Art Edelstein
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Art Edelstein: The Water Is Wide 

Esistono alcune persone che hanno la capacità di coagulare intorno a sé l’interesse e l’apprezzamento dei colleghi, che ne apprezzano la passione, la dedizione e la competenza nello specifico àmbito di interesse: Art Edelstein è una di queste persone. Questo americano cinquantacinquenne è difatti diventato, ancor più in questi ultimi anni e grazie ad un affermato sito web, un autentico faro, un punto di riferimento per tutti coloro che si interessino al mondo della chitarra “Celtic-oriented”.

È difficile definire un uomo poliedrico come Art Edelstein: è un giornalista freelance (collabora a prestigiose riviste quali Irish Music Magazine e Acoustic Guitar), uno storiografo, un fotografo, un addetto alle public relations, ma anche un ottimo chitarrista, o meglio, come lui preferisce definirsi, un “Celtic guitarist”. Avevamo già fatto conoscenza con le doti letterarie di Edelstein recensendo, qualche mese addietro, “Fair Melodies”, il suo volume sulla biografia di Turlough O’Carolan. In questa occasione abbiamo invece modo di apprezzare l’Art Edelstein chitarrista, grazie ai due brani tratti dal suo CD The Water Is Wide, presenti sulla compilation allegata al presente numero di Keltika.

Il sottotitolo del CD è “Celtic music on acoustic guitar, mandolin and bouzouki”, e descrive in modo semplice e corretto cosa ci riservano i quindici brani in esso contenuti: gradevoli e misurati arrangiamenti di evergreen della musica irlandese e scozzese rielaborati con gusto, rifuggendo da sterili virtuosismi e realizzati con una grande attenzione nel rendere appieno la bellezza delle linee melodiche. Ovviamente non potevano mancare alcuni brani del grande O’Carolan, di cui Edelstein può essere definito a ragione uno specialista, tra cui la sempre affascinante “Blind Mary”, una delle due track regalateci da Art per Keltika.

Edelstein ci ha raccontato dei suoi inizi di Celtic guitarist, del suo libro su Carolan e del suo ottimo sito interamente dedicato alla chitarra ed alla musica celtica:

“Ho iniziato a suonare musica irlandese e celtica verso la fine degli anni ’80, con la mia prima band “celtica”, chiamata Borealis. Le mie prime esperienze di “Celtic guitar” risalgono invece al 1990. In precedenza mi ero occupato di musica folk americana (Bob Dylan, Tom Paxton etc.) e di bluegrass, per lo più al basso, e di musica country al basso e alla chitarra elettrica”.

Lei è considerato uno dei massimi esperti di musica celtica, eppure si direbbe che lei non abbia particolari radici “celtiche”: cos’è che rende questa musica così universale, cosa c’è di così “magico” in questa musica?

“Il mio background musicale è senz’altro da ricondurre alla musica americana e al rock’n’roll. La musica celtica, o per meglio dire la musica delle isole britanniche, è una componente importante della musica tradizionale americana: è la base della musica country e di buona parte della musica folk e del bluegrass. Si può quindi dire che in qualche modo io sia entrato in contatto con queste forme musicali sin dalla mia infanzia, a Brooklin, New York, negli anni ’50.

Secondo me la musica celtica è apprezzata un po’ ovunque nel mondo per la grande bellezza delle sue linee melodiche; inoltre, proprio per quanto ho appena detto a proposito della sua importanza nella musica americana, è forse una musica con cui un po’ tutti abbiamo una discreta – anche se inconscia – familiarità.

Il Vermont, dove io vivo, è un piccolo stato americano con 600.000 abitanti nella regione del New England; è uno stato molto rurale. Ci vivono molti musicisti, e tra essi un buon numero di fiddler molto esperti nell’Irish style: è proprio da loro che ho imparato molte melodie di origine irlandese e scozzese. Io sono però un chitarrista, e in questo sono un autodidatta: quando iniziai ad interessarmi alla musica celtica non c’era nessuno che potesse darmi lezioni di chitarra in quello stile. Solo di recente c’è tutto un fiorire di workshop di chitarra celtica: io stesso ho partecipato a diversi di questi workshop, con alcuni dei migliori chitarristi, tra cui Martin Simpson, El McMeen e Seth Austen”.

Il suo sito web (http://www.arthuredelstein.com/ ) è universalemte riconosciuto nel mondo come un punto di riferimento per gli amanti della Celtic guitar: non c’è sito di chitarrista “celtico” che non abbia un link al suo sito. Secondo lei qual può essere il ruolo di Internet nella diffusione di questa musica?

“È molto bello sentirselo dire, grazie! In effetti ho sempre pensato che Internet sia un mezzo perfetto per la comunicazione di massa, per cui inizialmente avevo deciso di condividere con gli altri il mio amore per questo stile chitarristico. Uno dei meriti di Internet è di essere riuscito a coagulare le più svariate comunità musicali. Qualunque sia la musica che prediligi, di certo esisterà da qualche parte nel web un sito, un forum o un newsgroup dove potrai scambiare idee, dati, nozioni tecniche. Le mie pagine web, ma anche quelle di altri appassionati, hanno consentito ai musicisti di iniziare a scambiarsi informazioni su solisti, CD, strumenti e arrangiamenti: in questo modo, ciò che prima era molto oscuro ed estremamente difficile da reperire, è diventato ora molto più facile da trovare”.

Lei conosce personalmente la maggior parte dei “Celtic guitarist”. Si può spingere a dirci quali sono i suoi preferiti?

“Ecco, questa è la classica domanda che mi potrà procurare solo problemi, se il vostro magazine viene letto anche fuori dall’Italia…Diciamo che la comunità dei “Celtic guitarist” è di numero molto limitato: coloro che suonano, ad un certo livello,  in questo stile, saranno sì e no una ventina. Il primo chitarrista che in assoluto mi ha fatto “drizzare le orecchie” fu Martin Simpson: per me è il migliore chitarrista, forse a livello planetario. Altri grandi che mi vengono a mente, senza un ordine preciso, sono Steve Baughman (forse il “miglior chitarrista mondiale poco conosciuto”, se mi si passa il termine), Pierre Bensusan, Tony MacManus, El McMeen, Keith Hinchliffe (anche lui poco noto, ma bravissimo!), David Surrette…ehi, intendiamoci, se ne dimentico qualcuno, non è perché non li apprezzi!”.

Art Edelstein lo scrittore: recentemente su Keltika abbiamo recensito il suo ottimo libro sull’arpista irlandese Turlough O’Carolan, la figura in assoluto più importante della musica irlandese: cosa ci dice di questo suo progetto?

“Questo libro è nato dal mio interesse nei confronti della musica di O’Carolan e di conseguenza dalla ricerca di materiali che lo riguardassero. Ho trovato molto poco al riguardo, e siccome sono anche un giornalista ed uno storiografo, ho deciso di scriverne una nuova biografia. Il libro è stato pubblicato alla fine di luglio 2001: ho ricevuto molte critiche favorevoli, e anche le vendite stanno andando molto bene: anche la vostra recensione su Keltika è stata favorevole in quel senso. Attualmente faccio molte conferenze su Carolan nei centri culturali irlandesi in America, e il libro è venduto nei festival di musica celtica. Oltre ad essere l’autore, sono anche l’editore di questo libro, e la cosa mi tiene molto impegnato. Chiunque fosse interessato all’acquisto della mia biografia di O’Carolan può visitare il sito relativo ad essa: www.noblestonepress.com

Sempre a proposito del libro, esso è accompagnato da un CD in cui lei suona insieme a Tim Newcomb. Ci parli di questo disco.

“L’ho già detto, ho la fortuna di vivere in un posto pieno di ottimi musicisti. Tim e io abbiamo suonato insieme ormai da molti anni. Tim suona il violino, la viola, il mandolino e la Swedish Nyckelharpa, una specie di hurdy-gurdy. Ho chiesto a Tim di partecipare a queste registrazioni semplicemente perché mi sono reso conto che questa musica richiedeva qualcosa in più di quello che sarei riuscito a dare io, solo con chitarra, bouzouki e mandolino (i miei strumenti). Molte delle tune del CD sono state scelte proprio da Tim. Le registrazioni sono state fatte nel mio studio personale, che funge anche da ufficio (scrivo per diversi magazine e giornali). Per la registrazione ho usato lo stesso Roland VS880 Digital Recorder che avevo già usato per The Water Is Wide, e il master finale è stato ottenuto tramite il mio computer ed il software audio Sound Forge: sono veramente contento del risultato. Tra l’altro sono orgoglioso del fatto che questo CD contenga sei melodie di O’Carolan che finora non erano mai state incise: in definitiva penso che il CD sia il giusto complemento al libro”.

Ha citato per inciso il suo CD The Water Is Wide, da cui sono tratte due track presenti sul CD di questo numero di Keltika: “Star Of County Down/Castle Kelly” e “Blind Mary”…

“Molti chitarristi prima di me hanno già inciso “Star Of County Down”, una canzone popolare irlandese. Questo brano lo suonavo già prima, con la mia vecchia band “Poteen”, ma era una versione cantata. Su The Water Is Wide ho riarrangiato questo brano in G minor tuning (accordatura delle corde Sol-Re-Sol-Re-Si bemolle-Re, dalla corda più spessa alla più sottile – n.d.r.), con il capotasto al secondo tasto. La medley continua con il reel “Castle Kelly”, che ho eseguito per anni al mandolino, e che per l’occasione ho riarrangiato alla chitarra.

“Blind Mary” è invece una composizione di O’Carolan arrangiata in accordatura DADGAD. Di questo brano mi affascina soprattutto il contenuto melodico”.

Di Art Edelstein ci hanno fin dall’inizio colpito la preparazione e la passione per la musica scozzese e irlandese: l’unico consiglio che ci permettiamo di darvi è di accendere il vostro computer e collegarvi al suo sito, un’autentica miniera di informazioni sul piccolo, ma affascinante mondo della Celtic guitar. Il CD di Art Edelstein The Water Is Wide può essere ordinato direttamente presso il sopra indicato indirizzo web al prezzo di $18.

 

                                                                                                          Intervista di Alfredo De Pietra

Art Edelstein: The Water Is Wide AE101

Poteen 

Testo di Alfredo De Pietra 

Un trio “ad alta gradazione” 

Poteen è il nome di un liquore irlandese storicamente legato a racconti di distillazione clandestina, ma da punto di vista musicale è il nome di un trio americano attento rivisitatore della tradizione musicale dell’isola di Smeraldo. Raccomandato agli amanti dell’Irish traditional.

Nella contea di Fermanagh un uomo guardava un turista americano intento a pescare. Fece caso al fatto che, prima di ogni lancio, l’esca veniva immersa in una bottiglia, ma soprattutto non potè fare a meno di notare il gran numero di trote che giacevano a fianco del pescatore, prese nel giro di pochi minuti.

Incuriosito, il contadino si avvicinò al pescatore: “Nessun segreto, amico mio, semplicemente una vecchia bottiglia di ottimo Bourbon del Kentucky. I pesci non riescono a resistere alla tentazione!

L’uomo tornò a casa a prendere la propria canna da pesca, ma essendo – ovviamente – sprovvisto di Bourbon, portò con sé una brocca di poteen fatto in casa.

Il giorno seguente il turista americano, passeggiando lungo il lago, incontrò il contadino che avanzava sbuffando faticosamente: si trascinava sulle spalle un salmone dalle dimensioni spropositate!

Congratulazioni! Sono contento di vedere che il trucchetto del Bourbon abbia funzionato anche con lei!

Provi con il poteen, piuttosto! Quando finalmente sono riuscito a tirar su questo salmone, mi ci sono voluti cinque minuti buoni per fargli sputare fuori l’esca dalla gola!

Questa storiella irlandese la dice lunga sulla “potenza” di questo liquore – perché di questo si tratta – distillato dalle patate in maniera più o meno lecita nell’isola di Smeraldo sin dalla notte dei tempi: i primi cenni storici al riguardo risalgono al 1660, e parlano di “Irish moonshine whiskey”, o “whiskey irlandese al chiaro di luna” (!). Venne anche imposta una tassa sulla distillazione privata di questa specie di bomba alcoolica, e a meno di essere autorizzati dallo Stato, chi distillava poteen clandestinamente andava a finire dritto in gattabuia: fu così, tra l’altro, che una larga fetta della popolazione irlandese assurse ben presto al rango di criminale comune…

Venendo a cose più attuali, Poteen è anche il nome di un trio acustico americano specializzato nella musica folk delle isole britanniche, attivo sulla scena musicale del Vermont già dal 1992. A capitanarlo troviamo una nostra vecchia conoscenza, il chitarrista Art Edelstein, già un paio di volte ospite della nostra testata con i suoi album solistici e la sua pubblicazione Fair Melodies, interessante biografia dell’arpista/compositore irlandese Turlough O’Carolan.

Questa volta ritroviamo Edelstein in compagnia di Tom MacGregor (whistle) e di Pádraic Smith (accordion, bass-zouki, banjo e cittern) in un album fresco e genuino, nato alla buona e forse neanche destinato, nelle intenzioni dei musicisti, alla commercializzazione. Ma si sa, spesso le cose migliori nascono proprio dalla spontaneità se non dalla casualità, e ci sentiamo di raccomandare caldamente questo disco a chi voglia trascorrere una buona ora in compagnia di tanti classici della tradizione irlandese, siano essi reel, jig o air.

D’altro canto il trio, come già detto nato oltre dieci anni fa, solo di recente si è riformato, memore dei successi degli esordi, quando si esibì tra l’altro inaugurando il primo New World Festival a Randolph, sempre nel Vermont (1992), uno dei più longevi festival di musica celtica del New England.

Detto dell’anima del gruppo, Art Edelstein, il whistler Tom MacGregor nasce in realtà clarinettista e sassofonista, ma si innamora del tin whistle già negli anni Settanta, e da allora è andato sviluppando uno stile molto personale e creativo, anche grazie alla frequentazione di uno dei più importanti fabbricanti di questo strumento, Pat O’Riordan, le cui “creazioni” sono testate da MacGregor ormai da oltre venti anni.

Pádraic Smith è invece un eclettico multistrumentista, esperto di qualsiasi strumento a corde. Negli anni della gioventù chitarrista elettrico e seguace di gruppi storici come i Pentangle e i Fairport Convention, ha in seguito preso una vera e propria “sbandata” per tutta le serie dei “grossi mandolini” in uso nella musica tradizionale irlandese ormai da qualche decennio.

Presentiamo i Poteen (email dadgad@sover.net) sulla nostra compilation con due brani tratti dal loro album, due ben noti classici della tradizione irlandese, la air “Eamon Ni Chonic” e la coppia di jig “Kesh & Blarney Pilgrim Jigs”. Un album per gli amanti della tradizione e delle cose semplici.

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