L'ULTIMO VIAGGIO |
XI LA
NAVE IN SECCO E
il vecchio Aedo e il vecchio Eroe movendo seguian
la spiaggia del sonante mare, molto
pensando, e là, sul curvo lido, piccola
e nera, apparve lor la nave. Vedean
la poppa, e n'era lunga l'ombra sopra
la sabbia; né molt'alto il sole. E
sopra lei bianchi tra mare e cielo galleggiavano
striduli gabbiani. E
vide l'occhio dell'Eroe che fresca era
la pece: e vide che le pietre giaceano
in parte, ché placato il vento già
non faceva più brandir la nave; e
vide in giro dagli scalmi acuti pender
gli stroppi di bovino cuoio; e
vide dal righino alto di poppa sporger
le pale di ben fatti remi. Gli
rise il cuore, poi che pronta al corso era
la nave; e le moveva intorno, come
al carro di guerra agile auriga prima
di addurre i due cavalli al giogo. E
venuto alla prua rossa di minio, sopra
la sabbia vide assisi in cerchio i
suoi compagni tutti volti al mare tacitamente;
e si godeano il sole, e
la primaverile brezza arguta s'udian
fischiare nelle bianche barbe. Sedean
come per uso i longiremi vecchi
compagni d'Odisseo sul lido, e
da dieci anni lo attendean sul mare col
tempo bello e con la nuova aurora. E
veduta la rondine, le donne recavano
alla nave alte sul capo l'anfore
piene di fiammante vino e
pieni d'orzo triturato gli otri. E
prima che la nuova alba spargesse le
rose in cielo, essi veniano al mare, i
longiremi d'Odisseo compagni, reggendo
sopra il forte omero i remi, ognuno
il suo. Poi su la rena assisi stavano,
sotto la purpurea prora, con
gli occhi rossi a numerar le ondate, ad
ascoltarsi il vento nelle barbe, ad
ascoltare striduli gabbiani, cantare
in mare marinai lontani. Poi
quando il sole si tuffava e quando sopra
venia l'oscurità, ciascuno prendeva
il remo, ed alle sparse case tornavan
muti per le strade ombrate.
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