L'ULTIMO VIAGGIO |
IX IL
PESCATORE Ma
lui vedendo, ecco di subito una rondine
deviò con uno strillo. Ch'ella
tornava. Ora Odisseo con gli occhi cercava
tutto il grigio lido curvo, s'egli
vedesse la sua nave in secco. Ma
non la vide; e vide un uomo, un vecchio di
triti panni, chino su la sabbia raspare
dove boccheggiava il mare alternamente.
A lui fu sopra, e disse: Abbiamo
nulla, o pescator di rena? Ben
vidi, errando su la nave nera, uomo
seduto in uno scoglio aguzzo reggere
un filo pendulo sul flutto; ma
il lungo filo tratto giù dal piombo porta
ai pesci un adunco amo di bronzo che
sì li uncina; e ne schermisce il morso un
liscio cerchio di bovino corno. Ché
l'uomo, quando è roso dalla fame, mangia
anche il sacro pesce che la carne cruda
divora. Io vidi, anzi, mortali gittar
le reti dalle curve navi, sempre
alïando sui pescosi gorghi, come
le folaghe e gli smerghi ombrosi. E
vidi i pesci nella grigia sabbia avvoltolarsi,
per desìo dell'acqua, versati
fuori della rete a molte maglie;
e morire luccicando al sole. Ma
non vidi senz'amo e senza rete niuno
mai fare tali umide prede, o
vecchio, e niuno farsi mai vivanda di
tali scabre chiocciole dell'acqua, che
indosso hanno la nave, oppur dei granchi, che
indosso hanno l'incudine dei fabbri. E
il malvestito al vecchio Eroe rispose: Tristo
il mendico che al convito sdegna cibo
che lo scettrato re gli getta, sia
tibia ossuta od anche pingue ventre. Ché
il Tutto, buono, ha tristo figlio: il Niente. Prendo
ciò che il mio grande ospite m'offre, che
dona, cupo brontolando in cuore, ma
dona: il mare fulgido e canoro, ch'è
sordo in vero, ma più sordo è l'uomo. Or
al mendico il vecchio Eroe rispose: O
non ha la rupestre Itaca un buono suo
re ch'ha in serbo molto bronzo e oro? che
verri impingua, negli stabbi, e capre? cui
molto odora nei canestri il pane? Non
forse il senno d'Odisseo qui regge, che
molto errò, molto in suo cuor sofferse? e
fu pitocco e malvestito anch'esso. Non
sai la casa dal sublime tetto, del
Laertiade fulgido Odisseo?
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