IL SAFARI NELLA SELOUS RESERVE

IL PIC-NIC NELLA SAVANA E IL TRAMONTO AFRICANO

 

 

Sabato 13 ottobre è stata la giornata dedicata all’uscita in jeep di una giornata intera. Ci ha guidato Raymond questa volta, un ragazzo di 24 anni originario di Dar Es Salaam, ex capitale della Tanzania; anche lui parla perfettamente inglese e quindi capirci non è stato un problema. Partenza con destinazione il lago Manze, a quasi 50 Km dal campo passando per la savana aperta, discostandoci non poco dal fiume. Nel tragitto si continua la grande carrellata di animali di tutti i tipi, compresi una coppia di bufali e due iene solitarie, animali che non avevamo visto il giorno prima.

Una nota sui bufali: ci siamo tenuti a debita distanza da loro in quanto hanno un carattere decisamente ostile e imprevedibile. Se ci ritengono una minaccia possono caricare la jeep anche improvvisamente, e la cosa non deve essere per nulla piacevole da provare!

E’ in questa mattinata che è avvenuto il secondo incontro con un branco di leoni; questa volta si trattava di un maschio e 4 femmine, tra cui una visibilmente più giovane degli altri, quasi un cucciolone.

Infatti abbiamo vissuto in diretta una scena da “quadretto familiare” con una leonessa adulta, forse la madre, che ha passato un buon quarto d’ora a leccare e lisciare il pelo della giovane che aveva appena finito il suo pasto (aveva ancora il pelo vicino alla bocca con qualche traccia rossa). Visti così sembrerebbero dei simpatici gattoni, ma dopo il tramonto…

Siamo ripartiti e dopo poche centinaia di metri abbiamo fatto la sosta-drink.

Chissà perché ci veniva sempre da buttare l’occhio nella direzione in cui avevamo lasciato i leoni due minuti prima!

Nel tragitto successivo abbiamo passato ampie radure erbose piene zeppe di impala, gnu, zebre e giraffe, fino a quando, dopo una piccola collinetta, abbiamo trovato un branco misto enorme, centinaia di animali che camminavano tranquillamente tutti assieme, con molti piccoli a seguito.

Gnu, zebre, impala e giraffe, tutti che camminavano nella stessa direzione. Al nostro arrivo qualcuno ci ha lanciato un’occhiata curiosa e poi ha ripreso la marcia con grande tranquillità.

E’ una visione che lascia senza parole… La macchina fotografica non riusciva a contenerli tutti!

Verso l’una abbiamo raggiunto il lago Manze. Ha un colpo d’occhio davvero unico: una enorme serie di alberi bianchi e secchi che escono dalle sue acque poco profonde. Una immagine quasi spettrale, adattissimo come set di un film horror.

Raymond ci ha detto che quello è il luogo ideale per avvistare elefanti e infatti il terreno era una enorme distesa di impronte che loro hanno lasciato sul terreno; buchi talmente profondi che la jeep doveva avanzare di buca in buca con cautela per non rischiare di rompere un semiasse. Non vi diciamo che “sballottamento” a destra e sinistra che toccava a noi occupanti. Per fortuna dovevamo ancora pranzare!

Purtroppo niente elefanti in quel momento, quindi abbiamo proseguito per un altro paio di chilometri per poi fermarci in una ampia radura sotto una coppia di acacie. A quel punto, fuori sedie e tavolino per un memorabile pic-nic in mezzo alla savana! Mentre mangiavamo le pietanze portate dal campo (ben mantenute nel frigo portatile) avevamo in lontananza branchi di impala e gnu che proseguivano i loro percorsi. Ogni tanto qualcuno di loro ci lanciava un’occhiata incuriosita e poi riprendeva la marcia. Davvero un sogno!

Siamo ripartiti dopo aver anche fatto una mezz’oretta di relax e a poca distanza abbiamo incontrato un piccolo gruppetto di iene.

E pensare che stavamo mangiando a non più di due o tre Km da loro! Poco più avanti una cosa che ci ha lasciato a bocca aperta: un baobab enorme, di una maestosità inimmaginabile. Abbiamo chiesto a Raymond di fermarci per fare assolutamente una foto con quel “gigante”, e così abbiamo fatto!

Ci hanno spiegato che il baobab cresce di circa un metro di circonferenza ogni cento anni. Beh, abbiamo sommariamente misurato quello che avevamo lì davanti… Si va dai 2500 ai 3000 anni di età!!!

Salutato il “grande vecchio” abbiamo iniziato il lento rientro verso il campo.

Inutile ricordare che in ogni momento c’erano animali che sbucavano fuori, comprese delle manguste e una coppia di kudu maschi, che non avevamo mai avvistato prima!

Siamo rientrati verso le 17:30, per goderci un meraviglioso tramonto seduti comodamente sui divanetti dell’area relax.

 

Domenica 14 ottobre ci ha visti partire la mattina per l’escursione a piedi.

Si tratta di quasi tre ore di camminata, scortati da una guida e da un ranger armato, nella quale i

pochi animali che si incontrano stanno abbastanza lontani (o si distanziano ben prima di essere visti, solo una elegantissima giraffa è rimasta a guardarci da una ventina di metri, ma poi anche lei ci ha lasciati).

Ci hanno però insegnato a riconoscere quali animali siano passati di là dalle impronte o dalle feci, ma soprattutto ti spiegano bene la flora locale, che nelle altre uscite rimane sempre trascurata. Moltissime piante hanno seri meccanismi di difesa: spine, veleni oppure anche entrambi, come nel caso di un’euforbia che contiene un lattice gravemente ustionante per contatto con la pelle (e se per caso ne finisce sugli occhi anche una minima quantità, rende ciechi a vita!!!). Abbiamo visto l’albero dell’ebano (ormai molto raro) e “l’albero coccodrillo”, dal quale si ricava una sostanza che gli indigeni usano per le proprietà medicinali.

Abbiamo quindi raggiunto come destinazione finale la pista di atterraggio del Mtemere Gate, dove è venuta poi a prenderci la jeep per tornare al campo.

Quel pomeriggio, l’ultima uscita. Siamo tornati con Bernard in barca per un’altra escursione e abbiamo poi aspettato il tramonto direttamente dal fiume, in una delle sue ampie anse. Abbiamo incontrato di nuovo molti animali, tra cui un incontro molto ravvicinato con una coppia di aquile dalla testa bianca (african fish eagle, bellissime regine del cielo del Rufiji).

 

Ci siamo poi volutamente “spiaggiati” di fianco ad un gruppo di grossi coccodrilli, che al nostro arrivo hanno spalancato le loro enormi bocche per tenerci alla larga. Anche qui il silenzio e la tensione erano alle stelle, ma Bernard ci ha assicurato che sulla barca non si corre alcun pericolo.

Il ricordo stampato nella nostra mente di quella giornata rimane in ogni caso il tramonto, con la sua gamma di colori indescrivibile. Né videocamere, né macchine fotografiche sono in grado di captare quelle sfumature… Solo i nostri occhi, che le hanno ben scolpite nella nostra memoria. E’ un evento da vivere nel silenzio del fiume, da guardare e conservare per tutta la vita. E così sarà!

Lunedì 15 ottobre, abbiamo atteso l’aereo al Mtemere Gate e prima di pranzo eravamo di nuovo al villaggio Karibu.

 

 

 

VAI AL RESTO DELLA VACANZA A ZANZIBAR