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INTRODUZIONE

 
 

 

 

Vincent Willem Van Gogh, l’uomo, prima ancora della sua consacrazione a grande artista, chi era? Cosa sentiva dentro di se in rapporto al mondo che lo circondava e alla propria arte? Si può percepire, attraverso il suo lavoro, il più profondo sentimento verso la vita e l’arte? Ma soprattutto cosa c’è dietro alla sua opera pittorica? Queste sono le domande cui ho cercato di dare risposta attraverso la mia ricerca.

 E’ facile, parlando di un artista di questo calibro, cadere accidentalmente nella retorica della mitizzazione dell’artista maledetto, descrizione e definizione data da qualsiasi studioso che si accinga a commentare, ammirare e ad analizzare i suoi lavori, la sua opera, ma soprattutto la sua vita. Cercherò, quindi, di realizzare con questo testo, non una mitizzazione di Van Gogh, ma una descrizione della sua esistenza e un accostamento parziale a questa per poi addentrarmi nelle sue reali motivazioni di avvicinamento all’arte e ai suoi mezzi espressivi. Infatti, non a caso, mi sono addentrata nell’esame e nella considerazione della sua opera grafica e non esclusivamente alla sua opera pittorica, la più conosciuta agli occhi di tutti, insomma dei fruitori, occasionali e non, della sua arte.

Non ho voluto banalizzare o mettere totalmente da parte la sua importante e fondamentale opera pittorica che, dopotutto, l’ha messo di fronte agli occhi dei posteri nella gloria dell’arte, come uno degli artisti più importanti e geniali della seconda metà dell’Ottocento. Purtroppo l’analisi dell’opera pittorica e l’importanza, ovvia, che le spetta, nello studio di Van Gogh, ha oscurato e fatto tralasciare la sua attività grafica, quella cioè che è alla base della sua arte, e che non è di certo meno importante dell’attività pittorica, risultando, anzi, fondamentale per la sua maturazione artistica.

Ho voluto affrontare, nella prima parte del mio discorso, questo artista, che nonostante un cammino difficile e tormentato, riuscirà ad analizzare la sua più intima essenza di fronte proprio a quel mondo che lo rifiutava, ma che, nonostante questo, descriveva e raccontava con profondo coinvolgimento e verità, (coinvolgimento che sfocerà in una pittura accostabile al naturalismo), proprio attraverso le sue opere; tutto questo in base ad un’analisi accurata di alcuni scritti in riferimento a Van Gogh da parte di Artaud, Bataille e Heidegger.

Nella seconda parte, invece, mi addentro proprio nella struttura della sua opera, attraverso una possibile lettura semiologica del segno di Van Gogh, rapportando e confrontando il linguaggio grafico-pittorico a quello verbale, attraverso la lettura di alcuni saggi, come quello di Mukařovský, di Scarpati e di Segre.

Tutta questa analisi in parte filosofica, in parte semiologica, serve per sottolineare la grande importanza che aveva per lui il disegno, sia come espressione della sua sensibilità nel descrivere la natura, sia nei paesaggi che nelle figure umane, sia come primo approccio all’arte analizzato come filo conduttore per il passaggio fondamentale al segno pittorico che lo farà approdare al colore dei dipinti. Quel disegno che poi, dopotutto, affronterò in modo topico e analitico, a livello tecnico e dei materiali utilizzati dall’artista, in fase finale della mia tesi.

Non me ne voglia, a questo punto, chi si accinge a leggere queste mie analisi, questa mia lettura, se chiamo spesso e volentieri questo artista esclusivamente, semplicemente Vincent, con il suo nome, non è una presunzione da parte mia nei suoi riguardi, ma un modo per renderlo più umano, meno mitico e, dopo tutto, chiamarlo come lui stesso si firmava nei propri lavori.

 

 

 

 
 

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