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Linee guida agroecologiche per la stesura delle misure agroambientali nei Piani di Sviluppo Rurale - Agenda 2000 – Regione Umbria

A cura di: Dr. Giuseppe Altieri (Agroecologo)

 

Priorità dell'Agricoltura Biologica nel Piano di Sviluppo Rurale

I programmi agroambientali dell'Unione Europea all'interno di Agenda 2000 individuano decisamente il duplice ruolo dell'agricoltura, produttrice primaria di alimenti e materie prime, nonché settore chiave per la tutela ambientale e della salute dei consumatori. Ne conseguono obiettivi comunitari chiari ed inequivocabili quali l'incentivo alla Produzione Agricola Biologica Certificata e in generale ai sistemi di agricoltura Sostenibile con minimo input chimico (e non a sistemi generici di Produzione Integrata nei quali è consentito praticamente ogni impiego di Pesticidi e Fertilizzanti Chimici di Sintesi).

E’ necessaria una revisione del Piano di Sviluppo Rurale Regionale (Agenda 2000) attualmente all'esame della Direzione Generale VI dell'Unione Europea, in particolare per quanto concerne la priorità e l'adeguamento dei contributi previsti per le Aziende Biologiche.

Non è possibile, infatti, prevedere contributi sostanzialmente equivalenti per le aziende che attuano una teorica riduzione di impiego dei concimi e fitofarmaci chimici (tra l'altro impossibile da controllare dal momento che non è stata ancora approvata una legge che preveda la prescrizione "Ricetta" per l'acquisto dei fitofarmaci) ed aziende che s’impegnano nella conversione all'Agricoltura Biologica, le quali sopportano costi di certificazione e di gestione superiori e nello stesso tempo attuano il massimo beneficio ambientale non usando assolutamente prodotti chimici di sintesi, inquinanti e tossici per la salute umana.

L'esperienza fallimentare del precedente programma agroambientale (regolamento 2078/92) conferma il rischio di contrazione dell'agricoltura biologica ai territori marginali dove tra l'altro si è sempre fatto un uso limitatissimo della chimica per lasciare l'agricoltura intensiva praticamente nelle stesse condizioni. Dalle statistiche risulta addirittura un incremento continuo del fatturato nazionale di pesticidi in Italia (1997), a fronte di drastiche riduzioni ottenute da altri paesi Europei. La causa va ricercata nei "disciplinari di Produzione integrata o di riduzione delle concimazioni (il cui rispetto è previsto per l'ottenimento dei contributi del Reg. 2078/92 e di Agenda 2000), i quali consentono un uso troppo permissivo dei pesticidi e concimi chimici.

La semplice e teorica riduzione dei concimi e fitofarmaci (lotta guidata) non giustifica un premio nelle misure agroambientali in quanto per le aziende si realizza solo un beneficio duplice, ovvero riduzione dei costi e dell’impatto Sanitario – ambientale per l’operatore agricolo.

Il riferimento ai codici di buona pratica agricola, estremamente permissivi sull’impiego di concimi e fitofarmaci, garantisce, con gli obbiettivi di riduzione proposti, il mantenimento degli standars produttivi medi delle coltivazioni e pertanto non comporta significative riduzioni del reddito che possano giustificare un premio.

Nelle tabelle giustificative dei premi (per la Regione Umbria) non si tiene conto di quanto suddetto ne tantomeno, dai calcoli risultanti, viene commisurata una giusta proporzione tra i contributi previsti per la cosiddetta "produzione integrata" e quelli previsti per l’agricoltura biologica.

E’ necessario ridurre i contributi per la produzione integrata o incrementare quelli per la produzione biologica.

E' indispensabile "premiare" gli agricoltori migliori, ovvero i Biologici certificati e quelli che "sostituiscono" la chimica con la lotta biologica (impiego di insetti utili e bioinsetticidi) come realizzato ad esempio su circa 800 Ha di Tabacchicoltura intensiva negli ultimi anni nella nostra Regione.

E’ necessario adeguare i cosiddetti "Disciplinari di Produzione Integrata" Regione Umbria introducendo la priorità di applicazione delle tecniche di Lotta Biologica e l'obbligo di assistenza tecnica (come previsto in altre Regioni - Lazio e Marche -) per l’eventuale autorizzazione dei trattamenti chimici sulle coltivazioni.

L’assistenza tecnica dovrà essere garantita all’interno del premio anche per gli agronomi liberi professionisti consulenti delle aziende.

I disciplinari redatti dalle regioni sono quanto meno anacronistici, dal momento che non tengono conto di oltre 20 anni di risultati della ricerca e sperimentazione applicata sui metodi alternativi di difesa (lotta biologica) e di gestione delle infestanti (es. macchine strigliatrici avanzate), tecniche disponibili ampiamente sul mercato.

Per la redazione dei disciplinari è necessario avvalersi di tutte le competenze specialistiche presenti sul territorio che abbiano avuto esperienze significative nel settore della lotta biologica e dell’agricoltura biologica (come previsto nelle direttive europee).La "Lotta Integrata "va intesa come priorità assoluta all’impiego della lotta biologica e di altri mezzi ecologici, con possibilità di impiego della chimica solo come "Deroga autorizzata", in casi particolari.

I cosiddetti "Codici di Buona Pratica Agricola", che vengono proposti dalla regione per l'erogazione dei contributi Agroambientali, secondo la relazione CEE - DG VI "Stato d'applicazione del Reg. 2078/92" …devono servire solo a mantenere standard minimi obbligatori di tutela ambientale, mentre le misure agroambientali hanno un ruolo da svolgere per convincere gli agricoltori a fornire servizi per andare oltre l'applicazione dello standard minimo", altrimenti non viene giustificato il contributo.

Il Piano di Sviluppo Rurale rappresenta lo strumento decisivo per l'affermazione dei prodotti Umbri e Nazionali nel mercato della qualità Biologica, unica prospettiva praticabile, nei confronti della globalizzazione operata dalle multinazionali agrochimiche, per rilanciare l'agricoltura mediterranea, basata su qualità, tipicità e sanità (intesa come Biologicità) alla riconquista del mercato nazionale e internazionale.

 

Bioregione e territorio non geneticamente manipolato per una "moratoria sugli OGM"

Nel contesto sopra esposto è necessaria una "Moratoria Regionale alla diffusione (anche sperimentale) di Organismi Geneticamente Modificati in agricoltura che potrebbero comportare, oltre ai rischi per la salute, la biodiversità, l'ambiente in generale, pericolose "contaminazioni" delle coltivazioni biologiche le quali, per legge, non devono contenere traccia di OGM (in Umbria esiste un campo sperimentale di barbabietole transgeniche a Papiano).

E' necessario uno sforzo altresì nella ricerca e sui programmi di sviluppo territoriale dei sistemi agricoli ecocompatibili, strada su cui si sono avviati da tempo diversi paesi europei, con l'ausilio di moderne tecniche Agroecologiche, combinazione di tradizione contadina (avvicendamento delle colture) e di biotecnologie "pulite" (es. l'impiego di organismi utili).

L'Umbria va intesa come" Bioregione non geneticamente manipolata". Altre Regioni (Toscana, Lazio) hanno inserito nel Piano di Sviluppo Rurale un’esclusione a priori delle coltivazioni transgeniche

 

Conservazione della Biodiversità, recupero commerciale delle varietà locali e salvaguardia dei prodotti tradizionali del territorio

Attualmente è vietato per legge il libero scambio e la vendita di varietà vegetali non iscritte al registro del Ministero dell‘Agricoltura, istituito a tutela delle nuove varietà e degli ibridi delle ditte sementiere.

E' necessario seguire l'esempio della regione Lazio e Toscana ed elaborare al più presto una legge regionale a tutela della biodiversità e per il libero scambio dei semi delle varietà tradizionali del territorio iscritte in un apposito registro.

Ciò, unitamente alla promozione commerciale di varietà locali, contribuisce alla riduzione dell'erosione genetica che mette a rischio le generazioni future:

Le moderne tecniche biotecnologiche non invasive, come la mappatura genetica, consentirebbero l'individuazione e il recupero accelerato delle varietà autoctone, consentendo di avviare procedure di protezione giuridica del germoplasma, per una "Via italiana alle biotecnologie".

La salvaguardia dei prodotti tipici della tradizione alimentare non può prescindere dalla tutela della Biodiversità vegetale e animale del territorio e dalla Certificazione Biologica delle materie prime e dei processi di trasformazione, che si contrapponga alla logica della standardizzazione e sterilizzazione dei cibi indotta dai grandi gruppi Agroalimentari

 

Conversione degli allevamenti intensivi e sviluppo dell‘allevamento biologico

Trasformazione degli allevamenti intensivi senza terra di suini, bovini, avicoli in allevamenti su lettiera ed attivazione di sistemi di compostaggio aziendale e comprensoriale per l'utilizzo agricolo di liquami trattati e del letame compostato. Riconversione degli allevamenti verso i sistemi biologici che garantiscono uno spazio adeguato agli animali e la sanità delle carni, con valorizzazione sul mercato del prodotto certificato a vantaggio degli allevatori.

 

Altri obiettivi programmatici

 

Conclusioni

Oggi è quanto mai necessario proporsi come promotori di una nuova produttività, non più scissa dalle esigenze di tutela dell'ambiente e della salute umana.

Dobbiamo recuperare e valorizzare la "Cultura della Qualità" dove "buono" e "sano" riacquistano insieme l 'antico sapore: uno slogan per l'alimentazione del futuro.

L’agricoltura biologica, l’unica con una certificazione di filiera (dal seme alla tavola del consumatore) e che garantisce l’assenza di pesticidi e organismi geneticamente modificati, rappresenta una occasione da non perdere

Tutti sappiamo che il mercato non perdona chi arriva tardi, ma soprattutto premia i primi e più lungimiranti, in particolare se hanno dalla loro parte una "vocazionalità" intesa come ambiente climatico e pedologico, patrimonio genetico, "biodiversità", tipicità e tradizione agricola tra le più civili e colte. Mai come oggi la natura è stata dipendente dalla cultura ed è necessario agire con la massima serietà e competenza. Non c’è più tempo da perdere

 

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