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Aoife Clancy – Silvery Moon
Anche se il cognome Clancy può far “drizzare le orecchie” agli appassionati di musica irlandese di tutto il mondo, la piccola Aoife (si pronuncia “i:fa”) Clancy non aveva la benchè minima idea di quanto suo padre e i suoi zii fossero popolari, a livello internazionale, durante gli anni della sua infanzia, trascorsa nella cittadina irlandese di Carrick-on-Suir, nella contea di Tipperary. Il gruppo dei Clancy Brothers è infatti sinonimo di musica tradizionale irlandese ormai da mezzo secolo: nonostante le ovvie – considerata la lunga vita della band – variazioni di organico, questo gruppo continua tuttora a presentare, in giro per il mondo, la musica della tradizione irlandese continuando ad attingere alle nuove generazioni familiari, in una sorta di lunga scia ereditaria. Certo, già dall’età di dieci anni suo padre – il celebre Bobby Clancy, membro dei Clancy Brothers negli ultimi venticinque anni – aveva iniziato ad insegnarle i rudimenti del banjo e della chitarra, al punto che solo due anni dopo Aoife iniziava ad esibirsi nei pub della zona in compagnia del padre. Negli anni dell’adolescenza la giovane Clancy studiò recitazione alla Gaiety School Of Acting di Dublino, e venne ben presto invitata ad un tour in Australia, insieme ai nomi più famosi della scena musicale “Irish”, tra cui spiccavano artisti del calibro di Christy Moore e dei Furey Brothers. Seguirono per lei, subito dopo, una tournée nei Caraibi insieme ai Clancy Brothers e la partecipazione al più importante festival di musica celtica a livello planetario, il Milwaukee Irish Festival. Tuttavia, fu solo in seguito al suo trasferimento in America, nel 1992, che Aoife Clancy comprese appieno la misura della popolarità e dell’importanza del suo cognome per gli entusiasti dell’Irish traditional music. Ricorda infatti la giovane “figlia d’arte”: “Mio padre è stato, ed è tuttora, una grande fonte di ispirazione per me, e mi ha sempre incoraggiato a continuare a cantare: decisamente gli devo molto. Quanto alla popolarità dei Clancy Brothers, certo in Irlanda erano conosciuti, ma non capitava spesso che facessero dei tour in patria: solo quando arrivai negli States capii quanto essi fossero popolari.” Comunque, anche a prescindere dalla “coscienza” dell’importanza del proprio cognome, la carriera musicale della Clancy era già segnata, ancor prima che dai propri cromosomi, probabilmente anche dall’ambiente in cui la giovane cantante era cresciuta: “Fin dai miei primi anni la mia vita è stata accompagnata dalla costante presenza della musica, al punto da sentirmi io stessa totalmente immersa nella musica, al punto da non poterne fare a meno…”. E in effetti, zii e padre a parte, anche la maggior parte dei suoi parenti vive in questa realtà del tutto particolare: suo fratello Finbar è spesso in tour con i Clancy Brothers; un suo cugino, Donal Clancy, suona con i Solas; un altro cugino, Robbie O’Connell, fa parte del trio Clancy-O’Connell-Clancy, e ancora un altro cugino, Colm Power, è un apprezzato cantautore. Torniamo al trasferimento in America di Aoife Clancy: due anni dopo (siamo nel 1994) la cantante irlandese registrò il suo primo album solistico, It’s About Time, intraprendendo così quella che si prospettava come una promettente carriera solistica. Non fu così, in realtà, poiché la Clancy fu ben presto invitata a coprire il posto di vocalist nel sestetto femminile irlandese-americano Cherish The Ladies, gruppo con cui registrò, dal 1995 al 2000, sei album e con cui si è esibita in centinaia di concerti in America e in Europa. Parallelamente all’attività con Cherish The Ladies, Aoife riuscì nel 1996 a pubblicare il suo secondo disco solistico, Soldiers And Dreams, caratterizzato da un approccio tradizionale ma con un occhio attento alla musica contemporanea, secondo le consuete tendenze della maggior parte dei musicisti (o per meglio dire dei cantanti) irlandesi che trasferiscono il centro della propria attività artistica oltre oceano. Recentemente Aoife Clancy ha deciso di abbandonare il gruppo femminile delle Cherish The Ladies per riprendere in modo rinnovato la propria carriera solistica, ed eccoci quindi all’album Silvery Moon, pubblicato dalla Appleseed Recordings, ospite questo mese della nostra testata. Va subito detto che anche questo ultimo disco della cantante irlandese prosegue il percorso intrapreso in Soldiers And Dreams: il materiale sonoro proviene dall’isola di Smeraldo, ma anche dalla musica degli Appalachi e addirittura dalla lontana Australia, il tutto filtrato dalla voce della Clancy, una voce che rifugge dalle facili classificazioni, anche se leggermente caratterizzata da un approccio stilistico abbastanza “americano”. Una cosa comunque è certa: accompagnata da un fiddle irlandese o da un dobro americano, la voce di Aoife, una preziosa combinazione di energia e dolcezza, riesce comunque a fondere le varie sorgenti in pura musica, al di fuori di qualsiasi confine di spazio e di tempo. D’altro canto, va sempre ricordato che la vita artistica non è mai facile per i “figli d’arte”, sempre più o meno inconsciamente paragonati al valore delle generazioni precedenti; per lo stesso motivo è per essi necessaria una certa dose di coraggio e di determinazione per affermare la propria voce artistica in modo indipendente dalla tradizione che li ha preceduti. Nel caso di Aoife Clancy possiamo affermare che questa cantante riesce a tenere in buon equilibrio le proprie radici e la propria personalità: si tratta decisamente di una cantante di folk contemporaneo, che pone tra l’altro una grande attenzione nella scelta del materiale interpretato. Si veda ad esempio il testo di “There Is Hope”, che tratta dei problemi di convivenza nell’Ulster, puntando il dito sulle responsabilità del reverendo Ian Paisley: “…il predicatore è pronto a citare la Bibbia, ma è terribilmente lento a cambiare il suo cuore, e le parole che dovrebbero spingerci a vivere insieme sono adoperate per mantenerci separati…”. Le canzoni di Silvery Moon comprendono così ballad originarie di entrambe le sponde dell’Atlantico (“Banks Of Sweet Primroses”, “Across The Blue Mountains”, “Silvery Moon”) e composizioni di artisti contemporanei come Mark Simos, Ron Kavana e il già citato cugino Robbie O’Connell. I legami con il resto della famiglia sono inoltre mantenuti in questo disco con la presenza del chitarrista-cugino Donal Clancy e con il duetto finale con il padre Bobby Clancy (una cover del vecchio hit dei Weavers “Kisses Sweeter Than Wine”), caratterizzato dalle sole due voci di padre e figlia, con la vocalist che si accompagna alla chitarra. I musicisti che accompagnano la Clancy in Silvery Moon sono James Blennerhassett (basso), Donal Clancy (chitarra), Seth Connelly (chitarra, piano, dobro, mandolino, basso), Rushad Eggleston (violoncello), Lisa Schneckenburger e Al Gould (fiddle), Larry Nugent (flauto), Ted Ponsonby (chitarra, dobro), Jacqueline Schwab ed Eddie Lynch (piano), Mark Simos (chitarra), Liam Bradley e Myron Bretholtz (percussione) e Aoife O’Donovan e Julee Glaub (harmony vocal). Proponiamo ai lettori di Keltika l’album Silvery Moon con il celebre brano di Ron Kavana “Reconciliation”, una canzone di pace e di speranza che riteniamo rappresenti in modo adeguato questo interessante album, distribuito in Italia dalla I.R.D. di Milano. In conclusione, se la musica di Mary Black o di Maura O’Connell vi affascina, Silvery Moon è un CD che fa per voi; se viceversa siete fan dei Pogues o delle canzoni da pub, farete bene a guardare verso altre direzioni.
Testo di Alfredo De Pietra Copyright © New Sounds 2000 |