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Folk inglese e musica celtica La situazione italiana della musica celtica è per certi versi abbastanza particolare: a fronte di un’audience di proporzioni sempre crescenti, di una discreta facilità nel reperire CD di musica irlandese e scozzese, e di un interesse generale nei suoi confronti che va gradualmente lievitando, sul versante librario le opere in italiano espressamente dedicate all’argomento “musica celtica” si possono contare sulle dita di una mano. Ben venga quindi questo “Folk Inglese e Musica Celtica”, scritto da Antonio Vivaldi e pubblicato da Giunti per la collana “Atlanti Universali Giunti”, coordinata da Riccardo Bertoncelli. L’impostazione del volume si presta in modo particolare a coloro che desiderino interessarsi al fenomeno della musica celtica, ma che non sanno bene da che parte cominciare. Girovagando in Internet per forum e newsgroup capita infatti spesso di imbattersi in messaggi del tipo: “Sarei interessato alla musica celtica. Quali sono i gruppi fondamentali, cosa mi consigliate di comprare?” Il libro di Vivaldi può essere considerato in questo senso una guida preziosa, grazie alla valutazione e al commento di oltre 350 dischi e all’analisi storico-artistica di una cinquantina di artisti e gruppi. Particolarmente interessante è l’introduzione, intitolata “Per San Giorgio e San Patrizio!”, in cui Vivaldi traccia in modo semplice ma completo la storia della musica celtica di questi ultimi cinquanta anni evidenziando in modo corretto i forti legami artistici che da sempre hanno caratterizzato musicisti inglesi, scozzesi e irlandesi: non è infatti da dimenticare che la rinascita del folk di regioni celtiche per eccellenza, quali la Scozia e l’Irlanda, è nato a Londra e in America ancor prima che a Edimburgo o a Dublino, e da lì ha conquistato un po’ tutto il mondo. In questo senso, il ruolo di artisti come John Renbourn, Ewan MacColl, Davey Graham e Shirley Collins è da ritenere assolutamente fondamentale, e viene infatti opportunamente sottolineato da Vivaldi. Dove ci permettiamo di dissentire dall’autore è nell’effettivo privilegiare artisti e dischi legati agli anni ’60 e ’70: se è vero che le opere di quegli anni si distinsero per freschezza e novità, non ci sembra opportuno confinare al ruolo di comprimari gruppi e musicisti del calibro di Altan, Dervish, Afro Celts o Sharon Shannon. In altri termini personalmente siamo, a differenza dell’autore, abbastanza ottimisti per quanto riguarda il futuro di questa musica, ma anche questa è comunque solo un’opinione. Le schede dei singoli artisti e dei relativi dischi sono veramente complete e ben commentate, e si rivelano utili sia per chi si avvicini a questa musica per la prima volta che per l’appassionato di vecchia data a caccia di ulteriori “consigli per gli acquisti”. I musicisti sono suddivisi in “I protagonisti” e “Gli altri”, ma forse tale distinzione si poteva anche evitare: anche perché veramente non riusciamo a comprendere come si possa mettere “in serie B” artisti del livello di Alan Stivell o Loreena McKennitt… A parte questo, un libro godibilissimo, completo e accompagnato da una ricca e gradevole iconografia. Da comprare. Alfredo De Pietra Antonio Vivaldi: Folk Inglese e Musica Celtica – Atlanti Universali Giunti – pag 127 - € 6,71 © New Sounds 2000 |