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Julie Murphy & Dylan Fowler: Ffawd Uno dei brani del terzo CD degli Afro Celt Sound System, Volume 3: Further In Time, vede la presenza del grande Robert Plant, voce dei mitici Led Zeppelin: si tratta di “Life Begin Again”, una delle tracce più interessanti dell’intero CD. Agli ascoltatori più attenti non sarà sfuggita la bellezza della voce femminile presente nello stesso “Life Begin Again”, appartenente alla cantante inglese, ma gallese di adozione, Julie Murphy. In quell’occasione fu proprio Robert Plant ad insistere che fosse lei a cantare alcuni versi (in gallese) all’interno di quella canzone, vagamente somigliante alle atmosfere di “Kashmir”, di “zeppeliniana” memoria. Questo aneddoto dimostra la solida reputazione che questa giovane cantante si è saputa costruire nel Regno Unito, pur nel difficile (e per certi versi oscuro) ambito della musica tradizionale del Galles. Julie Murphy in Gran Bretagna è nota ai più in qualità di vocalist del più noto gruppo musicale gallese, quei Fernhill che l’anno scorso hanno suonato anche a Roma e in Sardegna, nell’ambito di un tour mondiale che li ha portati dal Giappone all’Olanda, dal Belgio al Vietnam, sino in Portogallo. E proprio in Portogallo è nata in Julie Murphy l’idea di questo disco, Ffawd, che la vede protagonista assoluta insieme al chitarrista Dylan Fowler. Da Ffawd è tratto il brano “Y Folantein”, ragalatoci da Julie e Dylan per la compilation di questo mese di Keltika. Si tratta di una testimonianza interessante, che ci permette di fare conoscenza con una delle voci oggi più apprezzate della scena folk britannica, ma soprattutto ci consente di avvicinarci al ricco, ma per molti versi ancora poco conosciuto, universo della tradizione vocale gallese. Questo Ffawd è un disco affascinante. Molto raffinato, dalle atmosfere spesso rarefatte. Per certi versi si potrebbe anche parlare di un disco non facile, per la difficile comprensibilità dei testi, in lingua gallese, e per le caratteristiche di una musica che si discosta enormemente dalle ormai familiari tipologie musicali irlandesi o scozzesi (per restare in ambito britannico). È però un disco il cui fascino è da scoprire e assaporare poco alla volta, prestando attenzione alle splendide qualità vocali di Julie Murphy e al finissimo lavoro contrappuntistico della chitarra di Dylan Fowler, un autentico merletto musicale. Il CD, registrato a maggio del 2001, è pubblicato dall’etichetta gallese Fflach, specializzata in musica tradizionale gallese, presso il cui sito web (www.fflach.co.uk) il disco di Julie Murphy e Dylan Fowler può essere acquistato (in alternativa è disponibile l’indirizzo email info@fflach.co.uk) Coloro che fossero interessati ai testi di Ffawd (con relativa traduzione in inglese), possono invece visitare il sito web www.ffawd.com Abbiamo chiesto a Julie Murphy di parlarci del suo disco, della sua attività di vocalist con i Fernhill e, in generale, delle caratteristiche della musica del Galles. Julie, iniziamo dal titolo: Ffawd. Cosa significa, è qual’è la storia di questo disco? “In gallese la parola “Ffawd” significa “destino”, ed il termine somiglia molto al portoghese “fado”. Abbiamo deciso di dare questo nome al disco proprio in seguito ad un concerto a Lisbona, insieme ad una bravissima e giovane cantante di fado chiamata Camane. Improvvisamente ho realizzato che nella tradizione gallese esistono molte canzoni stupende, intense e ricche di pathos, che non sono finora mai state registrate. La scelta di affidare queste canzoni semplicemente ad una accoppiata voce-chitarra mi è parsa naturale, dal momento che queste canzoni sono comunque riconducibili alla tradizione europea dei poeti-trovatori, sia pure con un ben distinto “carattere” gallese”. Ascoltando Ffawd, pur avvertendo nettamente che si tratta di un disco di musica tradizionale, si ha comunque la sensazione di un approccio abbastanza “moderno” al materiale sonoro. È d’accordo con questa affermazione? In altri termini lei predilige un approccio “tradizionale” a questa musica o guarda alla tradizione con lo spirito di un’artista del ventunesimo secolo? “Il nostro è l’approccio tipico dell’artista creativo. Queste canzoni hanno un valore che trascende il tempo, e possono essere quindi considerate vecchie e nuove al contempo. È innegabile che viviamo in un’era in cui siamo stati esposti alle più svariate esperienze musicali. Sono convinta che queste esperienze riescano in qualche modo a farsi strada nella mia musica, fino ad emergere, sia pure in una misura non esattamente quantificabile, anche in questo disco. Potrei arrivare a dire che la nostra è musica contemporanea avente per ispirazione la musica folk”. Più in generale, quali sono le sue influenze musicali? “Sono cresciuta a Londra, e lì ascoltavo per lo più la black soul music, in particolare grandi cantanti come Aretha Franklin e Marvin Gaye, e band come Funkadelic, Sly Stone…Poi, frequentando un’istituto artistico, sono entrata in contatto con ogni genere di musica, dal reggae al punk, fino al pop ed al rock “intelligente”, come quello di Patti Smith e dei Talking Heads. È stato lì che ho cominciato a pensare alla musica come forma d’arte, alla stregua della pittura e della scultura. Dopo il college mi sono trasferita con mio marito in Galles, e lì è iniziata la passione per la musica tradizionale inglese, americana ed europea: ho imparato moltissime canzoni gallesi, ancor prima di riuscire a parlare in modo scorrevole la lingua gallese. Ho ascoltato le registrazioni di grandi cantanti gallesi come Ben Philips e John Thomas, splendidi interpreti e profondi conoscitori di questa musica. Tornando alla domanda precedente, sono convinta che anche loro conoscessero bene la musica – in generale - dei loro tempi, così come io sono attenta alla musica della mia generazione”. In Italia la musica gallese non è tra le più note. Cosa consiglierebbe a chi volesse approfondire questo argomento? “Un buon punto d’inizio potrebbe essere il CD-compilation The Rough Guide To Wales, dell’etichetta World Music Network: questo disco mostra la ricchezza musicale della tradizione del Galles, con registrazioni sul campo di vecchi cantanti ma anche con gruppi contemporanei, fiddlers, pipers, suonatori di concertina e ovviamente musica per arpa. L’arpista Llio Rhydderch, rappresentante della musica gallese per arpa tramandata per via orale, risalente al XII secolo, è uno splendido esempio di artista capace di far progredire la tradizione grazie alle proprie splendide composizioni. Questa arpista ha fatto parte di due gruppi musicali gallesi, Fernhill e Rag Foundation, e visto che questa intervista è per un magazine italiano, ricordo una sua esibizione a Roma, l’anno scorso, con queste due band, che fece registrare il “tutto esaurito”. La risposta del pubblico romano fu, in quell’occasione, veramente straordinaria! Tornando a The Rough Guide To Wales, questo CD contiene anche tutte le informazioni sulle modalità di acquisto dei dischi dei singoli artisti presenti nella compilation. In definitiva credo che la musica gallese rappresenti oggi uno degli ultimi “tesori nascosti”, nell’ambito della musica tradizionale europea: nel corso dei secoli ha ricevuto molteplici influenze, e la musica celtica è solo una delle tante. In ogni caso è una musica con un carattere regionale molto pronunciato”. Cosa ci racconta di questa sua collaborazione per l’ultimo CD degli Afro Celt Sound System? “E’ stata un’idea di Robert Plant: aveva concordato di partecipare ad una delle track del terzo album degli Afro Celt Sound System, Further In Time, e in quell’occasione mi ha chiesto di cantare insieme a lui. Conoscevo Robert da qualche mese: io e Dylan con i Fernhill avevamo suonato insieme a lui in alcuni concerti nel Galles. Robert Plant ha sempre amato il Galles: fu sua l’idea di affittare un cottage in Galles per registrarvi insieme ai Led Zeppelin lo storico album Led Zeppelin 4, e sua è stata anche l’idea che io cantassi, in quel brano degli Afro Celts, in lingua gallese. Ma non c’è troppo da stupirsi, l’Inghilterra e il Galles si sono sempre influenzati reciprocamente sia dal punto di vista artistico che culturale. Dopo tutto, la Gran Bretagna è una piccola isola!” La sua attività con il gruppo Fernhill: differenze con la sua attività solistica? “Con i Fernhill canto per lo più il repertorio della musica gallese da danza, che ha molti aspetti in comune con la musica bretone: proprio per questa ragione suoniamo spessissimo in Bretagna, e lì è del tutto normale vedere gente che balla danze bretoni sulla nostra musica gallese. Naturalmente all’interno di un gruppo variano anche le dinamiche, ma comunque mi entusiasma cantare con una solida band alle spalle!” Progetti per il futuro? “Quest’anno Dylan e io saremo spesso in tour in Europa per promuovere l’album. Credo che saremo in concerto anche in Italia, quest’estate. Con il gruppo Fernhill saremo invece in tourneè in Galles alla fine della primavera assieme al poeta gallese Ifor Ap Glyn e ad uno straordinario suonatore di concertina, John Morgan: sarà uno spettacolo intitolato “The Rough Guide To Cymru”. Sempre con i Fernhill suoneremo quest’anno in Slovacchia, Norvegia, Finlandia, Francia e Islanda. Ancora, ho appena terminato un disco di mie composizioni in inglese, dedicate a mio padre, deceduto due anni fa. Questo disco si chiamerà Lilac Tree. Come vede, sono veramente molto impegnata!” Per finire, cosa ci dice del brano, tratto da Ffawd, che i lettori di Keltika potranno ascoltare nella compilation di questo mese, “Y Folanten”? “Significa “regalo d’amore”, e ovviamente è una canzone d’amore; il suo testo è ricco di ardente passione. Sia le parole che la musica provengono da Mynyyd, nel Galles occidentale. È anche una canzone simpatica da cantare, perché nel testo c’è un gran numero di rime interne, che rendono questo pezzo molto divertente anche per chi lo canta!”
Intervista di Alfredo De Pietra Copyright © New Sounds 2000 |