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Kristina Stykos - In the Earth’s Fading Light Testo di Alfredo De Pietra …e la mamma riprese la chitarra… Origini greche e italiane, il duro mestiere di mamma e di casalinga, il salotto di casa come studio di registrazione: l’incredibile, affascinante storia di un disco autentico e sincero come pochi. Ascolti questo disco di Kristina Stykos, ed è inevitabile pensare a un bel po’ di cose. Sì, in maniera forse indiretta e trasversale, ma questo è un disco che induce a svariate riflessioni. Innanzitutto guardi il volto dell’autrice in copertina: non più giovanissima, capelli neri e lunghi, naso aquilino, insomma un volto decisamente mediterraneo…poi rileggi nome e cognome e beh, certo, quelle generalità rimandano decisamente alla Grecia. E difatti è proprio di origini greche, la chitarrista-compositrice-vocalist protagonista di questa incisione che per molti versi ha veramente dell’incredibile, e vedremo in seguito il perché. Ma andiamo con ordine. Dunque “greca”, Kristina Stykos. Ma anche con sangue italiano. Già, perché, come lei stessa ci raccontava: “Una mia nonna era italiana! Sì, suo padre, ovvero il mio bisnonno, era arrivato in America da bambino, era un orfano…eppure riuscì a realizzare il suo sogno americano. Fece fortuna, mise su una fabbrica di mattoni sulle rive del fiume Hudson, nei pressi di New York, e in breve tempo divenne molto ricco. Mia nonna di cognome faceva Maione…”. Insomma, per molti versi in questa musicista è raffigurata l’essenza stessa dell’America, la sua multi-etnicità, quel melting pot – culturale innanzitutto – che ne costituisce una delle principali ricchezze. Ma è anche la vicenda umana e artistica di Stykos che fa pensare: Kristina nasce a Ithaca (e dove, altrimenti?) nello stato di New York nella seconda metà degli anni Cinquanta, e inizia a occuparsi di arte ancor giovanissima, in seguito al suo trasferimento nella raffinata e snob Boston. Siamo nel 1976, e la giovane in qualche modo si trova a dover conciliare gli studi, un lavoro da cameriera e la sua passione per la realizzazione di film di avanguardia e per la musica rock, da ascoltare per lo più nei loft dell’Italian North End della capitale del Massachussetts. Subentra in lei una crisi profonda che la spinge a una vita più calma e rilassata. Quale posto per lei migliore del freddo, aspro e montano Vermont? È proprio lì che Stykos si rifugia, dedicandosi a un lavoro introspettivo di composizione musicale: il suo primo disco, Crazy Sorrows, interamente composto da brani originali, risale al 1986. Anni duri, quelli, per Kristina, che deve affrontare le difficoltà di crescere un figlio da single, e che si troverà ad abitare anche in una roulotte senza acqua corrente e con la luce elettrica che va e viene… Non è però donna che si lascia abbattere facilmente: nonostante tutte le intemperie della vita, riesce a occuparsi attivamente di arte, focalizzandosi sulla musica folk: nel 1997 dà inizio a una organizzazione non-profit, “Live Art”, che si prefigge di portare nel Vermont i più importanti interpreti del folk: è grazie a lei che musicisti del calibro di Paul Brady, Dougie MacLean, Liz Carroll e Johnny Cunningham si possono ascoltare dal vivo dalle parti di Montpellier e dintorni. Questa attività di promoter ha anche un effetto secondario: Kristina prova a staccare la chitarra dal chiodo e ricomincia a prendere gusto nel suonare e cantare nelle session locali, riscuotendo immediatamente un notevole successo. Una cosa chiama l’altra, ed ecco che Stykos prende prima a partecipare a band di folk music acustica, specializzate nel repertorio delle tradizioni francese, scozzese e irlandese, per poi dirigersi verso le esibizioni in duo al fianco di solisti di fiddle e flauto. È proprio con una flautista, Patti Casey, e una fiddler, Susannah Blachly, che la chitarrista forma nel 2004 un affiatato sodalizio artistico realizzatosi nel trio Bellatrix. La cosa curiosa è che ciascuna delle tre musiciste ha in mente la realizzazione di un album solistico, e come risultato finale si avranno tre registrazioni discografiche ricche di collaborazioni incrociate tra le tre artiste. Le cose, nel frattempo e nel complesso, hanno ricominciato ad andare per il verso giusto anche sul versante personale per la cantante, che oggi vive a Chelsea, nel Vermont, con il marito, il liutaio Michael Millard, e i loro tre figli. Si diceva all’inizio che questo nuovo album di Kristina Stykos, il recentissimo In the Earth’s Fading Light, che presentiamo questo mese ai lettori di Keltika, fa riflettere. Stupisce innanzitutto che si tratti di un’opera realizzata da una donna che tiene a far sapere che la sua principale attività è quella di occuparsi dei suoi tre bambini: si direbbe un disco realizzato totalmente al di fuori delle logiche del mercato, e Kristina Stykos afferma di non essere minimamente interessata a una carriera nel mondo della musica, essendo troppo impegnata nelle faccende di casa! Non solo. Provate ad ascoltare le due tracce presenti questo mese sulla nostra compilation, le due a maggiore “connotazione celtica” presenti in In the Earth’s Fading Light, “Three Jigs” e “Reel de Wheel”. Noterete facilmente l’ottima resa acustica dell’album. Bene, nessun ultra-raffinato studio di registrazione alle spalle, niente apparecchiature super hi-tech: incredibilmente, tutto è stato registrato nel salotto di casa, come testimonia la simpatica foto presente nel booklet. Un computer, un paio di microfoni, un bel po’ di cavi elettrici, un tappeto e un apparecchio digitale per home recording: niente altro. Da non credersi, visti i risultati. Ancora, stupisce il repertorio del disco: non un album solo “celtico”, ma un disco per voce e chitarra pieno di sfumature e di cadenze tipiche del blues, del country, con qualche spruzzata di musica mediterranea e gitana. A ben vedere, in realtà, tutta e solo musica originale, ancora una volta la multietnicità dell’America condensata in quest’artista così originale che se la cava con notevole maestria in campi musicali apparentemente tanto differenti tra loro. Con tutto ciò, c’è tuttavia qualcosa che non ci convince fino in fondo, in questo ostentato understatement da parte dell’artista di origini greche (www.kristinastykos.com): la presenza, tra i musicisti che la accompagnano in In the Earth’s Fading Light, di un grande come Bela Fleck al banjo, o lo stesso ringraziamento a Will Ackerman, il celebre fondatore della Windham Hill Records, che ha curato il mixing finale dell’album, la dicono lunga sul prestigio di cui la Stykos gode tra gli addetti ai lavori…vuoi vedere che nonostante gli impegni di mamma e di casalinga, ce la ritroveremo presto on tour, in giro per il mondo? I numeri, di certo, non le mancano! |