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Prosegue anche in questo numero di Keltika l’esplorazione della musica tradizionale del Galles. In alcuni dei numeri degli ultimi mesi abbiamo fatto conoscenza con il gruppo Fernhill (e con il loro CD Whilia) e con il duo voce/chitarra costituito da Julie Murphy e Dylan Fowler, con il loro affascinante album Ffawd. Musica elaborata e intrigante, talvolta non proprio “facile”, caratterizzata comunque da un senso di identità regionale notevolmente spiccato. Questa volta ci spostiamo, anche geograficamente, verso le terre di confine tra il Galles e l’Inghilterra, dove andiamo a incontrare un trio (fiddle, accordion e chitarra/bouzouki) che sta rapidamente scalando le vette del successo nei gusti del pubblico della scena folk britannica e nelle recensioni della critica specializzata. Ed anche il panorama musicale tende a cambiare di pari passo, questa volta con il notevole impatto sonoro che caratterizza la musica di un’interessante band: stiamo parlando del trio Hoover The Dog, il cui ultimo album, Distempo, è rappresentato da due track presenti sulla compilation di Keltika di questo mese. La notorietà della band nasce nel 1998, quando questi tre musicisti gallesi, John Hymas, Paul Hutchinson e Tony Harris, pubblicano il loro primo CD, intitolato Scratch’n’Sniff, “un album di classe da parte di una band di classe”, per citare il critico di “Folk On Top”. Fin da questo disco di esordio colpisce il grande talento e l’ostentata sicurezza dei tre musicisti che compongono Hoover The Dog. Il loro sound è energico e la loro musica ricca d’inventiva, con un forte senso di compattezza, che traspare specialmente nei brani veloci. Un album comunque che esce dall’anonimato, ad opera di un trio dotato di una spiccata personalità; e anche nella dimensione live, stando alle recensioni di alcuni concerti, i tre musicisti mostrano un drive e una verve del tutto particolari. A distanza di tre anni da Scratch’n’Sniff i tre gallesi sono nuovamente a lavoro per le registrazioni di questo Distempo, e si può con sicurezza affermare che il lungo periodo di intervallo discografico non è trascorso invano. Innanzitutto il trio ha avuto modo di affinare la propria presenza scenica grazie ad una serie di partecipazioni ai principali folk festival britannici (Cheltenham, Chippenham, Fylde, Holmfirth, Swanage, Wimborne, Winchester…), ma anche la loro proposta discografica è più matura, e se possibile ancora più ricca di sfumature. Il “cervello” di Hoover The Dog è il violinista John Hymas: sue sono quasi tutte le composizioni presenti sui CD della band, e comunque la sua vena compositiva si rivela di prim’ordine, tutta un gioco di contrasti – talvolta abbastanza arditi – anche all’interno dello stesso brano musicale. Hymas è un musicista di provenienza orchestrale, con esperienze nelle più svariate direzioni musicali, e tale eclettismo è ad esempio evidente in una delle due track scelte dalla band come biglietto da visita per i lettori di Keltika: “Swamp Fever” nasce quasi con le cadenze di un riff rock per chitarra per scivolare gradualmente verso le tinte del blues; ancora qualche minuto e come per incanto il blues si trasforma in una di quelle melodie, tipiche dell’est europeo, che tanto continuano ad affascinare i musicisti dell’area celtica: se non è inventiva questa! All’accordion troviamo Paul Hutchinson, raffinato musicista con precedenti esperienze artistiche con i Belshazzar’s Feast e con la Breezeband. Su Distempo iniziano a comparire, ed è una novità rispetto all’album precedente, anche alcune sue composizioni. Completa il trio Tony Harris alla chitarra, bouzouki e voce, originario dello Yorkshire e con alle spalle varie collaborazioni con gruppi di musica tradizionale (The Flying Fish Band, Kempion, Greg Morrow Band, Breezeband). È l’elemento ritmico del trio, e riesce a conferire alla musica di Hoover The Dog una cornice sonora solida e compatta. Si è già detto dell’eclettismo della band, e gli stessi titoli dei brani denotano una simpatica vena di follia creativa: titoli come “American in Powys” o “Al Gore’s Enigma Variations” la dicono lunga sul gusto per l’ironia di Hymas e compagni. Anche il secondo brano scelto da Distempo, la gustosa “Jigamy” è un continuo oscillare tra Bretagna, Galles ed est europeo: non a caso il periodico specializzato americano “Dirty Lines” sostiene, a proposito di Hoover The Dog, che il loro baricentro geografico-musicale è forse “più vicino a Budapest che a Dublino”. Non vorremmo tuttavia dare l’impressione di una band votata esclusivamente alla sperimentazione fine a se stessa: la musicalità di questi artisti non si discute, come evidente è comunque la loro passione per la musica tradizionale di origine celtica, ma più propriamente gallese. E come già osservato con i conterranei Fernhill, risultano evidenti anche in questo disco i forti legami tra la musica del Galles e la musica bretone da danza. Distempo è uno dei dischi più freschi e vitali che ci sia capitato di ascoltare di recente: una musica viva, molto pronunciata ritmicamente (e ricordiamo l’assoluta mancanza di percussioni…), con un senso della profondità che non ci si aspetterebbe da un ensemble composto da soli tre musicisti. Assolutamente da non perdere. Dimenticavamo…sicuramente anche a voi sarà venuta in mente la domanda sul significato recondito del nome Hoover The Dog: almeno noi questa curiosità l’abbiamo avuta, ed abbiamo chiesto lumi a Paul Hutchinson. La sua disarmante risposta: “Bè, è nato così, per caso, un giorno che stavo spazzolando (“hoover”) uno dei miei quattro cani…” Semplice, no? Il sito ufficiale di Hoover The Dog è il seguente: www.hooverthedog.co.uk Gli elementi del trio possono essere contattati all’indirizzo di posta elettronica welshpaul@lineone.net
Testo di Alfredo De Pietra Hoover The Dog – Distempo – DOG2 Hoover The Dog – Scratch’n’Sniff
Continua anche in questo numero di Keltika l’esplorazione di quell’universo sonoro affascinante, e al contempo poco conosciuto, che è la musica del Galles. Il trio Hoover The Dog, a dire il vero, era già stato nostro ospite in uno degli ultimi numeri di Keltika dello scorso anno con il loro più recente album Distempo, ma ascoltando il loro disco di esordio, l’eccellente Scratch’n’Sniff, gentilmente inviatoci da Paul Hutchinson, l’accordionist della band, ci siamo ben presto resi conto che il commento a proposito di questo CD ad opera del critico del Folk On Top, “un album di classe da parte di una band di classe”, era assolutamente calzante e meritato. Abbiamo così chiesto ed ottenuto il permesso di pubblicare un paio di brani tratti da Scratch’n’Sniff, e con l’occasione abbiamo approfittato per fare alcune domande allo stesso Hutchinson sulle caratteristiche della musica tradizionale gallese e sull’attività di Hoover The Dog: Paul, iniziamo da una domanda a carattere generale. Attualmente in Italia si discute molto se sia lecito parlare in generale di “musica celtica”, o se non sia più giusto parlare di musica irlandese, scozzese, bretone e così via. Qual’è la sua idea in proposito? “Credo che entrambi i punti di vista siano giustificati: indubbiamente vi è una stretta relazione di tipo etnico tra le culture irlandese, scozzese e bretone, ma trovo anche dei legami con la musica di molte altre culture. Di recente, ad esempio, abbiamo suonato nella Repubblica Ceca, e abbiamo notato che anche lì, per quanto strano possa sembrare, la musica tradizionale ha diverse caratteristiche abbastanza vicine alla cosiddetta “musica celtica”. Noi stessi, quando abbiamo iniziato a suonare insieme, eseguivamo maggiormente musica irlandese, perché avevamo quest’interesse in comune. La musica che suoniamo oggi è invece composta da noi stessi, e così non si può dire che sia esclusivamente gallese, irlandese o scozzese: comunque le sue caratteristiche la fanno rientrare a pieno titolo nell’ambito della musica celtica.” Musica tradizionale: ma è veramente “musica del popolo”, oppure la musica folk sta diventando sempre più un fenomeno elitario? Qual è la situazione nel Regno Unito? “Almeno per quanto riguarda l’Inghilterra e il Galles le assicuro che oggi la musica folk è tutto tranne che “musica del popolo”! Sì, esistono alcune zone del Paese dove la musica folk ha una forte tradizione ed è pertanto seguita da molta gente – mi riferisco ad esempio alle regioni nord-orientali dell’Inghilterra – ma sono realtà piccole e isolate. Quando suoniamo, credo che la maggior parte del nostro pubblico appartenga alle classi sociali medie, ma la cosa confortante credo sia il fatto che risultiamo graditi a gente di ogni età ed estrazione sociale.” Quali sono le caratteristiche principali della musica del Galles? Si direbbe per certi versi abbastanza lontana dalla musica di altre regioni celtiche, come la Scozia o l’Irlanda… “Anche all’interno della nostra band le opinioni al riguardo sono abbastanza divergenti. Sostanzialmente credo che la musica tradizionale gallese, pur avendo le caratteristiche generali della musica celtica, non abbia una forte connotazione regionale. E anche per quanto riguarda la nostra musica, non penso si tratti di musica gallese: certo lo è, ma probabilmente solo perche si tratta di musica composta e arrangiata nel Galles. Comunque è musica celtica, ma secondo molti critici nella musica di Hoover The Dog predominano addirittura le influenze dell’Europa continentale e dell’Europa dell’Est!” Quando e come nasce la vostra band? “Abbiamo formato Hoover The Dog nel 1997, quando sia io che John ci trasferimmo nella zona a ridosso dei confini del Galles. Il nome “Hoover The Dog” (“spazzola il cane”) deriva, del tutto casualmente, dal fatto che avevo sette cani, uno dei quali – Buster – amava in modo particolare essere spazzolato…” I vostri album hanno ricevuto recensioni molto positive. Ciò ha significato per voi un riscontro anche in termini economici? E più in generale, si può parlare di “successo” per qunto riguarda questo tipo di musica? “I meriti artistici e l’abilità musicale non hanno quasi mai un corrispettivo in termini di successo commerciale! No, scherzi a parte ci rendiamo perfettamente conto di comporre ed eseguire una musica di interesse minoritario, come del resto molti altri artisti in tutto il mondo, e sappiamo bene che non entreremo mai nella Top Ten, ma ci divertiamo a provarci! Specialmente in Gran Bretagna poi la concorrenza è enorme, e ci sono moltissimi solisti e gruppi che fanno musica veramente di altissimo livello, ma che nonostante ciò non riescono a vivere esclusivamente della loro musica.” A parte Hoover The Dog, partecipate anche ad altri progetti musicali? “John suona anche con i “Rumba Jax”, una band che potrebbe rientrare a buon diritto nell’ambito della “world music”: la loro musica attinge infatti alle musiche tradizionali delle regioni più disparate del globo. Inoltre è anche un compositore: di recente è stata eseguita una sua composizione per un ensemble di jazz di undici elementi. E infine lavora nel campo della musica teatrale, e conduce dei workshop sulla composizione musicale nelle scuole della sua zona. Io suono anche in un duo di musica tradizionale inglese, chiamato Belshazzar’s Feast. Questo duo è molto apprezzato sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti, e siamo spesso lì in tour. Nei ritagli di tempo faccio anche il session man in sala d’incisione, e conduco seminari sulla tecnica strumentale dell’accordion. Il futuro di Hoover The Dog? “Speriamo di realizzare un nuovo CD nei prossimi mesi. Quest’anno sono in programma dei nuovi tour nella Repubblica Ceca a luglio e negli Stati Uniti a settembre…e in Italia? C’è nessuno che ci vuole scritturare da voi? Infine, sempre durante l’estate, lavoreremo insieme alla Diversions Dance Company.” Hoover The Dog è un trio (fiddle, accordion e chitarra/bouzouki) attualmente tra i più attivi sulla scena britannica, la cui musica, energica e ricca di inventiva, ha costituito sin dal periodo di esordio una realtà tra le più interessanti della musica gallese. Particolarmente gustosa è l’operazione di fusione perseguita da questi musicisti, la cui musica è un continuo oscillare tra sonorità gallesi, irlandesi e anche dell’est europeo, al punto che il periodico specializzato americano “Dirty Lines” sostiene, a proposito di Hoover The Dog, che il loro baricentro geografico-musicale è probabilmente “più vicino a Budapest che a Dublino”. Il cervello del gruppo è il violinista John Hymas, autore di gran parte delle tune della band, compositore che mostra un notevole talento nella sapiente contrapposizione di stili contrastanti, talvolta anche all’interno dello stesso brano. La provenienza artistica di Hymas è d’altra parte classica, orchestrale, e ciò si avverte nella qualità degli arrangiamenti di Hoover The Dog, sempre interessanti e mai scontati o banali. Come si diceva, Paul Hutchinson è invece l’accordionist della band, musicista effervescente e dalla notevole tecnica, ma anche addetto alle pubbliche relazioni del gruppo. A completare il trio è Tony Harris alla voce, chitarra e bouzouki, con alle spalle varie collaborazioni con gruppi di musica tradizionale (The Flying Fish Band, Kempion, Greg Morrow Band, Breezeband). Harris è l’elemento ritmico del trio, e riesce a conferire alla musica di Hoover The Dog una cornice sonora solida e compatta. Il primo disco di Hoover The Dog è il già citato Scratch’n’Sniff, album risalente al 1998 e da cui sono tratti due dei brani presenti sulla compilation mensile di Keltika: “The Tartar Frigate/Dinkies” è un set di due reel, il primo composto da Matt Seattle e il secondo tradizionale; il secondo brano presente sul nostro CD-sampler mensile è una gustosa rielaborazione del celebre “Toss The Feathers” seguita dall’altrettanto famosa “Barbara Allen”. Il sito ufficiale di Hoover The Dog è il seguente: www.hooverthedog.co.uk .Gli elementi del trio possono essere contattati all’indirizzo di posta elettronica welshpaul@lineone.net
Intervista di Alfredo De Pietra “Tra” danza, Celtic, classica, jazz, folk…. La band gallese, già in passato ospite della nostra testata, si imbarca questa volta in un territorio musicale differente, quello della colonna sonora per una Dance Company Testo di Alfredo De Pietra Il disco che ci accingiamo a presentarvi è stata – non lo neghiamo – una sorpresa innanzitutto per noi: ricordavamo gli Hoover The Dog (http://www.hooverthedog.co.uk) nelle vesti di una band che traeva ispirazione dal (non facile) repertorio musicale della tradizione gallese, con gli album Scratch’n’Sniff e Distempo. La sensazione era di un trio composto da ottimi musicisti (John Hymas al violino, Paul Hutchinson all’accordion e Tony Harris alla chitarra e al bouzouki) che amava partire dalle melodie tradizionali per avventurarsi in felici scorribande ai confini tra il jazz e la classica. Così, quando il nostro amico Paul Hutchinson ci parlò, qualche mese fa, di un nuovo album che aveva a che fare con una Dance Company, il nostro atteggiamento oscillava tra il perplesso e l’incuriosito. Quando poi abbiamo avuto modo di ascoltare Between (questo il nome del disco in questione), il primo pensiero è stato di grande ammirazione per le doti compositive di John Hymas: siamo infatti in presenza di una vera e propria suite, ricca di spunti interessanti e articolata in una serie di movimenti ben concatenati tra di loro. Non più musica gallese, e neanche “celtica” volendo; semplicemente musica, al di là di etichette e classificazioni, ben concepita e ben eseguita. Certo, trattandosi di una soundtrack, ascoltare il disco senza assistere al balletto per cui la musica è stata pensata costituisce sicuramente un’esperienza “monca”, ma l’ascolto di Between rimane comunque un’esperienza intensa e gradevole, come testimoniato dal movimento “Meltdown”, presente sul nostro sampler mensile. Paul Hutchinson ha risposto ad alcune nostre domande su questo nuovo capitolo dell’esperienza artistica del trio: “Between”, in italiano, è la preposizione semplice “tra”. Bene, tra “cosa” è nato questo vostro album? Se non erro, è la vostra prima esperienza nelle vesti di compositori di una colonna sonora per un balletto… “Poco tempo dopo il mio trasferimento nella regione centrale del Galles andai ad assistere a uno spettacolo della Diversions Dance Company, al teatro Hafren a Newtown. Ne rimasi molto colpito, al punto di cercare di essere presente alle loro esibizioni ogni volta che essi capitavano dalle mie parti. In un certo senso c’era una certa analogia tra il loro approccio al balletto – un approccio in cui lo humour ha sempre un certo peso – e la nostra musica, quindi mi parve naturale mandare loro una copia del nostro album Distempo (già presentato un paio di anni fa sulle pagine del nostro magazine, n.d.r.), Con mia grande sorpresa, il giorno dopo ricevetti una telefonata dal direttore e coreografo della Dance Company, Roy Campbell-Moore, che invitava me e John Hymas, il nostro fiddler, a un incontro organizzato per gettare le basi di una futura collaborazione. La prima esperienza in comune prese il nome di Prism, opera in cui suonavamo musica già nel nostro repertorio, sia pure con alcune variazioni. In seguito, visto che la cosa funzionava, Campbell-Moore commissionò a Hymas una nuova suite per il balletto. Il risultato è proprio Between, e il nome lo ha scelto il coreografo. Il punto di partenza della suite fu un quadro che raffigurava un cottage, in penombra, nella campagna gallese. L’unica luce, nel quadro, era quella che proveniva dalle finestre del cottage. A Hymas venne quindi chiesto di scrivere una suite musicale in un certo senso “oscura”, cupa. In realtà l’autore immaginò l’opera come una parafrasi della vita, con i vari movimenti che indicavano la nascita, i primi passi, l’amore adolescenziale, l’amore maturo, la crisi della mezz’età e infine la morte. Con l’eccezione del movimento ispirato all’amore maturo, che Hymas non vedeva bene integrato alla coreografia, gli altri pezzi della suite sono rimasti, ma con i titoli cambiati.” Siete stati in tour con il balletto, o hanno usato la musica in playback? “Siamo riusciti a suonare con loro solo in tre occasioni: la prima fu al teatro Brycheiniog, a Brecon, e a Cardiff la Diversions Dance Company ricevette un premio dal British Arts. Certo, il balletto preferiva che noi suonassimo sempre con loro, ma ciò non era possibile per gli altri impegni del nostro gruppo, quindi alla fine hanno deciso di usare il CD come colonna sonora. Il tour di “Between”, iniziato a settembre 2004, è terminato a maggio del 2005, attraverso il Regno Unito e l’Irlanda.” Ed è stato difficile per una folk band come la vostra imbarcarsi in un progetto del genere? “Beh, si è trattato di scrivere molta musica, e spesso di riscriverla in funzione delle figure coreografiche, che richiedono una grande precisione nei tempi; ma siccome John Hymas ha uno stile compositivo ricco di bruschi cambiamenti di tempo, ritmi anomali e strane armonizzazioni, in fondo ci siamo sempre sentiti a nostro agio. La cosa difficile era suonare un pezzo così complesso della durata di quasi 45 minuti! Del resto non ho mai pensato agli Hoover the Dog come a una folk band, ma se esistesse il termine la definirei una jazz/folk/Celtic band.” Ma comunque mi pare che con Between siate abbastanza lontani dai vostri album precedenti… “Sì, ma le ripeto che non ci sentiamo una folk band, e ancor meno dei puristi del folk gallese: siamo più influenzati dalla musica dell’Europa dell’Est, dal jazz, dalla classica…John Hymas ha studiato composizione jazz, e sia io che lui proveniamo da studi classici.” E dopo questa esperienza? “Stiamo registrando un album live, che speriamo uscirà nell’autunno del 2005. Lo sa, non abbiamo proprio avuto il tempo di entrare in studio a registrare la musica che suoniamo dal vivo ormai da tre anni! La realizzazione di Between ci ha impegnati moltissimo nell’ultimo anno, e consideri che siamo stati ininterrottamente on tour da oltre un anno, sia in Gran Bretagna che in Europa…”
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