Frankie Gavin
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Frankie Gavin: Fierce Traditional

 

Il nome di Frankie Gavin è ormai da decenni associato alla band De Dannan, ma è anche il simbolo indiscusso dell’Irish fiddle a livello planetario. Certo, non si può pensare a Gavin come a un artista chiuso nel proprio microcosmo di musicista irlandese: la sua carriera musicale ha infatti spaziato dalle rivisitazioni di Lennon & McCartney (la celeberrima “Hey Jude” con i De Dannan) alle collaborazioni con grandi del violino come Stephane Grappelli e Yehudi Menuhin, alle esperienze con i Rolling Stones (in Voodoo Lounge, e con Keith Richards in Wingless Angels). Può però accadere che il grande violinista di Galway senta improvviso il bisogno di tornare alle sue radici, in modo netto e senza alcun compromesso con qualsiasi accenno di “modernità”: è questa l’origine dell’ultimo CD di Frankie Gavin, pubblicato alcuni mesi fa, e non a caso intitolato Fierce Traditional: una delle tracks di questo ottimo album è presente nel CD allegato a Keltika di questo mese.

Le origini artistiche di Frankie Gavin lo fanno somigliare al classico bambino-prodigio: Frankie nasce nel 1956 a Corrandulla, nella Contea di Galway e, come spesso accade per questi musicisti, la musica è una costante presenza all’interno della famiglia Gavin: suo padre e sua madre suonano il fiddle, e suo fratello Sean è un buon accordionist (e lo si può apprezzare nel brano presente sul CD di Keltika). Frankie inizia a suonare il tin whistle all’età di quattro anni. A sette anni fa la sua prima comparsa televisiva, e a nove anni è presente anche in un programma televisivo americano.

L’ambiente musicale che permea la sua crescita di fiddler è quello, ricchissimo, delle regioni di Galway, Clare e Sligo, ma fin da giovanissimo Gavin inizia anche ad ascoltare (e a memorizzare) i vecchi 78 giri dei musicisti irlandesi d’America degli anni ’20: Joe Derrane, i Flanaghan Brothers e  John McKenna soprattutto. Proprio tale frequentazione con stili spesso tanto diversi tra loro avrà benefici effetti sulla crescita musicale e sulla tecnica strumentale di Frankie, da allora in avanti perfettamente a suo agio nei più svariati contesti artistici.

Nel 1973, all’età di 17 anni, il giovane Frankie si classifica (lo stesso giorno!) al primo posto nell’All Ireland Fiddle Competition e nell’All Ireland Flute Competition,  ma soprattutto fonda il gruppo dei De Danann, che in seguito cambierà nome in De Dannan. Con la band Frankie inciderà a tutt’oggi quindici album, mentre sette sono le incisioni a suo nome. Un disco solistico di Frankie Gavin non è comunque da considerare evento molto frequente: basti considerare che prima di questo Fierce Traditional, il precedente CD, Jigs And Jazz con Stephane Grappelli, risale ormai al 1993.

In tutti questi anni Frankie Gavin è stato una delle figure più importanti nella diffusione della musica tradizionale irlandese: la già citata versione di “Hey Jude”, ma anche le escursioni nel pop dei Queen (“Bohemian Rhapsody”) e nella classica di “The Arrival Of The Queen Of Sheeba” e “The Rambles of Bach” hanno contribuito in maniera determinante ad una maggiore confidenza di larghe fette di pubblico nei confronti dell’Irish traditional music.

Il suo stile violinistico è complesso e caratterizzato da un pronunziato senso dello swing, evidente retaggio dell’attento ascolto dei maestri degli anni ’20.

Particolarmente degno di nota si rivela l’interesse nei confronti della musica classica: nonostante una preparazione musicale basata sostanzialmente su una grande memoria musicale e sulla capacità di apprendimento ad orecchio (è infatti praticamente autodidatta), Frankie si esibisce di frequente in format classici, come le esibizioni alla National Concert Hall di Dublino insieme alla cantante operistica Bernadette Greevey, o i già citati concerti con Yehudi Menuhin. Gli stessi progetti futuri di Gavin comprendono una Choctaw Symphony, sinfonia in cinque movimenti sui rapporti tra l’Irlanda e il gruppo etnico americano dei Choctaw; una Music For Peace, dedicata alla musica originaria dell’Irlanda del Nord, e Gone Wild, composizione che trae ispirazione dai suoni della natura.

Da tutto ciò scaturisce l’immagine di un artista eclettico, attento al mondo circostante e al fascino di generi musicali tanto differenti dal proprio. Eppure, come si diceva all’inizio, questo suo ultimo lavoro discografico si orienta nettamente verso la tradizione. Abbiamo chiesto a Frankie di spiegarci i motivi di questa brusca variazione di percorso.

 

Iniziamo dal titolo: perché Fierce Traditional?

Fierce Traditional è un termine spesso usato dai musicisti, in Irlanda, quando nelle session si vuole prediligere un approccio alla musica di tipo molto, ma molto tradizionale.”

In un certo senso è da considerare un suo “ritorno alle radici”…

“In realtà ho sempre amato la musica degli anni ’20. Desideravo da tempo dar luce a tutti quegli influssi musicali per me tanto importanti. Proprio la musica degli anni ’20 si può considerare il punto di partenza di questo disco. Tra i musicisti che mi hanno maggiormente influenzato ci sono sicuramente i vari James Morrison, Michael Coleman, i Flanaghan Brothers: tutti grandi musicisti del passato. Lavorando con Brian McGrath nei De Dannan e parlando spesso con lui, mi sono reso conto del fatto che anche lui è un grande appassionato della musica di questo periodo. È risultato quindi normale decidere insieme a lui di realizzare questo disco, una nostra vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti di questi grandi musicisti”.

Altri artisti che lei considera importanti nella sua formazione artistica?

“Continuerei a fare nomi dei grandi musicisti degli anni venti…Tommie Potts, Patsy Toughy alle pipe, il flautista John McKenna…in tempi più recenti citerei Paddy Canney e Paddy Fahy”.

Quali sono le differenze tra la musica che suona con la band dei De Dannan e la sua attività solistica?

“Questa è una domanda veramente interessante: diciamo che quando suoni con una band quello che ne scaturisce è un incontro tra varie personalità, e questo si riflette ovviamente anche nella musica.

Con i De Dannan, ma più in generale quando suoni in un qulasiasi gruppo, le varie opinioni richiedono un confronto, e a lungo termine ciò porta inevitabilmente a un “mix” di idee e materiali sonori.

L’attività solistica è invece un fatto più personale, quasi intimo, che ti permette di scegliere tutto in base alle tue esigenze, dal materiale da registrare a quello da suonare in concerto”.

Ma ci sono comunque forti differenze tra il materiale di questo Fierce Traditional e la sua attività con la band.

“È innegabilmente vero. Possono però coesistere tranquillamente nella mia musica”.

Cosa pensa delle nuove tendenze della musica celtica, e del grande successo di gruppi come Afro Celt Sound System?

“Posso solo augurare loro buona fortuna…La musica tradizionale sta andando sicuramente verso  nuove dimensioni, ma personalmente non mi sento attratto da certe tendenze, quando sono troppo “spinte” . Molti CD di presunta “musica irlandese” sono oggi pieni di gente che suona musica di tendenza, con batterie elettroniche, sequencer e altre diavolerie elettroniche. Mi spiace, ma tutto ciò dal mio punto di vista non ha nulla a che vedere con la musica irlandese. Se vuole, anche in questo senso questo mio Fierce Traditional in fondo non è altro che un riavvicinamento alle radici più autentiche della nostra musica”.

Progetti per il futuro?

“Continuerò a suonare con i De Dannan, ma sono previste anche incisioni con Ron Wood dei Rolling Stones. Spero anche che in futuro ci sia ancora la possibilità di suonare con grandi musicisti, come mi è già accaduto nel caso degli Stones, di Stephane Grappelli e di Yehudi Menuhin. Voglio continuare a sviluppare la mia attività solistica, ma soprattutto spero di non andare mai in pensione!”

Per concludere, qualcosa sul brano che ci ha concesso per la compilation di Keltika, “Flogging Reel/Johnny Gorman’s”.

Sono orgoglioso, per quanto riguarda questo brano, del fatto che questa è la prima apparizione discografica di mio fratello Sean all’accordion. Penso sia bravissimo. È un musicista molto preparato e soprattutto….fierce traditional!”

Fin qui l’intervista. Con le premesse di cui si è detto, è evidente cosa ci potremo attendere dall’ascolto di Fierce Traditional: è un disco “back to the roots”, un’ora buona caratterizzata dal susseguirsi di jig, reel, slow air e hornpipe. Ad accompagnare il fiddle di Frankie Gavin (che si esprime splendidamente anche al flauto) è Brian McGrath al piano e al banjo, con sporadiche apparizioni del vecchio amico Alec Finn al bouzouki e del fratello Sean Gavin all’accordion. Il tutto, rigorosamente, nello spirito della tradizione.

           

                                                                                              Intervista di Alfredo De Pietra

Frankie Gavin – Fierce Traditional – TaraCD4011

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