Circolo Azione Giovani di Palombara Sabina

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Redazione: Bernasconi Danilo, Bernasconi   Mario, Bevilacqua Marco,  Fazio Salvatore, Palombi Alessandro.

Impaginazione e grafica: Buonfiglio Giorgio.

Vignettista: Fazio Mario.

 

Versione on-line Anno 0 Numero 1

Sommario :

 


Caro presidente ora basta.

di Palombi Alessandro.

Questo è quello che si vorrebbe dire all’on. Fini presidente di A.N. . A che riguardo ? Ma alle intrusioni che ormai stanno snaturando il partito al quale ci sentiamo più vicini appartenendo all’organizzazione giovanile che ad esso fa riferimento. Va bene, in questi ultimi anni abbiamo deciso per la svolta di Fiuggi, che doveva "moderare" il partito e creare così un movimento di governo; abbiamo dovuto tollerare la presenza al nostro fianco di personaggi appartenenti all’ex D.C. che potranno sì esser bravi ed onesti quanto vogliamo, ma che hanno comunque fatto parte del sistema della prima repubblica che noi tutti abbiamo voluto smantellare; abbiamo poi fatto buon viso alle alleanze con Casini e Berlusconi, anche se i loro sono movimenti di "estremo-centro" e non di destra come spero ancora sia il nostro; ed ora è arrivato il dolore più grande, il momento più temuto, la contaminazione del nostro simbolo con l’elefantino del Patto Segni e, immane infamia, la cancellazione della fiamma missina sui manifesti del suddetto Mariotto; Allora va bene con il compromesso ma in questo modo si supera ogni limite snaturando un partito nato proprio dal glorioso M.S.I. a sua volte erede dell’esperienza della Repubblica Sociale Italiana. Concludo con un invito: se anche voi siete infastiditi da queste intrusioni che mortificano chi fa politica in A.N. per ideali, il 13 Giugno preferite candidati che abbiano sempre lottato per il partito e che non siano solo saliti, al momento opportuno, sul carro elettorale dei nuovi protagonisti.

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Referendum e Rivoluzione

diFazio Salvatore.

Il 19 Aprile scorso lungo i viali dell’università di Roma "La Sapienza", numerosi manifesti di Rifondazione Comunista ed anche di altri partiti mostravano bene in evidenza una parola mai tanto impiegata a sproposito come in questo paese. Parola magica ed abusata, santa e prostituta: "Vittoria". Vittoria? Si, la vittoria del "no" al referendum per l’abrogazione del 25% di seggi assegnati col metodo proporzionale. Ma è davvero andata così? Innanzitutto è bene precisare che si è recata alle urne la metà circa degli italiani, e di questa metà, oltre il 90% ha votato "si" e meno del 5% ha votato "no": determinante è stato quindi l’astensionismo. Sorpresi? Nient’affatto. C’era da aspettarselo. In fondo questo referendum non erano in molti a volerlo. È stato un po’ come un bimbo prima adottato e poi abbandonato per strada, finché s’è perso. E responsabili sono anche coloro che dirigendo i più grandi partiti italiani non hanno voluto fino in fondo questo cambiamento. Perché? Mah, valli a capire questi "giochi di palazzo"! Certo un fatto è che con questa legge maggioritaria, se fosse poi alla fine passata, qualcuno avrebbe dovuto assumersi delle responsabilità non potendo più chiamare in causa per i propri fallimenti e per le proprie miserie, eventuali ribaltoni e ribaltini ad opera di partitini vari. E capirai, quando mai la classe politica italiana ha voluto prendersi delle responsabilità? La parola "responsabilità" e la parola "politico italiano" sono alternative nel senso che dove c’è l’una difficilmente c’è l’altro. Infatti bipartitismo perfetto significa che se dopo quattro, cinque o sei anni si è mal governato e si è solo mangiato alle spalle dei cittadini, non si viene più rieletti e non ci sono scuse. Poteva l’attuale sistema politico corrotto e fondato sulla cooptazione scolpirsi da solo la lapide tombale sotto la quale seppellirsi? Ma via, siamo seri! Già, perché l’Italia, se ben ci si riflette, non ha mai conosciuto nella sua storia l’alternativa politica. Il governo, ma è più corretto parlare di classe politica, è mutato solo per crisi di regime. Oggi la situazione è la stessa. Parole come "destra", "sinistra", "maggioranza", "opposizione", sono solo vuoti concetti demagogici, da presentare ad un pubblico imbelle e distratto, lontanissimo dalla politica nonché ignorante poiché non legge nel 50% dei casi nemmeno un libro l’anno, assolutamente compreso nella propria "microquotidianità" a grandi linee riducentesi ai concetti essenziali di nascita, sviluppo, riproduzione, morte. Questo tipo di individuo è estremamente funzionale al concetto di "blocco di potere".Il "blocco di potere" che dall’esterno appare composto da governo, opposizione e burocrazia, è l’erede della vecchia classe dirigente. Il problema delle persone che lo compongono non è l’interesse dell’Italia, ma il loro personale interesse con tutto ciò che ne consegue: primo fra tutti il mantenimento del posto e di tutti i vantaggi connessi, che sono tanti. Tutto il resto sono nel 90% dei casi vuote chiacchiere. Basti pensare al fatto che molti componenti del blocco di potere si trovano al loro posto dalla fine della seconda guerra mondiale e che fino a pochissimo tempo fa a capo di questo blocco di potere c’era una persona, Oscar Luigi Scalfaro, che appartiene proprio a quel periodo. E che infatti si stava riproponendo come nuovo, si fa per dire, Presidente della Repubblica, candidato cioè alla successione di se stesso: più continuità di così! Per il resto l’assunzione di nuove leve, si effettua per cooptazione dopo ovviamente un più o meno lungo periodo da lacchè durante il quale gli individui validi davvero sono scartati ed i mediocri incoraggiati. Naturalmente a questo blocco di potere sono funzionali anche e soprattutto le televisioni, tutti i canali compresi, che normalmente propongono programmi, specie nelle ore di massimo ascolto, di un idiozia assoluta e perpetuante poi nelle persone il disimpegno totale all’insegna del qualunquismo militante, mentre nei momenti di difficoltà fanno all’unisono quadrato al sistema. Il discorso potrebbe continuare a lungo ma si finirebbe per dimenticare gli sconfitti: già ma chi sono? Gli sconfitti sono tutti coloro che forti ed oppressi, coscienti ed impotenti, hanno capito il trucco da ladri di polli, la buffoneria, l’ingiustizia e purtroppo non hanno armi per cacciare i corrotti, i cialtroni, i voltagabbana. E’ bello pensare però che per questa ennesima sconfitta possa valere il discorso che De Gaulle faceva per la Francia nel ’40: "Si è perduta una battaglia, ma non la guerra." Prima o poi verrà la resa dei conti. Intanto, come nei manifesti di arruolamento della Decima Mas: "si tengano pronti i caricatori, per quando il tanto futuro verrà… per l’onore d’Italia."

 


 

Europee : le elezioni "snobbate"

di Marco Bevilacqua

Sarà forse a causa del recente rinnovo della più alta carica dello stato, sarà forse a causa della guerra nei Balcani, sarà forse a causa dell’improvviso arrivo dell’estate ma sta di fatto che i mass-media riservano scarsa attenzione per le prossime elezioni europee il che significa, purtroppo, disinteresse dell’opinione pubblica ossia degli elettori. Niente di più sbagliato ! Il rinnovo del Parlamento Europeo è un appuntamento di grande importanza e come tale deve essere considerato da tutti, non solo dagli eletti. Occorre infatti notare che l’Europa è ormai un ordinamento sovranazionale con poteri ed attribuzioni specifiche rispetto agli stati nazionali; da qualche giorno oltretutto è operativo il trattato di Amsterdam che compie un passo ulteriore, rispetto a quello di Maastricht, verso la costituzione di una vera e propria nazione europea. Non bisogna poi sottovalutare i risvolti in chiave nazionale; ogni impegno elettorale è sempre e comunque una prova di forza tra i vari schieramenti nonché un test utile per sondare e verificare il consenso popolare. Non si deve neanché trascurare il fatto che rivestire una carica in Europa può costituire un trampolino di lancio a livello nazionale, basti in proposito l’esperienza dell’On. Emma Bonino ufficialmente candidata per la Presidenza della repubblica. Queste elezioni, in particolare, potrebbero inoltre riservarci delle sorprese: in un sol colpo ci potremmo ritrovare orfani di Berlusconi e Rutelli. Infatti nessuno dice che un’eventuale affermazione, all’interno dello schieramento di centro-destra, dell’asse Fini-Segni debba significare un avvicendamento nella leadership del Polo per le libertà né che l’eventuale elezione dell’attuale sindaco di Roma a deputato europeo debba significare dimissioni di quest’ultimo (vedi il sindaco-ministro Bassolino) ma nessuno dice neanchè che tutto ciò non possa accadere. Del resto esperienze nostrane più o meno recenti dimostrano che, in Italia, molto spesso il trasformismo paga.

 


La Vignetta di Mario Fazio

La vignetta di Mario Fazio


 

Recensione de "Io Fascista"

di Alessandro Palombi

Giorgio Pisanò, 1924-1997, volontario nel battaglione paracatudisti della x° MAS, giornalista ed ex senatore del M.S.I., fondatore del Movimento Fascismo e Libertà. Egli decise di scrivere questo libro intorno alla fine del 1964,cioè a quasi 20 anni dalla fine della guerra,per dare una testimonianza a tutti quei ragazzi che stavano crescendo nel mito della resistenza, di quanto fosse veramente accaduto sull'altra sponda della fratricida lotta civile.L' autore vuole soltanto raccontare la storia di uno degli ottocentomila giovani che aderirono alla RSI, la storia di un giovane che la sera dell' otto settembre aveva solo 19 anni, quando fece in assoluta libertà ed autonomia la scelta che doveva procurargli rischi mortali, ore tormentate, disperazione e lacrime.Il rifiuto della resa senza condizioni, la fuga del re e del governo Badoglio, portarono Pisanò e migliaia di altri ragazzi a scegliere di continuare a combattere su una barricata ormai perdente sul piano militare, per difendere ciascuno la propria dignità di italiano e l' onore della bandiera.Tutto il libro descrive i fatti accaduti all' autore nelle ore che precedettero e soprattutto seguirono la fine della RSI ,con il massacro dei vinti e la sua prigionia che durò più di un anno e mezzo nel continuo timore della fucilazione.Tutti i fatti sono descritti minuziosamente , grazie agli appunti dell' autore e quindi perfettamente coincidenti con la realtà. Insomma si vuol dar voce alle vicende di giovani che hanno combattuto e sofferto per un ideale, ma che, per dirla alla De Felice, la "vulgata antifascista" si ostina ad ignorare , quasi come fosse possibile cancellare dalla storia di un popolo un fenomeno di massa quale fu la repubblica di Mussolini. La vera ratio del libro ci è data dallo stesso autore a conclusione della premessa allo stesso:" mi riterrò pago se anche solo alcuni dei lettori di questo libro, specie tra i giovani, comprenderanno i motivi di quella scelta, che non ho mai rinnegato per tutta la vita". Tutto il libro è insomma una testimonianza appassionata e drammatica, ma anche disincantata ed ironica, di una scelta orgogliosa e mai rinnegata, come si può dedurre dalle ultime righe che descrivono il ritorno a casa dopo 20 mesi di prigionia :" avevo 22 anni e, davanti a me tutta una vita da conquistare.No , non mi sarei arreso. Caricai lo zaino sulle spalle e mi avviai verso casa": L’ autentico testamento spirituale di G. Pisanò.

Edito da Il Saggiatore; 25.000 £ da spendere.

 


 

Da Recanati… "All’Italia"

   di Mario Bernasconi

" O Patria mia, vedo le mura e gli archi

E le colonne e i simulacri e l’erme

Torri degli avi nostri,

Ma la gloria non vedo,

Non vedo il lauro e il ferro and’eran carchi

I nostri padri antichi. Or fatta inerme,

Nuda la fronte e nudo il petto nostri.

Aimè quante ferite,

Che lividor, che sangue ! Oh qual ti veggio,

Formosissima donna !… "

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Se ci si appresta a scrivere per una rubrica culturale di un giornalino, la scelta del soggetto non è cosa più semplice della elaborazione dell’articolo. Non è però un caso che cominci col poeta che, seguendo le orme del Petrarca è entrato nel cuore di tutti gli italiani. Chi non ha mai letto, magari a scuola "Il sabato del villaggio" o "L’infinito" ?Leopardi è stato il poeta che tutti, nel bene o nel male, conoscono (peccato, invece, che non tutti sanno che è stato un grande filologo); un uomo di grande cultura, (a soli 11 anni è già in grado di tradurre le "Odi di Orazio"; a 14 anni scrive due tragedie).Anche se spesso preferiva allontanarsi dagli altri uomini per restare a meditare, solo, in qualche luogo remoto, il poeta è rimasto nella mia memoria come sincero amante dell’Italia e degli italiani.La canzone all’ "Italia" è del 1818 (aveva 20 anni), anno che segue di poco il Congresso di Vienna e che vede l’Italia oppressa dal nemico e in ginocchio per l’occupazione dello straniero. Non c’è più gloria nel popolo italiano, che tanti torti ha subito e Leopardi soffre molto di questa situazione. Soffre anche perché vede troppa differenza con il mondo antico, di cui però sono ben visibili i ricordi (le colonne, i simulacri, le torri). Egli è un grande conoscitore di questa antica cultura e si rende conto che nei secoli l’uomo (soprattutto italiano) ha gradualmente perso le sue virtù; ed è per questo che si vede circondato d’ignavia e codardia. Così con questa canzone si propone di risvegliare alla fortezza e all’azione gli italiani del suo tempo, immemori del loro passato:

" Oh venturose e care e benedette

L’antiche età, che a morte

Per la patria correan le genti ".

Gli antichi sono ormai lontani ed egli sa che la storia non tornerà indietro. Anzi ne percepisce una lenta ma inesorabile degenerazione. Per questo sente il dovere morale di far riflettere gli italiani, che hanno smarrito l’amore per la patria. Dunque cerca di far capire loro che "senz’amor patrio non c’è virtù, se non atro, grande, e di grande utilità. La virtù non è altro in somma, che l’applicazione e ordinazione dell’amor proprio… al bene altrui, considerato quanto più si possa come altrui, perché in ultima analisi, l’uomo non lo cerca o desidera, né lo può cercare o desiderare se non come bene proprio " (Zibaldone,893). E’ questa la società che vorrebbe Leopardi: una società di uomini uniti per alleviare il dolore cui la natura li obbliga. Uomini che non debbano fuggire dalla natura (l’Islandese) o essere oppressi da altri uomini (gli italiani). Uomini che riconquistino le proprie virtù (amor patrio soprattutto) e siano degni del passato che Leopardi rimpiange, per dare di nuovo senso a

" questo oscuro

Granelli di sabbia e, il quale di terra ha nome"

(La Ginestra)

 


 

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