Liz Doherty
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Liz Doherty: Quare Imagination

 

Gioia e divertimento allo stato puro: se dovessimo riassumere le sensazioni che ci trasmette l’ultimo album della violinista irlandese Liz Doherty, non avremmo dubbi. Sì, perché raramente ci era capitato di ascoltare un disco così solare, pieno di entusiasmo e di gioia di vivere come questo Quare Imagination. E dire che la sua autrice ha un curriculum che incute un certo rispetto reverenziale: Liz Doherty è infatti laureata e docente universitaria, con esperienze accademiche presso l’University College di Cork,  l’European Network of Traditional Music and Dance, l’Arts Council of Ireland, l’Irish Traditional Music Archive, lo University College di Cape Breton (Canada), il Lews College (Scozia) e l’americana (West Virginia ) Marshall University.

Naturalmente Liz Doherty non è solo questo: è anche una eccezionale fiddler, figlia di quel Donegal in cui il violino la fa – musicalmente parlando – da padrona, ma soprattutto è una musicista che riesce a trasmettere con la propria musica quell’incontenibile senso di gioia caratteristico della miglior musica irlandese.

Durante la sua permanenza a Cork (dal 1994 al 2001) la Doherty era stata una dei membri fondatori della band Nomos (è presente sul loro album di esordio I Won’t Be Afraid Anymore), e aveva partecipato alla esperienza (tutta al femminile) delle Bumblebees in occasione del CD Buzzin’. Era stata anche la direttrice dei Fiddlesticks, un gruppo di una ventina di fiddler il cui disco di debutto, Racket In The Rectory, venne realizzato nel 2000. Nel frattempo (1999) Liz aveva pubblicato il suo album di esordio, Last Orders.

Liz, la sua musica, stando a quanto può ascoltarsi in questo suo Quare Imagination, è gioiosa e piena di vitalità: è parte della sua natura, o si tratta di qualcosa che ha a che fare specificamente con queste registrazioni?

“Sì, sono d’accordo, la sensazione che traspare maggiormente da Quare Imagination è il craic, la felicità di suonare! In realtà dipende dal fatto che quest’album è riuscito proprio nel modo che sognavo, con le canzoni e i musicisti che desideravo. E ci siamo veramente divertiti, durante la sua realizzazione. Ecco, probabilmente tutto ciò traspare anche al suo ascolto!”

Come mai il titolo Quare Imagination?

“Devo il titolo a Billy Robinson, il tecnico di registrazione, veramente un grande! Ogni giorno arrivano presso il suo studio musicisti scozzesi, inglesi, canadesi, con gli strumenti più disparati, ognuno con l’intenzione di registrare brani di ogni genere…Bene, tornando al mio album, Billy mi aveva chiesto quale fosse il progetto generale che avessi in mente, e io gli diedi uno schema molto confuso, gli dissi che in realtà avremmo lavorato molto di immaginazione. Così, un giorno lo sentimmo bofonchiare “questa ragazza ha veramente una quare imagination!”, cioè una fantasia veramente strana, bizzarra. Così è venuto naturale scegliere questo titolo…”

Ma perché Billy si esprimeva così nei suoi confronti?

“Perché durante le registrazioni cambiavo continuamente idea su cosa e come registrare…Me ne uscivo spesso con frasi del tipo: “Non sono sicura di quello che voglio, proviamo a immaginare…”.”

Nonostante i dubbi dell’inizio, tuttavia, un album fortemente desiderato, e che alla fine corrisponde ai suoi desideri. Differenze con il lavoro svolto in seno ad altri gruppi, come i Nomos, Bumblebees, Fiddlesticks?

“Ciascuna di queste mie esperienze precedenti ha avuto una dinamica del tutto unica e particolare. E ciascuna di esse è differente dalle altre. Il mio primo CD era con i Nomos, e tutto si svolgeva in modo velocissimo, quasi furioso, con me e Niall Vallely a suonare le tune a velocità folle. Con le Bumblebees l’atmosfera era, tutto sommato, più rilassata. I Fiddlesticks, infine…beh, quel gruppo era la mia passione…insegnavo a Cork, da tempo sognavo di realizzare qualcosa del genere, un gruppo composto esclusivamente da fiddler, e quella fu l’opportunità giusta: riuscii a mettere insieme una ventina di violinisti, tutti di eccezionale levatura. Registrammo quell’album, Racket In The Rectory, in un solo giorno, e anche quella fu un’esperienza del tutto particolare. Poi venne il mio primo disco solistico, Last Orders, ma lo ricordo soprattutto come un periodo pieno di angoscia…Con Quare Imagination invece volevo finalmente raggiungere il craic, provare a suonare cose differenti e capire, io per prima, se avessero funzionato. Ed è stato bellissimo riuscire a coinvolgere nel progetto musicisti del livello di Gerry O’Connor (banjo, fiddle e mandolino), Manus Lunny (bouzouki, chitarra e bodhrán), Daniel Lapp (tromba e fiddle) e Martin Green (accordion), oltre ai miei cari amici Tony McManus (chitarra) e Ryan McNeil (piano). Purtroppo Gino Lupari era a rosolarsi al sole in qualche spiaggia australiana e Ian Carr era impegnato in un tour, ma nonostante la loro assenza credo che si tratti di un disco ben riuscito.”

Il cosiddetto Donegal-style: si ritiene all’interno di questa scuola violinistica?

“Sinceramente non ritengo di rientrare, stilisticamente, nella tradizione del Donegal, se ci si riferisce – come di regola – alla musica della parte sud-occidentale di questa regione. Sì, certo, io sono nata nel Donegal, ma a Buncrana, nella penisola di Inishowen: qui la tradizione musicale è molto diversa  rispetto al sud della regione, sia per quanto riguarda lo stile che il repertorio. Così, ad esempio, io ho studiato con il grande Dinny McLaughlin, un ottimo violinista, compositore e ballerino, ma più in generale un grande personaggio! La mia musica è probabilmente il risultato dei vari stili cui sono stata esposta, compreso (ma non solo…) il Donegal-style. E naturalmente Johnny Doherty, di cui purtroppo non sono parente, è uno dei miei eroi musicali!”

Ma comunque, se dovesse dare una breve definizione del Donegal-style

“Si tratta di un’etichetta che si riferisce allo stile violinistico e al repertorio del sud-ovest di questa regione. Questa musica ha forti legami con la Scozia, con tipi di brani come lo highland, lo strathspey e i suoi derivati e particolari versioni delle normali tune irlandesi. Il tempo è in genere molto veloce, e l’enfasi sul singolo colpo di archetto conferisce un forte senso ritmico a questa musica.”

Le sue principali influenze artistiche?

“Devo ripetermi: il mio maestro Dinny McLaughlin, con cui ho studiato a a Inishowen, e alcuni dei grandi del Donegal-style come Johnny Doherty. Sono stata influenzata anche da un gran numero di musicisti scozzesi e dai fiddler di Cape Breton. Nel corso degli anni ho suonato anche con molti suonatori di accordion e concertina, e ritengo che il mio modo di suonare il violino risenta anche di queste esperienze.”

Liz, lei ha preso una decisione coraggiosa: lasciare una carriera accademica a tempo pieno per seguire la sua arte. Quindi è possibile vivere di musica in Irlanda…

“Sì, ho abbandonato il lavoro all’università per avere più tempo per suonare e fare concerti, ma ho ancora una gran mole di lavoro come freelance, sia come insegnante, che nella ricerca e nella consulenza: in pratica questo vuol dire che ho la possibilità di organizzare i miei tour come voglio io, invece di doverli concentrare nei periodi di ferie dall’università. Per tornare alla sua domanda, non posso dire quindi che vivo esclusivamente della mia musica, ma in questo modo riesco ad avere una maggiore libertà di far quadrare ogni cosa a mio piacimento.”

Ritiene che la sua esperienza accademica abbia “dato” qualcosa alla sua musica?

“Andai a studiare musica a Cork quando avevo diciassette anni, ed è stato grazie a questa decisione che mi si aprirono tante opportunità. In particolare ho potuto suonare con molti musicisti, e sono rimasta molto colpita dalla figura carismatica di Micheal O’Suilleabhain. È stato anche così che ho fatto la conoscenza con la musica di Cape Breton. Grazie ai miei studi ho potuto fermarmi in quella regione per un paio di anni, ed è un legame per me ancora molto intenso. Da insegnante ho potuto infine viaggiare molto, ad esempio in West Virginia e in Australia, e ho potuto realizzare progetti come i Fiddlesticks.”

Esperienze italiane? C’è qualche speranza di averla da noi in concerto?

“Uno dei miei primi tour, mi pare organizzato da Ezio Vaccari,  lo feci dalle parti di Verona, con l’Armagh Pipers Club. In tutto sono venuta in Italia due volte con loro e, poco tempo dopo, con i Nomos. E infine un tour con le Bumblebees, organizzato da Gigi Bresciani alcuni anni fa, una bellissima esperienza. E…sì, non so cosa darei per tornare!”

I compagni di Liz Doherty in questa avventura musicale provengono da varie regioni “celtiche”: Irlanda, Scozia, Inghilterra, Canada e Australia, e ciò si riflette nel gustoso acquarello sonoro di Quare Imagination, che a rigor di logica neanche si può considerare un disco di sola musica irlandese. I suoi brani provengono, ovviamente, dal nord-ovest dell’Irlanda, ma anche dalla Scozia e da Cape Breton, sempre suonati con entusiasmo, gusto e impreziositi da arrangiamenti per molti versi audaci e inusitati. Basti prendere in considerazione la opening track di Quare Imagination, il set di reel “Johnny Sunshine – The Blue Lamp”, presente sulla nostra compilation mensile, un sorprendente, gioioso ed energetico esempio di quanto possa essere entusiasmante la musica irlandese.

Altrettanto divertente è il secondo brano tratto dal CD della Doherty, quel “French Canadian Reels” che la dice lunga sull’eclettismo musicale di questa giovane e interessantissima violinista.

L’indirizzo web del sito di Liz Doherty è www.lizdoherty.ie

 

                                                                                              Intervista di Alfredo De Pietra

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