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Cordner & Jean-Pierre Rudolph: Milestones Rodney Cordner e Jean-Pierre Rudolph, ovvero un irlandese del nord e un francese di Strasburgo: apparentemente una strana coppia, nel mondo della musica tradizionale irlandese. E invece il duo Cordner & Rudolph rappresenta una realtà tra le più interessanti da oltre venti anni, con un buon numero di album al proprio attivo e una lunga serie di tour in giro per il mondo. Rodney Cordner è originario di Portadown, contea di Armagh, nell’Irlanda del Nord, e nella sua cittadina natale iniziò a suonare la chitarra verso la fine degli anni ’60, quando la musica tradizionale irlandese cominciò la sua parabola ascendente di popolarità, anche al di fuori dei propri confini. Cordner suonò in seguito con varie band tradizionali, e verso il 1975 la sua vena di compositore prese il sopravvento sulla semplice riproposizione di materiale tradizionale irlandese. Tre album solistici vennero registrati dal cantautore nord-irlandese, ma l’incontro artistico fondamentale per la sua carriera successiva avvenne nel 1981, quando Rodney si imbattè nel violinista francese Jean-Pierre Rudolph. Quest’ultimo aveva iniziato lo studio del violino in età relativamente tardiva, con un approfondito studio delle tecniche jazzistiche presso il conservatorio di Strasburgo, la sua città natale. Nel corso degli anni il fiddler francese ha notevolmente arricchito il proprio bagaglio artistico, cimentandosi in vari progetti di musica celtica, mediterranea, nord-americana e jazz, e partecipando, tra l’altro, anche ad alcune registrazioni del gruppo di celtic rock scozzese The Electrics (curiosamente ospiti di questo stesso numero di Keltika), e degli inglesi Split Level. Jean-Pierre suona anche il mandolino, la mandola, la chitarra, il tin whistle e il flauto. All’inizio degli anni ‘80 la musica celtica non era famosa né alla moda come oggi, eppure il sodalizio artistico tra Cordner e Rudolph si mostrò vincente sin dai suoi esordi, con un vorticoso giro di concerti in tutta Europa (ben 18 tour solo nel biennio 1981-83!) e nove album (di cui 6 CD) al proprio attivo, ma malgrado ciò il duo rimane ancora oggi stranamente una realtà non molto conosciuta, ad onta di innegabili doti di musicalità e abilità nella composizione. I due riescono a fondere infatti con successo musica tradizionale dei Paesi celtici e swing, ballate folk irlandesi e composizioni originali nella tradizione dei migliori cantastorie e cantautori contemporanei: una combinazione eclettica, ma non priva di genuinità, coerenza e freschezza. A distanza di venti anni dall’esordio, appare quindi del tutto naturale la decisione, ad opera dell’attuale casa discografica del duo Cordner & Rudolph, la tedesca PGF Media-Pleitegeier, di pubblicare un CD che comprendesse le “pietre miliari”, (Milestones) dell’attività musicale dei due artisti, senz’altro meritevoli di una maggiore popolarità, almeno dalle nostre parti. Abbiamo posto alcune domande a Rodney Cordner, anche su questa situazione anomala, consistente nel fatto di suonare musica irlandese insieme ad un francese per una casa discografica tedesca: L’attività musicale del vostro duo dura ormai da circa venti anni. Se dovesse dare una definizione della vostra musica a chi non vi conosce… “La nostra musica è una sorta di fusione tra musica celtica e folk, con una buona dose di swing e aggiungerei anche un tocco di jazz. Personalmente però mi ritengo un cantautore all’interno della tradizione della ballata folk.” Ad accompagnarla, ormai da tempo, è un musicista francese, Jean-Pierre Rudolph. Questo dimostra che la musica irlandese può essere eseguita validamente anche da un non-irlandese… “L’unica cosa che le posso dire è che di sicuro Jean-Pierre suona la musica irlandese con la giusta disposizione, con l’Irish feeling e un autentico spirito celtico.” Com’è che vi siete incontrati? “Accadde alla fine del 1980: un mio conoscente francese mi disse che un suo amico, in Francia, andava matto per la musica irlandese, e che stava iniziando a studiare il violino: la passione per questo strumento era nata in lui ascoltando i dischi dei Fairport Convention e di Dave Swarbrick. Era Jean-Pierre. Lo incontrai a Strasburgo, la sua città, e gli promisi che se mi fossero capitati dei concerti lo avrei chiamato a suonare con me. Fu proprio quello che accadde, con alcuni concerti in Olanda e Germania.” Un compagno artistico francese e una etichetta discografica tedesca. Cosa ci dice al riguardo? È vero che l’Europa per voi musicisti irlandesi è un terreno più fertile della vostra stessa patria? “Siamo spesso in tour in Germania, e anche se nel corso di questi venti anni di attività abbiamo cambiato diverse compagnie discografiche di svariate nazioni, questo è già il nostro terzo disco per la PGF Media-Pleitegeier. E comunque quello che lei dice è vero, sono molte le band irlandesi che scelgono di lavorare principalmente in Paesi come la Germania o la Francia, semplicemente per una maggiore potenzialità e ricettività di mercato, in quelle nazioni, nei confronti della nostra musica.” Ma secondo lei ha senso parlare di “musica celtica” in generale, oppure è più giusto parlare di musica irlandese, scozzese, bretone e così via? “Effettivamente ritengo che il termine “musica celtica” sia un buon modo per riassumere le principali caratteristiche della musica di queste regioni…” Andiamo a questo vostro ultimo Milestones, l’album da cui è tratto uno dei brani della compilation di questo mese… “Milestones è un’antologia dei nostri ultimi quattro album. Siamo soddisfatti della scelta dei brani; trattandosi di un disco antologico pensiamo che rappresenti bene il nostro universo musicale. Naturalmente è rimasta fuori una grande parte del repertorio che eseguiamo nelle nostre performance dal vivo, anche perché si tratta di materiale di cui abbondano versioni ad opera di altri musicisti irlandesi.” La sonorità di Milestones è del tutto particolare… “Probabilmente dipende dal fatto che Jean-Pierre non è un musicista tradizionale nel senso stretto del termine: ha studiato arrangiamento, ed è molto abile nelle armonizzazioni e nel contrappunto. Inoltre lui suona un violino del tutto particolare, a cinque corde: alle quattro corde “normali” se ne aggiunge una quinta, un “do” basso. Anche questo contribuisce a conferisce una sonorità particolare alla sua musica.” La scelta del brano che presentasse Milestones ai lettori di Keltika ci è parsa obbligata: la sua “All Of Our Children” è un brano intensissimo, dal testo pieno di amarezza… “Sì, “All Of Our Children” è un brano che affronta il tema dell’immigrazione, ma dal punto di vista di chi rimane in Irlanda e vede i propri figli andar via, nella consapevolezza che potrebbero anche non tornare più. Vede, in un certo senso è una canzone autobiografica: anche alcuni dei miei figli hanno deciso di andare a vivere al di fuori dell’Irlanda, e non solo a causa dei problemi di vita quotidiana nella realtà dell’Irlanda del Nord. Il vero motivo continua ad essere la disoccupazione, anche se devo ammettere che ultimamente le cose stanno cominciando a migliorare. Comunque non è la prima volta che affronto questo tema nelle mie canzoni: ad esempio nel mio album precedente, One Of The Few, è presente la canzone “Celtic Tiger”. È interessante notare che comunque ormai coloro che decidono di andare a lavorare all’estero tendono sempre più spesso a ritornare, o quanto meno tornano per visite in patria abbastanza frequenti.” Progetti futuri? “Attualmente è in corso, ormai da circa un anno e mezzo, un Milestones tour, che ci ha portati, in questo periodo, già in otto diverse nazioni. In programma c’è la prosecuzione di questa serie di concerti di lancio di questo nostro ultimo album.” In tutto questo tempo vi sarà capitato di suonare anche in Italia… “Nel corso degli anni abbiamo suonato in Italia almeno una ventina di volte, in situazioni e concerti di ogni genere, e il vostro pubblico si è sempre mostrato entusiasta nei confronti della nostra musica. È un pubblico che amiamo, veramente, e…ah, già, dimenticavo, è possibile mangiare dell’ottimo fish and chips anche in Italia!” Preferisce chiudere l’intervista in modo ironico il buon Rodney, che comunque, è bene precisarlo, quando non è on the road insieme al collega francese, è fortemente impegnato in attività di volontariato e di riconciliazione tra le comunità cattolica e protestante nord-irlandesi. Tornando alla musica del duo, splendidamente testimoniata dalla struggente, intensa “All Of Our Children”, presente sul CD di Keltika di questo mese, si tratta essenzialmente di un riuscito mix tra musica tradizionale irlandese e composizioni originali, sempre nella scia della musica popolare ma con una spiccata impronta di swing jazz, frutto evidente della personalità artistica di jean-Pierre Rudolph: brani come “A Guitar Called Fiddle/I Burned My Fiddle In Donegal”, o anche “Wild Stones”, entrambi presenti su Milestones, sono un ottimo esempio di come jazz e musica celtica possano convivere con gradevolissimi risultati. Il duo Cordner & Rudolph, insomma, ha tutte le caratteristiche della tipica gemma nascosta. Milestones può essere acquistato direttamente presso il sito web della casa discografica tedesca: www.pleitegeier.com/pgf-media e ulteriori notizie sull’attività del duo sono reperibili all’indirizzo web http://www.cordner.net/rodney/index.htm
Intervista di Alfredo De Pietra Copyright © New Sounds 2000 All Of Our Children (Rodney Cordner)
All of our Children are leaving Some they go and forever will stay. For all the bold heroes of Ireland Have managed to drive them away
Some they leave for to study But we never will see them back home. For the rest of their lives they’ll be strangers In a land that isn’t their own.
Sometimes you hear of a braindrain People leave when opportunity calls. But we have been drained of our Children Because we’d rather build walls.
And however far they may travel And whatever work come to hand You can take the man from the bog But you can’t take the bog from the man
Whatever it’s a curse or a blessing That mystical sense of place Would draw back those who have left her Drive others to death and disgrace.
Tutti i nostri figli (Rodney Cordner)
Tutti i nostri Figli stanno partendo Alcuni di essi vanno via per non tornare Perché i nostri audaci eroi d’Irlanda Sono riusciti a farli andare via
Alcuni partono per studiare Ma non li vedremo mai tornare a casa Per il resto della vita saranno stranieri In una terra che non è la loro terra
Talvolta senti parlare di fuga dei cervelli La gente parte quando l’opportunità chiama Ma ci hanno portato via i nostri Figli Perché piuttosto costruiremmo mura.
E per quanto possano viaggiare E per quanto lavoro possano trovare Puoi togliere un uomo dal fango Ma non puoi togliere il fango dall’uomo.
Che sia una maledizione o una benedizione Quel senso mistico di essere a casa Attrarrà indietro quelli che l’hanno lasciata Porterà agli altri morte e disgrazia
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