Gerry (fiddle) O'Connor
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Gerry O’Connor – Journeyman

 Quando l’apprendista diventa maestro…

 Intervista di Alfredo De Pietra

 “A dire il vero, la realizzazione di un disco solistico non era mai stata una delle mie priorità artistiche. E dire che registro musica da oltre venti anni, con varie formazioni e in svariati contesti. Forse semplicemente ho sempre pensato a dare il massimo nell’ambito dei gruppi in cui suonavo. La scintilla è scoccata in modo del tutto improvviso, durante un tour europeo: era giunto il momento di pensare a un disco tutto “mio”…

Già, è stata una sorpresa anche noi, il venire a sapere che nonostante una tanto lunga e onorata carriera, il grande fiddler Gerry O’Connor (www.gerryoconnor.net) fosse giunto al suo esordio solistico solo nei mesi scorsi, ovvero a un’età non proprio giovanissima. Contattare il celebre musicista, originario di Dundalk, per saperne di più su Journeyman (questo il titolo del suo album di esordio) è diventato per noi un passo quasi obbligato. E la seconda sorpresa è arrivata ben presto, quando ci siamo resi conto che parlare di lui solo come di un eccellente musicista poteva sembrare riduttivo…

Gerry, considerando le sue molteplici attività c’è da stancarsi solo a elencarle: lei suona da solista ma anche in svariate formazioni, è liutaio, impresario, presenta programmi musicali alla televisione…come riesce a conciliare tutte queste cose?

“In realtà all’inizio non ho intrapreso la carriera del musicista professionista in maniera esclusiva, e da sempre ho dovuto attentamente bilanciare la musica con le mia attività lavorative e, perché no, con la mia presenza in famiglia. Quando non sono in tour arrivo a lavorare anche sedici ore al giorno per poter portare avanti tutte queste attività. C’è anche da dire che il fatto che io non sia impegnato a tempo pieno con una sola band fa sì che abbia molta più libertà nello scegliere cosa fare. E dopotutto devo ammettere che mi piace che la mia vita sia così piena di tante cose diverse da fare.”

Cosa vuol dire Journeyman, il titolo di questo suo primo disco solistico?

“Un journeyman è un artigiano che ha terminato il suo apprendistato e che si accinge a studi più approfonditi sotto la guida di un vero mastro-artigiano. Ho deciso di dare questo nome al mio album perché attualmente mi identifico con questa figura, avendo appreso un gran numero di cose direttamente da tanti maestri, molti dei quali ormai ci hanno purtroppo lasciati.”

C’è un filo comune nelle track di Journeyman?

“Ognuno dei brani ha per me un significato particolare; in alcuni casi si tratta di tune che ho imparato direttamente da cari amici; per quanto riguarda gli altri brani, sono invece frutto di lunghe ricerche personali presso sorgenti locali.”

Rimane comunque un album saldamente nel solco della tradizione: cosa pensa di tutte le nuove direzioni che la musica irlandese sempra decisa a intraprendere?

“La musica irlandese è sempre stata, nel corso dell’ultimo secolo, molto aperta nei confronti delle influenze esterne, ma il nucleo centrale della musica rimane costante, un punto di riferimento imprescindibile. Le nuove direzioni di cui lei parla hanno un rapporto diretto con le nuove generazioni, possono attirare nuove fette di pubblico, e forse una parte di questo si sentirà spinto a comprendere meglio le origini della nostra musica. Devo anche dire che in alcuni degli album cui ho partecipato c’era un notevole sforzo di novità, ma tornando a Journeyman, mio primo album solistico, sentivo che dovevo tornare alle mie origini, dare un degno riconoscimento alle mie prime influenze.”

Le cronache musicali di questi mesi parlano, tra i tanti, di un suo sodalizio artistico con la band irlandese, ma trapiantata in Belgio, degli Shantalla.

“Sono in contatto con diversi membri degli Shantalla da molto tempo, e sono stato invitato da loro a partecipare a un certo numero di concerti, per quest’anno. Dopo essere stato il responsabile di una mia band per molti anni, trovo molto soddisfacente e musicalmente stimolante concentrarmi esclusivamente sulla musica, senza le distrazioni tipiche del ruolo di manager. Trovo che gli Shantalla siano molto professionali e ricchi di talento, e a parte questo suonare con loro mi diverte moltissimo. Sia loro che i loro fan, numerosissimi in tutta Europa, mi hanno accolto in maniera eccezionale.”

Una domanda al Gerry O’Connor violinista: quali sono secondo lei, i nomi dei fiddler di cui sentiremo parlare nei prossimi anni?

“Giusto la settimana scorsa sono andato a un All-Ireland Fleadh a Letterkenny, e lì ho ascoltato alcuni eccellenti musicisti: Seamus Gibson ha suonato egregiamente con suo figlio, e lo stesso devo dire di Bríd Harper. Anche mio figlio, Dónal O’Connor, è uno degli astri emergenti del fiddle, ma un cenno speciale va fatto per Zoe Conway, acclamata ormai un po’ in tutto il mondo.”

In passato lei ha suonato in Italia, sia con Antonio Breschi che con i Lá Lugh. Che ricordi ha del nostro Paese?

“Gli italiani “sentono” in maniera molto forte la musica irlandese, e ai nostri concerti tutti erano sempre entusiasti. Durante i concerti dei Lá Lugh il pubblico si scatenava al ritmo di jig e reel, ma era ugualmente pronto a emozionarsi in occasione delle slow air e delle song. Antonio Breschi invece mi fece entrare in contatto con tutta una serie di eccezionali, bravissimi artisti, in un’esperienza che in realtà andava ben oltre i confini della musica irlandese. La sua vivida immaginazione riusciva a mettere a confronto le nostre diverse abilità, creando un genere ibrido che arrivava a coprire tutta ua serie di realtà musicali. Una meravigliosa, memorabile esperienza.”

La musica è nel patrimonio genetico di Gerry O’Connor: la sua famiglia si è tramandata lo studio del fiddle per almeno quattro generazioni, e un ruolo particolarmente importante, in questo senso, fu rivestito durante gli anni dell’adolescenza da sua madre Rose. Le tradizioni musicali delle contee irlandesi di Louth e di Monaghan sono state il suo humus, e Journeyman per molti versi costituisce un ritorno all’origine, a seguito di tante differenti esperienze artistiche.

Due i brani sul nostro sampler mensile: il set misto di highland e reel “The Chicken’s Gone To Scotland/Kitty The Hare/Jim Erwin’s/The Drunken Maids Of Ardnaree” e il più canonico “Hanley’s/McGann’s”.