Maura O'Connell
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Maura O’Connell: Walls & Windows 

“Io sono una cantante, e il mio ruolo è interpretare le canzoni. La mia funzione è rendere onore all’arte del canto. L’interpretare al meglio una canzone è infatti una forma d’arte che richiede un notevole impegno. A coloro che mi rimproverano di non cantare canzoni scritte da me, posso solo rispondere che non tutti gli autori sono in grado di cantare, e così alla stessa maniera non tutti gli interpreti riescono a scrivere canzoni. D’altra parte nessuno si sognerebbe di rimproverare ad una cantante lirica il fatto di non aver scritto l’opera che canta….” 

Sono le parole con cui Maura O’Connell rivendica con orgoglio il proprio ruolo di interprete musicale, ma sono anche le parole più utili a comprendere il percorso della cantante irlandese, tutt’ora in una fase di interessante evoluzione artistica.

Molti sono i termini che sono stati usati per Maura O’Connell: “affascinante chanteuse”, “esploratrice musicale”, “cantante dei cantautori”, ma una cosa è certa: ben poche cantanti riescono a confrontarsi con tale successo e convinzione con sorgenti musicali tanto differenti. In seguito al suo debutto solistico, avvenuto in America ormai oltre quindici anni addietro, la voce di Maura si è infatti confrontata con canzoni di Tom Waits, Karla Bonoff, Shawn Colvin, John Hiatt, Van Morrison e numerosi altri “grandi” della canzone d’autore di lingua inglese, sempre senza dimenticare le proprie origini di cantante tradizionale irlandese.

Nel corso degli anni la O’Connell si è così specializzata nell’interpretazione di canzoni il cui punto di forza fosse un testo particolarmente valido e intenso. Non c’è da aspettarsi dalla sua voce acrobazie vocali o abbellimenti virtuosistici fine a se stessi; la sua arte canora tende invece esplicitamente alla comunicazione emotiva, alla trasmissione di sensazioni:

“Una bella canzone è comunque una bella canzone, a prescindere dal genere musicale: secondo me è riduttivo parlare ad esempio di una bella canzone irlandese, o di una bella canzone country. In fondo è questo il motivo per cui canto canzoni che provengono da ogni parte del globo: una bella canzone riesce ad annullare il tempo e lo spazio: è valida nel momento e nel luogo in cui viene scritta, ma la sua vita continua nel tempo…E tutto ciò è ancora più vero per le esibizioni dal vivo: in concerto il mio rapporto con le canzoni è ancora più intenso. Più che una cantante, si potrebbe arrivare a dire che mi comporti da attrice: l’emozione che deriva dal contatto con il pubblico, dal palcoscenico, dall’energia tipica del live show, hanno un forte risvolto emotivo sul modo in cui io interpreto il mio repertorio”.

Una tale filosofia, e la grande capacità interpretativa di Maura O’Connell, sono state apprezzate negli anni da un gran numero di artisti: Maura ha cantato in questi ultimi anni con artisti del calibro dei Chieftains, James Taylor, Nanci Griffith, Dollie Parton e Van Morrison: pur nella diversità dei generi musicali, in tutte queste circostanze la sua voce si è sempre rivelata all’altezza della situazione.

Maura nasce a Ennis, nella Contea di Clare, in Irlanda, e da ragazza sembra destinata ad essere impiegata nella pescheria di famiglia. Il canto è però parte integrante della sua infanzia e della sua adolescenza, dal momento che sia la madre che le tre sorelle sono valenti cantanti. Parlando della sua infanzia, Maura ricorda come si rese conto del “valore sociale aggiunto” derivante dal fatto di avere una bella voce:

“Se avevi una bella voce ed eri in grado di cantare, il tuo status all’interno della comunità diventava più elevato: così in città tutti ci conoscevano grazie alla voce di mia madre. Noi tutte eravamo “le figlie di Amby Costello”.

Il percorso musicale di Maura inizia a livello professionale nel 1980, durante un tour americano in qualità di vocalist dei De Danann. L’anno successivo la O’Connell è uno dei punti di forza del celebratissimo album dei De Danann The Star Spangled Molly. Nel momento in cui il pubblico inizia ad identificarla come “Molly”, Maura decide tuttavia di abbandonare il gruppo:

“Anche se mi piacevano i concerti e tutto l’ambiente che li circondava, mi sentivo in un certo senso a disagio all’interno dei De Danann: avevo la sensazione di non realizzarmi adeguatamente da un punto di vista artistico”.

Maura si reca quindi per la prima volta a Nashville, dove registra il suo primo album solistico (Maura O’Connell, 1983). Questo album non riscuote un grande successo, e per stessa ammissione della O’Connell questa prima esperienza solistica si potrebbe paragonare ad un “…vagare nel buio, senza che riuscissi a mettere bene a fuoco le canzoni che interpretavo…”.

La Philo-Rounder, ma in seguito anche la grande Warner Bros., iniziano ad interessarsi a lei. Sono - quelli - anni molto importanti per Maura, di crescita sia da un punto di vista musicale che esistenziale: il contatto con l’eclettica scena musicale di Nashville la porta a diventare vocalist dei massimi esponenti della nascente “new acoustic music”, quali Mark O’Connor, Russ Barenberg e Bela Fleck.

Questa comunità strumentale è in gran parte presente nell’album Just In Time, pubblicato dalla Philo-Rounder nel 1988. L’anno successivo esce per la Warner Bros Helpless Heart, che fa guadagnare alla O’Connell una nomination per il Grammy nella categoria “contemporary folk”.

I due CD successivi, sempre pubblicati dalla Warner Bros., sono A Real Life Story (1991) e Blue Is The Colour Of Hope (1992), ed entrambi contribuiscono a consolidare l’astro nascente della cantante di Ennis.

Maura O’Connell raggiunge l’apice del successo in patria nel 1993, anno in cui partecipa con i due brani “Living In These Troubled Times” e “Summer Fly” alla CD-compilation A Woman’s Heart, che vede all’opera le migliori cantanti irlandesi: considerando il numero di copie vendute in Irlanda, è stato stimato che una copia di questo CD è presente praticamente in ogni casa irlandese. Successivamente Maura partecipa con altri due brani al meno riuscito (anche da un punto di vista commerciale) A Woman’s Heart 2.

Nel 1995 viene pubblicato, questa volta dalla Hannibal Records, Stories, cui fa seguito nel 1997 quello che viene universalmente riconosciuto come “l’album irlandese” di Maura O’Connell, Wandering Home, autentica dichiarazione d’amore della cantante alla musica della sua terra.

I numerosi fan di Maura O’Connell hanno dovuto attendere sino a novembre del 2001 per un suo nuovo CD, questo Walls & Windows da cui è tratto il brano “A Far Cry”, presente nel CD allegato a Keltika di questo mese, struggente brano firmato da Malcolm Holcombe. Dopo l’esperienza con la Hannibal, è questo il primo CD di Maura per la Sugar Hill Records.

Anche nel caso di Walls & Windows Maura O’Connell ha raccolto una serie di canzoni con cui avverte un forte e diretto rapporto emozionale e, come nelle precedenti incisioni, l’acquerello musicale che compone questo disco è ricco di colori, specchio delle numerosi fonti di ispirazione di Maura: si va dall’Eric Clapton di “I Get Lost” al Van Morrison di “Crazy Love”, passando attraverso cantautori come Patti Griffin e il già citato Malcolm Holcombe. Colpisce ancora una volta in questo disco la grande naturalezza con cui la O’Connell riesce a trarre, anche da brani conosciuti come quelli sopra citati, tutta una nuova serie di sfumature, di sfaccettature che non fanno altro che rendere ulteriore lustro alla bravura dei compositori, oltre che alla maestria interpretativa di questa cantante irlandese dalla forte personalità musicale. 

Abbiamo chiesto a Maura quale sia il suo processo lavorativo quando intraprende la registrazione di un nuovo disco:  

“Alla base del mio lavoro artistico vi è il rapporto emozionale con il mondo esterno, spesso anche a livello di sensazioni epidermiche. Quando decido di mettere in un disco una serie di canzoni, non sono alla ricerca di uno scenario complessivo; può anche accadere che ne esca questa impressione, ma non è comunque un qualcosa che io ricerchi deliberatamente. In realtà in ogni disco mi ritrovo semplicemente in compagnia di alcune canzoni che mi hanno colpito emotivamente”.

In Italia sei probabilmente nota più per il tuo passato di cantante tradizionale irlandese con i De Danann che per la tua attuale attività solistica…

“Innanzitutto sono veramente contenta del fatto di godere comunque di una certa popolarità anche in Italia, Paese che amo profondamente. Credo fermamente di essere stata italiana in una qualche mia vita precedente, e spero, se il mio Karma in questa vita sarà sufficientemente positivo, di reincarnarmi in un’italiana!

Andando alle mie origini, ho fatto parte dei De Danann dal 1980 al 1982, ed in quel periodo registrammo The Star Spangled Molly, un disco di grande successo. In precedenza cantavo in duo con Mike Hanhrahan, ed il nostro repertorio era composto per lo più da musica tradizionale americana (Doc Watson, Mississippi John Hurt, Emmylou Harris, Bonnie Raitt…). All’epoca non avevo intenzione di intraprendere una carriera di cantante professionista, ma Frankie Gavin e Jackie Daly una sera mi sentirono cantare in un pub e mi chiesero di andare in tour con loro in America. A dire il vero ero un po’ riluttante, perché non credevo di poter dare, in qualità di cantante, un valido contributo alla band. Certo, essendo originaria del Clare conoscevo bene la musica tradizionale, ma quello che si ascoltava maggiormente a casa, nel periodo della mia infanzia, era l’operetta, la musica lirica.

Alla fine decisi comunque di far parte dei De Danann. Durante la permanenza in America conobbi Bela Fleck e altri musicisti veramente innovativi nell’ambito della musica acustica di quegli anni: Bela, ma anche Jerry Douglas, Mark O’Connor, Edgar Meyer, Russ Barenberg e Sam Bush stavano abbattendo le vecchie barriere della musica tradizionale, e aprivano così una nuova serie di orizzonti musicali.

Dopo aver lasciato i De Danann ero conscia del fatto che non sarebbe stato facile per me togliermi di dosso l’etichetta di “cantante tradizionale”, per cui andai a Nashville a registrare proprio con questi musicisti. Bela Fleck produsse due miei dischi, Just In Time e Helpless Heart: quest’ultimo ebbe anche una nomination per il Grammy. In seguito feci un disco a Los Angeles con Greg Penney nel ruolo di produttore; questo disco era molto “pop”, e di conseguenza persi in parte la familiarità del cantare insieme ai miei vecchi amici di Nashville. I tre dischi successivi, Blue Is The Colour Of Hope, Stories e Wandering Home, sono stati prodotti da Jerry Douglas. Wandering Home in particolare è stato registrato in Irlanda, ma solo quando mi sono sentita pronta a tornare e a rivisitare il patrimonio musicale irlandese, da me colpevolmente trascurato negli anni della mia gioventù.

Tutto ciò detto, io sono essenzialmente una cantante. L’origine di una canzone è per me di importanza secondaria: la sua bellezza, la sua poesia, l’emozione che ne può scaturire sono le cose fondamentali. In fondo ritengo che la mia libertà sia il non rimanere incasellata all’interno di una categoria musicale.”

Quali sono le tue principali influenze, sia come cantante che più in generale come musicista?

“Molte, e di svariate origini: sono cresciuta ascoltando a casa l’operetta, ma ero anche circondata dalla musica irlandese. L’esperienza con i De Danann è stata importante, ma ugualmente importante è stata la figura del mio insegnante di lettere, che mi ha insegnato a scuola ad apprezzare una poesia scritta bene…Da ragazza i miei idoli erano Bonnie Raitt, Emmylou Harris, Bessie Smith e Van Morrison. In seguito sono stati per me importanti i consigli del mio amico Paul Brady: mi ha sempre incoraggiata ad ascoltare solo le mie sensazioni. Infine, anche i tre anni passati on the road con il gruppo di Jerry Douglas negli anni ‘80 sono stati veramente utili per me da un punto di vista professionale”.

Parlaci di questo tuo ultimo Walls & Windows.

“Questa volta il produttore del disco è stato Ray Kennedy: è un grande producer! Tipica dei suoi dischi è la semplicità abbinata all’emozione…Per quanto riguarda le canzoni, penso riflettano il mio attuale stato d’animo. Apprezzo da tempo gli autori dei brani che compongono il CD: tutti conoscono Van Morrison ed Eric Clapton, ma altri nomi, come quelli di Patti Griffin e Malcolm Holcombe, sono relativamente poco noti. È successa una cosa straordinaria con il brano “Sleepy Eyed Boy”, di John Prine: dopo aver fatto ascoltare la mia versione a John, mi ha chiesto stupito come avessi fatto ad intuire che era proprio quello il modo in cui lui l’aveva immaginata…

Andando ai musicisti presenti in Walls & Windows alcuni, come Dave Francis e John Mock, sono vecchi amici, già presenti in altri miei dischi precedenti. Lo stesso vale anche per Kenny Malone, Fran Breen e John Jarvis. È stata per me un onore la partecipazione di Darrell Scott. Doug Lancio e Kenny Vaughan hanno dato infine alle canzoni un certo electric sound che personalmente trovo molto gradevole”.

Una considerazione finale sulla tua carriera…

“In fondo, anche se non avessi intrapreso questa attività professionale, anche se fossi rimasta ad Ennis a lavorare nella pescheria di famiglia, sarei stata comunque una cantante. Avrei cantato comunque, questa è la mia vera identità. Solo, ora la gente che mi conosce è molta di più…”

 

                                                                                                          Testo e intervista di

                                                                                                          Alfredo De Pietra

Discografia

 

Maura O’Connell – Third Floor Music (TFCD 5007) – 1983

Just In Time – Philo Records (PH 1124) – 1988

Always – Third Floor Music (TFCD 5011) – 1989

Helpless Heart – Warner Bros. (9-26016-2) – 1989

A Real Life Story – Warner Bros. (9-26342-2) – 1991

Blue Is The Colour Of Hope – Warner Bros. (9-45063-2) – 1992

Stories – Hannibal Records (HNCD 1389) – 1995

Wandering Home – Hannibal Records (HNCD 1410) – 1997

Walls & Windows – Sugar Hill Records (SUG 3937) – 2001

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