|
|
La musica irlandese nel corso del ventesimo secolo
Alla stregua di qualsiasi attività artistica, anche la musica irlandese ha avuto uno sviluppo strettamente dipendente non solo dal contesto storico e sociale della propria terra di origine, ma anche dagli eventi, storici e tecnologici, che si sono andati dispiegando nel corso degli ultimi secoli. Ciò è tanto più evidente se si prova ad analizzare la storia di questa musica nel corso del secolo appena trascorso: una storia travagliata e complessa, talvolta bizzarra, ma comunque affascinante. Si potrebbe semplicisticamente affermare che la storia di questa musica può in ultima analisi identificarsi con la narrazione delle vicende umane e artistiche dei suoi interpreti, ma si correrebbe il rischio di passare in rassegna solo la storia di alcuni personaggi di particolare levatura artistica, trascurando di esaminare le tendenze e le innovazioni stilistiche, l’importanza della tecnologia e l’opera di tante figure apparentemente di secondaria importanza (collezionisti, discografici, attivisti culturali…) che hanno avuto invece un ruolo più o meno determinante per l’evoluzione di questa musica nel corso del ventesimo secolo. Il presente articolo cercherà di analizzare la più recente evoluzione dell’Irish traditional music alla luce di queste premesse.
Per iniziare a parlare del ventesimo secolo, sarà innanzitutto necessario passare brevemente a considerare alcune situazioni accadute in Irlanda durante il secolo precedente e che avrebbero influenzato in modo determinante, come vedremo in seguito, la situazione che si sarebbe andata delineando successivamente. Ci riferiamo qui essenzialmente a tre eventi:
Gli inizi del secolo Iniziamo con una domanda bizzarra: un ipotetico esploratore che avesse sbirciato, con i nostri occhi di uomini del ventunesimo secolo, alla situazione della musica irlandese degli inizi del ‘900, cosa avrebbe osservato? Verosimilmente la situazione sarebbe stata la stessa dei secoli precedenti: le canzoni e le tune tradizionali venivano create da musicisti o cantanti di origini popolari e imparate a memoria. Le stesse venivano poi eseguite in un ambiente domestico, e lì avveniva il passaggio da persona a persona (e, nel lungo termine, da una generazione all’altra), che a sua volta dava origine alla nascita di un certo numero di varianti: una tradizione tramandata quindi – da secoli – quasi esclusivamente per via orale. Lo stesso orizzonte musicale si limitava alla cerchia dei conoscenti locali, vitalizzata tutt’al più dalla presenza di qualche (rarissimo) cantante o musicista professionista itinerante, o da qualche dancing master di passaggio. Il livello sociale di questi musicisti era infatti molto basso, e la musica era intesa essenzialmente come una attività amatoriale, da riservare ai giorni di festa o a qualche particolare ricorrenza. Anche le proporzioni tra musica cantata e musica strumentale erano profondamente diverse da quelle osservabili oggi. La musica cantata era nettamente predominante: dopo tutto la voce era lo “strumento” più facilmente accessibile a chiunque, e il canto era uno dei principali svaghi da svolgersi in un ambito domestico. Era un canto quasi sempre senza alcun tipo di accompagnamento, ed era intriso di significati sociali di particolare importanza a livello locale: le canzoni parlavano infatti della terra e della patria, di politica e di fatti di cronaca, di situazioni sociali e d’amore, lamentavano la morte dei propri cari e inneggiavano all’arrivo di un neonato. Queste canzoni, che venivano quindi composte in continuazione a seconda dell’ispirazione del momento, venivano cantate sia in gaelico che in inglese: agli inizi del secolo la popolazione capace di esprimersi in irlandese non era infatti che un quarto del totale, e per giunta raggruppata in alcune aree geografiche ben definite. All’interno di un simile contesto, la Liga Gaelica aveva iniziato a pubblicare sui propri opuscoli le canzoni in gaelico, e si accingeva a presentare anche al pubblico delle città, in un contesto vagamente configurabile come uno “spettacolo”, le song della tradizione cantate in lingua irlandese. Molti erano quindi i “cantanti”, e per contrasto ben pochi erano gli “strumentisti”. Gli strumenti più frequenti erano il flauto e il fiddle, arrivati in Irlanda nel diciassettesimo e nel diciottesimo secolo. Anche il tin whistle era discretamente popolare. Le uilleann pipes erano quasi estinte, al punto che tra il 1900 e il 1910 nacquero, sia a Cork che a Dublino, dei Piper Club aventi lo scopo di riportare in auge questo strumento dal suono così affascinante. Destino simile pareva avesse – paradossalmente – anche la stessa arpa celtica, vera e propria icona dell’Irlanda, strumento pressochè scomparso dal Paese sin dagli inizi del diciannovesimo secolo, e pertanto non a caso supportato con grande dispendio di energie dalla Liga Gaelica. Cresceva l’interesse nei confronti della concertina e della fisarmonica, ma si trattava in genere di strumenti di scarso valore, importati per lo più dalla Germania e dall’Inghilterra. Erano però strumenti, per questa stessa origine, spesso visti come estranei alla tradizione nazionale. È risaputo, è impossibile parlare di musica irlandese senza prendere in considerazione anche la danza: sempre nei primi anni del ‘900 era sempre più popolare la cosiddetta set dance, danza di gruppo in forma di quadriglia, accompagnata appunto dal suono della fisarmonica o della concertina. La solistica step dance era sì presente, ma era appannaggio solo dei ballerini più esperti. Orbene, in questo quadro generale la Liga Gaelica, su ispirazione della sua sezione londinese, iniziò a promuovere una forma di danza in gruppo – la ceili dance – a suo modo di vedere più “irlandese” della set dance. La ceili dance, che si svolgeva non più in casa, ma bensì nelle sale da ballo, prendeva il nome dal ceili, una forma di riunione-evento sociale nato a Londra nel 1897 su un modello scozzese. Questa situazione perdurò in Irlanda per i primi due decenni del secolo. Stava però per iniziare l’impatto con il Nuovo Mondo, che avrebbe cambiato in modo radicale la storia e l’evoluzione stessa della musica irlandese.
Gli irlandesi d’America Negli Stati Uniti i musicisti professionisti iniziavano ad adattare il proprio repertorio in funzione delle richieste del pubblico, un pubblico evidentemente molto spesso composto da emigrati, irlandesi e italiani innanzitutto. Già ai primi del novecento i primi pionieri della registrazione fonografica iniziavano a vendere rulli cilindrici: era questo ad esempio il caso del piper Patsy Touhey, nativo di Galway, che vendeva i primi “rulli” di Irish traditional music realizzati a New York. Touhey era a sua volta amico del capo della polizia di Chicago, Francis O’Neill, originario di Cork, musicista dilettante e attento collezionista di musica irlandese. O’Neill pubblicò nel 1903 una accurata, vastissima raccolta di musica irlandese (ancora oggi in stampa!), che avrebbe influenzato in modo determinante l’evoluzione della stessa musica non solo negli Stati Uniti, ma addirittura nella stessa Irlanda. L’importanza della registrazione audio avrebbe avuto un ruolo cruciale nell’evoluzione di questa musica per i decenni successivi: a partire dagli anni ’20 vennero incisi brani di decine di musicisti irlandesi. Queste registrazioni, riprodotte su supporto fonografico in America, ritornavano successivamente in Irlanda, e avrebbero influenzato in modo fondamentale lo stile e il repertorio di tanti altri musicisti, che venivano per la prima volta a contatto con una serie di brani e stili regionali sino ad allora relegati ad una conoscenza limitata esclusivamente alle rispettive zone di origine. Sempre in America, i musicisti irlandesi/americani avevano acquistato dimestichezza nel suonare in grandi sale da ballo, unendo agli strumenti nazionali (flauto, fiddle e uillean pipes) quelli della musica popolare americana (piano, banjo, batteria), e anche questa moda prese piede in Irlanda, con la nascita delle prime “band” di musica tradizionale. La produzione americana di registrazioni di musica irlandese a carattere commerciale subì un brusco ridimensionamento in seguito al crollo di Wall Street del 1929, con la successiva depressione economica che avrebbe colpito l’intero mondo occidentale per il decennio successivo. Venne a mancare di conseguenza quell’influenza “di ritorno” nei confronti della musica tradizionale in terra irlandese. Nonostante la crisi, tuttavia, rimase forte la diffusione di questa musica in America, diffusione periodicamente rinvigorita dalle nuove ondate di emigranti che continuavano ad arrivare dall’isola di smeraldo. Ciò ha contributo in modo determinante a far sì che l’evoluzione della musica irlandese in America abbia seguito un percorso particolare e indipendente, con caratteristiche proprie che la distinguono abbastanza nettamente dalla musica omologa suonata su questa sponda dell’Atlantico. Non va tra l’altro dimenticato, al riguardo, che ancora oggi è lo sconfinato mercato americano la vera “terra promessa” per il musicista tradizionale irlandese. Ma torniamo in Irlanda. L’ideologia, dettata dalla Liga Gaelica, di una “Irlanda irlandese” che si esprimesse innanzitutto in lingua gaelica, costituì il substrato culturale dello stato irlandese che andava a nascere negli anni ’20: gli insegnanti dovevano conoscere l’irlandese, e il canto in gaelico faceva parte del curriculum scolastico; non così la musica, ma erano molti i professori che la insegnavano nelle ore extra-curriculari. Per contrasto, le sei contee che rimasero legate al Regno Unito non intrapresero alcuna azione di promozione della cultura tradizionale.
L’arrivo delle nuove tecnologie Il ruolo svolto dalle trasmissioni radiofoniche nello sviluppo della musica irlandese nel ventesimo secolo è enorme e universalmente riconosciuto. La musica tradizionale irlandese era un ingrediente discretamente presente nelle radio americane sin dal 1920, e in quelle irlandesi sin dal suo esordio, risalente al 1926. La radio nazionale di stato irlandese promuoveva infatti qualsiasi forma di cultura tradizionale, le esibizioni musicali dal vivo erano all’ordine del giorno, e i programmi musicali contribuirono a diffondere ulteriormente le registrazioni “americane” di quegli anni. La BBC nord-irlandese, nata nel 1922, si disinteressò invece quasi deliberatamente di queste tematiche. Come si è detto, le ceili band cominciarono a diventare popolari (con un apice di successo raggiunto negli anni ’50) anche da questa parte dell’oceano: la danza – e di conseguenza la musica da ballo – si spostava sempre più dalle case e dalle strade nelle sale da ballo, e i sistemi di amplificazione iniziarono ad essere usati anche in Irlanda. Gli anni ’30 erano comunque anni di vacche magre, alla luce della crisi economica mondiale, anche per la musica irlandese, e la Liga Gaelica, pur tra molte difficoltà, riprese a darsi da fare: nel 1935 fu fondata a Dublino la Irish Folklore Commission, nata con lo scopo di raccogliere e preservare qualsiasi forma di cultura tradizionale, ivi compresa la musica e le canzoni tradizionali. La Irish Folklore Commission prese a catalogare una quantità enorme di materiale, e in questo compito si distinse in modo particolare un suo impiegato, Seamus Ennis, sin dalla sua assunzione, avvenuta nel 1942. Alla fine degli anni ’30 due fra le più importanti case discografiche inglesi, la Decca e la His Master’s Voice (HMS) aprirono proprie succursali di registrazione e produzione discografica anche in Irlanda: i dischi venduti nell’isola erano essenzialmente quelli delle ceili band e le registrazioni solistiche oltre, naturalmente, a quelli di musica popolare americana e inglese. Gli anni del secondo conflitto mondiale furono per l’Irlanda anni di isolamento politico, ma anche anni privi di eventi di particolare importanza dal punto di vista musicale. Le cose cambiarono radicalmente verso la fine degli anni ’40. Si andava infatti risvegliando un po’ in tutto il mondo occidentale – e specialmente in America e in Gran Bretagna – l’interesse per la musica tradizionale, e in parallelo nuove tecnologie si affacciavano all’orizzonte: fondamentale, in questo senso, la nascita del registratore a nastro (1948). La radio di stato irlandese mise su un’unità di registrazione mobile, con cui iniziò una massiva registrazione “a domicilio” di musicisti e cantanti tradizionali, e una iniziativa simile venne realizzata dalla Irish Folklore Commission. La stessa BBC si mosse nella medesima direzione, evidentemente limitatatamente alle contee dell’Ulster. Queste azioni di “scoperta” furono fondamentali: per la prima volta sconosciuti cantanti e musicisti tradizionali potevano raggiungere una certa popolarità a livello nazionale, e la figura dell’appassionato di folk music ebbe la sua origine anche in Irlanda. Va tra l’altro ricordato che la maggior parte di queste registrazioni è ancora oggi disponibile, a testimoniarci le caratteristiche fondamentali della musica irlandese della prima metà del secolo.
Il ventennio 1950-60 Verso la fine degli anni ’40 un discreto numero di irlandesi andò a stabilirsi in Inghilterra, attratto dalle nuove possibilità di lavoro offerte dalla ricostruzione post-bellica. Ovviamente essi portarono con sé le proprie song e i propri strumenti musicali, e la musica irlandese, nell’Inghilterra di quegli anni, veniva eseguita essenzialmente nei pub delle grandi città. In Irlanda l’evento più importante di questo periodo è la nascita del Comhaltas Ceoltóirí Éireann (CCÉ), che traeva origine dall’attività dei music club dublinesi, locali in cui le tradizioni rurali e urbane coesistevano serenamente. Con il tempo il Comhaltas Ceoltóirí Éireann è diventata la più importante e diffusa organizzazione di musica tradizionale irlandese. Organizzata con una struttura a piramide (contea/provincia/nazione), il Comhaltas Ceoltóirí Éireann (che significa “associazione dei musicisti irlandesi”) ha per scopo la promozione della musica, della canzone e della danza tradizionali irlandesi. Chiunque vi si può iscrivere (anche i non-musicisti), e la sua sezione a carattere locale, che si occupa di organizzare concerti, session e corsi di musica tradizionale, è al centro della struttura del CCÉ. Naturalmente vi è un centro di coordinamento nazionale che ha sede a Dublino, in Merrion Square, che si occupa dell’organizzazione di festival, tour e corsi, del catalogamento e dell’archiviazione della musica tradizionale, e della pubblicazione di testi e dischi. Inoltre la sede dublinese coordina l’attività delle sezioni satellite, presenti in svariate nazioni, soprattutto negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Australia . Il merito principale del CCÉ è stato il riuscire a portare – nel corso degli anni – un enorme numero di persone a contatto con la musica tradizionale irlandese, grazie all’organizzazione di concerti, corsi di musica e soprattutto di fleadh cheoil. Questi sono essenzialmente dei festival musicali a carattere competitivo, che divennero popolarissimi in Irlanda proprio negli anni ’50 e ’60. Un certo grado di sviluppo economico in Irlanda ebbe tra l’altro la conseguenza di un incremento della musica strumentale, semplicemente perché la gente aveva una maggiore possibilità di acquistare, rispetto al passato, uno strumento musicale. Furono quelli gli anni della nascita della session, una riunione organizzata, ma informale, di musicisti che suonano per ore per puro divertimento. Le session, beninteso, esistevano già in epoche precedenti, ma è proprio questo il periodo in cui divennero un vero e proprio standard della musica tradizionale irlandese. Il loro ruolo di “stimolo” risultò evidente fin dall’inizio: riuscire a raggiungere un livello sufficiente per partecipare a una session è stato un pungolo per legioni di musicisti, irlandesi e non, ormai da alcuni decenni. Di pari passo con l’avanzata della session, questi anni vedono anche lo spostamento della musica dalle mura domestiche a quelle del pub, movimento che finirà tra l’altro per penalizzare il canto solistico. Sempre a partire dagli anni ’60 luoghi come le sale da concerto, o anche gli stadi, iniziarono a diventare sedi di concerti di musica tradizionale. Sono anche questi gli anni dell’arrivo della televisione in Irlanda: la BBC apre i suoi uffici a Belfast nel 1955, mentre la RTÉ, la compagnia televisiva statale irlandese, aprirà i battenti a Dublino nel 1961. Quest’ultima rete televisiva, nel corso dei decenni, ha prodotto un gran numero di trasmissioni dedicate alla musica tradizionale (a differenza della BBC), e il personaggio maggiormente associato al binomio musica/televisione è Tony Mac Mahon, accordionist ma anche presentatore e produttore di innovativi programmi televisivi. In campo televisivo va ricordato che la novità di maggiore importanza è stata, negli anni recenti (1996), la nascita della rete televisiva in lingua gaelica Teilifís na Gaeige, ora più semplicemente TG4. Ma il vero cambiamento doveva arrivare, ancora una volta, da oltre-oceano: sempre in quegli anni i tre fratelli Clancy (originari di Waterford) e Tommy Makem (di Armagh), cantanti e attori trapiantati a New York, ebbero la geniale idea di abbinare il repertorio di ballad irlandesi ad uno stile di accompagnamento che teneva conto della tradizione americana, basato cioè su strumenti come la chitarra e il banjo. Quando i loro dischi arrivarono in Irlanda riscossero un successo senza precedenti, e furono molti i loro imitatori, che diedero il via a un gran numero di ballad group, come queste band venivano chiamate all’epoca. Era la prima volta che qualcuno riusciva a guadagnarsi da vivere, sia pure in modo precario, grazie alla musica tradizionale irlandese! Sempre nello stesso periodo un personaggio carismatico e dalle idee particolarmente innovative iniziava a proporre la musica irlandese in un modo assolutamente originale: Seán Ó Riada era un musicista e compositore di estrazione classica, ma con interessi che lo portavano fino al jazz. La sua idea era di proporre un gruppo di musica tradizionale (che prevedeva comunque anche un cantante), modellato su una struttura (mutuata dalla musica classica) composta da archi, fiati e percusssione. Il gruppo in questione era il Ceoltóiri Chualann, composto da nove membri, la cui musica, arrangiata dallo stesso Ó Riada, era tutta giocata su una dinamica dei contrasti tra le timbriche sonore dei vari strumenti. Lo stesso Ó Riada arrangiò un gran numero di brani tradizionali in versioni orchestrali, e si deve a lui l’introduzione del bodhrán nella musica irlandese. I Chieftains, in un certo senso i discendenti del Ceoltóiri Chualann, sono stati gli ambasciatori dell’Irish traditional music in tutto il mondo sin dagli anni ’60.
La fine del secolo A partire dai primi anni ’70 si andò affermando la tendenza ad un canto non più solistico, ma bensì accompagnato da uno o più strumenti; quelli furono però soprattutto gli anni del boom di gruppi vocali e strumentali (De Danann, Planxty, Bothy Band, Moving Hearts…) che ebbero il merito di introdurre nuovi stili di esecuzione, e un nuovo repertorio, in una misura sino ad allora mai sperimentata nella musica tradizionale irlandese. L’accompagnamento, anche grazie al successo di queste band, divenne un fatto generalmente acquisito e accettato, e a ben vedere si è trattato di una vera e propria rivoluzione, e comunque di una delle più importanti innovazioni del secolo, nell’ambito dell’Irish music. Molte altre cose stavano rapidamente cambiando, nel mondo della musica irlandese: l’elemento competitivo tipico dei fleadh cheoil non era più universalmente accettato, e nacquero un po’ in tutta l’isola di smeraldo le summer school e i weekend festival, eventi non competitivi che comprendono una serie di attività che hanno a che fare con la musica, come session, concerti, conferenze, corsi musicali ed altre attività sociali. La prima in tal senso fu la Willie Clancy Summer School, che esordì nel 1972 e tracciò la strada per tutta una serie di esperienze simili. Nacquero alcune organizzazioni il cui interesse era focalizzato sul revival di alcuni strumenti della tradizione, come ad esempio Cáirde na Cruite (“amici dell’arpa irlandese”) e Na Píobairí Uilleann (l’associazione degli uilleann piper); si consolidò la figura del music club, elemento presente per lo più nelle città più importanti d’Irlanda; il set dancing ebbe due decenni di grande popolarità. Sempre in quegli anni si è assistito al risveglio della composizione di song in gaelico, soprattutto nella regione del Connemara; la musica tradizionale irlandese è stata usata in modo sempre maggiore in abbinamento a finalità turistiche; i musicisti tradizionali hanno finalmente iniziato a ricevere i proventi derivanti dai diritti d’autore spettanti per la composizione e/o l’arrangiamento; questa musica ha iniziato ad avere un “mercato” anche al di fuori dell’Irlanda, e si è assistito all’ingresso di figure nuove – per questa musica – come agenti, pubblicitari e addetti al marketing. Soprattutto, in questi ultimi decenni, il livello tecnico e artistico della media dei musicisti irlandesi ha raggiunto vette di virtuosismo sinora inusitate, e questa musica ha raggiunto una grande popolarità in molte nazioni di origini assolutamente non-irlandesi, con la conseguenza di un gran numero di musicisti, originari delle parti più disparate del pianeta, interessati a suonare “Irish traditional music”. Ma in questi ultimi decenni è anche e soprattutto la musica ad essere profondamente cambiata: chitarre e tastiere elettroniche costituiscono ormai una presenza frequente, e spesso la produzione discografica e lo stesso stile musicale sono mutuati dalle esperienze del pop e del rock. Ancora, la musica irlandese sempre più spesso si incontra e si fonde con le realtà etniche delle altre regioni del globo: basti pensare alla realtà di uno strumento di origine greca, come il bouzouki, entrato ormai stabilmente a far parte della musica irlandese. Lo stesso “fenomeno” Riverdance va considerato anche da questo punto di vista: la sua musica, erroneamente ritenuta (o astutamente spacciata per) musica tradizionale irlandese, in realtà è frutto proprio di queste ultime evoluzioni, con un’occhio attento alle tecniche di produzione teatrale. Il suo successo, di proporzioni assolutamente imprevedibili, ha avuto comunque il merito di avvicinare al fascino di questa musica milioni di persone in tutto il mondo. Parallelamente al successo commerciale di questi ultimi anni, è cresciuto anche l’interesse accademico nei confronti dell’Irish trad: sono stati pubblicati alcuni (non molti, in verità) saggi su queste tematiche, e lo studio della musica irlandese a livello universitario è divenuto una realtà grazie al già citato Seán Ó Riada (presso lo University College Cork) e al suo successore Mícheál Ó Súilleabháin, attualmente professore di musica presso l’università di Limerick e ideatore di un centro di specializzazione post-laurea finalizzato allo studio della tradizione musicale irlandese, l’Irish World Music Centre. Le scuole di musica tradizionale sono oggi presenti in diverse città irlandesi, e in esse un gran numero di ragazze e ragazzi ricevono ufficialmente un “diploma” di musicista tradizionale. Questi argomenti non sono viceversa presi in considerazione nelle scuole elementari e medie d’Irlanda. A livello commerciale, infine, si è assistito alla pubblicazione di un gran numero di manuali focalizzati sui singoli strumenti di questa musica, manuali disponibili sia in forma stampata che su video.
A questo punto andiamo a riprendere il nostro ipotetico viaggiatore nel tempo, che avevamo lasciato, all’inizio di questo articolo, nell’Irlanda di inizio ‘900, e facciamolo tornare ai nostri giorni, chiedendogli di osservare le differenze con quanto precedentemente osservato. Probabilmente ci racconterebbe che il materiale sonoro è in fondo abbastanza simile, ma con proporzioni differenti e soprattutto con profonde differenze stilistiche: quella che prima era una musica che veniva eseguita essenzialmente all’interno delle case, ora ha acquistato una dimensione pubblica; le singole tradizioni regionali sono oggi diluite in un unico repertorio (e stile) a carattere nazionale; il canto non accompagnato ha un peso molto inferiore, a vantaggio della musica strumentale; il singolo musicista vive soprattutto in funzione di un “gruppo” musicale; la musica tradizionale è più facilmente reperibile e più frequentemente suonata rispetto al passato; il livello sociale dei musicisti si è generalmente innalzato, al pari del loro livello tecnico; al di fuori dell’Irlanda questa musica viene eseguita (e ascoltata) a prescindere dalle caratteristiche nazionali o razziali; l’accompagnamento è ormai un fatto scontato e universalmente accettato; la musica ha una maggiore connotazione ritmica, e in generale è più “veloce”; è una musica infine sempre più “studiata” e sempre meno tramandata per via orale: l’importanza del supporto audio-visivo si dimostra infatti sempre più fondamentale. E a questo punto? Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro di questa musica? Difficile dirlo, o anche solo ipotizzarlo. Verosimilmente la musica tradizionale irlandese continuerà a evolvere, anche in futuro, come ha sempre fatto nel passato: continuando a interagire a modo suo con la realtà del mondo in cui si trova a d esistere. Un mondo, fatalmente, sempre meno limitato dai confini geografici dell’isola di smeraldo.
Testo di Alfredo De Pietra Copyright © New Sounds 2000 |