I moti antifeudali e la cacciata dei piemontesi




Poco prima della Rivoluzione Francese, in Sardegna vi era ancora il Feudalesimo.
Scoppiarono numerose sommosse popolari per rendere meno pesante l'oppressione dei Feudatari, la pressione delle tasse e la prepotenza dei funzionari piemontesi.
Nel 1780 il popolo sassarese insorse contro il governo piemontese poiché, in periodo di carestia, si arricchiva vendendo a caro prezzo il grano.
Nello stesso anno della Rivoluzione Francese, altri villaggi si rivoltarono contro il feudatario, sempre per motivi economici. Pochi giorni prima della decapitazione di Luigi XVI, una flotta di francesi, occupa le isole di S. Antioco e S. Pietro che fu chiamata isola della libertà e fu proclamata la repubblica di Carloforte.
I francesi tentarono, poi, di occupare Cagliari: la bombardarono e sbarcarono a Quartu, ma furono cacciati dalla popolazione.
Contemporaneamente una flotta francese occupa gli isolotti dell'arcipelago della Maddalena e, sotto la direzione del giovane tenente colonnello Napoleone Bonaparte, cannoneggia La Maddalena, ma fu anch'essa sconfitta dai miliziani sardi guidati dall'artigliere Domenico Millelire che, per questo, ebbe la prima medaglia al valore militare della nostra marina.
In seguito a questo attacco, il governo piemontese blocca il traffico marittimo tra la nostra isola e la Francia e ciò mise ancora più in crisi il commercio sardo. Dopo questi fatti, i sardi decisero di inviare una delegazione a Torino per presentare al re alcune richieste.
Giunti in Piemonte, i delegati sardi dovettero attendere tre mesi prima di essere ascoltati e la risposta, negativa, alle loro richieste giunse dopo altri mesi. Essi chiesero al re, tra l'altro, che tutti gli impieghi dell'isola fossero riservati a soli sardi. Rientrarono in Sardegna e furono chiamati oratori senza parola.
In seguito a ciò i piemontesi iniziarono a prendere in giro i sardi e la popolazione cominciò a ribellarsi. Al viceré giunse la notizia di una congiura e il 28 Aprile 1794 fece arrestare i presunti capi della rivolta.
La folla si riunì per protestare, incendiò le porte del castello e si riversò nelle strade alla ricerca dei piemontesi ai quali fu ordinato di lasciare l'isola entro il 30 Aprile. La sommossa, che era guidata da Giovanni Maria Angioy, si trasformò in moto antifeudale.
Uno dei metodi per riconoscere i piemontesi, che per nascondersi si erano travestiti da sardi, era fargli ripetere la parola cixiri.
In breve i piemontesi vennero cacciati.
Ad Oristano i ribelli furono sconfitti e il governo piemontese riportò l'ordine col terrore: vi furono rappresaglie, processi e impiccagioni. Giovanni Maria Angioy fuggì in Francia.
Restava in ogni modo irrisolto uno dei maggiori problemi dell'isola: la struttura feudale che opprimeva il popolo.

Testo elaborato dai bambini delle quinte A e B di via Cagliari

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