, funk, reggae, disco music stile anni ’70, musica folk inglese…Volevamo divertirci con un brano che comprendesse un po’ tutte queste componenti…”.

Mabel: “A noi piace suonare nelle maniere più svariate, e spesso i nostri pezzi nascono sperimentando in studio. Nuove sfumature, nuovi mix sonori possono emergere in qualsiasi momento”.

Per finire, cosa ci dite di “Mercia”, il brano tratto da Decoration Day che i lettori di Keltika possono ascoltare sulla compilation di questo mese?

Allen: ““Mercia” celebra il concetto di nazionalità. Io ritengo di avere origini celtiche ma vivo in Inghilterra, e mi ha sempre colpito l’assoluta mancanza di canzoni contemporanee che abbiano a che fare con le origini storiche dell’Inghilterra: per questo motivo ho composto “Mercia”, una canzone dedicata agli inglesi, ma scritta nello stile di un brano tribale celtico. Mercia era in realtà uno dei reami anglo-sassoni esistenti in Inghilterra dal VI al IX secolo, e il suo territorio corrisponde pressappoco alla regione in cui vivono oggi i vari elementi del gruppo”.

Mabel: “Ci siamo resi conto che “Mercia” è molto apprezzata nelle nostre esibizioni live, grazie all’energia della sua musica. E ci divertiamo molto a suonarla”.

E molto divertente si rivela in effetti sin dal primo ascolto questo Decoration Day, un disco fresco e godibile, lontano stilisticamente da punti di riferimento ingombranti come le grandi band del passato (e già questo è motivo di elogio…). La musica dei Meet On The Ledge è sì folk rock, ma evidente è lo sforzo di questi musicisti di non cristallizzarsi nella riproposizione di un repertorio ormai fin troppo datato. Anche il sound complessivo del disco è molto valido: Decoration Day è un album registrato egregiamente, e suggestivo è l’impatto sonoro che grazie ad esso riesce a darci questo quintetto originario del sud dell’Inghilterra. Stando alle critiche dei giornali inglesi, la dimensione live è quella che maggiormente rende giustizia ai Meet On The Ledge, non a caso contesi tra i più importanti folk festival inglesi estivi. In attesa di un auspicato riscontro sul suolo italico, possiamo per ora ascoltare sulla compilation di questo mese la opening track di Decoration Day, “Mercia”.

Ulteriori informazioni sull’attività dei Meet On The Ledge sono rintracciabili sul loro sito ufficiale: www.motl.co.uk e sul sito www.rhythmstudios.co.uk . Presso gli stessi siti è possibile l’acquisto online di Decoration Day.

 

                                                                                                          Intervista di Alfredo De Pietra

Riquadro: Discografia (155 caratteri, spazi compresi)

 

If Things Don’t Change They’ll Stay As They Are (1995)

The Queen Of Spain’s Beard (1996)

The Portuguese Handshake (1998)

Duck Soup (2000)

Decoration Day (2002)

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