John Rae's Celtic Feet
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John Rae’s Celtic Feet: Beware The Feet 

L’evoluzione “consueta” di un genere musicale prevede abitualmente uno sviluppo graduale di determinate tradizioni in una modalità sostanzialmente “lineare”, ovvero con i musicisti che crescono e sviluppano il proprio stile all’interno di una tradizione ben definita. Può talvolta accadere che differenti stili musicali si fondino in un qualcosa di nuovo e originale, ma ancora meno spesso succede che musicisti provenienti da differenti tradizioni crescano artisticamente insieme dando vita ad un prodotto artistico interessante e innovativo: Beware The Feet, il secondo disco del gruppo scozzese Celtic Feet, capitanato dal batterista John Rae, è il classico esempio di un un’opera musicale cui si fatica a dare una collocazione precisa, ma che comunque è di una freschezza e di un’inventiva veramente particolari.

Verso gli anni ’50 il sassofonista di colore Benny Golson capitanò per un certo periodo di tempo una band di musicisti afroamericani denominata The Rockin’ Highlanders: il loro repertorio consisteva per lo più di rivisitazioni di classici della tradizione musicale scozzese, come ad esempio l’evergreen “Loch Lomond”, e per rendere più “credibile” il tutto (ma con aspetti francamente paradossali, anche se in fondo autoironici) Golson faceva indossare ai musicisti di questa band – ripetiamo neri americani – il kilt!

Ora, anche i membri del gruppo John Rae’s Celtic Feet si esibiscono spesso in concerto indossando il tradizionale gonnellino scozzese, ma questa volta a buon diritto: per gli amanti delle classificazioni musicali potremmo anche parlare di folk-jazz, ma in definitiva la loro musica è un’eccitante fusione tra il jazz contemporaneo e la musica tradizionale scozzese.

Chi “mastica” di jazz e di musica celtica conosce senz’altro l’importanza degli elementi ritmici e del sound complessivo per entrambe queste forme musicali, pur nella diversità delle rispettive forme musicali. Ebbene, ciò che colpisce maggiormente di questo Beware The Feet è la grande maestria di questi musicisti (sia in termini di tecnica musicale, che di inventiva, che – appunto – di sonorità) capaci di produrre un album che non sfigurerebbe sia in una buona raccolta di musica celtica che di jazz…e non solo, visto che in Beware The Feet vi sono anche elementi di musica latino-americana, salsa, funk, addirittura percussioni indiane: un album veramente notevole, gradevole, divertente e piacevolmente estraneo a qualsiasi schema musicale precostituito.

La band Celtic Feet è stata fondata dal batterista John Rae, oggi trentaseienne batterista di Edimburgo, quarto di cinque figli di una famiglia composta interamente da musicisti. Già all’età di 18 anni John vince il premio quale “miglior promessa della batteria” al festival del jazz di Edimburgo, e da allora ha partecipato a un gran numero di registrazioni e concerti in giro per il mondo, al fianco di grandi del jazz del calibro di Tal Farlow, Tony Scott, Art Farmer, Buddy de Franco, Joe Lovano, Barney Kessel e Kenny Wheeler.

Brian Kellock è il pianista dei Celtic Feet. Si tratta di un pianista jazz che gode di una eccellente reputazione a livello europeo: non a caso la rivista “Classic CD” lo ha collocato nella top ten dei migliori pianisti a livello mondiale (!), ed è oggi unanimemente considerato il miglior pianista jazz britannico.

Probabilmente non c’è invece bisogno di alcuna presentazione per Simon Thoumire, presenza ormai sempre più frequente (e gradita) sulle pagine di questa rivista. Per i pochi lettori di Keltika che ancora non lo conoscessero, è un virtuoso della concertina, oltre che eccellente compositore, vincitore del prestigioso Young Tradition Award della BBC: è comunque una delle figure musicali più interessanti del panorama scozzese di questi ultimi anni.

La violinista Eilidh Shaw è una delle migliori fiddler scozzesi, ed è tra l’altro sorella di Donal Shaw (Capercaillie). Prima dell’esperienza “Celtic Feet” la Shaw ha suonato con le band Caleidon, The Poozies e Keep It Up, oltre ad essere presente in svariati show con alcuni tra i più interessanti musicisti scozzesi dell’ultima generazione (Malcolm Stitt, Aidan O’Rourke, Alen Robertson, Leo McCann). Al sax dei Celtic Feet troviamo Phil Bancroft, elemento stabile della Scottish National Jazz Orchestra, e tra l’altro compagno di avventure musicali di Kenny Wheeler, oltre che leader del gruppo Trio AAB, una delle più interessanti jazz band d’Oltremanica.

L’elemento “esotico” dei Celtic Feet è infine il contrabbassista brasiliano Mario Lima Caribé da Rocha, nato a Sao Paulo e con una lunga serie di esperienze jazzistiche nel campo dell’hard bop e della musica latino-americana. Mario Lima Caribé risiede stabilmente in Scozia ormai dal 1996, e come Phil Bancroft è membro della Scottish National Jazz Orchestra.

I Celtic Feet, o per usare il nome completo della band in questione, John Rae’s Celtic Feet, tra il 1999 ed il 2001 hanno partecipato a un gran numero di festival jazz e folk (Glasgow International Jazz Festival, Bath International Music Festival, Cheltenham Jazz Festival, Barbados Celtic Festival, Inverness Celtic Festival, Festival de Musica Celta de Las Palmas, Edinburgh International Jazz Festival) e hanno partecipato a svariate trasmisioni radio-televisive della BBC. Al loro primo disco, l’omonimo Celtic Feet, fa seguito in questi ultimi mesi il secondo album, Beware The Feet (“attenzione ai piedi”), pubblicato dalla etichetta scozzese specializzata in jazz Caber Music, e da cui è tratto il brano “Boogie Celt”, presente sulla compilation di Keltika di questo mese.

Si tratta di una dozzina di brani, tutti composti da John Rae, e commissionati con il supporto dello Scottish Arts Council. L’approccio musicale e compositivo di John Rae, nelle sue stesse intenzioni, è quello di una jazz band che si avvale dell’apporto e dell’esperienza di alcuni musicisti “traditional”: in altri termini ciò che Rae vuole assolutamente evitare è il prendere in considerazione alcune melodie tradizionali su cui improvvisare jazzisticamente, strada senz’altro più “facile” e meno impegnativa dal punto di vista compositivo. Così, tornando a “Boogie Celt”, una delle track più “jazzy” di Beware The Feet, John Rae ci racconta di aver composto questo pezzo immaginando Fats Waller impegnato a suonare musica tradizionale. D’altronde – ricorda Rae – negli anni ’30 era abbastanza comune che in America i pianisti di boogie-woogie accompagnassero anche musicisti dell’area tradizionale, dando così vita a quello che avrebbe in seguito preso il nome di “Boston style”. Ma come si diceva in precedenza, non solo jazz è presente in Beware The Feet: basti ad esempio ascoltare un brano come “La Limpiadora Irlandesa” per gustarsi un incredibile, gustosissima versione in chiave salsa della notissima “The Irish Washerwoman”!

Una musica nuova quindi, quella del John Rae’s Celtic Feet, radicata sì nella tradizione ma tuttavia protesa verso il futuro, con onestà, inventiva e abilità tecnica. Ulteriori informazioni su John Rae’s Celtic Feet sono reperibili presso il sito ufficiale  della Caber Music, www.cabermusic.com, il cui indirizzo email è: sales@cabermusic.com

Probabilmente è il recensore del “The Guardian” ad aver dato di questa band scozzese la più azzeccata delle definizioni: “…immaginate che il quintetto di Miles Davis degli anni ’60 si esibisca questa sera in una session, in un pub di Glasgow…” 

                                                                                              Testo di Alfredo De Pietra

John Rae’s Celtic Feet Beware The Feet – CABER 018

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