La prima guerra mondiale


Circa 100.000 sardi, su una popolazione di 850.000 abitanti, parteciparono alla "Grande Guerra" e tra questi le vittime furono 13.602, in proporzione il numero più alto rispetto alle altre regioni italiane.
Ai reduci di guerra, dopo la vittoria, furono promesse terre e benefici ma essi ebbero tante medaglie e nessuna ricompensa.
La maggior parte dei soldati sardi era arruolata nella "Brigata Sassari", uno dei reggimenti più decorati per atti di eroismo: erano pastori e contadini che non erano mai usciti dall'isola.
In questa grande tragedia vi fu, però, qualche aspetto positivo, infatti i sardi che tornarono a casa erano cambiati: avevano conosciuto altra gente, altre mentalità ma soprattutto si erano conosciuti meglio tra loro e le antiche divisioni furono cancellate.

Il dopoguerra

Tornati nell'isola, i reduci si organizzarono nel Movimento dei Combattenti che ebbe quasi 5000 iscritti. Nelle prime elezioni politiche del dopoguerra tre combattenti vennero eletti al Parlamento.
Nel 1921, mentre il sardo Antonio Gramsci si staccava del Partito Socialista per fondare il Partito Comunista Italiano, il Movimento dei Combattenti diede vita al Partito Sardo d'Azione con un programma ben preciso: proporre all'attenzione del Paese i problemi dell'isola e risolverli con l'autogoverno.
Il fondatore del Partito Sardo d'Azione fu Emilio Lussu, che oltre ad essere un politico fu anche uno scrittore di primo piano.
Purtroppo i progetti per far progredire la Sardegna migliorando le condizioni di vita e dell'agricoltura, chiedendo l'autonomia e leggi appropriate, ... vennero presto cancellati dal fascismo.



Testo elaborato dai bambini delle quinte A e B di via Cagliari

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