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Eric Le Lann – Origines Testo di Alfredo De Pietra Dalla Bretagna al jazz (e ritorno) L’affermato trombettista francese, emulo del grande Miles Davis, dà una svolta alla propria carriera in chiave tradizionale, rivolgendosi al patrimonio artistico della terra di Bretagna, di cui è originario. Alcune caratteristiche dell’animo umano non lasciano scampo. Comuni a tutti gli individui, certi desideri, per non parlare di istinti, non conoscono confini geografici o culturali, prima o poi sono pronti ad affiorare prepotentemente in superficie, ad affacciarsi nei nostri pensieri. Prendiamo ad esempio la necessità di tornare alle origini, sentimento che ben può comprendere l’animo inquieto dell’emigrante. Lì il miscuglio di sensazioni, al pensiero della propria “casa”, va al di là della semplice nostalgia: è il desiderio dei propri cari, il sapore del pane e dell’acqua, quel particolare modo di parlare, i colori del paesaggio, l’odore stesso dell’aria…ogni cosa è più bella perché più “tua”, e tutto ti spinge a ritornare. Questa idea del “ritorno”, nel caso di un musicista, evidentemente viene trasposta, se non sublimata, sul versante artistico. Quanti saranno i dischi che hanno il termine “roots” (per rimanere nel solo àmbito anglosassone), ovvero radici, origini, nel proprio titolo? In fondo oggi è molto facile scoprirlo, basta appoggiarsi a uno dei tanti database discografici online. Ve lo diciamo noi, comunque: sono più di 1400 (parliamo solo di compact disk), e ciò la dice lunga sulla “voglia di origini” che ha accomunato legioni di musicisti sin dalla nascita della registrazione fonografica. Ora, il nostro è alla fin fine un magazine che si occupa di musica in larga parte legata alla tradizione, per cui questo concetto di “radici da ricercare” in un certo senso ne dovrebbe costituire uno degli elementi fondamentali: insomma, volendo, la maggior parte degli artisti che presentiamo mensilmente su queste colonne vive la propria arte anche (e soprattutto!) in funzione delle proprie origini. Con tutto ciò tuttavia, il disco di cui vi parliamo questo mese – naturalmente chiamato Origines, ma a questo punto era quasi superfluo dirlo – ha una sua storia molto particolare. È la storia infatti di uno dei massimi esponenti del jazz moderno d’oltralpe, Eric Le Lann, che a un certo punto della sua carriera decide di rivolgere la propria musica in direzione della propria natìa terra di Bretagna. Già la copertina del disco è molto emblematica, con la figura di un uomo di spalle, sulla sommità di una collina, che cammina rivolto verso un accecante sole, chiaro simbolo dell’anelito di raggiungere, attraverso le proprie origines, la luce di una nuova dimensione artistica. Le Lann (email: frankdarcel@yahoo.fr) è trombettista raffinato e universalmente apprezzato, in Francia: ha calcato le scene dei principali jazz club parigini in compagnia di artisti del calibro di Archie Shepp e Martial Solal e ha suonato nel celebre film “Around Midnight” di Bertrand Tavernier al fianco di Herbie Hancock e Dexter Gordon. Le sue formazioni (alterna il quintetto al trio) si sono esibite in svariate decine di Paesi (tra cui finanche India e Israele). Non siamo a conoscenza del processo mentale che ha portato il trombettista bretone a questa svolta così audace della sua carriera; sta di fatto che ai primi del 2005 Le Lann ritiene naturale e fondamentale pubblicare un disco dedicato alla musica bretone. Intendiamoci, non si tratta di rinnegare le precedenti esperienze. In fondo stiamo parlando di un jazzista ben conscio della propria fama, dotato di una splendida sonorità che rimanda immediatamente al Miles Davis degli anni Cinquanta, sordina inclusa. Così, questo Origines, da cui è tratto il brano tradizionale “Al Laer Mor”, presente sul sampler allegato a questo numero di “Keltika”, più che un disco “di” musica bretone, è un album dedicato alla tradizione della Bretagna: intriso di sonorità jazzistiche, non dimentica tuttavia l’importanza del ruolo della voce all’interno della folk music bretone. Di conseguenza, più che di un jazz strumentale celtico (ci si passi il neologismo), siamo in presenza di un progetto in cui l’autore ha deciso di affiancare il proprio fraseggio jazz ad alcune delle più belle voci di Bretagna, quelle di Marthe Vassalo e di Manu Lann-Huel. Gli altri musicisti presenti in Origines sono il pianista Francis Lockwood, il bassista Henri Dorina, il chitarrista Patrice Marzine e il batterista Stephane Vera, tutti di chiara estrazione jazzistica. Con il suo continuo oscillare tra tradizione e atmosfere cool jazz, Origines è tutt’altro che “il solito” disco di musica bretone. È però uno degli album più interessanti che ci siano pervenuti dalla regione celtica d’oltralpe. Provare per credere. |