|
|
The Hooligans – Sheep Up Or Ship Out Intervista di Alfredo De Pietra Quando l’Irish traditional incontra il rock… Sono in giro ormai da oltre cinque anni gli Hooligans, originari di Philadelphia, e in questo periodo di tempo si è consolidata la loro fama di band capace di mescolare sapientemente musica folk irlandese e cadenze del rock. Guidati dal front-man Luke Jardel, gli Hooligans sono oggi una band tra le più apprezzate in quel particolare circuito di “fusion” tra rock e musica irlandese, oggi sempre più popolare negli Stati Uniti. Nel tentativo di incasellare qualsiasi cosa, c’è anche chi tende a coniare per questo mix il termine di Irish rock, e si può essere al riguardo più o meno d’accordo, ma in ogni caso innegabili sono il drive e l’energia di questo quintetto. Jardel è il cantante e chitarrista del gruppo, che comprende inoltre Mark Malone (whistle, flauto, fiddle e pipes), Peter McCoubrey (basso elettrico), Ed “OK” Kamarauskas (batteria, percussioni) e Joe Kirschen (chitarra elettrica, mandolino, banjo). La dimensione migliore della band è senza dubbio quella dal vivo: una grande presenza scenica e uno spiccato senso dell’interazione con il pubblico hanno fatto uscire gli Hooligans dal circuito dei fumosi pub di Philadelphia per portarli alle performance sui palcoscenici dei grandi festival di musica folk che si succedono negli Stati nord-orientali degli USA. Insomma un discreto, meritatissimo successo, corroborato dalle buone vendite di tre album: il primo, acerbo, Another Fine Mess, registrato “live in studio” risale al 1998, seguito due anni dopo da Houses Of The Hooley, e proprio in questi giorni dal terzo, maturo Sheep Up Or Ship Out, che presentiamo sulla compilation di questo mese con due classici della tradizione irlandese, “P Stands For Paddy” e “Red Is The Rose” ottimo esempio dell’Irish rock di questa band i cui elementi, curiosamente, non hanno alcuna discendenza di origine irlandese. Hooligans…Come mai questo nome? Lo saprete senz’altro, in Europa è un termine che si associa ad atti di vandalismo associati alle manifestazioni sportive... “Ma in America non è la stessa cosa! Sì, da noi il significato si discosta di molto dal corrispettivo europeo. Qui in genere si riferisce a ragazzi che hanno la tendenza a mettersi nei guai…ma non cose importanti, per carità, per lo più sciocchezze, del tipo di quelle che succedevano nei film dei Bowery Boys, sempre pronti a cacciarsi nei guai, ma che poi alla fine ne uscivano bene. Nel caso specifico gli Hooligans sono cinque ragazzi che fanno per lo più musica irlandese, nel tentativo di conquistare la gente che affolla i bar della zona. Già, perché di solito gli irlandesi che vivono qui – o per meglio dire quelli di origini irlandesi – in genere arrivano, guardano e dicono: “Ma che roba è? Ma questi non sono nemmeno irlandesi…”, però poi al termine del nostro show diventano i nostri fan più affezionati. Proprio come i Bowery Boys alla fine di ogni episodio, va a finire che poi tutti li amano!” Questo per quanto riguarda il vostro nome…ora ci potete chiarire il significato del titolo del vostro album, Sheep Up Or Ship Out? “Sì, è un gioco di parole che nella traduzione dall’inglese si perde…Il titolo originale dell’album avrebbe dovuto essere “Heave Away”, che è poi il nome di una delle canzoni di Luke presenti sul CD. È un termine nautico, pronunziato dai marinai al momento di lasciare il porto, e d’altronde un po’ tutto l’artwork della copertina è a tema nautico, con immagini di navi e velieri del passato. Tuttavia, non riuscivamo a trovare un’immagine che andasse bene per la copertina del disco, ad eccezione di una foto di un branco di pecore lungo una strada, scattata da qualche parte in Irlanda. Ma a quel punto avremmo dovuto cambiare il titolo dell’album, per includere un qualche riferimento alle pecore! Ora, l’espressione inglese “shape up or ship out” vuol dire sostanzialmente “riuscire (a fare qualcosa), oppure perdersi”. Così, mentre ci si scervellava sul titolo, Luke se ne uscì con il gioco di parole Sheep Up Or Ship Out, un’assonanza con l’espressione di cui si diceva, assolutamente priva di significato, ma che rimetteva in gioco le pecore (sheep). La scartammo subito, ma dopo cinque minuti ci ripensammo: ci piaceva, e sarebbe stato quello il titolo del nostro nuovo album.” …che è il vostro terzo disco. Come si è andata evolvendo la vostra musica? Differenze rispetto ai precedenti? “Quest’ultimo è centrato maggiormente sulle composizioni originali, ci sono alcuni musicisti ospiti e i brani strumentali sono più elaborati che nei primi due album. Inoltre abbiamo incluso alcune canzoni, come “South Australia” e “Red Is The Rose”, che riscuotono sempre un gran successo nei nostri spettacoli.” Una delle foto di copertina vi ritrae sullo sfondo delle Cliffs of Moher… “Può sembrare ironico che una band americana vada a suonare musica irlandese in Irlanda, e talvolta è stato anche un po’ rischioso: per esempio l’ultima volta che ci successe, a ottobre del 2003, fu veramente dura con il pubblico di Galway. La platea era composta da giovanissimi, in una sala enorme, chiamata The Quays: un bel posto, con il miglior sistema di amplificazione che ci sia mai capitato di trovare. Fin dall’inizio avvertimmo nettamente un sentimento anti-americano a causa del coinvolgimento nella guerra in Iraq. C’era gente, proprio di fronte al palco, che gridava slogan contro la guerra e il presidente Bush. Ed era veramente buffo che fossimo noi il bersaglio delle loro grida, dal momento che nessuno di noi sul palco era pro-Bush, né approvava l’intervento in Iraq. D’altra parte, eravamo un bersaglio fin troppo facile, perché arrivavamo dall’America, punto e basta. Comunque è stato per noi un buon test, riuscire a suonare davanti a un pubblico ostile non è facile. Quello che non ci aspettavamo è che alla fine dello show l’atteggiamento del pubblico nei nostri confronti era completamente cambiato, tutti ci applaudivano, e alla fin fine quello fu uno dei nostri migliori concerti in assoluto. Ma tutta l’esperienza lì è stata fantastica.” Ma qualcuno di voi è di origine irlandese? “Nessuno. In fondo siamo una fedele rappresentazione dell’America, non trova?” Il vostro successo fa pensare a una scena musicale americana molto interessata alla musica irlandese… “Si tratta di una musica attualmente molto popolare. Noi viviamo a Philadelphia, dove di recente ben tre nuovi Irish pub hanno aperto i battenti; non manca poi un buon numero di festival dedicati alla musica scozzese e irlandese, forse anche perche una buona parte della popolazione di qui è di origini irlandesi.” Comunque non c’è solo Irish traditional, in ciò che suonate … “Gli Hooligans amano le escursioni in ogni tipo di musica. Certo, ci focalizziamo maggiormente sulla musica tradizionale e folk irlandese e scozzese, ma ultimamente abbiamo cominciato a prendere in considerazione anche alcune cover. Direi quindi che la band tende a esplorare anche altri generi musicali, cercando comunque di incorporarli in un certo “Hooligans sound”.” Progetti? “Allargare il nostro “campo d’azione” negli Stati Uniti. Se poi fosse possibile organizzare un tour per i nostri amici in Italia…” Sheep Up Or Ship Out può essere acquistato online direttamente dal sito web degli Hooligans: http://www.hooligansusa.com |