Ian Melrose
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Ian Melrose

Ian Melrose: A Scottish Legacy 

Per ragioni misteriose il cosiddetto British fingerstyle, genere chitarristico che ha in John Renbourn, Bert Jansch, Davey Graham e Martin Carthy i suoi massimi esponenti, già da alcuni tempi “non abita più” nella sua terra di origine: gode di ottima salute in America, ha nel francese Pierre Bensusan uno degli artisti di punta, e quando potrebbe finalmente salutare un chitarrista britannico veramente all’altezza della situazione, beh…questo è andato a vivere in Germania!

Scherzi a parte, stiamo parlando di Ian Melrose, chitarrista di Middlesbrough trapiantato a Berlino ormai da oltre venti anni, di sicuro uno degli artisti delle sei corde più interessanti che ci sia mai capitato di ascoltare.

Ian, come si è detto, è inglese di nascita, ma di famiglia scozzese, e da ragazzo si trasferì con la famiglia ad Ayr, in Scozia. Lasciamo che sia lui stesso a raccontarci delle sue prime esperienze artistiche:

“Mio padre era, ed è, un violinista membro della Scottish Fiddle Orchestra, per cui sin dalla mia infanzia sono cresciuto “immerso” nella musica tradizionale scozzese. Da ragazzo arrivai però ad un punto di saturazione, e per quasi dieci anni ho ascoltato solo jazz e rock. Quello che ho capito in seguito è che in realtà a quei tempi avevo solo una conoscenza superficiale della musica scozzese: con questa musica è possibile esplorare e sperimentare un’infinità di situazioni affascinanti, ma solo a patto di una profonda conoscenza di questa tradizione musicale. Solo a distanza di anni sono riuscito a comprendere e apprezzare le qualità della musica scozzese: il fraseggio, gli abbellimenti, l’espressività, il senso estetico, il feeling generale…Sa, molto spesso per accorgersi di certe sottigliezze è addirittura necessario rallentare l’esecuzione di un veloce reel, di una jig: solo così verrà alla luce tutta una serie di nuovi aspetti musicali, solo così potrà emergere ancora maggiormente la bellezza di queste melodie”.

Una domanda che di certo le avranno già fatto decine di volte: cosa ci fa un chitarrista scozzese a Berlino?

“Ci suona! In realtà mi trasferii a Berlino nel 1981, dopo essermi laureato in legge e in lingua tedesca alla Keele University. Inizialmente venni in Germania per approfondire la mia conoscenza del tedesco. Poi cominciai a suonare e a lavorare qui finchè, nel 1997, ho preso la decisione di vivere esclusivamente della mia musica”.

E la realtà tedesca “si presta” alla musica per chitarra e alla musica celtica?

“Direi proprio di sì, considerando le mie molteplici attività artistiche. Oltre alla mia attività solistica, nel corso degli anni ho fondato due band di folk-pop, i Be Mine Or Run e i Talking Water: con i primi ho inciso cinque CD, dal 1990 al 1997, e l’ultimo, Beautiful People, ha vinto un importante premio della critica musicale tedesca. Con i Talking Water abbiamo invece all’attivo un disco registrato nel 2000.

Parlando di musica celtica, insieme a Thomas Loefke e Kerstin Blodig ho formato il gruppo Norland Wind; con loro ho inciso altri quattro CD. Andando più indietro nel tempo (parliamo del 1982), fondai il trio folk-jazz Twilight, che tre anni dopo vinse un premio al festival folk di Edimburgo grazie alla particolarità degli arrangiamenti”.

Ma lei non si limita a suonare solo in Germania: ci racconti della sua esperienza con i Clannad.

“Ha ragione. Mi sono esibito spesso in Olanda, Italia e Norvegia, oltre che, ovviamente, in Gran Bretagna e in Irlanda. Nel 1996 ero in tour con i Norland Wind, e in quell’occasione feci la conoscenza di Noel e Padraig Duggan dei Clannad, che mi proposero il ruolo di chitarrista per il tour che i Clannad avrebbero tenuto quell’anno in Irlanda, Gran Bretagna e Olanda. L’esperienza andò benissimo, al punto che mi fu chiesto di continuare a suonare con loro per il resto del “World Tour ‘96”, che ci portò fino in Australia, Nuova Zelanda e Giappone. Con i Clannad ho inciso nel 1998 il CD Landmarks, che ha vinto anche un grammy. Comunque la mia collaborazione con i Clannad è destinata a continuare nel tempo: prossimamente mi recherò a Dublino per registrare il loro prossimo CD, che dovrebbe essere pubblicato entro il 2002”.

Dal punto di vista chitarristico, a chi si ispira?

“Un nome sopra tutti: John Renbourn. In fondo ho iniziato a prendere in mano la chitarra dopo aver ascoltato uno dei suoi primi dischi: avevo sedici anni! Oggi sono particolarmente preso dalla musica di Tony McManus. Sa, proprio qualche giorno fa Tony mi ha scritto per farmi i complimenti per questo mio ultimo CD, A Scottish Legacy: un complimento di questo genere che proviene da lui vale doppio!”.

Fa uso di accordature aperte?

“In questo ultimo CD uso sostanzialmente tre accordature, la standard, l’ormai “classica” DADGAD e la DGDGBD”.

Andiamo a questo CD, A Scottish Legacy: cosa ci vuol dire al riguardo?

“Ritornerei a quanto affermato a proposito della mia “riscoperta” della tradizione musicale scozzese. La base di partenza è consistita in un’approfondita conoscenza delle sue tecniche violinistiche, che ho cercato di trasporre per chitarra (e tra parentesi anche in questo considero Tony McManus un maestro). Il passo successivo è consistito nella fusione tra queste tecniche e il mio particolare modo di suonare: sono infatti interessato un po’ a tutta la musica contemporanea per chitarra. In definitiva si tratta quindi di una mia personale interpretazione di alcuni brani di musica scozzese per violino, presi qua e là da varie raccolte di fiddle music. Con questo disco non pretendo di aver creato un’antologia di musica scozzese per chitarra, si tratta solo di pezzi che a parer mio si prestavano particolarmente ad una interpretazione per chitarra, o per slide guitar. Alcuni dei brani di A Scottish Legacy sono riproposti in maniera molto tradizionale, mentre altri sono stati completamente stravolti, con variazioni di armonizzazioni, di tempo e così via”.

In conclusione?

“In conclusione con questo CD ho voluto mostrare il mio rispetto e la mia ammirazione per quella grande “tradizione in movimento” che è la musica scozzese. Per me è stato entusiasmante registrare questi brani: spero che anche per voi in Italia l’ascolto di A Scottish Legacy sia un’esperienza altrettanto gradevole”.

***

E in effetti questo A Scottish Legacy si rivela uno dei dischi per chitarra “Celtic-oriented” più interessanti che ci sia capitato di ascoltare in assoluto. Ian è chitarrista dalla tecnica sopraffina, tecnico e “veloce” al punto giusto, ma attento alla qualità e alla espressività delle sue interpretazioni più che a sbalordire con acrobazie chitarristiche fini a se stesse. È anche un musicista eclettico, Ian Melrose: le sue frequentazioni con il jazz, con la musica latino-americana e il ragtime si avvertono decisamente in alcune audaci, ma gustosissime interpretazioni: ve la immaginate una “Mrs. McLeod” dall’impronta latineggiante? O un brano di James Scott Skinner trasformato in uno slow ragtime? Da questo punto di vista il paragone con la musica del grande John Renbourn nasce spontaneo, ma va senz’altro riconosciuta a Ian Melrose una grande abilità nell’arrangiamento e nella scelta del materiale sonoro, da sempre tra le migliori qualità di Renbourn. E se quest’ultimo pare non abbia lasciato una scia di chitarristi capaci di emularne le gesta, di certo Ian Melrose si propone come uno dei pochi strumentisti in grado di portarne avanti la filosofia artistica, in termini di approccio allo strumento, versatilità e gusto musicale.

Una ulteriore nota di merito del chitarrista scozzese: è uno dei pochi che riesce convincente anche nell’uso della slide guitar all’interno di questo particolare contesto (ci pare anzi che in questo senso costituisca un caso più unico che raro).

A Scottish Legacy può essere acquistato dalla Acoustic Music Records, Postfach 1945, 49009 Osnabrück, Germania. Il sito internet della Acoustic Music Records è: www.acoustic-music.de , ed il relativo indirizzo email è: acoustic-music@t-online.de

Il sito personale di Ian Melrose è il seguente: www.ianmelrose.com e Ian è reperibile all’indirizzo di posta elettronica ivmelrose@aol.com

Sul CD di Keltika di questo mese sono presenti due brani tratti da A Scottish Legacy: la medley “Mairi Bhan Og/The Mackay’s March” e “Huntingtone Castle”. La medley parte con una struggente melodia eseguita da Ian alla slide guitar, seguita da una splendida, travolgente marcia che vede Kerstin Blodig alla chitarra ritmica e al bodhrán. “Huntingtone Castle” è invece una jig risalente al 1789, tratta dalla raccolta The Fiddle Music Of The Scottish Highlands.

Non c’è che dire, evidentemente l’aria di Berlino fa decisamente bene ai chitarristi scozzesi…

 

                                                                                              Intervista di Alfredo De Pietra

 Discografia solistica

Wolves (1994) Slow Motion 3391172

Between The Sighs (1998) Slow Motion 391302

A Scottish Legacy (2001) Acoustic Music Records 319.1249.242

 

Kerstin Blodig & Ian Melrose – Kelpíe

Testo di Alfredo De Pietra

Folletti e laghi scozzesi (e norvegesi)

Un Kelpíe è un folletto scozzese che appare sulle sponde dei laghi con l’aspetto di uno splendido cavallo bianco. Il malaugurato che vi sale in groppa viene trascinato in fondo al lago, dove scomparirà per sempre. Una leggenda del tutto simile vede in Norvegia il troll Nøkken, e anche il duo acustico Blodig & Melrose (scozzese lui, norvegese lei) rapisce l’anima di chi ascolta la sua affascinante musica senza tempo…

Per una curiosa coincidenza, questo numero di “Keltika” volge in due casi la propria attenzione nei confronti della musica scandinava. Nel caso del CD di Bert Deivert e Christy O’Leary è la Svezia che fa da Paese ospitante a un duo composto da un americano e da un irlandese. Il duo Kelpíe, formato da Kerstin Blodig e da Ian Melrose, guarda invece in direzione della musica e della cultura norvegesi.

Entrambi facenti parte del gruppo Norland Wind (ospite lo scorso mese della nostra testata), Blodig e Melrose hanno avuto ben presto modo di scoprire una comune passione per la sperimentazione: entrambi essenzialmente chitarristi, si diversificano per l’approccio allo strumento in fingerpicking di Melrose, differente dal flatpicking della Blodig. Ma il panorama acustico di Kelpíe è in realtà molto più variegato. Questo non è un disco di sola chitarra: la limpida voce di Kerstin si sposa al cupo low whistle di Ian, e in altri brani la chitarra di quest’ultimo danza sul sottofondo di bouzouki della musicista norvegese, con risultati che non esiteremmo a definire magici per la bellezza degli arrangiamenti e il gusto per la improvvisazione e per il gioco ritmico.

Ian Melrose, originario di Ayr, in Scozia, è senza ombra di dubbio uno dei migliori chitarristi acustici europei. Già chitarrista dei Clannad, oggi le sue composizioni spaziano dalle danze irlandesi alle ballad scozzesi, senza dimenticare qualche “puntata” in direzione della musica brasiliana, della classica e addirittura del tango argentino.

Di origini norvegesi, la bella e affascinante Kerstin Blodig ha studiato musicologia e lingue e culture scandinave (con specializzazione in musica folk norvegese) alle Università di Berlino e di Bergen, in Norvegia. Eccellente polistrumentista (oltre che vocalist, suona chitarra, bouzouki, bodhrán, mandolino), è una delle più interessanti musiciste scandinave. Alle esperienze in duo con Ian Melrose e in gruppo con i Norland Wind affianca una intensa attività solistica, finalizzata alla divulgazione della musica norvegese.

Ci si potrebbe chiedere cosa ci faccia un disco di musica scandinava sulla nostra testata. In realtà in Kelpíe è presente anche una forte componente “celtica”, con brani celebri come “Bedlam Boys/Bedlam Girls”, “The Battle Of Waterloo” e un’esilarante “Paddy Goes To Tunesia”, gustoso esempio di come avrebbe potuto suonare Dizzy Gillespie se fosse stato irlandese (!). Ma in realtà questo album è uno dei migliori esempi di fusion tra le varie esperienze della musica tradizionale europea che ci sia capitato di ascoltare: colpiscono l’unitarietà, la coerenza e la spontaneità della proposta del duo Blodig & Melrose, due talenti di assoluto livello.

A scegliere i due brani presenti sul nostro CD di questo mese è stato Ian Melrose: si tratta di “Kråka” una ritmata filastrocca originaria della regione norvegese del Sunnmøre, i cui abitanti, a quanto pare, sono dipinti come incredibili spilorci: l’argomento della canzone è infatti…come riciclare un corvo morto (!!!).

La sognante “Mine Viser” narra invece del disperato amore di un musicista.

Kelpíe è distribuito in Italia da Felmay (www.felmay.it ; orders@felmay.it), o può essere acquistato anche da Westpark Music (www.westparkmusic.com).

Il sito web del duo Blodig & Melrose (splendido per impostazione grafica) è http://www.duo-kelpie.com/