Fromseier Rose
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Fromseier Rose – Contradiction

Testo di Alfredo De Pietra

La strana coppia

Lei danese, lui americano. Lei violinista di origini classiche, lui pianista con esperienze folk, jazz e latino-americane. Come risultato, un album che ha ricevuto una nomination per i prestigiosi BBC Radio 3 Awards per il 2004.

Un duo composto da un pianista americano e da una violinista danese che fanno musica celtica non è poi così frequente, ammetterete. Tutto ebbe inizio, stando ai bene informati, in una session durante il Copenhagen Irish Festival del 2001: la fiddler Ditte Fromseier Mortensen si lanciò in una sfrenata versione di “Kitchen Girl”, e Michael Rose si unì al piano. Era la prima volta che i due suonavano insieme, ma si capì subito che sembravano nati per suonare insieme: il pulsante, ritmico stile violinistico della danese Fromseier trovava perfetto complemento nello swingante accompagnamento dell’americano Rose. I due avvertivano nettamente la strana alchimia che scaturiva dalla loro unione musicale, e hanno dato il via a una collaborazione concretizzatasi in questi ultimi mesi nello splendido album Contradiction, un titolo simpaticamente calzante con la loro situazione artistico-musicale. È lo stesso Michael Rose a raccontarci la storia di questo strano duo.

Michael, l’accoppiata piano-violino è un classico della musica classica, ma non è molto frequente nell’Irish music. Come nasce la vostra decisione di suonare insieme?

“È vero che non è un’accoppiata molto frequente nella musica irlandese, ma in quella “esportata” a Boston, la mia città di origine, o a Cape Breton, o anche nella musica scozzese, è abbastanza comune. Così, se in una session è presente un piano, io comincio a suonare, almeno finchè gli altri musicisti non cominciano ad aggrottare troppo le sopracciglia! Ditte e io ci incontrammo a una session: fin dall’inizio sembravamo nati per suonare insieme. Anche i gusti musicali erano identici: scoprimmo che stavamo imparando le stesse tune dallo stesso disco di Liz Doherty ancor prima di conoscerci. A partire dal gennaio 2002 iniziammo a vederci una volta alla settimana, solo per il gusto di suonare insieme; dopo alcuni mesi avevamo la sensazione di iniziare a sviluppare un “nostro” sound, grazie al fatto di adattare reciprocamente i nostri stili, suonando in modo più lirico, improvvisando e giocando sulla scansione ritmica. Non solo ci divertivamo noi, si divertiva anche il pubblico, e decidemmo così di ufficializzare il duo, e di iniziare a fare concerti e registrare i nostri pezzi.”

Esperienze precedenti?

“Finora ho sempre oscillato tra il piano e la chitarra. Quando ero a scuola accompagnavo i folk singer. Poi ho iniziato a studiare la chitarra classica: suonavo in un trio chiamato Barolk Folk, una via di mezzo tra classica e O’Carolan. Mi trasferii in Danimarca, dove mi unii ad alcuni gruppi folk, ma spingendomi anche verso il jazz e la salsa, con grande rammarico dei miei amici del circuito folk. Queste ultime esperienze hanno comunque influenzato profondamente la mia sensibilità ritmico-armonica. Ditte è invece cresciuta studiando violino classico, sin dall’età di quattro anni. In seguito si trasferì al conservatorio di Colchester, in Inghilterra, per perfezionare i suoi studi. Prese però una sbandata per la musica irlandese, per il suo spirito e la sua spontaneità e così, al ritorno in Danimarca, si arruolò nella folk band Flax In Bloom. Attualmente sta frequentando il Master del programma di Traditional Music all’Università di Limerick, in Irlanda.”

Questo per quanto riguarda le esperienze. E le influenze?

“Per quanto riguarda Ditte, direi i suoi insegnanti a Limerick: Matt Cranitch la stimola a esplorare le possibilità tecniche del fiddle, ma anche il drive e l’energia di Frankie Gavin sono tra le sue cose preferite. E certo, il suo stile è ovviamente influenzato dai tanti anni di studi classici e dalla musica tradizionale danese per fiddle. Non a caso aggiungeremo al nostro repertorio alcuni pezzi originari dell’isola di Bornholm, dove Ditte è nata: musica molto bella, che si sposa benissimo con l’Irish music. Le mie principali influenze “celtiche” rimandano invece alla Scozia: i Capercaillie, e specialmente il loro chitarrista Manus Lunny. Sto tuttora apprendendo molte cose da chitarristi irlandesi contemporanei come Gerry Paul e Tony Byrne, riadattando le loro cose per il piano. Quanto ai pianisti, quelli che preferisco sono Michel Camillo, Chick Corea e Niels Lan Doky: tutti jazzisti, ricchi di energia e di inventiva. Vorrei citare anche due grandi pianisti con cui sono cresciuto a Boston, Peter Barnes e Jackie Schwab: sono stati loro a spingermi a usare il piano nella musica folk.”

Il fatto di non avere dei punti di riferimento musicali rende la vostra esperienza più stimolante…

“Lo stile di danza folk di Boston discende nettamente dalle danze irlandesi, scozzesi e inglesi, con un pizzico di franco-canadese, e la strumentazione tipica è proprio violino e piano, quest’ultimo con compiti ritmico-armonici. Sono almeno trent’anni che le band a Boston improvvisano durante le danze, quindi in un certo senso sono loro il mio modello…noi però suoniamo in un contesto concertistico e così, invece che dover fornire il ritmo ai ballerini, siamo liberi di esplorare ogni sfumatura dei brani che eseguiamo. Ci piace sperimentare, e ogni pezzo è un po’ come se raccontassimo una storia a noi stessi e al pubblico…per molti versi un approccio mutuato dal jazz, anche se ovviamente non suoniamo jazz. Questo atteggiamento è per noi motivo d’ispirazione, e ci spinge a dare sempre di più, a spingere i confini della nostra musica sempre più avanti.”

In Contradiction avete un ospite di assoluto livello, la cantante Niamh Parsons…

“Parlavo con un nostro amico, Mich Nielsen, del nostro progetto di registrare un disco, e che cercavamo una cantante per alcuni brani. Mich è un buon amico di Niamh Parsons, e la interpellò per noi. Lei rispose affermativamente, ed è stata grande per la generosità e per il suo talento: è stato un onore suonare con lei, un’esperienza splendida.”

Perché l’album si chiama Contradiction?

“In origine era il nostro duo che si chiamava Contradiction: ci sembrava il nome più naturale, vista la totale differenza dei nostri background e del nostro approccio alla musica. Poi però abbiamo scoperto che c’è una band tedesca di thrash metal che si chiama così, e temevamo che i loro fan potessero rimanere delusi venendo a uno dei nostri concerti in Germania, aspettandosi da noi rock duro! Così abbiamo cambiato il nome in Fromseier Rose, ma abbiamo mantenuto Contradiction come titolo del nostro CD.”

La musica di Fromseier Rose (http://www.fromseierrose.com) si basa saldamente sulla tradizione celtica, ma quello che rende Contradiction veramente particolare è il perfetto bilanciamento tra le personalità artistiche dei due musicisti: una continua, stimolante interazione tra due talenti ricchi di esperienze artistiche di ogni genere. Il punto di forza principale di quest’album è tuttavia la leggera, rilassata eleganza della sua musica, non disgiunta però da una evidente, forte passione di base.

Tra l’altro è stato anche fatto osservare, proprio a proposito di questo album, che una delle più importanti caratteristiche della musica celtica è proprio di riuscire a rivelare nuove e inattese qualità, quando incontra forti temperamenti artistici: basti ascoltare, sulla nostra compilation mensile, come la classica, notissima “The Butterfly/Waterman’s” riveli tutta serie di nuove sfumature in questa nuova versione.

Il secondo brano tratto da Contradiction è la drammatica “Blantyre Explosion”, in cui la splendida, intensa voce della grande Niamh Parsons (recente ospite della nostra rivista con il suo ultimo album) si sposa perfettamente con il fiddle di Fromseier e il piano di Rose.

Una strana coppia, ma soprattutto un’eccellente matrimonio artistico.