SAN GIACOMO E LE CONFRATERNITE 
(liberamente tratto dagli scritti di Giuseppe Spina e Lorena Balbo) 

Nel cuore di Treville, all’ inizio della popolare e antica Contrada d’Incisa ('Nsisa), sorge la chiesa dedicata a San Giacomo, luogo di culto le cui origini si perdono nella notte dei tempi. 

E' lecito pensare sia sorta come chiesa di guardia, quelle cappelle che solitamente venivano edificate presso una porta d’ingresso al paese.  

Informazioni circa l'esistenza di questa chiesetta si sono reperite in documenti del 1590 e del 1725. Nel 1590 si raccomanda che "... La Chiesiola sotto il titolo di S.to Giacomo si tenga serrata et ristorata e dalla Comunità imbiancata e provista decentemente et questo fra il termine di sei mesi altrimenti sia destrutta et applicata la materia... alla costruzione della casa parrocchiale". 
 
Nel 1725 viene descritta come “non più larga di un trabucco” (il trabucco piemontese misurava 3,086 m) "essendo poco più di longhezza con Fabrica competente in Volta, pavimento unito, facciata verso strada, porta..., due Fenestre laterali con ferrata...”.
 

interno di San Giacomo (A. Frixa 2005)

 

interno di San Giacomo (A. Frixa 2005)

Si accennava ad un quadro (qualificato "buono") raffigurante S. Giacomo ed a svariati arredi religiosi. ”Si canta messa nel giorno della Festa e nel giorno di S. Bovo" (S. Bovo o Bovone, santo invocato contro le epidemie del bestiame).

Nel 1830 fu sede della Confraternita del SS. Sacramento (i Batù), compagnia religiosa in cappa bianca, ormai disciolta, di cui si fa riferimento in un documento trevillese del 1500.  

Nel 1874 le Confraternite ancora esistenti erano cinque: SS. Sacramento (la più ricca), Spirito Santo,  SS. Rosario, SS. Crocifisso e del Suffragio. 

Si riunivano per varie attività: devozione, iniziative di carità, organizzazione di pubbliche  manifestazioni religiose, partecipazione a spese per la manutenzione di edifici religiosi o per acquistare arredi sacri. Tra i privilegi più invidiati dei Batù, c'era quello di venire sepolti nel casellario loro riservato, situato a sinistra immediatamente dopo il cancello di ingresso del reparto più antico del camposanto trevillese.

 
 
Tra i Batù vi fu il poeta Albino Defilippi (1959-1939), al quale sono dedicate alcune pagine di questo sito,  e Mario Rossi "Marchin" (1904-1990), l'ultimo dei Batù. 
 
S. Giacomo, che ha conosciuto restauri in epoca piuttosto recente ed è tuttora consacrata. Il tufo a vista, il soffitto dipinto da mano ignota, lo spazio modesto compreso come in un abbraccio, l'atmosfera di fresca penombra suggellano l'approccio mistico e lo stupore di riscoprire una preziosa traccia artistica e di fede dei nostri padri.  
 
Chiusa per lungo tempo, la chiesa ospita, per l'ambiente raccolto e suggestivo, mostre d'arte e concerti.

San Giacomo e sullo sfondo Sant'Ambrogio