Antonio Gramsci nasce ad Ales (Oristano) in Sardegna nel 1891. Egli ebbe, sin da piccolo, una salute cagionevole: un incidente subito in tenera età gli aveva prodotto una deformità fisica. Le modeste condizioni economiche della famiglia (il padre era un impiegato statale) lo portarono a studi disorganici, completati però al Liceo di Cagliari. Ottenuta una borsa di studio, si trasferì a Torino per frequentare l'Università: nel 1911 s'iscrisse alla facoltà di lettere dove seguì le lezioni di Farinelli e di Einaudi, approfondendo gli studi di glottologia (Studio scientifico dei sistemi linguistici). Conosciuti Angelo Tasco, Palmiro Togliatti, e Umberto Terracini, s'iscrisse al Partito Socialista Italiano, nel 1913, iniziando a collaborare al settimanale della federazione socialista "Il Grido del popolo". Dopo l'intervento dell'Italia nel primo conflitto mondiale, nel 1916 fu redattore del quotidiano "Avanti". Alla conclusione del conflitto, dette vita, con i compagni di Università, al settimanale "Ordine Nuovo" a sostegno del movimento Torinese dei consigli di fabbrica. A Torino ci fu, in quel periodo, l'attività industriale della FIAT e anche le lotte operaie del 1° dopoguerra. Lo sciopero generale dell'aprile del 1920 e l'occupazione delle fabbriche nel settembre dello stesso anno, spinse Gramsci e il suo gruppo a porsi il problema della creazione di un partito rivoluzionario all'avanguardia del proletariato. L'insufficienza del partito socialista portò alla scissione del gruppo Gramsciano di "Ordine nuovo" e, nel 21 gennaio del 1921 a Livorno durante il 17 congresso, alla costituzione di un nuovo partito della classe operaia, aderente alla terza Internazionale: nasce Il Partito Comunista d'Italia. Nel 1922, recatosi a Mosca come capo della delegazione Italiana, conosce Giulia Schucht, sua compagna, che sposa e da cui ebbe due figli: Delio e Giuliano. Dopo un soggiorno a Vienna, nel 1923, per conto dell'Internazionale, Gramsci fu eletto deputato. Rientrò, nel 1921, in Italia dove condusse una strenua lotta contro il Fascismo. Gramsci divenne ufficialmente capo del partito solo dopo il terzo congresso tenuto clandestinamente a Lione nel 1926. In questo periodo Gramsci aveva avviato una riflessione attorno al progetto politico di un alleanza antifascista fra gli operai del nord, i contadini meridionali e i ceti medi. Gramsci non riuscì a evitare l'arresto avvenuto l'8 novembre del 1926. Era riuscito a rientrare in Italia solo grazie all'immunità parlamentare. La polizia fascista lo confina a Ustica, fu processato nel 1928 dal Tribunale speciale e condannato a 20 anni e 4 mesi di carcere. Da lì rispose con un moto ai giudici "Voi condurrete l'Italia alla rovina e a noi comunisti spetterà di salvarla!" Assegnato alle carceri di Turri presso Bari (1920-1933), conobbe e frequentò Alessandro Pertini. Negli ultimi anni, vissuti in rigido isolamento, negli intervalli concessi dal peggioramento delle sue condizioni di salute, Gramsci scrisse 32 quaderni di appunti e scrisse saltuariamente alla cognata Tatiana (la moglie Giulia, malata di nervi, viveva con i figli in Unione Sovietica dove si era ormai affermata la dittatura staliniana). Gramsci rifiutò di inoltrare la domanda di grazia per il precario stato di salute. Solo una campagna internazionale a suo favore spinse il regime a ricoverarlo in una clinica a Formia (1933-1935) dopo avergli concesso la riduzione della pena, il 25 ottobre nel 1934, per la libertà condizionale (su pressione dell'arcivescovo di Cantebury). Ricoverato a Roma (dal 1935 al 1937) riacquista, nell'aprile del 1937, la libertà ma muore dopo essere colpito da un'emorragia cerebrale il 21 aprile. Gramsci scrisse uno dei più importanti scritti della nostra letteratura: I quaderni dal carcere, pubblicati da Einaudi nel 1948 e nel '51. |
Testo elaborato dai bambini delle quinte A e B di via Cagliari