PERIODO  NAPOLEONICO

Il periodo delle guerre Napoleoniche (1792 - 1815) merita un capitolo a se, perché è una vera fonte di ispirazione per qualunque giocatore di wargame, sia per la bellezza delle uniformi, sia per la varietà di battaglie sia per la completezza di informazioni utili per chi voglia ricreare una battaglia realmente accaduta.

Inoltre, dal punto di vista storico, questo periodo è uno dei più significativi non solo per gli oltre venti anni di guerre ma anche per le idee e gli ideali portati dalla rivoluzione francese e non  certo spenti con la sconfitta di Napoleone.

Napoleone l'Italiano

Napoleone

Le guerre

Eserciti

Organizzazione

Tavole a colori

 

Cronologia

 

NAPOLEONE L'ITALIANO - LO STRANIERO SUL TRONO DI FRANCIA

 

 

Come tanti stranieri, guardato con ostilità e sospetto, odiato da molti, mal sopportato dai più, se fosse vissuto oggi sarebbe magari stato relegato in un centro accoglienza o rispedito al mittente sul primo barcone e la sua sarebbe stata una comune brutta esperienza da profugo. Invece la condizione sociale, l'ambizione e le giuste scelte politiche trasformarono la sua avventura di emigrante in una carriera che lo portò a regnare su mezza Europa, il nome di questo fortunato immigrato Corso era Napoleone Buonaparte. Malinconico e arrogante, egocentrico e dislessico, complessato e sognatore, era un ragazzo dalle mille contraddizioni, ma soprattutto uno straniero in casa degli oppressori della sua terra, i Francesi. Il futuro Imperatore di Francia era infatti nato ad Ajaccio, in Corsica, nel1769, quarto di 12 fratelli e secondo degli otto rimasti in vita, pare fosse un ragazzino vivace, pronto a sfidare la severità della madre, Maria Letizia Ramolino, nobildonna discendente da Italiani emigrati in Corsica. Il padre, avvocato borghese affascinato dall'aristocrazia, aveva destinato il figlio minore, dopo l'invasione Francese della Corsica, alla carriera militare nella scuola militare di Brienne-le-chateau dove i nobili rampolli francesi studiavano a spese del Re, e il maggiore, Giuseppe, alla vita ecclesiastica, ed entrambi furono così spediti in prestigiosi collegi Francesi per accrescere il rango e il patrimonio della famiglia..

 
 
 

In ogni caso Napoleone doveva averci fatto il callo, all'epoca parlava il dialetto corso, molto più vicino al ligure che al Francese, lingua questa con cui ebbe sempre grossi problemi, soprattutto quando doveva scrivere. Non si considerava francese e si sentiva a disagio con i suoi compagni, aristocratici d'oltralpe, che deridevano quello straniero magrissimo, basso, con i capelli lunghi, l'aria un pò patita e la pelle olivastra, più scura della loro. Eppure quel ragazzo disadattato continuava a leggere, convinto che un giorno avrebbe avuto il suo riscatto, amava l'antica Roma e i suoi eroi erano i grandi romani dell'epoca repubblicana, primo fra tutti Giulio Cesare, ma pian piano imparò ad apprezzare anche la cultura francese, i suoi autori preferiti erano Rousseau e Raynal, tra l'altro entrambi sostenitori della causa cirsa, la vera fissazione del futuro imperatore era infatti, a quel tempo, l'indipendenza della sua isola.

 
 

Napoleone era nato poco dopo il trattato di Versailles del 1798 con cui i francesi avevano acquistato dai genovesi la Corsica, subito dopo la fine del breve periodo in cui l'isola, governata dal 1755 dal generale Paoli, aveva goduto di un'indipendenza di fatto, il suo odio per la Francia era quindi segnato, così come l'ammirazione per il patriota Paoli, un mito assorbito attraverso i racconti di famiglia.

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 NAPOLEONE BONAPARTE

Il primo quindicennio del XIX secolo fu dominato dalla singolare e geniale personalità di Napoleone Buonaparte, poi francesizzato in Bonaparte, il quale, dopo essersi assicurato il potere con il colpo di stato del 18 brumaio 1799 mediante l'appoggio della grande borghesia Francese, nel 1804 ridiede vita all'istituto monarchico con la creazione dell'impero ed estese il predominio della Francia su gran parte del continente Europeo. La grandiosa costruzione di Napoleone contribuì a diffondere ovunque gli ideali e i fondamenti della rivoluzione, ma il complesso edificio politico fu prevalentemente il frutto di una smisurata ambizione personale e di una fantasia politica poco disposta a tenere nel dovuto conto la concreta realtà storica dei tempi, pertanto l'impero rivelò presto la sua intrinseca debolezza nel fatto che Napoleone fu costretto ad affrontare una dopo l'altra le numerose coalizioni dei sovrani europei che, sospinti dall'Inghilterra, mal tolleravano il predominio della Francia napoleonica sul continente. Attraverso un succedersi di guerre che tra il 1804 e il 1815 insanguinarono il continente. Napoleone, pur dando prova delle sue eccezionali doti di condottiero, dovette arrendersi alla concreta realtà dei tempi, e sui campi di battaglia la sua grandiosa avventura si concludeva di fronte all'insorgenza nazionale dei popoli, i quali, proprio dai sacrosanti principi della rivoluzione francese, portati dovunque dalle armate napoleoniche, avevano imparato a riconoscere e ad amare i loro diritti all'indipendenza e alle istituzioni liberali.

 

LA PRIMA RIFORMA SCOLASTICA: Nel 1792 la Francia dettò i principi del nuovo sistema scolastico, esportato in Italia, nei neonati Stati filofrancesi, dopo la campagna del 1796-97. L’istruzione primaria ( fino a quel momento affidata alla chiesa ) doveva essere pubblica, obbligatoria e gratuita, oltre che aperta a ogni cittadino ( donne comprese ) con stesse opportunità. I gradi di istruzione erano grosso modo quelli odierni: elementari, medie inferiori, medie superiori e università. Nacquero allora i primi licei ( umanistici e scientifici, con i primi anni in comune, il ginnasio ). In italia la prima legge sulla pubblica istruzione fu varata nel settembre 1802. Infine nel 1808 si stabilì che ogni comune del Regno d’Italia dovesse avere una scuola elementare di riferimento e se la municipalità contava oltre 10.000 abitanti almeno un Liceo.

 

LA BANDIERA TRICOLORE ITALIANA: Quando sventoliamo il nostro tricolore forse non sappiamo che quella bandiera è una eredità Napoleonica. Si tratta infatti di una variante della bandiera adottata con la rivoluzione francese, nella quale fu inserito il verde al posto del blu. A idearla sembra siano stati Luigi Zamboni e Gianbattista De Rolandis, due patrioti che nel 1794 organizzarono a Bologna una rivolta contro lo stato pontificio. La scelta del verde è interpretata da alcuni come un omaggio alla natura e ai diritti naturali dell’uomo, libertà in primis. La rivolta fallì, ma nel 1796 Napoleone adottò il nuovo vessillo per il reggimento volontario dei cacciatori a cavallo della legione lombarda dove bianco e rosso ricordavano lo stemma milanese. Il tricolore fu adottato ufficialmente dalla Repubblica Cisalpina a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797. All’epoca la bandiera era quadrata e le tre bande colorate potevano essere disposte sia verticalmente che orizzontalmente. Nel 1802 apparve una versione con tre rombi sovrapposti. Durante il risorgimento si affermarono le bande verticali e fu aggiunto lo stemma sabaudo, rimosso poi nel 1946 con la nascita della Repubblica Italiana.

 

STATO E CHIESA OGNUNO A CASA SUA: Secondo i principi introdotti nella Francia del 1789, Stato e Chiesa dovevani rimanere separati. Un'idea ancora oggi alla base dei moderni stati di diritto, compreso il nostro, e introdotta in Italia proprio nell'età Napoleonica con la nascita delle repubbliche filo francesi. Dopo la campagna d'Italia del 1796-97 durante la quale Napoleone aveva sottratto beni e territori allo Stato Pontificio, i rapporti con la Chiesa erano diventati piuttosto tesi, Solo con l'elezione del nuovo Papa, Pio VII si arrivò, il 15 luglio 1801, alla firma di uno storico concordato tra  Francia e Papato. Il 16 settembre 1803 fu firmato un analogo accordo tra il Papa e l'Italia Napoleonica, nel quale si riconosceva la religione cattolica come religione di stato. Con tali accordi la Santa Sede rinunciava ai beni ecclesiastici requisiti, ma manteneva il diritto di deporre i vescovi e la giurisdizione in materia di matrimonio ( la nomina dei vescovi e il sostentamento del clero erano a carico dello stato ), l'intesa non evitò la successiva rottura tra Pio VII e Napoleone, ma costituì il primo esempio di disciplina dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia.

 

AFFRANCATURA A CARICO DI BONAPARTE: Anche il sistema postale italiano deve qualcosa all'epoca napoleonica, l'idea di un servizio postale statale risale infatti alle riforme napoleoniche ( prima a garantire questo servizio erano i nobili e i signori locali ). Riforme che prevedevano anche la costruzione di uffici postali decentrati, coordinati e gestiti da funzionari pubblici, tra i compiti di quest'ultimi c'era quello di tenere un bilancio mensile di entrate e uscite, registrando tutte le tasse e le missive spedite ( primo esempio di tracciabilità ) le lettere dovevano avere come oggi, un timbro che riportasse sia il nome che il numero dell'ufficio. Vennero inoltre introdotte innovazioni come il porto dovuto, o affrancatura a carico del destinatario, che poteva rifiutare sia il pagamento che la consegna.

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Le guerre Napoleoniche

(  Enciclopedia Britannica On Line )

Serie di guerre tra il 1792 ed il 1815 che opposero la Francia alle altre potenze Europee  alleate tra loro sotto forma di coalizioni, che portarono ad una breve egemonia francese su gran parte d’Europa. Le guerre rivoluzionarie, che fino al 1801, furono originariamente intraprese per difendere e poi per diffondere i frutti della Rivoluzione Francese, con l’ascesa di Napoleone al potere,  divennero semplicemente guerre per l’aumento dell’influenza francese e del suo territorio.

Lo spodestamento di Luigi XVI e l’instaurazione di un governo repubblicano portarono la Francia allo scontro con i governi monarchici e le dinastie d’Europa. Nella  Dichiarazione di Pillnitz (1791) Austria, Prussia e il Regno di Sardegna, lanciarono un appello generale per assistere il Re Francese nella restaurazione dei suoi pieni poteri. La Francia rispose dichiarando guerra nell’Aprile del 1792.

Il 20 Settembre  le forze Francesi al comando di  Charles-François Dumouriez e François-Christophe Kellermann respinsero una forza d’invasione Austro-Prussiana a Valmy, e nel mese di Novembre la Francia aveva occupato tutto il Belgio. Agli inizi del 1793 Austria, Prussia, Spagna, le Provincie Unite dei Paesi Bassi, e la Gran Bretagna costituirono la prima delle sette coalizioni che si sarebbero opposte alla Francia nel corso dei successivi 23 anni.

In risposta il Governo Rivoluzionario ordinò una leva in massa, che metteva tutti i Francesi a disposizione dell’esercito. Questo comportò che eserciti di dimensioni mai viste fino ad allora furono addestrati e portati sui campi di battaglia. Nelle battaglie sul continente europeo nella metà del 1700 solitamente si scontravano eserciti di 60.000/70,000 uomini, ma dopo il  1800 Napoleone manovrava normalmente eserciti di 250.000 uomini; ed invase la Russia nel 1812 con 600.000 soldati.

Agli inizi del 1795 La Francia aveva sconfitto gli Alleati su tutti i fronti ed aveva raggiunto Amsterdam, il Reno, ed i Pirenei; inoltre la Prussia era stata costretta ad una pace separata che durò sino al 1806. Nel Maggio 1795 le Provincie Unite dei Paesi Bassi divennero la Repubblica Batava, sotto l’egida francese. Nel Nord-Italia, un’armata francese ben posizionata minacciava le posizioni Austro-Sarde.

Nel Marzo 1796 Napoleone Bonaparte condusse una brillante campagna, manovrando contro le forze Austriache e Sarde in Italia che portò al trattato di Campoformio con il quale l’Austria cedeva I Paesi Bassi Austriaci (ora Belgio e Lussemburgo), che divennero le prime conquiste territoriali della Repubblica Francese, e riconosceva le appena instaurate repubbliche Cisalpina e Ligure. La successiva campagna di Napoleone fu un netto insuccesso.

Trasportò un’armata in Egitto nel Maggio 1798 per conquistare l’Impero Ottomano. La sconfitta di una flotta francese da parte dell’Ammiraglio Horatio Nelson nella Battaglia del Nilo (1 Agosto 1798) lo privò del necessario supporto navale e, dopo il fallito tentativo di conquistare Acri nel 1799, Napoleone ritornò Francia. La sua armata continuò ad occupare l’Egitto sino al 1801.

Nel frattempo, altre forze francesi  avevano occupato ulteriori territori e impiantato regimi repubblicani a Roma, in Svizzera (la Repubblica Elvetica), e nel Regno di Napoli (Repubblica Partenopea). Di conseguenza fu formata una Seconda Coalizione, che comprendeva la Gran Bretagna, la Russia, L’Impero Ottomano, Il Regno di Napoli, il  Portogallo, e l’Austria. I successi iniziali degli alleati furono vanificati dalla loro incapacità di concordare una strategia comune, nel frattempo Napoleone divenne Primo Console di Francia con il colpo di stato del 18 Brumaio, anno VIII (9 Novembre 1799), ed il rischio di una invasione straniera del territorio francese venne sventato.

La grande vittoria sugli austriaci a Marengo nel 1800 ed il conseguente Trattato di Lunéville sancirono la Francia come potenza dominante sul continente. Nei successivi due anni soltanto la Gran Bretagna, fidando nella sua potente Marina, rimase ad opporsi a Napoleone.

La risolutiva vittoria di Nelson a Trafalgar (21 Ottobre 1805) affossò la minaccia di un tentativo francese d’invasione dell’Inghilterra.

Nel 1805 fu fondata una Terza Coalizione comprendente  la Gran Bretagna, la Russia, e l’Austria.

Napoleone ottenne le grandi vittorie di Ulm e Austerlitz nel 1805 e quelle di Jena, Auerstadt e Lubecca sul nuovo membro della Coalizione, la Prussia, nel 1806. Con il Trattato di Tilsit, con il quale i confini della Prussia furono fissati sull’Elba, prendendo anche parte della Polonia, ed il Trattato di Schönbrunn del 1809, che seguì la sconfitta dell’Austria, tutta l’Europa dal Canale della Manica al confine russo, con l’eccezione di Portogallo, Svezia, Regno di Sardegna, e Sicilia, finì con l’essere o parte dell’Impero Francese, o sotto il suo diretto controllo, o suo alleato.

Nel 1806 nel tentativo di sfruttare il controllo francese sui porti del continente per danneggiare la Gran Bretagna indirettamente, Napoleone emanò il Decreto di Berlino, per il quale le navi che fossero approdate ad un porto sotto controllo francese provenendo da un porto britannico erano passabili di sequestro. Questo sistema, definito Blocco Continentale, si dimostrò fallimentare. Ne derivò una contrazione generale del commercio europeo (considerato che la Gran Bretagna rispose con un provvedimento analogo per le navi provenienti dai porti francesi), e lo sfacciato favoritismo del governo francese nel concedere deroghe ai mercanti francesi minarono considerevolmente il consenso politico di cui godeva Napoleone. Inoltre, nonostante il blocco, la Gran Bretagna fu capace di espandere i propri mercati coloniali tanto da risultare al termine della guerra commerciale più prospera di prima.

I grandi successi militari di Napoleone erano basati su una strategia che esaltava la rapidità di movimento delle armate e la velocità dell’attacco, spesso a sorpresa, al fine di prevenire la concentrazione degli eserciti avversari e sconfiggerli separatamente. Questa strategia presupponeva un’ottima conoscenza del territorio, dato che la velocità di movimento precludeva la possibilità di rifornire le proprie armate se non ricorrendo a requisizioni di vettovaglie su vasta scala.

La strategia elaborata dai nemici di Napoleone in risposta fu quella di temporeggiare evitando lo scontro sino a quando non fosse possibile ricongiungere gli eserciti; facendo affidamento su forti linee di rifornimento, gli eserciti alleati potevano attendere l’occasione propizia mentre le truppe di Napoleone, al loro inseguimento, risentivano dell’allungarsi delle proprie linee di rifornimento. Questa strategia fu utilizzata dapprima nella Campagna Peninsulare del 1811 dal Duca di Wellington, che riuscì ad invadere la Spagna attraverso il Portogallo. L’esempio più eclatante fu dato dai generali russi M.B. Barclay de Tolly  e P.I. Bagration quando Napoleone invase la Russia nel 1812; semplicemente indietreggiarono seguendo linee di ritirata parallele. Incapace di ottenere una definitiva vittoria a Borodino il 7 Settembre, l’unica grande battaglia della campagna, Napoleone fu costretto a ritirarsi. Le armate russe allora passarono all’attacco; Napoleone dovette ripercorrere con il suo esercito la stessa strada percorsa all’andata, già spogliata di risorse, nel bel mezzo dell’inverno russo con temperature che raggiunsero i -35º C. In questa disastrosa campagna Napoleone perse 500.000 uomini, la fiducia dei suoi alleati, ed il mito della sua invincibilità.

Una nuova coalizione, formata nel 1813, permise di radunare tali forze da superare di gran lunga quelle francesi. Gli alleati di Napoleone cominciarono ad abbandonarlo uno ad uno, e per la fine del 1813 fu costretto a ritirarsi ad est del Reno. Il territorio francese fu invaso agli inizi del 1814; Parigi fu raggiunta in Marzo, ed il 6 Aprile 1814 Napoleone  fu costretto all’abdicazione. Il suo esilio all’Isola d’Elba durò meno di un anno, e nel Marzo del 1815 ritornò in Francia e riorganizzò un nuovo esercito.

Una settima ed ultima coalizione di Gran Bretagna, Russia, Prussia, e Austria gli si oppose. La campagna fu breve; la definitiva sconfitta di Napoleone, a Waterloo 16-18 Giugno 1815, fu nuovamente decisa dalla sua incapacità di sorprendere e prevenire la riunificazione dei due eserciti che invadevano la Francia separatamente, in questo caso le truppe Inglesi ed Olandesi di Wellington ed i Prussiani di Gebhard Leberecht von Blücher.

Napoleone abdicò il 22 Giugno 1815, e la monarchia dei Borboni nella persona di Luigi XVIII fu restaurata subito dopo.

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Eserciti  Napoleonici

Negli anni che vanno dal 1792 al 1815 l’Europa ha vissuto in uno stato di guerra pressoché continuo, dal Portogallo alla Russia e dalla Danimarca all’Egitto, ed ha visto scontrarsi tra loro masse sempre crescenti di soldati; alla fine la sola Francia aveva subito 1.000.000 di perdite su 1.600.000 richiamati, a fronte di una popolazione di 30.000.000 di uomini. Gli eserciti dei vari paesi coinvolti dovettero adeguarsi a queste nuove condizioni, che prefigurano quelle delle due guerre mondiali, ed il primo a farlo fu l’esercito francese.

Nel 1792 gli eserciti europei differivano poco dai loro predecessori della guerra dei 7 anni; l’esercito marciava preceduto da forze di cavalleria che dovevano scoprire informazioni sulla posizione delle truppe nemiche e, al contempo, mascherare i movimenti della fanteria. In battaglia i reggimenti di fanteria di linea si schieravano su due o più linee (da qui il nome), pronti a far fuoco con i loro moschetti o a caricare il nemico con la baionetta; l’artiglieria, disposta su alture dominanti il campo di battaglia, appoggiava gli attacchi o copriva i settori in difficoltà. Una volta che il generale aveva individuato il punto debole dello schieramento nemico, la parola passava alla cavalleria pesante che caricava le linee nemiche, eventualmente contrastata dalla cavalleria nemica in una serie di cariche e controcariche; se avveniva lo sfondamento ed il nemico non aveva riserve sufficienti per turare la falla, la battaglia era vinta e la cavalleria leggera si lanciava all’inseguimento degli sconfitti per tramutare la ritirata in rotta.

Il comandante in capo trasmetteva i suoi ordini per iscritto ai comandanti subordinati inviando come staffette i suoi Aiutanti di Campo; una volta ricevuti gli ordini andavano eseguiti ad ogni costo ed era proibito assumere iniziative in mancanza, pena la corte marziale; i comandanti subordinati diramavano a loro volta gli ordini alle proprie unità in maniera similare.

La fanteria era armata con un moschetto ad anima liscia pesante circa 4 Kg su cui veniva montata la baionetta; la procedura di caricamento consisteva nello strappare l’estremità della cartuccia (che conteneva la polvere da sparo e la palla di piombo), versare prima un po’ della polvere e poi il resto ancora avvolto nella carta, e calcarlo con forza nella canna con l’apposita bacchetta. L’accensione era a pietra focaia, il che voleva dire che in caso di pioggia sparare diveniva impossibile, e dopo aver sparato una trentina di colpi il moschetto diveniva inutilizzabile a causa dell’ incandescenza e delle incrostazioni della canna; soldati ben addestrati potevano sparare 2 colpi al minuto in battaglia. La portata utile dei moschetti era di 100 metri e, dato che erano assolutamente imprecisi, l’unico modo di utilizzarli era ottenere un fuoco concentrato schierando su due o più linee i battaglioni, che così offrivano anche un bersaglio minore all’artiglieria. Alcuni reparti di tiratori scelti erano dotati di carabine con anima rigata; in questo caso la palla doveva essere inserita nella canna con l’ausilio di un martelletto ed il caricamento risultava più lungo, ottenendo in cambio una precisione di tiro più elevata.

L’unità tattica di base era il battaglione composto da un numero variabile di compagnie di 100/200 uomini, due compagnie formavano un battaglione; l’unità superiore, il reggimento comandato da un colonnello, era formato da un numero variabile di battaglioni (da 1 a 6) e costituiva la struttura organizzativa di base dell’esercito. Solitamente in un battaglione c’erano due compagnie d’elité: una di granatieri formata dai soldati più valorosi ed esperti ed una di fanteria leggera formata dai soldati più adatti al combattimento in ordine sparso; in alcuni eserciti era presente la sola compagnia granatieri che in genere veniva distaccata per andare a formare battaglioni scelti. Due o più reggimenti formavano una brigata e  due o più brigate una divisione, l’unità strategica di base dell’esercito; il corpo d’armata (un esercito al completo in miniatura) fu ideato in seguito da Napoleone. L’addestramento dei soldati di fanteria di linea consisteva nell’imparare l’uso delle armi e ad eseguire alla perfezione le manovre da effettuare a livello di battaglione e di reggimento. Esistevano inoltre unità di fanteria leggera che, in teoria, erano addestrate al combattimento in ordine sparso e unità della milizia sommariamente addestrate che in caso di guerra potevano comunque essere richiamate.

I reggimenti di cavalleria erano composti da un numero variabile di squadroni (l’unità tattica di base della cavalleria), formati da circa 200 cavalieri, e gli squadroni erano a loro volta composti da 2 o più compagnie che potevano essere composte da 2 o più plotoni. Come per i reggimenti di fanteria, più reggimenti formavano una brigata e più brigate una divisione. La forze di cavalleria si suddividevano in tre tipologie differenti: cavalleria pesante, media e leggera, a cui andrebbero aggiunte le truppe irregolari come i Cosacchi. La cavalleria pesante (corazzieri e dragoni pesanti), era composta da uomini robusti su grandi cavalli armati di spada dritta ed in genere dotata di una corazza a protezione del tronco; le era assegnato il compito di sfondare lo schieramento nemico decidendo le sorti della battaglia. La cavalleria media (dragoni e lancieri), era armata di spada dritta o lance più moschetto e pistole, i dragoni erano nati come fanteria montata e ci si aspettava che all’occorrenza potessero combattere appiedati; erano utilizzati per compiti di ricognizione ed essendo molto versatili potevano ricoprire il ruolo sia della cavalleria pesante che leggera. La cavalleria leggera (ussari e cavalleggeri), era composta da uomini snelli montati su cavalli leggeri armati di sciabola moschetto e pistole; oltre alla ricognizione il loro compito principale consisteva nell’agganciare le forze nemiche e nell’inseguire il nemico in ritirata, il loro forte spirito di corpo si rifletteva nelle variopinte ed esotiche uniformi. 

L’artiglieria era organizzata in batterie di circa sei pezzi,  di cui in genere 4 cannoni e 2 obici; le canne erano fuse in ferro (più economico ma pesante) o bronzo (caro e leggero) e sparavano palle piene o colpi a mitraglia ad una distanza utile di 1.000 metri per le prime. Ci si aspettava che la palla rimbalzasse colpendo anche gli uomini dietro la prima fila, ma per questo era necessario che il terreno fosse asciutto. Il caricamento era sostanzialmente identico a quello di un moschetto, solo molto più faticoso, e sebbene la palla conservasse una traiettoria regolare la mira era sempre una questione demandata all’occhio del capo pezzo. I calibri più diffusi erano 4, 6, 9 e 12 libbre (dal peso della palla); i pezzi più leggeri venivano assegnati ai singoli reggimenti o all’artiglieria a cavallo i cui serventi erano tutti montati; solo una piccola parte dei soldati assegnati ad una batteria erano artiglieri specializzati, gli altri erano addetti a trasportare il flusso di munizioni o a spostare i cannoni. In battaglia si cercava di guadagnare la posizione migliore in cui posizionare le batterie e di concentrare il fuoco di quanti più pezzi possibile in modo da devastare singoli punti dello schieramento nemico. I cannoni erano una preda molto ambita per cui venivano assegnate medaglie e ricompense per la loro cattura, ed il loro numero veniva citato nei bollettini della vittoria.

Esistevano poi tutti i servizi di supporto come i Genieri, Il Treno dei Trasporti, la Sanità ed il Corpo Veterinario (questi ultimi molto embrionali), ed unità specializzate come i Minatori o i Fanti di Marina.

In tutti gli eserciti, tranne quello austriaco, esistevano anche le unità della Guardia composte dai migliori soldati a cui erano accordati notevoli privilegi; di norma queste truppe venivano tenute in riserva. Napoleone fece della Guardia Imperiale un esercito nell’esercito che al suo apice comprendeva 100.000 uomini, dotati di tutti i servizi e dell’equipaggiamento migliore.

L’esercito Francese

 In seguito alla Rivoluzione la Francia si ritrovò con un esercito disperatamente a corto di ufficiali, che provenendo dall’aristocrazia avevano rassegnato le dimissioni oppure erano emigrati, magari per andare a combattere contro la neonata repubblica sotto altre bandiere; la situazione era complicata inoltre dal controllo che i commissari politici esercitavano sui generali con il diritto di porre il veto alle loro decisioni, e dall’abitudine di condannare a morte per tradimento i comandanti sconfitti. Tutto questo in un’Europa che aveva deciso di restaurare la dinastia borbonica ed inviava i suoi eserciti contro la Francia. La risposta fu la leva in massa con la quale fu possibile schierare un numero prima impensabile di soldati che, sebbene non addestrati e refrattari alla disciplina, erano animati da un sincero fervore patriottico; inoltre con le promozioni aperte a tutti i soldati più coraggiosi e capaci ebbero la possibilità di ascendere rapidamente ai più alti gradi partendo dal nulla, come nel caso di Napoleone e di molti dei suoi Marescialli.

Restava il problema di opporre truppe numerose ma inesperte ed inaffidabili agli eserciti professionali nemici e la soluzione fu l’ordine misto: ad ogni battaglione del vecchio esercito regolare furono affiancati due battaglioni di nuova costituzione creando così le nuove Demì-Brigade (Reggimenti). Il battaglione regolare si piazzava al centro schierato in linea assicurando una potenza di fuoco affidabile, mentre ai lati i nuovi battaglioni attaccavano furiosamente in colonna accerchiando il nemico.; la cosa funzionava talmente bene che Napoleone l’adottò anche a livello di divisione. I soldati francesi riuscivano particolarmente bene nel combattere in ordine sparso: la fanteria leggera si disponeva in posizione avanzata rispetto ai battaglioni e da lì bersagliava il nemico puntando soprattutto agli ufficiali. In pratica nel tempo che un reggimento nemico impiegava nelle manovre per disporsi in formazione, veniva tormentato dalla fanteria leggera e poi assalito dalle colonne francesi ritrovandosi battuto prima ancora di iniziare.

In breve l’esercito francese divenne il migliore del mondo: i suoi soldati impararono ad essere disciplinati senza perdere la loro elevata mobilità, dovuta anche alla pratica di vivere sul territorio senza dover dipendere dalle lente salmerie, la Guardia Imperiale era il modello di riferimento e ciascuno poteva aspirare a farne parte e godere dei suoi privilegi, la fiducia nel genio dell’Imperatore assoluta. Il soldato francese era il migliore e lo sapeva. Napoleone si preoccupò di modellare sull’esempio francese gli eserciti degli stati alleati o vassalli, tra cui il regno d’Italia ed il Regno di Napoli, che contribuivano in forze alle sue campagne. Però le guerre non finivano mai ed ogni battaglia esigeva il suo tributo in sangue; col tempo il nemico imparava dai propri errori e comunque non demordeva, le vittorie diventavano sempre più costose, i veterani diminuivano e le nuove reclute, senza più la spinta degli ideali repubblicani, sempre più spesso disertavano. Nella battaglia di Waterloo Napoleone dovette giocare d’azzardo spacciando per rinforzi francesi i prussiani che si avvicinavano, conscio che altrimenti il morale delle truppe avrebbe ceduto, come infatti poi avvenne. 

L’esercito Austriaco

L’Impero Austriaco fu un avversario indomabile della Repubblica Francese prima e di Napoleone poi, sempre sconfitto e mai domo. Tanta perseveranza fu alla fine ricompensata sui campi di battaglia di Aspern e di Lipsia, conducendo l’odiato corso all’esilio dell’Elba. Nel multietnico impero il peso della guerra ricadeva maggiormente sui sudditi tedeschi, giudicati più affidabili, ed ungheresi, che si ritenevano migliori dei tedeschi ma erano meno disponibili a lasciare sguarniti i propri confini con i turchi; i reggimenti di fanteria erano definiti dell’una o dell’altra nazionalità a seconda dell’area di reclutamento, mentre quelli di cavalleria a seconda della specialità, con i lancieri (ulani) polacchi, gli ussari ungheresi ed il resto tedeschi. Di solito in campagna le compagnie granatieri (2 per ogni reggimento) venivano accorpate in battaglioni d’élite di 6 compagnie, e poiché non esistevano unità della guardia i compiti di rappresentanza venivano svolti dagli stessi granatieri. Secondo gli osservatori gli austriaci erano troppo lenti nelle manovre ed inadatti al combattimento in ordine sparso; va però considerato che, per esempio, nella campagna del 1809 in Baviera, fu deciso di dipendere dalle salmerie e di non saccheggiare il paese per un preciso calcolo politico.

 L’esercito Britannico

Ancor più irriducibili degli austriaci, gli inglesi al riparo delle loro mura di legno (la marina da guerra), furono gli animatori ed i finanziatori di tutte le coalizioni contro la Francia; il loro corpo di spedizione nella penisola iberica fu una costante spina nel fianco per Napoleone, ed alla fine dal Portogallo giunsero sino in Francia. La fanteria era solida come una roccia in difesa (una costante degli inglesi) mentre la cavalleria tendeva a perdere il controllo nelle cariche, l’equipaggiamento era di ottima qualità (i soldati russi più valorosi erano premiati con moschetti inglesi) e l’artiglieria eccellente; in quest’ultima servivano anche alcune unità di lanciarazzi. La fanteria si schierava su due linee riuscendo quindi a sfruttare tutto il suo potenziale di fuoco, ed era cura di Wellington tenerla al riparo durante i bombardamenti, un metodo ovvio ed inspiegabilmente utilizzato soltanto da lui. I soldati inglesi avevano una illimitata fiducia in sé stessi ed in Wellington e lo dimostrarono bene a Waterloo contro la Guardia Imperiale.

 L’esercito Russo

I Francesi disprezzano i Russi, definendoli bestie e non soldati; nondimeno possedevano alcune qualità impareggiabili: il soldato russo obbediva ciecamente al suo comandante, combatteva sino all’ultimo  come se non avesse capito di essere stato battuto, resisteva alle condizioni climatiche più ostili (assieme ai suoi cavalli), si accontentava di poco (era l’esercito più economico d’Europa), ed era immenso come le terre dell’impero. Dopo la campagna di Russia l’esercito francese non riuscì più a riprendersi dalle perdite subite. I Cosacchi costituivano una forza irregolare di dubbia efficacia, ma erano temuti sia dagli amici che dai nemici; il vasto impero forniva anche contingenti ancor più esotici come i Calmucchi ed i Bakschiri che sembravano usciti dall’esercito di Tamerlano. Secondo alcuni commentatori la Guardia Russa era di gran lunga superiore a quella Francese: i suoi uomini apparivano più solidi ed imponenti.

 La Confederazione del Reno ed Il Regno d’Italia

Gli eserciti degli stati della neonata creatura napoleonica vennero organizzati sul modello dell’esercito francese; i due stati più grandi, la Sassonia e la Baviera, fornirono soldati che si comportarono molto bene ed erano considerati equivalenti ai francesi. Lo stesso discorso vale per gli italiani che si meritarono l’elogio di Napoleone “sono contento dei miei italiani: si comportano bene ovunque si trovino”. Le uniformi del Regno d’Italia erano identiche alle francesi tranne che per il colore, verde. 

 Spagna e Portogallo

Assieme ai napoletani, gli spagnoli avevano fama di essere i peggiori soldati d’Europa; nondimeno fu in Spagna che l’esercito francese ed i suoi alleati si logorarono, soprattutto a causa delle azioni di guerriglia. In alcuni casi l'esercito spagnolo batté i francesi ed i combattimenti furono contraddistinti da un elevato grado di ferocia.  I portoghesi erano alleati fedeli degli inglesi, che ricambiarono tentando di prendere il controllo assoluto del loro esercito; Wellington diceva che si poteva farne degli ottimi soldati, oltretutto molto economici! Finirono col giocare una parte importante nella campagna peninsulare, costituendo più di un terzo delle forze di Wellington.

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ORGANIZZAZIONE  DEGLI  ESERCITI  NAPOLEONICI

Austria    Inghilterra    Russia    Prussia    Spagna    Portogallo    Conf. del Reno

 

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Francia 

Nato nel fervore della Rivoluzione del 1789 e temprato nel fuoco delle guerre rivoluzionarie, l'esercito francese era una forza molto compatta e mobile all'epoca in cui Napoleone assunse pieni poteri sulla Francia nel 1804. Pieno di sconfinata fiducia nelle proprie idee, esso era vivace ed aggressivo nell’ attacco, scoraggiato ma tenace nella difensiva, e Capace di miracoli tattici e strategici quando ben guidato. Negli anni prima del 1807 la fanteria francese era organizzata in reggimenti di linea ciascun composto di tre battaglioni da campagna e da un battaglione deposito, la cavalleria in reggimenti di quattro squadroni, e l'artiglieria in reggimenti formati da un numero variabile di batterie. Ciascun battaglione di fanteria comprendeva nove compagnie, sette di fucilieri, una di granatieri ed una di voltigeurs, con un organico medio di 700 – 1.100 uomini. I battaglioni di fanteria leggera erano analoghi. Mentre l’organico medio di uno squadrone di cavalleria era di 140 uomini. I Francesi usavano svariati tipi di cannoni, che andavano dal piccolo 4 libbre al massiccio 12 libbre (escludendo l'artiglieria d'assedio), più un gran numero di obici da 140, 152 e 203 mm e, dopo il 1805-06, molti cannoni da 6 libbre catturati al nemico. In verità Napoleone tentò di stabilire come cannone campale standard quello da sei libbre cosi da poter utilizzare le munizioni catturate ed anche perché era un calibro dalle dimensioni convenienti essendo compreso tra quello da quattro libbre, che erano troppo piccole, e quello da otto libbre che erano troppo poco maneggevole. Tuttavia le sei libbre di costruzione francese non fu mai un successo, in gran parte perché la sua canna era troppo corta e la gittata e precisione di tiro n’erano per­tanto diminuite. Perciò la maggior parte delle batterie ippotrainate francesi erano formate da sei pezzi da quattro libbre (6 libbre nelle batterie della Guardia) e le loro batterie di artiglieria a piedi da sei pezzi di otto libbre e da due obici da 140 mm. le batterie della riserva erano fornite di pezzi da 12 libbre e da obici ­da 203 mm. La fanteria della Guardia Imperiale era organizzata in due reggimenti. Ciascuno di due battaglioni. Di granatieri e di chasseurs. Ciascun battaglione comprendeva otto compagnie di 80 uomini ciascuna. I granatieri a cavallo della Guardia avevano quattro squadroni, i cacciatori cinque. Più l'annesso squadrone di mamalucchi portati da Napoleone dall'Egitto. Nel 1805 1'esercito francese era formato da 89 reggimenti di fanteria di linea e 26 reggimenti di fanteria leggera; 30 reggimenti dl dragoni. 12 di coraz­zieri, due di carabinieri, 10 di ussari e 24 di cacciatori; otto reggimenti di artiglieria a piedi e sei reggimenti di artiglieria ippotrainate ognuno dei quali su 22 batterie; più gli zappatori, tutti gli altri servizi di sostegno. L'anno successivo la Guardia fu ingrandita con l'aggiunta dei Dragoni dell'imperatrice e di un reggimento d’artiglieria ippotrainate. Durante il periodo 1807-09 ebbe luogo una considerevole riorganizzazione che costituì il modello anche per molti alleati della Francia. I battaglioni di fanteria vennero ridotti di organico e organizzati in sei compagnie al posto delle nove precedenti: una di granatieri. Una di voltigeurs e quattro di fucilieri. In ogni modo l'organico delle compagnie fu aumentato. L’organizzazione di base rimase lo stesso fino alla fine del periodo, sebbene le perdite subite durante la campagna del 1812 comportasse che gli organici dei reparti fossero molto più ridotti durante gli anni 1813-14. Durante questo periodo furono fatte parecchie aggiunte alla Guardia, tra cui la formazione di un secondo reggimento di granatieri a piedi e di chasseurs, e la creazione della Guardia Giovane e Media. Un reggimento di lancieri polacchi ed I lancieri di Berg vennero aggiunti all'organico della cavalleria della Guardia mentre un reggimento di artiglieria a piedi della Guardia venne Istituito nel 1808, in origine solamente costituito da quattro batterie di pezzi da 12 libbre e da obici da 203 mm. Ulteriori cambiamenti avvennero durante il 1810 ed il 1811, che portarono l’esercito francese alle   seguenti dimensioni a partire dal 1812, all'inizio della campagna di Russia (non tutto prese parte a questa avventura, naturalmente, poiché dovevano essere mantenute le guarnigioni in Francia ed in Germania, mentre un ulteriore grosso contingente era trattenuto in Spagna: 105 reggimenti di fanteria di linea e 33 di leggera; 14 reggimenti di corazzieri, due di carabinieri, 24 di dragoni, 13 di ussari, 28 reggimenti di chasseurs e sette di lancieri più la precedente artiglieria. Un terzo reggimento di granatieri (olandese) oltre a lancieri olandesi e lituani e quattro ulteriori batterie di artiglieria a piedi furono aggiunte alla Guardia. I ranghi della Giovane Guardia vennero aumentati fino a comprendere 12  reggimenti. Dopo la disastrosa ritirata da Mosca l’esercito francese non fu mai più lo stesso: divennero sempre più frequenti diserzioni e renitenza alla leva, e la qualità delle reclute che raggiungevano il fronte non aveva niente a che vedere con quella dei vecchi veterani di Napoleone di Marengo, Austerlitz e Jena. La cavalleria era in una situazione particolarmente critica a causa della mancanza di cavalli. Ciò, in effetti, fu uno dei principali motivi della sconfitta finale francese, perché nonostante le numerose vittorie sugli invasori austriaci, prussiani, russi e svedesi, la cavalleria francese non fu mai abbastanza forte per inseguire il nemico cosicché questo fu in grado di ritirarsi in buon ordine, riorganizzarsi e tornare nella lotta pochi giorni più tardi. Quando Napoleone tornò dall'Elba, all'inizio dei cento giorni, non perse tempo e richiamò sotto le armi tutti i suoi vecchi veterani più una nuova leva di coscritti, con il risultato che, all'inizio della campagna di Waterloo, era in grado di mettere in campo non meno di 90 battaglioni di fanteria oltre ad un adeguato sostegno di cavalleria ed artiglieria. Naturalmente non combatterono tutti a Waterloo.

I lettori che desiderino saperne di più sull'esercito francese possono iniziare ottimamente con alcuni degli economici volumetti pubblicati da Almark e Osprey, specialmente French Napoleonic Line infantry di Emir Bukhari e le varie opere sulla Guardia, cavalleria e artiglieria. In alternativa, un utile apporto è costituito da Napoleon's Army del colonnello H.C.B.. Rogers (lan Allan, 1974) sebbene questo non contenga tante informazioni utili quante se ne desi­dererebbero.

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Austria

Essendo l'Austria il principale stato antagonista della Francia in tutto questo periodo, è giusto che se ne parli per secondo. Prima del 1805 l'antiquato esercito del cadente Sacro Romano Impero consisteva di 63 reggimenti di fanteria di linea e di 18 reggimenti di fanteria leggera; 21 battaglioni di granatieri, 12 reggimenti di ussari, sei di dragoni, sei di cavalleria leggera, otto di corazzieri e tre di ulani; più quattro reggimenti di artiglieria. I reggimenti di fanteria di linea comprendevano due battaglioni da campagna ed uno deposito, ciascun battaglione era costituito da sei compagnie di fucilieri con 160 uomini ciascuno. I reggimenti di fanteria leggera croata erano organizzati allo stesso modo, ma la consistenza della loro compagnia era di soli 120 uomini. I battaglioni di granatieri erano analoghi. La cavalleria austriaca agli inizi dell'epopea napoleonica era qualitativamente molto elevata, certamente superiore a quella francese, e ciò rese Napoleone riluttante a rischiare i suoi sabreurs in un confronto a forze pari con loro. I reggimenti di cavalleria austriaca erano anche molto più forti numericamente, com­prendendo i reggimenti di cavalleria pesante Otto squadroni e quelli di cavalleria leggera dieci. L'organico medio di uno squadrone era di 120 uomini, Il punto debole austriaco era l'artiglieria, poiché era male equipaggiata con un numero comparativamente molto  basso di pezzi da campagna, la maggior parte dei quali erano cannoni leggeri da 3 a 6 libbre divisi in piccoli gruppi assegnati ai reggimenti di fanteria (un sistema che Napoleone aveva scartato  nell'esercito francese, ma che fu successivamente costretto a reintrodurre per sostenere il morale dei ranghi riluttanti dei suoi coscritti male addestrati). Vi erano inoltre poche batterie di artiglieria ippotrainata anch'esse dotate di pezzi da 6 e 3 libbre, e batterie di riserva da 12 libbre, ma erano invariabilmente mal impiegate. Seaton descrive l'esercito Austriaco di quel tempo con  le seguenti parole: una delle principali debolezze dell'esercito Austro-Ungarico è insita nel suo carattere multirazziale. L' arma più disciplinata e più leale era la fanteria tedesca e questa sopportò il peso della maggior parte dei combattimenti. Gli elementi della Boemia e della Moravia tendevano ad essere politicamente poco affidabili e più propensi alla diserzione, e questo perché gli Austriaci erano spesso visti come degli stranieri oppressori e dominatori. Gli Ungheresi erano in una categoria ancora diversa poiché si consideravano uguali se non superiori in battaglia agli Austriaci; infatti normalmente erano dei cavalieri migliori dei loro vicini tedeschi, ma mancavano dell'autodisciplina, della capacità di resistenza e della flemma che fanno un buon soldato di fanteria; e benché avessero corag­gio e slancio, non amavano la routine e l'applicarsi i compiti monotoni. Dopo la sconfitta austriaca, avvenuta nel 1805,  il più competente capo militare, l'Arciduca Carlo (Karl), intraprese una riforma a lungo termine dell' esercito, che comprendeva un incremento della forza campale dei reggimenti di fanteria ottenuta mediante l'abolizione dei battaglioni deposito, riducendo i poco maneggevoli reggimenti di cavalleria a sei o ad otto squadroni (sebbene gli ussari; rimasero a dieci) e, in particolare, riorganizzando l'artiglieria sul modello   francese. 4 reggimenti di fanteria ora avevano tre battaglioni da campagna di fucilieri, ciascuno costituito di tre divisioni di due compagnie, più due compagnie di granatieri. Le compagnie tedesche avevano un organico di 160 uomini, le  ungheresi  di 180 e quelle di granatieri di 120. Venne provveduto, nel nuovo manuale di esercitazioni di Carlo, all'addestramento degli arditi nei battaglioni di fanteria di linea per quanto questo non venne mai sviluppato quanto nell'esercito francese. A dispetto di questi miglioramenti, Petre dice che il principale difetto dell'esercito austriaco era   nel morale piuttosto che nel fisico. Il soldato austriaco, egli scrive, era animato dalla speranza di evitare sconfitte piuttosto che dalla determinazione e dalla certezza di vittoria che ispi­ravano il nemico. Questo è uno stato d'animo che dà scarse speranze di successo. L'austriaco era per natura lento e privo dello slancio, della vitalità e della resistenza del francese. La sua lentezza era parte della sua natura come l’ intransigenza lo era dei prussiani, o la tenacia dei russi. Di conseguenza, l'esercito, nell'insieme, era terribilmente lento. I suoi spostamenti più rapidi avvenivano solo nella disfatta. In altre parole, era buono per fuggire, Nonostante ciò, fu questo esercito che impose una battuta d'arresto a Napoleone ad Aspern ed Essling. L'artiglieria era ora organizzata in batterie di sei pezzi da 3 libbre, da sei ad otto da 8 libbre e quattro da 12 libbre più due obici da 178 mm rispettivamente in batterie ippotrainate, a piedi e di riserva o da posizione. VaI la pena notare che mai gli austriaci fecero un uso appropriato dell'artiglieria ippotrainata, e poiché i loro serventi non erano a cavallo i cannoni di questa potevano spostarsi poco più velocemente dei cannoni di quella a piedi. Dall'inizio del 1808 l'esercito austriaco cominciò a reclutare un gran numero di reparti di  Freikorps o  Landwehr  (milizia); in generale, questi non avevano lo scopo di essere usati in battaglia, ma quello di liberare le truppe regolari dai compiti di presidio: il che non fu un errore poiché i reparti di Freikorps, generalmente parlando, erano male addestrati, poco disciplinati ed in ogni caso non avevano il coraggio di combattere. Sei battaglioni, ciascuno di sei compagnie, parteciparono alle battaglie di Ebelsberg, Aspern, Essling e di Vagram, dove, con sorpresa di tutti, si comportarono piut­tosto bene. Nel 1812 l’Austria, ora alleata della Francia in seguito al matrimonio di Napoleone con Maria-Luisa, venne costretta a fornire un corpo d'armata alla Grande Armata francese per l'invasione della Russia; marciando sul fianco sud dello schieramento, questa forza fu lenta durante l'offensiva ma si batté bene durante la ritirata e fornisce ai giocatori di guerra l'opportunità di far scontrare Austriaci contro Russi per provare qualcosa di nuovo. Durante la campagna 1813-14 l'organizzazione di base dell'esercito austriaco rimase quella di prima, salvo che i reggimenti di fanteria sul campo videro un ritorno al sistema basato su due battaglioni, mentre tutti i reggimenti di cavalleria erano di due squadroni scarsi.

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Inghilterra 

L'organizzazione dell' esercito inglese, l'esercito che Wellington descrisse come capace di andare ovunque e di fare qualsiasi cosa, cambiò molto poco durante tutto questo periodo, eccezion fatta per l'introduzione di un numero crescente di fanteria leggera. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che gli Inglesi avevano una serie quasi ininterrotta di successi sui Francesi e così, diversamente dai loro alleati continentali, non videro ragioni per effettuare riforme. Essi furono anche fortunati per il fatto che, per l'epoca in cui una forza inglese di una certa dimensione venne coinvolta in un combattimento con i Francesi, Napoleone era gia in guerra da 12 anni e gli osservatori e commentatori britannici avevano avuto tutto il tempo e l'opportunità per osservare in azione il suo sistema di guerra. I battaglioni di fanteria inglesi erano formati da 10 compagnie, 8 delle quali erano dette compagnie di centro e due, la compagnia dei granatieri e quella di fanteria leggera, dei fianchi, perché si schieravano a ciascun estremo della linea di battaglia. Ciascun battaglione era comandato da un tenente colonnello e ciascuna compagnia da un capitano. L'organico di una compagnia variava da 40 a 100 uomini. La compagnia di granatieri tradizionalmente prestava servizio sul fianco destro dello schieramento. In un reggimento erano raggruppati tre di questi battaglioni, di cui uno costituiva il battaglione deposito, ma in pratica non era raro che solamente un solo battaglione di un reggimento venisse inviato oltremare. Nel 1805 l’esercito Inglese era composto da tre reggimenti di Foot Guard, 96 reggimenti di fanteria (dei quali il Fusilier ed il Royal Regiment debbono essere considerati come unità d'elite); due reggimenti di cavalleria della Life Guard ed uno delle Royal Horse Guards; sette reggimenti di Dragoon Guards e 25 reggimenti di dragoni. Sia i reggimenti della Foot Guard che quelli di Highlanders erano normalmente più consistenti delle normali unità di fanteria di linea, e dovranno essere rappresentati da battaglioni di 30 soldatini, tre per compagnia. L'esperienza britannica nella guerra di Indipendenza americana di pochi anni prima aveva condotto ad alcuni esperimenti con la fanteria leggera. Nel 1803-04 Moore addestrò tre reggimenti (il 430, 520 e 950) come fanteria leggera, e nel 1809 vennero convertiti altri quattro reggimenti (il 68, 71, 85, e il 90). Il grado di addestramento era molto elevato e questi reggimenti si distinsero  come le migliori truppe leggere ad entrare in azione durante le guerre napoleoniche. Essi erano organizzati allo stesso modo dei reggimenti di linea. Il 95 era stato dotato del Baker Rifle nel 1800 ed era ben pratico del suo impiego; più tardi il V battaglione del 60 fanteria venne similmente equipaggiato, come lo furono parte delle compagnie di fanteria leggera della King's German Legion (Legione tedesca del re). La cavalleria inglese era dotata dei migliori cavalli in Europa ed era la meno fronteggiabile quando impiegata in massa. I reggimenti erano organizzati su quattro squadroni, benché un numero inferiore di questo venisse normalmente inviato in campagna; uno dei più grossi handicap di Moore. e più tardi di Wellesley, nella penisola iberica, fu la mancanza di una forte cavalleria. L'organico medio di uno squadrone variava da 120 a 160 uomini. L'artiglieria era formata da batterie a piedi (The Royal Regiment of Artillery) e batterie ippotrainate (The Royal Horse Artillery). La prima comprendeva normalmente cinque pezzi da 9 libbre ed un obice da 140 mm serviti da 145 artiglieri, la seconda cinque pezzi da 6 libbre ed un obice da 140 mm serviti da 162 uomini. C'era inoltre un certo numero di gruppi di razzi Congreve, ma queste armi inaffidabili erano raramente usate con una qualche efficacia e possono non essere tenute in conto ai fini della campagna di gioco. La fanteria inglese è generalmente considerata come la migliore in Europa e sono in pochi in grado di contrastare una simile affermazione, ma essa richiede alcune precisazioni. Come negli eserciti prussiano e russo la chiave di volta del successo era costituita dalla rigida disciplina. Le punizioni erano abbastanza severe per le questioni disciplinari minori e dure per il più piccolo reato; il saccheggio, in particolare, era disapprovato ed una buona bastonatura era quanto di meglio poteva sperare un colpevole. Ma gradualmente, sotto l'influenza di riformatori come Moore, fu incoraggiato un maggiore spirito di autodisciplina e gli uomini, particolarmente nei battaglioni di fanteria leggera, vennero addestrati ad usare la propria iniziativa, che mancava a Prussiani e a Russi. Un enorme esprit de corps unita ad innata arroganza razziale completavano il quadro. I soldati inglesi sapevano di essere i migliori del mondo e lo avrebbero dimostrato ai dannati FroggIes con la punta delle loro baionette. Benche venissero rispettati rigidamente i movimenti e le formazioni formulate nel manuale d'esercitazioni (con una importante eccezione che riprenderemo tra breve) questo stesso manuale, scritto per la prima volta nel 1792 da Sir David  Dundas, consentiva una notevole flessibilità e gli uomini venivano addestrati in tali manovre finché le stesse non diventavano automatiche. Da co­lonna di marcia a colonna di divisioni da linea di fronte a formazione in quadrato e di nuovo daccapo, erano tutte manovre che potevano essere effettuate velocemente e senza confusione. Analogamente le esercitazioni col moschetto venivano incoraggiate e c'era una minore incidenza di colpi falliti, di doppi caricamenti ed altri contrattempi nell' esercito inglese che nella maggior parte degli altri eserciti contemporanei. Dove la fanteria inglese acquisì realmente la sua reputazione, tuttavia, fu nell’ adozione, non contemplata nel manuale, della formazione di combattimento in doppia linea di fronte, anziché quella prevista su tre linee di fronte e che veniva impiegata da tutti gli altri eserciti. la doppia linea di fronte, dato che gli Inglesi nella maggior parte delle loro battaglie erano sulla difensiva tattica, dette alla fanteria Inglese un'enorme superiorità di fuoco, che di solito si dimostrò decisiva, sui Francesi. Napoleone sperimentò questo metodo nell'ultima parte della sua carriera, ma in tale periodo la maggior parte dei coscritti della Francia difettava dell'addestramento e della disciplina necessari per operare con successo in questo modo, pertanto egli ritornò allo schieramento su tre file. La triplice linea di fronte aveva il suo vantaggio nell'attacco perché conferiva maggior peso ed impatto ad una carica. I Francesi erano svantaggiati rispetto agli Inglesi per il fatto che i loro esploratori venivano tenuti a distanza dalla fanteria leggera britannica, consentendo cosi di concentrare sulla testa delle colonne francesi tutto il fuoco di un battaglione disposto su due file. La cavalleria inglese pur essendo provvista di ottime cavalcature ed armata con carabina e pistola in aggiunta alla sciabola, era raramente efficace, fatta eccezione per gli scontri minori, a causa della ostinata tendenza a protrarre troppo a lungo una carica coronata da successo, lasciando così i cavalieri sbandati e con i cavalli esausti alla merce dei cannoni nemici o di un contrattacco della cavalleria avversaria, il più famoso esempio, naturalmente, è la carica degli Scots Greys a Waterloo. Questa tendenza, per fortuna, sembra si verificasse soltanto nelle cariche di grosse proporzioni; se venivano coinvolti solo uno o due squadroni, questi erano molto più facilmente controllabili. Lo sviluppo dell' artiglieria inglese era avvenuto senza un preciso programma ed essa era considerata come il parente povero della fanteria e della caval­leria. L'organizzazione in batterie e la sostituzione con conducenti militari di quelli civili erano giunte tardi nell'esercito inglese, e non esisteva alcun ufficiale di grado, interesse e determinazione sufficiente per stimolare una riforma, fino a quando Dickson giunse nella penisola iberica. Ciononostante gli artiglieri inglesi erano coraggiosi, bene addestrati e capaci di difendere le proprie posizioni contro i Francesi quando venivano impiegati correttamente. Sfortunatamente uno degli inconvenienti di Wellesley come comandante, era la sua incapacità a comprendere il corretto impiego dell'artiglieria, e gli sforzi degli artiglieri inglesi erano solitamente, con la dispersione dei cannoni lungo l'intero schieramento, resi meno efficaci di quanto avrebbero potuto essere con la loro concentrazione in punti decisivi.

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Russia

L'esercito russo veniva reclutato sulla base di uno strano principio di leva, in quanto i magistrati locali selezionavano uno su 20 tra i migliori giovani nei loro distretti, o anche di più a seconda del numero richiesto (nel 1812 ci furono tre leve). La loro paga era miserevole: essi erano dei rozzi contadini e tuttavia per la robustezza, la perseveranza e la tenacia sul campo di battaglia erano i migliori soldati d’Europa, di qui la loro meritata popolarità tra i giocatori delle guerre napoleoniche. Petre, citando come fonte il contemporaneo osservatore inglese Wilson, ha molte cose da dire sull'esercito russo. La fanteria, egli commenta, consisteva di uomini di età compresa tra i 18 e i 40 anni, generalmente di piccola statura, ma dotati di considerevole forza fisica ed abituati ad avversità di ogni tipo. Potevano sopportare lo stress del tempo più inclemente e, contemporaneamente, potevano mantenersi in vita con il cibo più scarso. A dispetto di queste eccellenti qualità, devono essere tenute ben presenti la stupidità della massa e la mancanza di iniziativa del soldato russo. Una volta dato un ordine, il soldato russo continuerà stolidamente nel tentativo di compierlo perfino di fronte a situazioni disperate e a circostanze drasticamente alterate. Il loro coraggio era indiscutibile e la loro capacità di marciare con il clima più rigido e con le più scarse razioni di viveri aveva del miracoloso. Comunque Petre continua, il soldato russo poteva essere addestrato a marciare e a fare esercitazioni con precisione e rapidità, a combattere saldamente in quadrato o in colonna, ma era perso in circostanze nelle quali la separazione dai suoi commilitoni, e forse dai suoi ufficiali, richiedeva l' esercizio di quella intelligenza individuale e quella naturale attitudine alla guerra che ha sempre caratterizzato il soldato francese. I Russi, come annotò Wilson, erano particolarmente bravi nel combattimento alla baionetta. In un certo senso ciò è strano, perché la fanteria russa era la sola in Europa ad essere addestrata in campi di tiro idonei con bersagli delle dimensioni di un uomo dipinti a strisce orizzontali per imparare il giusto grado di elevazione necessario per centrare il corpo; ma ciò è spiegabile col fatto che i Russi non avevano armi da fuoco standardizzate. Nel 1812 erano in servizio non meno di 28 differenti calibri di moschetto e 11 di fucile la qualità di queste armi può essere meglio giudicata se si considera che i 60.000 moschetti forniti dall' Inghilterra vennero assegnati, quale riconoscimento di merito, a uomini che si erano distinti. La cavalleria e l'artiglieria russa erano eccellenti. Wilson fu particolarmente impressionato dalla capacità dei cavalli russi, e dei loro cavalieri, di percorrere lunghe distanze in condizioni estreme di freddo e di privazioni, e tuttavia di giungere sul campo di battaglia in condizioni perfette. Non ostante questo non fu tanto la cavalleria regolare quanto i Cosacchi, al comando del loro atamano, Platov, a seminare il panico tra i Francesi. A cavallo di piccoli e pelosi ponies dotati di notevole velocità e resistenza, ed armati con lancia, sciabola e pistole, i Cosacchi non erano in grado di battersi con la cavalleria regolare disposta in formazione, ma si sarebbero tenuti nascosti ai limiti del campo di battaglia pronti a piombare su qualsiasi incauto reparto francese di cavalleria rimasto scompigliato e senza fiato dopo una carica: come accadde ad Eylau dove massacrarono un gran numero di corazzieri. I Russi avevano un numero enorme di cannoni, principalmente dei calibri più elevati. I cannoni leggeri erano trainati da tiri di quattro cavalli, quelli da 12 libbre, e quelli similari, da Otto o da dieci; ancora una volta la forza e la resistenza dei cavalli costituivano un fattore significativo. Il maggiore difetto dell'esercito russo era nel corpo degli ufficiali. La maggioranza degli ufficiali dei gradi inferiori era educata solo marginalmente meglio degli uomini che dovevano comandare, e solo nella Guardia si poteva ritrovare un livello qualitativo superiore. I migliori ufficiali russi erano stranieri, come Langeron, il resto essendo incline all'indolenza  e amante del gioco d'azzardo e della vodka.Nel 1805 l'esercito russo era costituito da 13 reggimenti di granatieri, 83 di moschettieri e 22 di cacciatori; 30 reggimenti di dragoni, sei di corazzieri, otto di ussari, tre di ulani ed uno di cavalleria tartara; 11 reggimenti di artiglieria; numerose sotnie (centurie o squadroni) di Cosacchi; e la Guardia Impe­riale. Quest’ultima era formata da tre reggimenti di fanteria dal fisico magnifico, molto superiori sotto questo punto di vista alla Guardia di Napoleone ed anche della corrispondente forza prussiana  (Wilson); un battaglione di cacciatori; due reggimenti di corazzieri, uno di ussari, uno di Cosacchi, più una batteria di artiglieria ippotrainata. Ciascun reggimento di moschettieri aveva un battaglione di granatieri e due di moschettieri, mentre i reggimenti di granatieri erano costituiti da un battaglione di granatieri e due di fucilieri (eccetto il Leib Grenadier Regiment, che aveva tre battaglioni di granatieri). Anche i reggimenti di cacciatori erano organizzati su tre battaglioni. I reggimenti di fanteria della Guardia avevano tre battaglioni con la eccezione del (preobrasenski) che ne aveva quattro. Il personale effettivo dei battaglioni di fanteria di linea era, sulla carta, di 738 uomini, dei battaglioni della guardia di 764. I reggimenti di fanteria leggera avevano 10 squadroni, la cavalleria pesante 5 e, come in molti altri eserciti, la consistenza degli squadroni era in media di 140 Uomini. L’ artiglieria era organizzata in tre tipi differenti di batterie: ippotrainate, costituite da 12 pezzi da 6 libbre; leggere, con otto pezzi da 6 libbre e 6 licorni  da 9 libbre (Specie di obice ma con una traiettoria più tesa) e da posizione, comprendenti non meno di 8 pezzi da 12 libbre, 4 licorni da 18 libbre e 2 licorni di 9 libbre. L'organizzazione ai livelli maggiori era differente da quella degli altri eser­citi contemporanei; al posto delle divisioni e dei corpi d'armata, le truppe russe erano divise in Ispezioni ciascuna contenente almeno un reggimento di granatieri più un numero variabile di reggimenti di moschettieri e di cacciatori, Dopo la campagna di Austerlitz, tuttavia, questo sistema venne abbandonato e l'esercito venne riorganizzato in divisioni, la cui composizione media era la seguente: un reggimento di granatieri ed uno di cacciatori; quattro reggimenti di moschettieri; due reggimenti di cavalleria pesante ed uno di leggera; due batterie da posizione. tre leggere ed una ippotrainata. La Guardia Imperiale costituiva da sola una. divisione comprendente 33 battaglioni di fanteria, 35 squadroni di cavalleria ed 84 cannoni compresi gli ulani della Guardia ed i dragoni di recente istituzione come svariati altri reggimenti di granatieri e moschettieri, in vista della campagna del 1807 questi reparti furono ulteriormente aumentati di numero tramite l'aggiunta di altre quattro divisioni di linea, sei ulteriori reggimenti di cacciatori ed uno altro reggimento di ulani e di ussari. La Milizia Imperiale, istituita per la prima volta nel 1806, ottenne un secondo battaglione e venne rinominata Finlandski Jager della Guardia. Dopo il fallimento della campagna del 1807 ed il trattato di Tilsit ebbe luogo una considerevole riorganizzazione sotto la direzione di Barclay de Tolly.. La fanteria fu ricostituita sul modello francese. I battaglioni di granatieri furono organizzati su una compagnia di granatieri, due di fucilieri ed una di tirailleurs (fucilieri addestrati per agire come schermagliatori. Similmente i battaglioni di  moschettieri erano costituiti ciascuno da una compagnia di granatieri, una di tirailleurs e due di moschettieri. I battaglioni di cacciatori ebbero una com­pagnia di granatieri-cacciatori (equivalenti ai carabinieri dell'esercito francese) e tre dei normali cacciatori. Nel 1811 un altro reggimento di linea fu aumen­tato nell'organico fino a raggiungere i sei battaglioni ed incorporato nella Guar­dia, mentre fu anche costituita una batteria di artiglieria leggera della Guardia. Un reggimento di moschettieri fu convertito in uno di granatieri, mentre 14 reggimenti di moschettieri furono trasformati in altrettanti reggimenti di cacciatori. Furono costituiti altri quattro reggimenti di cacciatori, portando così il loro totale a 50, oltre a 15 di moschettieri e quattro di fucilieri di marina. Fu istituita una Legione russo-tedesca con ex prigionieri di guerra tedeschi ed era costituita da sette battaglioni di fanteria, due reggimenti di ussari, due reggimenti di artiglieria ippotrainata ed un battaglione di cacciatori. Agli inizi del 18l2 prima dell'invasione francese. ebbe luogo un ulteriore stadio del programma di riorganizzazione con l'abbandono delle divisioni miste che vennero sostituite da corpi d'armata organizzati sulla falsariga francese. Ciascun' corpo d'armata era formato da due divisioni, ciascuna di tre brigate di due reggimenti di fanteria, più una brigata di cavalleria ed almeno una compagnia di artiglieria. Due divisioni erano interamente costituite da granatieri in modo da formare un corpo d'armata di granatieri, mentre le altre divisioni erano formate ciascuna da quattro reggimenti di moschettieri e due di cacciatori. La cavalleria venne riorganizzata in due divisioni di corazzieri, ciascuna su cinque reggimenti; ed otto divisioni di cavalleria ciascuna composta da quattro reggimenti di dragoni e due di ulani od ussari. Questa organizzazione fu mantenuta fino alla fine delle guerre napoleoniche. Come nel caso degli Austriaci, non è disponibile alcun buon libro sull'e­sercito russo di questo periodo, benché ci siano numerosi resoconti della cam­pagna del 1812 che ci forniscono una certa quantità di informazioni sull'am­biente storico. 

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 Prussia 

L'esercito prussiano nel 1806 era, secondo Petre, una macchina mirabile, ma rigida e lenta. De Fezensac dice che era l'erede delle tradizioni della Guerra dei Sette Anni, manovrava bene, ma lentamente e metodicamente con un'infinita quantità di salmerie; 5 o 6 leghe (20 o 24 km) costituivano per esso una lunga giornata di marcia. Certamente l'esercito era progredito molto poco da quan­do Federico il Grande lo aveva trasformato nella migliore macchina bellica che l' Europa avesse mai visto dal tempo dei Romani, e nel 1806 i suoi uffi­ciali superiori erano quasi tutti uomini che avevano servito sotto Federico, e che ora erano, nel migliore dei casi, intransigenti o indolenti, arroganti e pomposi. La fanteria, rigidamente addestrata, si muoveva ancora come un automa spiegandosi lentamente in linea con allineamenti e distanze esatte prima di aprire il fuoco. Cosi, bersagliata dal fuoco degli esploratori francesi, la fanteria prussiana a questo punto era già praticamente sconfitta prima ancora, che fosse pronta a combattere. Come nell'esercito austriaco di Austerlitz, l'artiglieria era male impiegata, essendo divisa in piccoli gruppi tra i reggimenti di fanteria e completamente incapace di fronteggiare il fuoco con­centrato delle batterie francesi. E nuovamente, come nell'esercito austriaco, era solamente la cavalleria ben condotta, disciplinata e continuamente adde­strata ad essere superiore a quella francese. Ma la cavalleria da sola non può vincere le battaglie. Quale risultato di tutto ciò molti giocatori che si costruiscono un esercito prussiano tendono a scegliere soldatini del periodo successivo al 1813-15, ed un indice di questa preferenza è la scarsità di soldatini prussiani del periodo attorno al 1806; in effetti, se si desiderasse questo eser­cito, si dovrebbero usare i soldatini della guerra dei Sette Anni. Purtuttavia l'esercito prussiano del successivo periodo non era niente di eccezionale. Le sue dimensioni erano state ridotte dal Trattato di Parigi del 1808; perciò era drasticamente a corto di uomini anche se il sistema Krùmper di addestramento dei riservisti produceva in teoria 150.000 uomini  adde­strati, disponibili per essere chiamati sotto le armi. Ma, cosa molto più im­portante, era disperatamente a corto di equipaggiamento, e se non fosse stato per i 113.000 moschetti e gli svariati milioni di cartucce forniti dall'Inghilterra, la forza prussiana che avrebbe potuto scendere sul campo di battaglia nel 1813 avrebbe appena superato i 40.000 uomini di tutte le armi. Inoltre i Prussiani avevano pochi ufficiali addestrati. La principale diversità tra l'esercito prussiano del 1806 e quello del 1813 era che la fanteria del primo periodo manovrava rigidamente in formazione di linea, mentre nel periodo successivo essa adottò l'attacco in piccole e manovriere colonne di battaglioni. Questa tecnica ven­ne adottata imitando i Francesi e si adattava bene per condurre truppe non addestrate e poco disciplinate poiché era più facile mantenere una qualche forma di ordine con la formazione in colonna che non con quella in linea. In termini di  morale, la più grande differenza consisteva nel fatto che, mentre quello del 1806 era stato un esercito di professionisti, quello del 1813 era un esercito nazionale acceso d'ira per le offese che gli erano state inferte da Na­poleone ed impaziente di vendicare Jena... che i Francesi consideravano invece come una vendetta per Rossbach! Torniamo alla specifica organizzazione: nel 1806 l'esercito prussiano era formato da due reggimenti di fanteria della Guardia, 57 reggimenti di moschet­tieri, 29 battaglioni di granatieri, otto brigate di fucilieri (fanteria leggera) e tre battaglioni di cacciatori; 13 reggimenti di corazzieri, 14 di dragoni, 9 di ussari e 15 squadroni di Towarozy (ulani) organizzati in battaglioni di cinque squadroni ciascuno; più un singolo squadrone di cacciatori a cavallo, quattro reggimenti di artiglieria a piedi ed un reggimento di artiglieria ippotrai­nata. L'organizzazione della fanteria era complessa ed è difficile riprodurla accuratamente sul tavolo di gioco. Ciascun reggimento comprendeva tre batta­glioni di moschettieri, due compagnie di granatieri ed una compagnia di riser­visti.  I battaglioni di moschettieri avrebbero dovuto avere quattro compagnie ciascuno, ma molti ne avevano cinque, ciascuna approssimativamente di 165 uomini. Ciascun bat­taglione era accompagnato da un cannone da 6 libbre servito dai fanti con soltanto un paio di specialisti. In pratica i reggi­menti venivano usualmente riuniti in brigate e le compagnie di granatieri unite in un unico battaglione. Ciascuna delle brigate di fucilieri consisteva di tre battaglioni di quattro compagnie ancora di 165 uomini. I due reggimenti di fanteria della Guardia comprendevano rispettivamente tre e due battaglioni, ciascuno di sei compa­gnie. Ciascu­no dei battaglioni di cacciatori aveva quattro compagnie come ciascun batta­glione di moschettieri. In aggiunta all'artiglieria delle brigate di fanteria, i Prussiani avevano quattro distinti reggimenti di artiglieria a piedi, ciascuno di nove batterie  ippotrainate equipaggiate con sei pezzi da 12 libbre e due obici da 152 mm più un reggimento di artiglieria ippotrainata di 20 batterie, ciascuna con sei pezzi da 6 libbre e due obici da 140 mm. I reggimenti di cavalleria erano generalmente organizzati su cinque squa­droni con più di 160 uomini ciascuno, i reggimenti di dragoni erano su dieci squadroni, ma l'organico medio era di 140 uomini. Dopo che l'esercito fu riorganizzato in seguito al Trattato di Parigi, esso comprendeva solamente 12 reggimenti di fanteria, ciascuno su un battaglione di fucilieri e due battaglioni di moschettieri, tutti su quattro compagnie di 165 uomini. Questi reggimenti erano organizzati a loro volta in 6 brigate, ciascuna brigata essendo formata da due reggimenti di fanteria, un battaglione di granatieri, due reggimenti di cavalleria pesante ed un reggimento di cavalleria leg­gera. Solamente una minima parte dell’artiglieria prussiana sopravvisse al disa­stro del 1806 perché la maggior parte di essa fu portata via in trionfo dai Fran­cesi, così per le campagne del 1813-15 l'esercito utilizzò pezzi da 6 e da 12 libbre forniti dagli Inglesi ed organizzati in batterie sulla falsa riga inglese: una batteria di artiglieria a piedi ed una ippotrainata accompagnavano in azione ogni brigata. Questa forza costituì il nucleo dell'esercito di Blucher della fine del nostro periodo, venendo aumentata di pochi altri reggimenti e di nu­merosi battaglioni della Landwehr (Milizia), molti dei quali mancavano deIle uniformi, degli stivali o di altre armi che non fossero falci e forconi. Una fonte di informazioni veramente eccellente sull'esercito prussiano e' il libro di David Nash, The Prussian Army, 1808-1815, pubblicato pochi anni, fa dalla Almark, ma ora, purtroppo, non più in commercio; tuttavia la vostra biblioteca locale può esser in grado di trovarvene una copia. Libricino della Napoleonic Association Prussian Reserve Infanlry 1813-15 di Robert Mantle, tratta molti più argomenti di quanti ne lasci indovinare il suo titolo, ed è un utile acquisto.  

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Spagna

L'esercito spagnolo durante le guerre napoleoniche era probabilmente il peggiore di Europa, cosicché, a dispetto delle sue dimensioni e delle uniformi multicolori, pochi giocatori di guerra se ne interessano. Tuttavia poiché è impossibile ignorarlo se si cerca di ricostruire una parte qualsiasi della campagna iberica, potranno essere d'aiuto le seguenti brevi notizie. I soldati semplici ed i caporali venivano reclutati tra i volontari e per mezzo della Quinta, un sistema analogo al metodo di reclutamento francese nel quale un uomo su cinque era teoricamente soggetto a richiamo. C'erano  naturalmente  numerose eccezioni. Un terzo degli ufficiali proveniva dalla truppa, mentre il resto veniva nominato dall'Ufficio di Guerra. Una gran parte di questi ultimi erano nobili o persone che si erano procurate il brevetto da ufficiale divenendo protetti di potenti ministri o di membri della famiglia reale. Con la eccezione di uno o due ufficiali di alto grado, come Castanos e Romana. ed un nucleo di ufficiali superiori, in gran parte di origine irlandese, la qualità degli ufficiali era disastrosa:  essi erano vanitosi,  arroganti e privi di qualsiasi concezione della guerra moderna. La fanteria era divisa in quattro gruppi: la Guardia, che assommava a 7.350 uomini e 228 ufficiali; la fanteria di linea che comprendeva 87.984 uomini e 1.521 ufficiali; la fanteria leggera che comprendeva 14.400 uomini e 228 ufficiali; e la milizia, che comprendeva 27.600 uomini e 1.230 ufficiali. Gli ufficiali della milizia venivano scelti dai loro distretti. La Guardia comprendeva tre compagnie di Guardias de Corps ognuna costituita da 673 uomini e 8 cannoni; un centinaio di alabardieri; le Guardias de Infanteria Espanola e le Guardias Wallonas, per complessivi 6.184 uomini; e la Real Brigada de Carabineros, comprendente sei squadroni pesanti di soldati muniti di carabina e due leggeri, assommanti a 621 uomini. La fanteria di linea era organizzata in reggimenti di tre battaglioni, ciascuno dei quali di quattro compagnie di 188 uomini e tre ufficiali. Nel 1807 vi erano in totale 39 reggimenti, di cui uno napoletano e quattro irlandesi. La fanteria leggera era costituita da 12 reggimenti, ciascuno su un solo battaglione della consistenza di 1.200 uomini. Ciascun battaglione della milizia era formato da otto compagnie di 75 uomini; c'erano otto battaglioni di granatieri e 38 di moschettieri. Sorprendentemente, in Spagna la milizia combatteva spesso meglio dell' esercito regolare.  Infine vi erano sei reggimenti di mercenari svizzeri. La cavalleria spagnola era in uno stato ancora peggiore di quello della fanteria e dava ancor meno affidamento. Fino a due terzi del suo organico poteva venire appiedato in qualsiasi momento a causa di una grave scarsità di cavalli. Il totale degli effettivi della cavalleria nell'ambito dell'esercito era di 24 reggimenti, 12 pesanti e 12 leggeri. C'erano 5 squadroni, ciascuno di 140 uomini, Per ogni reggimento. La migliore arma dell'esercito spagnolo era l'artiglieria, non perché fosse molto più efficiente della fanteria o della cavalleria, ma per il coraggio dimostrato praticamente in ogni occasione dagli artiglieri spagnoli. Vi era un totale di 40 batterie, ciascuna teoricamente di sei cannoni (benché molte ne avessero solo quattro), divisi in quattro reggimenti di dieci batterie ciascuno. Sedici batterie erano di artiglieria a piedi, equipaggiate con pezzi da 8 libbre; 24 ippotrainate, equipaggiate con pezzi da 4 libbre. Sfortunatamente, nell'esercito spagnolo la dizione artiglieria a cavallo era poco corretta a causa della carenza di cavalli, e la maggior parte dei cannoni spagnoli era trainata da muli o anche da buoi. Le batterie erano servite da 100 uomini.           

Caratteristiche nazionali:

L'esercito spagnolo riuscì a vincere un solo scontro campale con i Francesi, quando Castanos  e  Reding circondarono il molto più piccolo, affamato ed esausto corpo d'armata di Dupont a Baylen nel luglio 1808. Per tutto il resto della guerra, i largamente incompetenti generali spagnoli, ed in particolare Cuesta, continuarono a fronteggiare l'odiato invasore riuscendo solamente ad essere messi in fuga, volta dopo volta, generalmente da forze molto più deboli. Mentre l'artiglieria avrebbe continuato a far fuoco fino a quando non fosse stata superata ed i suoi serventi colpiti con le baionette o le sciabole, la cavalleria che in ogni caso fu sempre debole avrebbe potuto fare una o due cariche senza slancio, ma avrebbe abbandonato il campo di battaglia ai primi segni di una decisa opposizione, lasciando indifesa la fanteria. A questo punto la P.B.I. (Poor Bloody Infantry: povera, maledetta fanteria) avrebbe probabilmente sparato un paio di scariche a casaccio alla massima distanza di tiro e tagliato la corda. Conosco solamente una occasione in cui la cavalleria spagnola completò con successo una carica, a Talavera nel luglio 1809. Una forza spagnola in marcia assomigliava più spesso ad una folla di profughi che non ad una forza militare, e procedeva lentamente con l' inevitabile siesta pomeridiana. In azione era lenta ed impacciata nelle manovre, in parte a causa della mancanza di addestramento ed in parte a causa del bassissimo rapporto ufficiali soldati. In sostanza non era nemmeno un esercito del XVIII secolo, ma era maggiormente simile ad uno del XVII secolo, e dipendeva in larga parte per i rifornimenti e gli alloggiamenti delle truppe da appaltatori civili inefficienti e corrotti. Non c'è quindi da stupirsi che fosse incapace di affrontare in campo aperto le più moderne forze francesi. Tuttavia il soldato spagnolo era dotato di due valide qualità: estremo coraggio ed odio fanatico per il nemico, e queste caratteristiche si manifestarono nei numerosi assedi della guerra iberica allorquando le guarnigioni spagnole, sebbene spesso disperatamente inferiori di numero, combatterono con eroica determinazione.

Guerriglieri

lo stesso termine  guerriglia è di origine spagnola, derivando da guerra. E in Spagna i Francesi si trovarono per la prima volta a combattere non contro un esercito nemico, ma contro un' intera popolazione. Ciò è cosi importante in una campagna di gioco da meritare una considerazione particolare. le pattuglie francesi venivano catturate e massacrate, spesso nei modi più orribili; uno dei metodi preferiti consisteva nel seppellire gli sfortunati prigionieri fino al torace e poi nel recidere loro le dita in modo che non potessero disseppellirsi. Gli ebrei catturati erano a volte perfino crocefissi. I Francesi feriti ricoverati negli ospedali venivano trucidati, e male incoglieva ad ogni sbandato che perdeva la protezione del grosso delle proprie forze. Si dovette fornire una grossa scorta di cavalleria ai messaggeri per dare loro qualche possibilità di giungere a destinazione. Sembrava che dietro ogni roccia fosse nascosto un cecchino (sorprendentemente gli Spagnoli erano dei tiratori particolarmente abili). E da ogni villaggio superato sarebbe emersa una staffetta spagnola per portare la notizia della presenza dei Francesi all'unità militare più vicina, spagnola o inglese. Il tener presente questi fattori, insieme all'alternarsi di caldo torrido e freddo glaciale della Spagna centrale e alla mancanza di quantità adeguate di rifornimenti e foraggio, comporterà per il giocatore francese il dover considerare un ritmo di logorio doppio di quello normale specificato nelle regole per giocare una campagna.

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Portogallo

Dopo che i Decreti di Berlino nel novembre 1806 avevano chiuso al commercio inglese la linea costiera dell'Europa sotto il sistema continentale di Napoleone, il solo accesso rimasto (oltre che con il contrabbando) per le pregiate merci inglesi era tramite il Portogallo. Come risultato di ciò l'anno successivo, con la collaborazione spagnola, una forza francese al comando di Junot invase il Portogallo, costringendo la famiglia reale a fuggire in Sud America. L'esercito portoghese non si oppose all'invasione, e cominciò a svolgere un ruolo nelle guerre napoleoniche solamente dopo che un corpo di spedizione inglese era sbarcato ed aveva avuto inizio la rivolta spagnola. Agli inizi di questo periodo l'esercito era tanto corrotto, male organizzato ed inefficiente quanto quello spagnolo, ma, dopo l'addestramento inglese, emerse infine come una forza flessibile e moderna su cui si poteva contare. Nel 1809 c'erano 24 reggimenti di fanteria di linea, ciascuno di due battaglioni di sette compagnie di 110 uomini ed ufficiali ciascuno; e sei battaglioni di Cacadores (fucilieri) ciascuno su cinque compagnie di 154 uomini ed ufficiali: l'organico totale dei battaglioni di fanteria di linea e di quella leggera era pertanto lo stesso (770). Altri sei battaglioni di Cacadores vennero istituiti nel 1811. La fanteria portoghese era organizzata in brigate formate da due reggimenti, generalmente insieme ad un battaglione di Cacadores, benché due di questi (il primo Castello de Vide e il terzo Villa Real ) formassero una brigata con la famosa Light Division  inglese. Una compagnia in ciascun battaglione di Cacadores era costituita da Atiradores (tiratori scelti) e la si può eguagliare ad una compagnia di carabinieri di un battaglione di fanteria leggera francese. I Portoghesi non facevano delle vere distinzioni tra cavalli pesanti e leggeri, la loro cavalleria era semplicemente la cavalleria ed in effetti era praticamente l'equivalente dei dragoni leggeri inglesi. Vi erano, nel 1809, 12 reggimenti. L'organico variava da 287 a 589 uomini per reggimento, benché il loro organico statutario avrebbe dovuto essere di 594. in media era di 503 e ciascun reggimento era diviso in quattro squadroni. C'erano 28 batterie di artiglieria organizzate in quattro reggimenti, equipaggiate con pezzi da 6 e 9 libbre sull'esempio britannico. Le truppe venivano raccolte tramite una soluzione locale tra quegli uomini di età appropriata che potevano essere allontanati dalle famiglie e da altri incarichi  e che fossero relativamente idonei ed in tuona salute. La loro paga era costituita da 1.200 misere rea (6 scellini e 3 pence) al mese e la durata della ferma era usualmente di dieci anni. Similmente all'esercito spagnolo, un terzo degli ufficiali  veniva promosso dai ranghi, mentre due terzi venivano scelti tra i cadetti, giovani di nobile origine che accompagnavano i reggimenti per imparare la professione. Diversamente da molti eserciti di questo periodo, i Portoghesi avevano in funzione una specie di schema di pensione per le vedove del caduti: una parte della paga di ciascun uomo veniva dedotta ogni settimana per costituire un fondo in favore delle vedove dei caduti in azione. Oltre alle truppe regolari, i Portoghesi avevano un corpo di milizia che veniva armato ed equipaggiato dallo stato ma che era tenuto ad abbigliarsi a proprie spese. L'unità di base era  un  corpo su 12 compagnie con un organico fino a 1.500 uomini; c'erano in totale 48 di questi corpi, divisi in tre divisioni regionali. Gli uomini venivano pagati solamente quando in servizio attivo.  

Caratteristiche nazionali

Il comandante di divisione francese Foy, un abile ufficiale sia nella penisola iberica sia a Waterloo, disse che i soldati portoghesi sarebbero diventati eccellenti se qualcuno si fosse preso la cura di farceli diventare; si sarebbe potuto anche addestrare degli ufficiali discreti senza troppa difficoltà; ma i capi non erano buoni a nulla. Questa impressione é avvalorata da una osservazione di un ufficiale di stato maggiore inglese dipendente da Wellington, che commentò: Il soldato portoghese è per natura indolente. Incorre con la massima facilità in comportamenti goffi e sciatti, a meno che non venga continuamente stimolato e costretto a sforzarsi. Ma molti ufficiali portoghesi, se non costantemente spronati ed esortati a fare il proprio compito, sono quasi tanto indolenti quanto i propri uomini. Fortunatamente le autorità portoghesi richiesero agli Inglesi di fornire un ufficiale per addestrare i propri soldati, e sotto la tutela di William Carr Beresford  essi divennero, secondo un altro ufficiale inglese di stato maggiore truppe eccellenti in grado di combattere alla pari con la fanteria francese; in normali circostanze comportandosi con il coraggio dei loro alleati isolani (cioé gli Inglesi). L'esercito portoghese è pertanto un esercito estremamente attraente da proporre al giocatore di guerra e possiamo soltanto sperare che diventerà disponibile in commercio, un giorno,un maggior numero di soldatini portoghesi.

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La Confederazione del Reno 

La Confederazione del Reno divenne, casualmente, una delle più significative creazioni di Napoleone. Costituita da un amalgama delle dozzine di insignificanti principati tedeschi sopravvissuti alla caduta del Sacro Romano Impero nel 1806, fu vista da Napoleone come uno stato cuscinetto tra la Francia ed i suoi nemici orientali, ed in particolare la Russia; una fonte di entrate ed una fonte di potenziale umano per gli eserciti sempre più grandi richiesti per controllare e proteggere l’ Impero. Nel rimodellare le loro costituzioni, sia legali che amministrative, sul modello francese, tuttavia, Napoleone lasciò loro una  eredità che persistette anche dopo che la Confederazione si dissolse nel 1813, e favorì la formazione della confederazione Tedesca del 1820 che preparò il terreno per l'unificazione della Germania di Bismarck nel 1860. Ma questa non dovrebbe essere una lezione di storia! Ci sono troppe nazioni minori nella Confederazione perché possano essere trattate qui, così dobbiamo restringere la nostra attenzione alle  quattro grandi : Baviera, Wùrttemberg, Sassonia e lo stato artificiale della Westfalia. I contingenti militari forniti dagli stati più piccoli furono in ogni caso insignificanti benché alcuni, come  i famosi Lancieri di Berg, si coprirono di gloria, spesso come in quest' ultimo caso a costo del loro virtuale o totale  annientamento.

La Baviera era il più grande degli stati indipendenti della Confederazione, ed era un leale alleato della Francia da quando Napoleone incoronò re il vecchio, ma pieno di vita Massimiliano. Egli aveva dichiarato la neutralità del suo paese nel 1805 e fu ricompensato con una immediata invasione austriaca. Ciò nondimeno le forze bavaresi al comando del generale Wrede riuscirono a bloccare il corpo d'armata dell'arciduca Ferdinando, il che contribuì alla vittoria di Austerlitz. Esse furono nuovamente mobilitate nel 1809, ma durante questa campagna furono scarsamente impegnate; successivamente nel 1812 la Baviera forni un corpo d'armata (il sesto, al comando di St. Cyr) per l' invasione della Russia. Essi si comportarono bene ma furono decimati nella ritirata di Mosca, tanto che, nella campagna del 1813, furono in grado solamente di fornire una divisione sotto organico. Durante l'armistizio temporaneo che precedette Lipsia, i Bavaresi cambiarono segretamente schieramento e combatterono contro i precedenti alleati nella battaglia delle nazioni e durante il 1814. 

La Sassonia venne trascinata in guerra controvoglia nel 1806 quando la Prussia la invase e costrinse il suo elettore, Federico Augusto, a fornirle un contingente di 20.000 uomini per combattere i Francesi. Sebbene si battessero bene, i Sassoni furono malamente tartassati a Saalfeld e a Jena. Dopo questa campagna Napoleone offrì loro una pace generosa in cambio della loro cooperazione nella Confederazione e, come la sua controparte bavarese, Federico fu eletto allo stato di re. Truppe sassoni combatterono nelle campagne del 1807 e del 1809 a fianco di quelle francesi, fornirono il VII corpo di armata (al comando di Reynier) per l'invasione della Russia e poi, come quelle bavaresi, disertarono, a beneficio degli alleati, a Lipsia, lasciando un lungo varco nello schieramento di Napoleone, il che contribuì alla sua sconfitta. 

Il duca di Wurttemberg, un altro Federico, fu il primo dei capi tedeschi a parteggiare attivamente per la Francia nel 1805, e nuovamente, come ricompensa, fu più tardi nominato re da Napoleone. L'esercito del Wurttemberg ebbe un ruolo marginale nelle campagne del 1806 e 1807, ma fu schierato contro l'Austria nel 1809 benché non prendesse parte alle battaglie di Aspern ­Essling e di Wagram. Nel 1812 Federico fornì due divisioni al terzo corpo d'armata per  l’ invasione della Russia, che vennero decimate durante la battaglia di Borodino e la ritirata da Mosca. Ciononostante il Wurttemberg riuscì a mobilitare un corpo di 13.000 uomini per la campagna del 1813 dove combatté valorosamente fino a quando, a Lipsia, con i suoi organici ridotti a poco più di un migliaio di uomini, anch'esso disertò. 

La Westfalia era uno stato artificiale creato dall'Assia Kassel e da altri stati tedeschi minori come regno per il fratello minore di Napoleone, Jérome, nel 1806. Parte del suo esercito militò in Spagna durante il periodo 1808-13 e parte in Germania durante il 1809. Nel 1812 la Westfalia costituì l' VIlI corpo d'armata per l'invasione della Russia, inizialmente al comando di Jérome e più tardi, dopo che lo sfortunato monarca era stato aspramente rimproverato da Napoleone per la sua condotta nella campagna, da junot. Il  corpo d'armata  combatté a Borodino e più tardi costituì l'avanguardia durante la ritirata da Mosca nel corso della quale si assottigliò gradualmente fino a quando rimasero sotto le armi 120 uomini. Nel 1813 la Westfalia fu in grado di far scendere in campo solamente piccoli gruppi semi-indipendenti di uomini. Un reggimento di fanteria, due battaglioni di fanteria leggera ed i fucilieri della Guardia di nuova istituzione combatterono a Lipsia, dopo di che l'esercito semplicemente si fuse nell'anonimato della popolazione civile.

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TAVOLE A COLORI DELLA CAMPAGNA D'ITALIA

 

           

 

CRONOLOGIA

14 GIUGNO 1800

3   DICEMBRE 1800

     MAGGIO 1804

     OTTOBRE 1805

19 OTTOBRE 1805

21 OTTOBRE 1805

2   DICEMBRE 1805

26 DICEMBRE 1805

     OTTOBRE 1806

14 OTTOBRE 1806

8   FEBBRAIO 1807

14 GIUGNO 1807

     NOVEMBRE 1807

     AGOSTO 1808

     APRILE 1809

6   LUGLIO 1809

14 OTTOBRE 1809

     APRILE 1810

     MAGGIO 1812

17 AGOSTO 1812

5   SETTEMBRE 1812

     OTTOBRE 1812

     MAGGIO 1813

     MARZO 1814

6   APRILE 1814

     MARZO 1815

15-18 GIUGNO 1815

BATTAGLIA DI MARENGO

VITTORIA DEL MOREAU A HOHENLINDEN

NAPOLEONE DIVENTA IMPERATORE

TERZA COALIZIONE

VITTORIA DI NAPOLEONE A ULM

NELSON DISTRUGGE LA FLOTTA FRANCO SPAGNOLA A TRAFALGAR

VITTORIA DI NAPOLEONE AD AUSTERLITZ

PACE CON L'AUSTRIA

QUARTA COALIZIONE

VITTORIE FRANCESI SUI PRUSSIANI A JENA ED AUERSTADT

BATTAGLIA CONTRO I RUSSI DI AYLAU

VITTORIA FRANCESE SUI RUSSI A FRIEDLAND

OCCUPAZIONE FRANCESE DEL PORTOGALLO

SBARCO INGLESE IN PORTOGALLO, SI SVILUPPA LA GUERRIGLIA SPAGNOLA

GUERRA CONTRO LA QUINTA COALIZIONE

NAPOLEONE BATTE GLI AUSTRIACI A WAGRAM

PACE DI SCHONBRUNN

NOZZE TRA NAPOLEONE E MARIA LUISA D'ASBURGO

INIZIO CAMPAGNA DI RUSSIA

BATTAGLIA DI SMOLENSK

BATTAGLIA DI BORODINO E OCCUPAZIONE DI MOSCA

RITIRATA FRANCESE

SESTA COALIZIONE, VITTORIE FRANCESI A LUTZEN E A BAUTZEN

OFFENSIVA DELLA SESTA COALIZIONE

NAPOLEONE ABDICA

TORNA NAPOLEONE

SCONFITTA DI NAPOLEONE A WATERLOO

 

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