ALGERIA
Diritti Umani: posizioni ufficiali e violazioni
Disponibilità a cooperare nel campo dei diritti umani
Il capo del governo algerino dal canto suo, M. Ali Benflis, ha affermato che l'Algeria dà la sua "piena e totale disponibilità a cooperare con tutte le istituzioni e le organizzazioni che operano nel campo dei diritti umani". Questa posizione è stata reiterata al relatore speciale della Commissione dei diritti umani dell'ONU, in visita ieri ad Algeri.
M. Benflis ha usato poche parole ed un tono diplomatico per sottolineare che questa cooperazione avverrà secondo "le modalità che permetteranno al nostro Paese di registrare più esperienza in questo campo". Si tratta, innanzitutto, di "adottare in materia di diritti umani una procedura caratterizzata dalla trasparenza e dalla promozione delle libertà individuali e collettive".
Ha evocato a tal proposito il processo di democratizzazione avviato dall'Algeria e di riforme, in particolare quella del sistema educativo.
Il comunicato dei servizi del capo del governo non ha aggiunto altro su questa visita. Non è stata fatta alcuna precisazione sul suo oggetto né si saprà di più sulle forme di cooperazione tra l'Algeria e le ONG internazionali dei diritti umani.
Campagne di "disinformazione" ...
In tal modo, l'Algeria spera di contrastare le "campagne di disinformazione" di cui è stata oggetto nell'ultimo decennio. In ogni rapporto pubblicato è emerso un quadro estremamente critico della situazione dei diritti umani in Algeria.
L'ultima campagna risale al mese di aprile, quando Amnesty International, in un rapporto intitolato I diritti umani e l'accordo tra l'Unione Europea e l'Algeria, aveva duramente criticato il potere in carica, al quale rimproverava di "impedire agli osservatori stranieri di sorvegliare la crisi in Kabilia". L'organizzazione aveva notato che "i casi di tortura segnalati e di cui sono stati vittime i giovani della regione non rappresentano che la punta dell'iceberg".
L'organizzazione americana Human Rights Watch aveva denunciato, a sua volta, il fatto che "nessun membro delle forze dell'ordine sembra essere stato perseguito in giudizio per omicidio o per altre violazioni dei diritti fondamentali".
Il processo a Souaidia
Il processo ad Habib Souaidia per diffamazione verso Khaled Nezzar è terminato il giorno dell'indipendenza algerina, il 5 luglio, con la decisione della corte di rinviare la sentenza al 27 settembre. Le questioni procedurali sono state sostituite nel corso del processo, secondo Algeria Interface, dalla questione "se la guerra civile scoppiata nel '92 fu una diretta conseguenza della decisione dell'esercito di annullare le elezioni". Secondo Nezzar, la decisione evitò di avere un altro Afghanistan ai confini dell'Europa. Da parte della difesa Mohamed Harbi, storico, ha illustrato con la sua testimonianza come l'esercito abbia militarizzato la polizia e come la polizia segreta algerina ha tenuto il paese in una morsa; la testimonianza di Mohamed Samraoui, un ex-ufficiale dei servizi segreti, è stato un atto di accusa per l'alto comando militare, che egli ha accusato di "combattere il terrorismo con metodi terroristici". Dopo il processo, Nezzar ha pubblicato una memoria che aveva scritto al procuratore francese al tempo dell'accusa di tortura mossa contro di lui nell'Aprile 2001. Su questa faccenda egli si è rifiutato di parlare sostenendo che gli articoli 2 e 7 della Convenzione contro la Tortura stabiliscono che un processo può essere condotto all'estero solo se il tribunale nazionale non ha capacità di perseguire il reato. Chi lo ha accusato avrebbe dovuto farlo in Algeria, secondo lui.
Testo della sentenza finale del 27 settembre.
Per i motivi seguenti: Non compete al tribunale pronunciarsi sulla veridicità delle tesi ad esso sottoposte, che solo la Storia potrà stabilire; queste considerazioni portano il tribunale a giudicare le dichiarazioni di Habib Souaïdia, nelle circostanze che sono state definite, a dispetto della loro gravità nei confronti della persona di Nezzar, non hanno superato i limiti della tolleranza che deve autorizzata in materia e sono di competenza nel caso presente del diritto alla libertà di espressione; di conseguenza, il tribunale ha motivo di accordare all'imputato Souaïdia il beneficio della buona fede. Per questi motivi, il tribunale dichiara che
gli elementi costitutivi del reato di diffamazione non sono rintracciabili.
Le violazioni continuano
Mohamed Chalabi, 47 anni, accusato e giudicato per reato di " terrorismo"
continua ad accumulare provvedimenti di rilascio, e tuttavia resta in prigione. Un caso di "sparizione" è stato risolto. Mohamed Yahi è stato arrestato il 25 giugno dalla sicurezza militare e Samir Aissani il 18 luglio da militari in borghese. Entrambi sono stati tenuti in detenzione segreta a rischio di tortura e sono stati considerati a rischio di sparizione. Yahi è stato visto dal fratello nella prigione di Blida alla fine di giugno ed è stato rilasciato il 26 luglio senza accuse. L'ex Primo Ministro è stato accusato da uno studio dell'organizzazione ufficiale per i diritti umani CNCPPDH dimostra che il più alto numero di sparizioni (3257 su 4700) ha avuto luogo quando Reda Malek era primo ministro, nel 1993-94. Il giornale arabo Echorouk sostiene che Malek è il principale responsabile delle sparizioni in quel periodo.
Il 20 luglio Abdelhaï Beliardouh, giornalista di El Watan, è stato assalito, umiliato e confinato illegalmente e minacciato di morte dal Presidente della Camera del Commercio e dell'Industria a Tebessa, per un articolo che ha scritto. Djamel Noun, caricaturista, è riapparso il 10 agosto dopo tre giorni di fuga, in seguito a minacce dei dipendenti della televisione di stato ENTV. Egli aveva scritto una vignetta nella quale illustrava come la TV pagava le dipendenti donne.
La situazione dei diritti umani in Algeria è allarmante, secondo Ali Yahia Abdenour, presidente della Lega Algerina per la Difesa dei Diritti dell'Uomo. Nella conferenza di lancio del rapporto della LADDH, è stato denunciato "lo stato di non-diritto" e l'impunità che regnano in Algeria. Il rapporto tratta della situazione della libertà di stampa, degli incendi delle prigioni, della situazione della sanità e dell'igiene, del pluralismo sindacale. Per Ali Yahia Abdenour, la copertura delle autorità alle violenze esercitate contro i cittadini a nome della lotta al terrorismo si accompagna all'assenza di indipendenza della giustizia e genera una situazione di non-diritto e impunità che favoriscono l'emergere di guerre locali e conflitti di magia, con conseguente discredito delle istituzioni per i cittadini. Sulla libertà di stampa, il rapporto cita i casi del corrispondente di El Watan, del caricaturista del giornale El Youm, e il comunicato dei giornalisti della provincia di Annaba. Riguardo alle vicende kabile, Ali Yahia Abdenour ha chiesto la pubblicazione dei risultati delle inchieste e la definizione delle responsabilità.
[AP - 2002]