ALGERIA






Rapporti con l'Unione Europea

Il 9 e 10 ottobre 2002, il Parlamento Europeo ha votato il Patto di Associazione con l'Algeria. Questo appuntamento segue un incontro del Comitato per gli Affari Esteri del 10 settembre nel quale era presente il Ministro degli Esteri algerino. Durante l'incontro il Ministro Abdelaziz Belkhadem ha dipinto una situazione positiva dei diritti umani in Algeria, e non è stata discussa dalla Commissione, che è sembrata mal preparata all'incontro. Nessuna delle questioni che AI aveva fissato in una lettera aperta a giugno al Troika dell'UE per i rapporti con l'Algeria è stata discussa, né sono state mosse domande pertinenti sulla situazione dei diritti umani.
Tuttavia sono stati fatti diversi emendamenti alla risoluzione dell'accordo prima che essa arrivasse al Parlamento Europeo. Il team Nord Africa e l'ufficio UE di Amnesty International hanno preparato congiuntamente con altre associazioni una lettera ai parlamentari europei inviata in questi giorni per ricordare ancora una volta le raccomandazioni essenziali che secondo AI devono essere incluse nella risoluzione di accordo con l'Algeria.

Il testo della lettera

Gentile Parlamentare Europeo,

il 9 e 10 ottobre il Parlamento Europeo voterà l'Accordo di Associazione Euro-Mediterranea con l'Algeria. Nel dare il suo assenso all'Accordo, il Parlamento Europeo esprimerà le sue aspettative sul fatto che il governo algerino adempia agli obblighi previsti dall'articolo 2 dell'Accordo, ovvero di considerare i principi democratici e i diritti fondamentali come elementi essenziali dell'Accordo stesso.

Approvare l'accordo senza specificare i passi concreti che devono essere intrapresi rischia di ridurre l'articolo 2 a una pura raccomandazione formale, in un momento in cui gravi abusi dei diritti umani continuano a essere commessi nella totale impunità in Algeria.

Le organizzazioni per i diritti umani scriventi si appellano dunque al Parlamento Europeo perché sia adottata la proposta di risoluzione approvata dalla Commissione per gli affari esteri, B 5-0000/2002, in cui sono previste specifiche misure che il governo algerino dovrebbe intraprendere per adempiere ai suoi obblighi sui diritti umani, come anche meccanismi per valutare periodicamente l'assolvimento degli obblighi previsti dall'articolo 2. Per rafforzare questa risoluzione sui diritti umani, raccomandiamo che essa venga citata nella risoluzione di assenso all'Accordo di Associazione.

Le associazioni scriventi desiderano sottolineare l'importanza in particolare di alcuni aspetti indicati nella proposta di risoluzione della Commissione per gli affari esteri:

1) Specificare i meccanismi di valutazione (articolo 22 della proposta di risoluzione)
Apprezziamo il richiamo della risoluzione a meccanismi che assicurino la costante verifica e l'attuazione dell'articolo 2. Auspichiamo che il Parlamento Europeo contribuisca a questo processo impegnandosi a convocare incontri annuali con il Consiglio e la Commissione, prima degli incontri previsti dai Consigli di Associazione.

2) Sostenere i diritti umani, la società civile e la lotta contro l'impunità
La proposta di risoluzione insiste con forza sulla necessità che il governo algerino concretizzi i suoi sforzi per migliorare le procedure di difesa e protezione dei diritti umani e per consentire il rafforzamento della società civile indipendente. Inoltre riconosce che l'impunità rimane l'ostacolo maggiore per ristabilire lo stato di diritto. Vi incoraggiamo a sostenere gli articoli della proposta di risoluzione che sottolineano questo concetto, ovvero gli articoli 6,16 e 22.

3) Garantire l'accesso al paese ai i meccanismi tematici delle Nazioni Unite e alle Organizzazioni non governative internazionali
Sosteniamo pienamente l'articolo 5 della proposta di risoluzione, in cui si richiede l'accesso in Algeria per i meccanismi tematici delle Nazioni Unite e per le Organizzazioni non governative internazionali sui diritti umani.

Alla luce delle affermazioni fatte - prima della riunione della Commissione per gli affari esteri del 9 settembre - dal ministro degli Affari esteri algerino Abdelaziz Belkhadem, secondo il quale l'Algeria ha sempre risposto positivamente alle richieste dei meccanismi tematici Onu e ha ricevuto le Organizzazioni non governative nel 2000, nel 2001 e nel 2002, vorremmo ricordare che:

- le autorità algerine hanno mancato di cooperare in maniera efficace con i meccanismi per i diritti umani previsti dall'Onu. Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate o involontarie, che ha chiesto nel 2000 di visitare l'Algeria, non ha ancora ottenuto l'accesso al paese. Anche le analoghe richieste avanzate ormai da tempo dal Relatore speciale Onu sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie e dal Relatore speciale Onu sulla tortura, hanno ottenuto risposte negative;
- negli ultimi cinque anni, i visti di ingresso nel paese sono stati concessi solo raramente alle Organizzazioni non governative che hanno chiesto di condurre ricerche ufficiali in Algeria, comprese Amnesty International, Human Rights Watch, la Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH) e Reporters sans Frontières. Il governo algerino dovrebbe cambiare la sua politica in modo da concedere alle organizzazioni internazionali accesso regolare in Algeria, allo scopo di raccogliere e scambiare informazioni sui diritti umani.

4) Affrontare il problema delle "sparizioni" (articolo 3 della proposta di risoluzione)
Apprezziamo la affermazione del Parlamento Europeo secondo cui il rispetto dei diritti umani, inclusa la "soluzione del problema delle sparizioni e l'eliminazione di ogni forma di impunità sono elementi essenziali dell'accordo di associazione". A questo scopo, l'articolo 3 dovrebbe essere emendato in modo da richiedere alle autorità algerine di istituire una commissione indipendente e imparziale di inchiesta per indagare sulle migliaia di uccisioni, "sparizioni", denunce di tortura e altri abusi dei diritti umani commessi sin dal 1992 dalle forze di sicurezza, dalle milizie armate dallo stato e dai gruppi armati. Il Parlamento Europeo dovrebbe inoltre chiedere alle autorità algerine di rendere pubblici metodi, risultati e conclusioni di tutte le indagini che sostengono di aver condotto, e di dare seguito coerentemente alle misure adottate; dovrebbero inoltre portare davanti alla giustizia chiunque sia ragionevolmente sospettato di essere responsabile per abusi dei diritti umani, con procedure conformi agli standard internazionali per il processo equo.

Inoltre, alla luce delle affermazioni del ministro degli Affari esteri Belkhadem - davanti alla Commissione per gli affari esteri il 9 settembre - sul fatto che i casi di "sparizioni" erano all'esame del Ministero della giustizia, che l'Algeria ha creato un ufficio per le denunce di "sparizione" e che i risultati delle indagini sarebbero stati inviati al Presidente, desideriamo ricordare che:

- le autorità algerine hanno fino ad ora mancato di intraprendere indagini complete, imparziali e indipendenti per risolvere il problema. I "chiarimenti" forniti sono basati generalmente solo su risposte inadeguate date dalle stesse forze di sicurezza implicate nelle sparizioni;
- le autorità algerine hanno inoltre mancato di attuare le raccomandazioni chiave fatte dalla Commissione Onu sui i diritti umani, nell'agosto del 1998, in cui viene specificato come l'Algeria debba risolvere il problema delle "sparizioni";
- gli uffici istituiti nel paese per ricevere le denunce di "sparizione" hanno prodotto sin qui pochi risultati tangibili per le famiglie degli "scomparsi". Gli uffici presentano peraltro aspetti discutibili, poiché dal punto di vista amministrativo fanno parte del Ministero dell'interno, le cui forze avrebbero eseguito il rapimento di molti dei presunti "scomparsi".

5) Porre fine allo stato di emergenza (articolo 4 della proposta di risoluzione)
Vi chiediamo inoltre di rafforzare l'articolo 4, che chiede la cessazione dello stato di emergenza. Incoraggiamo il Parlamento Europeo a chiedere con forza alle autorità algerine che rivedano la legislazione adottata in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza, per renderla conforme agli standard internazionali sui diritti umani. In seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza nel 1992, a settembre dello stesso anno è stato emanato un decreto "anti-terrorismo" che, fra le altre cose, ha aumentato da due a dodici giorni il limite massimo di tempo per il trattenimento dei sospettati in custodia delle forze di sicurezza prima di comparire davanti a un tribunale. La legislazione adottata nel 1995 ha integrato nel Codice penale e nel Codice di procedura penale molti provvedimenti discutibili di questo decreto "anti-terrorismo", trasformando così effettivamente un decreto di emergenza in una legge permanente. Questi e ulteriori emendamenti hanno inciso profondamente sulla situazione dei diritti umani in Algeria.

6) Combattere il "terrorismo" rispettando i diritti umani (articolo 10 della proposta di risoluzione)
Apprezziamo l'insistenza del Parlamento sul fatto che le misure prese per combattere il "terrorismo" debbano essere coerenti con i principi sui diritti umani. In questo contesto, il Parlamento Europeo dovrebbe chiedere al Consiglio e alla Commissione di intraprendere passi immediati per assicurare che le misure intraprese nel quadro della lotta al "terrorismo" in Algeria siano coerenti con gli standard internazionali sui diritti umani, come richiesto dal testo dell'Accordo di Associazione.
Il Parlamento Europeo dovrebbe impegnarsi a garantire che ogni cooperazione con l'Algeria nella lotta al "terrorismo" includa gli standard sui diritti umani riconosciuti a livello internazionale, e a chiedere che il Consiglio e la Commissione mantengano lo stesso livello di vigilanza.

7) Risolvere la crisi in corso in Kabilia (articolo 17 della proposta di risoluzione)
Alla luce dell'uccisione di più di 100 civili disarmati sin dall'aprile del 2001 nel contesto delle manifestazioni e delle proteste, in particolare in Kabilia, il Parlamento Europeo dovrebbe esplicitamente chiedere alle autorità algerine di garantire che siano condotte indagini complete, imparziali e indipendenti su tutte le violazioni del diritto alla vita, e che i presunti responsabili siano portati davanti a un tribunale con procedure compatibili con gli standard per i diritti umani.
Accogliamo con favore l'intenzione del Parlamento Europeo di avere un ruolo più forte nel contesto delle relazioni fra l'Unione Europea e l'Algeria. Una risoluzione politica forte è un passo importante in questo senso. Crediamo che la richiesta di rafforzare il linguaggio della proposta di risoluzione possa fornire le basi per un controllo parlamentare effettivo sull'attuazione dell'articolo 2 da parte del Consiglio e della Commissione.
Sin da quando il primo Accordo di Associazione Euro-Mediterranea è entrato in vigore, nel 1998, è stato chiaro che i nobili sentimenti che ispirano l'articolo 2 richiedono espliciti punti di riferimento e meccanismi di valutazione, se si vuole che quei principi siano attuati in maniera significativa. Accogliendo le misure sopra proposte, il Parlamento Europeo manderà un segnale chiaro sulla sua volontà di raggiungere questi obiettivo, non solo nel caso dell'Algeria, ma anche con tutti gli altri partner mediterranei.

Cordialmente,

Dick Oosting
Direttore, Ufficio dell'Unione Europea di Amnesty International

Marc Schade-Poulsen
Direttore esecutivo, Network Euro-Mediterraneo sui Diritti Umani

Driss El-Yazami
Segretario generale, FIDH

Hanny Megally
Direttore esecutivo per il Medio Oriente e il Nord Africa, Human Rights Watch



[AP - Fonte: Amnesty International - 2002]





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Un Action File è un caso individuale di violazione dei diritti umani, particolarmente grave, che un gruppo Amnesty segue per molti anni.

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